GLI UOMINI CHE RUBARONO IL FUOCO AGLI DEI

di Giandomenico Ponticelli

GLI UOMINI CHE RUBARONO IL FUOCO AGLI DEI


2.0 - La nascita del genere umano
Intorno ai 1.8 milioni di anni si incominciò a diffondere in alcune zone dell'africa centro-meridionale una nuova specie, fisicamente abbastanza simile alle precedenti ma con un cervello più grande, gli homo habilis. Successivamente a questa prima specie, se ne aggiunsero almeno altre due, gli homo ergaster e gli homo erectus, ingrado di maneggiare il fuoco, di costriure dei bellissimi strumenti di pietra e di cacciare.
Rispetto alle specie precedenti essi avevano una volta cranica più ampia rispetto alla faccia, necessaria per accogliere l'aumento dell'encefalo. La loro faccia era piatta e la base del cranio era corta e ripiegata. Queste nuove caratteristiche, apparentemente secondarie, hanno invece grande importanza, perchè sono in relazione con lo sviluppo delle capacità di linguaggio dovute al rimodellamento della gola ed al riposizionamento della laringe in basso (Giusti, 1994).
La nuova struttura della faccia presentava, un naso prominente costituito da superfici ossee erette intorno alla cavità nasale, la mascella inferiore più sottile ed allineata verticalmente alla mascella superiore oppure con un mento sporgente, i denti rimpiccioliti (Giusti, 1994).
Lo scheletro postcraniale, che soprattutto nelle specie più recenti era molto più leggero e con muscoli ed ossa ridotti rispetto agli altri primati, era in grado di supportare una locomozione di tipo umano (Giusti, 1994).

Un altro cambiamento si ebbe nel cambiamento dei ritmi di sviluppo, che si era allungati per far fronte all'allungamento dei tempi di formazione del cervello, poco sviluppato alla nascita. Tutte le fasi che scandiscono la vita degli individui subirono un prolungamento, l'infanzia, la maturità sessuale e l'invecchiamento. Non tutte le specie ebbero un simile sviluppo "ma probabilmente si tratta di una tendenza evolutiva recente legata sia alla necessità di sviluppo di un cervello di grandi dimensioni sia alla comparsa della cultura e del linguaggio che richiedono una lunga fase di apprendimento" (Giusti, 1994).

Gli studi eseguiti sui denti di molti esemplari fossili esaminati confermano tale ipotesi. In particalare ci sono le analisi sulla struttura interna ed esterna dello smalto dentario (Beynon e Dean, 1988), gli studi dei ritmi di eruzione dentaria (ad es. i tempi di comparsa di alcuni denti come il primo molare), gli studi sulle micro usure dello smalto dentario (Moggi Cecchi, 1993). Negli Australopithecus i ritmi di sviluppo sono rapidi come per le altre scimmie antropomorfe. Negli Ominidi successivi invece il ritmo di sviluppo è più lento (Giusti, 1994).

2.1 - l'Homo Habilis
Quando Luis Leakey scopri i primi resti fossili di questa specie, rinvenne accanto dei strumenti litici molto rozzi. Il paleontologo suppose che quegli utensili fossero opera della specie rinvenuta, e per questo motivo acquisirono il nome di "habilis".
Gli Homo habilis, rispetto agli altri ominidi, avevano una cranio più grande (tra i 500 e gli 800 cc.) erano più alti e le loro ossa erano più sottili. La volta cranica era priva di creste ossee sporgenti, più tondeggiante e la fronte era più sviluppata. L'arcata dentaria, tendente ad assumere la sua definitiva configurazione ellittico-allungata , era formata da incisivi e canini più grandi e premolari e molari più piccoli, diversamente dagli Australopithecus.

La loro alimentazione, in buona parte costituita da alimenti vegetali, era stata arricchita con un maggiore consumo di carne, frutto di caccie occasionali di piccoli mammiferi oppure di mammiferi uccissi da altri animali. L'apporto di carne nella dieta degli homo habilis fu comunque determinante per la crescita del cervello. Già Engels ad altri avevano intuito questo rapporto, confermato anche da Francesca Giusti: "In ogni caso, il consumo di carne potrebbe essere stato causa ed effetto dell'eumentato volume cerebrale" (Giusti, 1994).

