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* IL RUOLO RIVOLUZIONARIO DEL LAVORO NELL'EVOLUZIONE UMANA
* IL DARWINISMO SOCIALE - RAZZISMO E SCIENZA

di Giandomenico Ponticelli

Il ruolo rivoluzionario
del lavoro nell’evoluzione umana*

Nel Luglio 1997 è stato pubblicato in Italia il libro La rivolta della ragione, filosofia marxista e scienza moderna di Alan Woods e Ted Grant che nel capitolo dodicesimo riprende il testo di Engels parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia. L’analisi dei due autori è volta ad integrare i concetti più importanti espressi da Engels con i contributi dei maggiori scienziati del momento. Questo dimostra la veridicità delle teorie evoluzioniste del padre del materialismo dialettico.

Per brevità non riporterò per intero quest’analisi perché in larga parte convergente con il mio saggio “il lavoro e l’origine dell’uomo”. Discuteremo invece di alcune importanti osservazioni non presenti nel mio testo e trattate in questo capitolo.

La prima osservazione interessante che emerge e come la modifica dell’osso pelvico nella donna dovuto alla statura eretta ha influenzato la nascita dei bambini. Abbiamo già visto come gradualmente il volume del cranio è aumentano, ma la dilatazione pelvica impedisce un aumento eccessivo. Per questo motivo tutti i bambini nascono prematuramente. Questo fenomeno è caratteristico soltanto del genere umano. Alla nascita ha seguito un livello di crescita molto basso, anche questa è una caratteristica umana. La crescita rallentata favorisce in apprendimento maggiore che è necessario per assimilare le tecniche e le regole complesse della nostra società. Naturalmente questo valeva anche per il passato. Il significato di questa affermazione è che la famiglia è un caratteristica della specie umana molto più antica di quello che si può pensare. La famiglia insieme alla produzione di attrezzi, all’inizio di prima divisione del lavoro tra uomini e donne e al linguaggio (anche se primitivo) furono gli elementi che contraddistinsero gli esordi dell’umanità.

Dicono i due autori che tutto ciò non avvenne in base a un processo lento e graduale, ma vi fu un ulteriore balzo rivoluzionario.
Un’altra caratteristica analizzata è la differenze di dimensioni tra i maschi e le femmine dei primati. Per alcune scimmie la differenza è notevole, lo stesso rapporto lo si trova anche per gli Australupitecus Afarensis. La differenza è tale che gli scopritori pensarono a due specie diverse. Per gli scimpanzé il discorso è differente, i maschi non sono più grandi delle femmine del 15 – 20%. È ragionevole pensare che anche nei primi Homo Habilis, o comunque negli Ergaster vi era lo stesso rapporto.

Questa differenza apparentemente centra poco con il discorso che stiamo facendo, ma in realtà questa differenza fisiologica è il risultato dell’azione della natura su una caratteristica importante. L’attaccamento alla famiglia e l’organizzazione sociale. Vediamo perché: nelle altre specie di primati, come i babbuini della savana, i maschi lasciano il gruppo originario appena raggiunta la maturità sessuale essi migrano in altri gruppi entrando in competizione con gli altri maschi. Per questo motivo la mole di questi maschi è aumentata considerevolmente rispetto alle femmine. Gli scimpanzé maschi al contrario restano nel gruppo originario mentre le femmine cambiano gruppo. il “legame genetico” porta ad una maggiore collaborazione e la dimostrazione più evidente è nella crescita più contenuta dei maschi rispetto alle femmine. Lo stesso rapporto tra uomo e donna riscontrato nel genere homo rispecchia certamente un cambiamento intervenuto nell’organizzazione sociale.

Per Alan Woods e Ted Grant questo cambiamento ha una relazione con il consumo di carne e con l’aumento del volume del cervello. Quest’ultimo consuma il 20% dell’energia prodotta dall’organismo, nonostante costituisca soltanto il 2% del peso totale. Questo grande apporto energetico era possibile soltanto con l’alimentazione carnea, dove si trovano già pronte calorie, proteine e grassi.
Il focolare inoltre attraverso la condivisione del cibo avrebbe favorito lo sviluppo del linguaggio, della reciprocità sociale e dell’intelletto.
Anche in merito al linguaggio si fa un discorso interessante. In particolare il linguaggio umano si differisce dalle altre forme per una sua caratteristica particolare. L’uomo riesce a dare un significato specifico a quello che dice. Questo perché l’uomo riesce ad articolare suoni più complessi grazie all’uso delle consonanti.
Anche questo è un prodotto della stazione eretta. In primo luogo perché l’uomo ha bisogno di tenere la testa in posizione eretta e bilanciata in allineamento con la spina dorsale. Anche il ridimensionamento della mandibola umana ha questo scopo. Un'altra differenza riguarda la posizione della lingua che invece di essere situata completamente all’interno della bocca, ha una parte all’interno della gola andando a formare la parte posteriore del tratto orofaringeo. La mobilità della lingua consente la modulazione della cavità orifaringea. “La forma dell’apparato vocale e la capacità fisica di combinare vocali e consonanti sono i presupposti fisici del linguaggio umano, ma niente di più. Solo lo sviluppo della mano, connesso inscindibilmente con il lavoro e la necessità di sviluppare una società altamente cooperativa, ha reso possibili l’aumento delle dimensioni cerebrali e del linguaggio”.