2.2 - I coppers di Olduvai

"Le innovazioni morfologiche che abbiamo preso in esame sinora sono il prodotto dell'evoluzione, un risultato del gioco tra mutazione e ricombinazione da un lato e della selezione naturale dall'altro. Ma ora la novità discende dalla mente, e per questo può essere considerata la prima invenzione: la pietra tagliata" (Arsuaga, 2001).
L'homo Habilis fu il primo "quasi umano" in grado di costruire degli strumenti litici, anche se molto rozzi. I primi manufatti sono stati trovati a Gona in Etiopia e risalgono a 2,5 milioni di anni fa. Altri manufatti simili sono stati ritrovati ad Olduvai in Tanzania e per questo detti "Olduviani" o Modo tecnico 1.

I coppers avevano una forma molto semplice, costituiti da ciottoli fratturati (nucleo) e da schegge di lavorazione. Il loro processo di lavorazione era molto semplice, questi fili taglienti venivano realizzati spaccando una pietra contro un'altra più grande e lavorando i frammenti rozzamente. Le schegge di scarto della lavorazione se erano affilate, potevano avere anch’esse una qualche utilità. Questi possono essere definiti dei "strumenti biologici", in quanto, "potenziavano o prolungavano la morfologia dell'individuo" (Arsuaga, 2001). Cioè, costituivano la risposta di una mente "quasi umana" alle pressioni esercitate dalla selezione naturale e dal nuovo ambiente in cui l'homo Habilis si stava adattando. Era inoltre, il frutto di un riadattamento dovuto alla tendenza dei canini a rimpicciolirsi, già evidente nei Ardepithecus ramidus.
Nonostante sia importante, l'avvento della tecnologia nella vita degli ominidi non e stato "...l'espressione di un salto cognitivo così straordinario come si è ipotizzato" (Arsuaga, 2001). Il costruttore non aveva in mente un progetto specifico o una forma da raggiungere ma soltanto l'obiettivo di avere un bordo affilato. "La sua comparsa nell'evoluzione umana rappresenta un passo più importante dal punto di vista ecologico e sociale che nel campo cognitivo" (Arsuaga, 2001).
Esistono però alcuni elementi che lasciano pensare il contrario. Alcuni esperti hanno riscontrato una caratteristica comune in tutte le pietre olduviane, dimostrazione del tentativo, anche se elementare, di dare una forma a questi oggetti. Su questi resti, datati 1,5 milioni di anni, venivano realizzate dei "bulbi di percussione", necessari per favorirne l’impugnatura. É stato osservato, che in nessun caso eventi naturali, come le fratture provocate da cambiamenti climatici o da caduta, riescono a realizzare delle forme simili (Renfrew e Bahn, 1995). In alcuni casi è stato dimostrato che in assenza delle materia grezza in loco, questa veniva trasportata anche per lunghe distanze. Forse gli utensili facevano parte del corredo di ogni "spazzino".
Questi arnesi che servivano per scarnificare, spezzare e frantumare le ossa o per ricavare le pelli, fornirono la tecnologia indispensabile per l' ampliamento della dieta, con l’inserimento al suo interno della carne cruda.
"Gli strumenti di pietra rappresentano davvero la chiave, o una delle chiavi, per aprire una nuova dispensa" (Arsuaga, 2001).

2.3 - Ipotesi sull'organizzazione sociale

Nel lungo arco di tempo che ha visto l'evoluzione degli uomini in Habilis e successivamente in Ergaster, vi è un profondo cambiamento dell'organizzazione sociale. Inizialmente, quando i pre-umani vivevano ancora in prossimità di ambienti silvicoli, i gruppi sociali erano costituiti da un unico maschio dominante ed un certo numero di femmine stanziali. Gli altri maschi migravano presso altri gruppi, in piccole unità oppure individualmente.
Il progressivo adattamento alle pianure modificò la struttura originale. I maschi rimanevano molto più allungo all'interno del gruppo, mentre alla migrazione individuale si sostituì una migrazione collettiva. Queste bande di pre-umani, composte da uomini e donne, anche se ancora vegetariani, erano sicuramente dedite alla caccia di piccoli mammiferi o alla ricerca di carcasse di animali, espletando il ruolo di "spazzini". Anche se non erano in grado di cacciare, ne tantomeno di accendere un fuoco, la loro attività, unita alla capacità di costruire strumenti di pietra, richiedeva comunque una grande capacità di cooperazione. Gli effetti che ne scaturirono, furono almeno due: si verificò un ulteriore aumento del volume del cervello e in conseguenza l'aumento del tempo di apprendimento dei più giovani.

Probabilmente, essendo gli homo habilis per necessità "collaborativi", si provvedette all'eliminazione delle dispute sessuali, si assunse un modello simile a quello degli Scinpanzè o dei bonobo. In cui la vecchia struttura sociale del "maschio dominante", venne trasformanta in un'altra in cui le femmine veninano condivise da tutti i maschi, oppure in alternativa, da essi ripartite per formare nuclei familiari "fissi", formati da 5 - 8 elementi. Questo tipo di organizzazione sembra essere confermato dalla paleontologia, che se si escudono KNM-ER 1813 e KNM-ER 1470 appartenenti, quasi certamente, ad un'altra specie, i resti fossili di homo habilis non sembrano evidenziare un marcato dimorfismo sessuale.

3.0 - L'inizio del genere umano

Per gli antichi Greci gli uomini riuscirono ad acquisire la conoscenza in un modo del tutto particolare. Fu il Titano Prometeo che rubò una scintilla dalla fucina di Vulcano donandola agli uomini. Attraverso il mito viene simbolicamente rappresentato il processo in cui gli uomini riuscirono a sviluppare la conoscenza dei fenomeni naturali e ad emanciparsi. Quest’unica azione sintetizza un lungo processo, in cui gli uomini sono riusciti gradualmente a comprendere numerosi fenomeni naturali, ed in alcuni casi a controllarli.
Questa logica pre-scentifica, attribuisce un origine magico - divina ai fenomeni naturali. Proprio questo modo di vedere la realtà, dà vita ai culti animistici o politeistici, in quanto la religione offre un modo di interagire con una natura incompresa attraverso l’intermediazione divina.
Nella mentalità degli antichi lo sviluppo della conoscenza negli uomini non può far altro che irritare le divinità e per questo motivo l’azione di Prometeo ha suscitato la rabbia di Zeus. Il dio dell’Olimpo, privato del potere di intermediazione che rendeva suoi succubi gli uomini, si scagliò contro di essi, gravandoli delle conseguenze negative che l‘acquisizione diretta della conoscenza comporta.
Prometeo dovrà pagare in modo atroce la sua azione. Incatenato ad una roccia, venne trafitto da una lama da Efesto. Il sangue che sgorgava dalla ferita richiamò un aquila che ne divorava di giorno il fegato, che gli ricresceva ogni notte, rendendo perpetuo il suo dolore.
Gli uomini che nel mito acquistano l’intelligenza grazie ad una scintilla piovuta dal cielo, nella realtà, hanno acquisito la conoscenza della natura attraverso il tempo. L’osservazione dei fenomeni e i vari tentativi di riproduzione o di controllo di essi, ha fatto si che in alcuni casi si arrivasse ad un risultato.
Ma il fuoco rappresenta qualcosa di più di una semplice metafora e quando entra a far parte del patrimonio tecnico umano, una serie di cambiamenti fondamentali si produssero nelle abitudini degli uomini: aumentarono le loro capacità di riscaldarsi e di conseguenza, con la possibilità di spostarsi in luoghi più freddi, ampliarono la loro dieta e la resero più genuina. Inoltre fu possibile difendersi meglio dagli altri predatori.