Una traccia remota della relazione tra linguaggio e manualità per alcuni è riscontrabile nello sviluppo iniziale del sistema nervoso del bambino, dove le aree connesse all’uso dei strumenti e del linguaggio sono unite, e soltanto dopo i due anni di vita si separano. “il linguaggio e l’abilità manuale si sviluppano insieme a questa evoluzione si riproduce nello sviluppo odierno dei bambini”. Per le caratteristiche sopra descritte Alan Woods e Ted Grant ipotizzano che sia stato l’homo habilis a parlare.
L’ultima considerazione è sull’utilizzo preferenziale di una mano rispetto ad un'altra. il 90% degli uomini e delle donne utilizzano la mano destre mentre per le scimmie non vi è una preferenza, vi è un utilizzo paritario delle due mani. Anche in questo caso vi è una relazione tra l’uso di una mano e l’abilità manuale e il linguaggio.
Coloro che usano la mano destra, (ed io non sono tra questi), le funzioni celebrali sono localizzate nell’emisfero cerebrale opposto. Nell’emisfero sinistro si trovano anche i centri responsabili del linguaggio, mentre l’emisfero destro è specializzato nelle capacità connesse allo spazio.

Con queste ultime parole vorrei concludere il mio saggio “La materia diventa cosciente di sé. L’inizio della storia si sostituisce all’evoluzione inconsapevole”.
Giandomenico Ponticelli - E-Mail
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* titolo originale del dodicesimo capitolo dell’edizione italiana
del libro “La rivolta della ragione” di Alan Woods e Ted Grant
NB. Le frasi comprese tra le virgolette sono parte del capitolo dodicesimo
del libro “La rivolta della ragione” di Alan Woods e Ted Grant
Note biografiche sugli autori
Alan Woods, laureato in filologia russa all’università del Sussex, Mosca e Sofia.
Militante del partito laburista britannico dall’età di 16 anni.
Ted Grant, militante della gioventù del partito comunista del Sud Africa. Figura principale del Trotskismo in Gran Bretagna e nel mondo. Nel 1983 è stato espulso insieme alla redazione del settimanale militante fondato da lui stesso dal Partito Laburista britannico. Fondatore del WIL (lega operaia internazionale) e del POR (Partito Comunista Internazionale).

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IL DARWINISMO SOCIALE
QUANDO IL RAZZISMO DIVENTA SCIENZA

 

L’idea ottocentesca di evoluzionismo rispecchia perfettamente l’ideologia di quel secolo. La selezione naturale di Darwin diventa la “battle of life”, rispecchiando perfettamente d’idea individualista e “borghese” del più forte che ha la meglio sul più debole. Un principio giusto diventa nelle mani dei padroni una strumento di sopraffazione.
La scienza attraverso questo principio può giustificare il colonialismo, la schiavitù, lo sfruttamento della classe operaia. Mai nella storia dell’uomo la scienza ed il razzismo sono stati così vicini come nel darwinismo sociale. L’evoluzionismo è risultato essere più complesso della visione che si aveva due secoli fa.

L’intervento della natura nel processo evolutivo è molteplice, esistono almeno altri cinque tipi diversi di azioni che intervengono su aspetti diversi della vita quotidiana. Oltre alla competizione tra il cacciatore e la preda tanto cara ai darwinisti sociali, vi sono: l’azione esercitata dal clima, le mutazioni casuali, la selezione sessuale, la selezione alimentare ed il lavoro. Ma in quegli anni in cui la logica di spartizione del mondo partoriva il colonialismo che riduceva milioni di uomini alla schiavitù, era logico che soltanto un aspetto venisse messo in risalto. Fortunatamente, l’assurdità di queste teorie malsane sono venute alla luce ed il darwinismo sociale è diventato materiale per i libri di storia.