3.0 - Le nuove specie
Le nuove specie di ominidi erano caratterizzate dall'accrescimento della capacità cranica (quasi mai superiore ai 900 cc), dalla fronte bassa delimitata in basso da arcate sopraciliari massicce e sporgenti (i tori sopraorbitali). "L'intero massiccio facciale [era] spinto in avanti rispetto al cranio ripresentando un accentuato prognatismo, mentre la robusta mandibola, priva di mento, tende[va] a portarsi col suo margine antero-inferiore all'indietro" (Giusti, 1994). Questi ominidi avevano Il naso sviluppato esternamente, come negli esseri umani moderni, acquisendo il vantaggio evolutivo di conservare l'umidità del corpo durante l'intensa attività fisica. Questa caratteristica in relazione alle ossa dello scheletro molto robuste, potrebbe indicare dei periodi di un'intenso esercizio muscolare (Giusti, 1994).
Queste specie ebbero un'ampia diffusione. La maggioranza degli scienzioati tendono a conderare i resti asiatici e quelli africani un'unica specie. Tuttavia, i fossili africani presentano alcune differenze rispetto agli erectus, i loro crani sono sotenuti da creste ossee più consistenti e le ossa del cranio sono più spesse. Secondo alcuni scienziati i fossili africani rappresentano una specie più primitiva, gli Homo ergaster.
3.1 - Homo ergaster
I resti fossili più importanti di Ergaster sono principalmente due. Tutti e due sono stati scoperti in Kenia, tra il 1975 e il 1984. Il secondo, scoperto nei pressi del Lago Turkana, è composto da uno scheletro di un bambino di circa 10 anni, (KNM-ER 3733 e KNM-WT 15000). Tali resti risalgono ad un periodo compreso tra gli 1,8 e i 1,6 milioni di anni fa, mentre altri fossili dello stesso periodo sono stati attribuiti ad Homo Erectus (OH 9 e OH 12). L'Homo Ergaster visse probabilmente tra i due milioni di anni ed un milione di anni. Si stabilì in molte zone del continente africano, comprese tra L'africa orientale ed il Sud Africa (Arsuaga, 2001). Forse condivise alcuni di questi luoghi con altre specie, come l'Homo Habilis, che 1,8 milioni di anni fa era ancora presente presso la Gola di Olduvai. La sua corporatura, dimensioni e proporzioni, era simile alla nostra, mentre la distanza dagli australopiteci e gli altri homo era abbastanza marcata. "Turkana boy" (KNM-WT 15000), lo scheletro di un bambino di 10 anni è la prova più importante. La corporatura di questo bambino corrispondeva a quella di un ragazzo moderno più grande di 1 o 2 anni (più in basso nel testo). Il volume encefalico dell'Homo ergaster era maggiore che negli altri ominidi, che in alcuni casi meglio conservati è: 804 cc, 850 cc e 900 cc (Arsuaga, 2001). in termini relativi questo risultato va ridimensionato. Il
cervello dell'Homo ergaster cresce in proporzione al corpo, quindi non si verifica nessun progresso significativo rispetto all'Homo habilis. Tuttavia, si verifico un notevole balzo in avanti delle capacità cognitive (Arsuaga, 2001). Secondo alcuni questo cambiamento fu maggiore nei maschi che nelle femmine, soprattutto in riguardo al senso dell'orientamento, alla capacità di ricordare luoghi o la posizione degli oggetti.
3.2 - Homo erectus
Nel 1891, nel giacimento di Trinil dell’isola di Giava, Eugène Dubois scoprì una calotta cranica, insieme ad un molare e un femore. Dalle conoscenze fino ad allora accumulate egli desunse che si trattava di un uomo scimmia per cui il nome che gli diede fu di Pithecanthropus Erectus.
Oggi noi sappiamo che si trattava di un ominide di molto superiore al genere Australopitecus: era il più umano degli ominidi, i quali circa 1 - 1,5 milioni di anni fa si stabilì in Asia, il suo nome è Homo Erectus.
La capacità cranica di questa specie è di poco superiore a quella degli Homo Ergaster, cioè varia dagli 813 cc e i 1059 cc.
I manufatti prodotti da questi uomini sono molto semplici, sembra che non conoscessero la tecnica acheuleana, come è emerso anche dai ritrovamenti fatti in Cina, dove tra i numerosi manufatti litici emersi non vi è presenza di bifacciali.
Nel 2000 sono emersi una serie di fossili litici nella Cina meridionale, datati tra i 700.000 e gli 800.000 anni fa, che, pur non essendo bifacciali, i due scopritori, Huang Weiwen e Rick Potts, propongono di assegnarli al modo tecnico acheuleano.
Tra le cause di questa mancata evoluzione tecnica vi può essere un impedimenti oggettivo, come la mancanza di materiale utile per la costruzione di questi attrezzi o l’impossibilità della trasmissione di questa conoscenza da una generazione all’altra per un motivo a noi sconosciuto.
Un'altra tesi più accattivante è che la colonizzazione dell’Asia è antecedente alla scoperta delle asce a mano avvenuta in Africa e che i i colonizzatori rimasero isolati dai loro cugini africani.