I pregiudizi arrivano lontano nel tempo, per questi uomini le dimensioni del cervello umano sarebbero rimaste invariate fin dalla nascita dei primi uomini. Questo ebbe una prima conferma anche dal ritrovamento di Pitdown che successivamente si dimostrò essere un clamoroso falso. I primi antenati dell’uomo era nati in Africa ed avevano un cervello grande la metà di un cervello umano. L’azione costante dell’evoluzione ed il cambiamento radicale delle abitudini avevano portato nell’arco di alcuni milioni di anni alla formazione di un cervello più grande e più complesso. Ma questo l’abbiamo già visto! I pregiudizi a tale riguardo rimasero per molto anni e spesso eminenti scienziati vi diedero credito. Si pensò a tale proposito di misurare i cervelli di uomini prestigiosi nella speranza di trovare delle differenze significative in termini di volume rispetto alla media della popolazione. Molti uomini di scienza all’inizio del secolo donarono il loro cervello dopo il loro decesso, ma il loro “sacrificio” si rivelò inutile. Infatti molti di questi, tra cui il matematico Karl Fridrich Gauss, avevano un cervello normale, alcuni addirittura di dimensioni minori (come Einstein - ndr.).
Ma alla pessima figura si aggiunse anche la beffa. Alcuni criminali omicidi avevano un cervello comparabile per dimensione a quello degli eminenti personaggi analizzati. Anzi, alcuni erano addirittura più grandi come l’assassino Le Pelley che aveva un cervello di 1.809 grammi comparabile a quello di Cuvier di 1.830 grammi.

Con la fine ingloriosa di questa teoria non finirono i pregiudizi. Perché nel 1870 Cesare Lombroso si inventò la teoria dell’uomo delinquente dando così origine all’antropologia criminale. In questa teoria criminali, selvaggi e scimmie condividevano una natura selvaggia e violenta. Ed in particolare nei “criminali” si potevano scorgere dei tratti fisiologici caratteristici. La conclusione è che questi uomini alla loro nascita sono già condannati ad un futuro violento, sono regressioni evolutive e come tali possiedono i germi di un passato ancestrale addormentati nella loro eredità. Ma come dice S. J. Gould “la natura scimmiesca fisica può spiegare il comportamento barbaro di un uomo soltanto se le inclinazione naturali dei selvaggi e degli animali inferiori sono criminali”. La vita selvaggia è sicuramente diversa dalla vita di noi occidentali racchiusi all’interno di quattro solide mura di cemento armato. La violenza è la morte sono elementi caratteristici di queste associazioni di uomini e di animali, non per questo si può parlare di criminalità. Si dimostrarono tali i bianchi che approdarono sulle coste africane, americane o asiatiche. Sicuramente non i selvaggi o tanto meno gli altri primati. Ma la scienza, quando è maligna, vede soltanto alcuni aspetti trascurandone altri. Grazie al suo contributo, fu facile dimostrare che le scimmie o i selvaggi erano pericolosi per il progresso umano e che quindi andavano cacciati (nel senso letterale della parola). Gli eserciti ebbero mano libera ed il risultato lo conosciamo!

I pregiudizi in questo secolo di “sviluppo” non salvarono proprio nessuno. La borghesia aveva bisogno di avere le mani libere, non soltanto il paesi lontani, ma anche in casa propria. Fu così che anche i salariati vennero marchiati dall’infamia dell’evoluzionismo malsano. Questi erano diventati poveri e miserevoli perché avevano perso la competizione sociale e quindi il loro sacrificio era giustificabile.
“i poveri e le vittime erano i deboli; e la loro eutanasia era il modo scelto dalla natura per migliorare la specie”. (J. K. Galbraith,
storia dell’economia. Passato e presente)
L ’autore di queste perle di saggezza fu Herbert Spencer, che contribuì in questo modo alla formazione di una nuova disciplina, la sociologia.
Vediamo nel dettaglio il suo contributo:
“mi limito semplicemente ad applicare le teorie di Darwin alla razza umana…solo coloro che riescono ad andare avanti, alla fine riescono a sopravvivere…coloro devono essere gli eletti della loro generazione. (i borghesi, nda)”. “…in parte eliminando quelli di sviluppo inferiore, in parte assoggettando coloro che rimangono all’incessante disciplina dell’esperienza, la natura garantisce la crescita di una razza che saprà nello stesso tempo capire le condizioni dell’esistenza e sarà capace di intervenire su di esse. È impossibile sospendere, sia pure di una minima frazione, questa regola”.
Se Darwin avesse modo di leggere queste parole si rivolterebbe nella tomba.
H. Spencer non parlava tedesco e non era vissuto nella Germania nazista. Era un rispettabile gentleman inglese! Come tale ha contribuito allo sviluppo del capitalismo nel suo paese. Le radici del razzismo attecchiscono ovunque vi sia da giustificare una logica predatoria di spartizione.

Anche le democrazie liberali hanno dato il loro contributo di morte. Nonostante tutto, queste idee sono lontane dall’essere dimenticate, anche dopo le barbarie imperialiste del ventesimo secolo. La schiavitù, lo sfruttamento della classe operaia, il razzismo esistono ancora! Ne sono testimoni i 27 milioni di schiavi moderni o i 100 ­ 150 mila schiavi ­ contadini che vivono segregati in veri e propri campi di lavoro perfino negli Stati Uniti d’America (fonte National Geographic). Questo è il moderno contributo che il darvinismo sociale ancora oggi riesce a dare!


di Giandomenico Ponticelli
- E-Mail
- ( http://digilander.libero.it/ponticellig )


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