Negli ultimi anni sono stati fatti dei ritrovamenti importanti, che confermano tale ipotesi, perché anticipano di alcune centinaia di migliaia di anni la colonizzazione dell’Asia. Il più importante è un teschio riprovato nel 2001 a Dmanisi in Georgia, risalente a 1,8 milioni di anni fa. Con un volume di 600 cc. è il fossile più antico ritrovato fuori dall’Africa. i suoi tratti somatici sembrano essere comuni a quelli degli homo Ergaster Africani. Altri fossili sono stati trovati in Cina e a Giava, alcuni dei quali sono molto antichi come un cranio infantile senza faccia, risalente a 1,8 milioni di anni e alcuni resti incompleti e deformati, provenienti dall’area di Sangiran di 1,6 milioni di anni.
3.3 - L'organizzazione sociale e il ruolo della donna
L'Homo ergaster presentava caratteristiche intellettive molto prossime a quelle umane. Questo incredibile balzo in avanti è testimoniato dalle loro incredibili capacità artistiche. Erano gli autori dei bifacciali (Modo tecnico 2), che con la loro forma perfetta sono delle opere d'arte. Inoltre, furono in grado di colonizzare molte zone dell'Africa centro-meridionale, grazie ad un efficace organizzazione sociale ed alla conoscenza delle tecniche di utilizzo del fuoco. In quell'epoca l'Homo ergaster era diventato cacciatore di piccoli erbivori e l'organizzazione del gruppo era già definita in base al sesso. Gli uomini si specializzarono nella caccia. Le donne nella raccolta di vegetali e nel governo del focolare domestico (oikos greco), nell'educazione dei figli piccoli. All'interno di questa società il ruolo dei due sessi era paritario. Le donne avevo importanti responsabilità che potevano rilevarsi determinanti per la sopravvivenza del gruppo. Il sesso "debole" riusciva a procurare il cibo quotidianamente, anche quando la caccia si rilevava infruttuosa. Probabilmente, è tutta al femminile, l'invenzione delle tecniche per accendere il fuoco e per governarlo. Di cui si hanno traccia già a partire da 1,5 milioni di anni (Renfrew e Bahn, 1995).
All'educazione dei figli partecipavano entrambi i genitori. La donna accudiva tutti i bambini piccoli, maschi e femmine, successivamente i maschi si staccavano dalla madre per accompagnare il padre durante la caccia, ed incominciare una seconda fase dell'apprendimento. Il ruolo dell'insegnamento crebbe di importanza, e l'apprendimento si ripartì in un arco di tempo più lungo. La maturità sessuale arrivava molto più tardi, mentre l'intervallo tra un parto e l'altro aumentava.
Ma vediamo meglio il primo punto, il periodo dello sviluppo. Negli uomini l'adolescenza dura di più rispetto agli altri primati. In questo frangente i fanciulli, mentre imparano a relazionarsi con gli altri ed a vivere in società, dipendono per l'alimentazione e le cure, dagli individui adulti. Per tutti gli ominidi precedenti all'Homo ergaster questo periodo era di 12-13 anni, come per gli scimpanzé, negli uomini questo periodo termina intorno ai 20 anni. Gli scimpanzé femmina hanno la prima gravidanza a 13 anni, questo significa che la maturità sessuale coincide con la fine dello sviluppo osseo. Similmente, in alcune società umane, gli Ache del Paraguay e i Dobe !Kung della Namibia, la prima gravidanza si verifica a 16 anni nella prima e 18 nella seconda; età assai prossime alla fine dello sviluppo (Arsuaga, 2001).
Esiste una relazione tra le dimensioni del cervello e la durata del ciclo vitale. "Per questo, la durata dell'infanzia, dell'adolescenza e della vita complessiva di uno scimpanzéè doppia rispetto alle fasi equivalenti della vita di un macaco, il cui cervello è approssimativamente la quarta parte. Per il motivo identico, il nostro ciclo vitale è molto più lungo di quello di uno scimpanzé: la nostra longevità è legata al nostro grande cervello" (Arsuaga, 2001). Gli Homo ergaster avevano un cervello grande la metà di un cervello umano, quindi il loro ciclo vitale è esattamente a metà strada tra gli scimpanzé e gli Homo sapiens sapiens; 15 anni. Dopo i 3 anni il cervello di tutti i primati è circa 3/4 della grandezza definitiva, nel periodo successivo incomincia la sua fase di programmazione (Arsuaga, 2001).
3.4 - L'alimentazione
L'alimentazione ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello, un organo molto dispendioso in termini energetici. Il cervello umano consuma il 20 % dell'energia disponibile, mentre il suo peso incide soltanto del 2 % rispetto al corpo. Il cervello di uno scimpanzé brucia solo 9 % dell'energia assimilata. "Di conseguenza, se, nel passaggio da una specie alla specie discendente, si verifica un aumento del peso del cervello, ciò significa, probabilmente, che tale incremento era molto importante, nonostante l'enorme costo energetico". Il ruolo che uomini si sono costruiti all'interno di questa società è frutto del lavoro, e dell'organizzazione sociale (Engels, 1876; Ponticelli, 2003 - 2004). Il combustibile che ha permesso tutto ciò è il cibo, soprattutto la carne che una volta cotta diventa anche più salubre. Un ruolo di primo piano è conferito alle proteine. Nelle varie epoche storiche la quantità di proteine assunte ha determinato il benessere della specie. Un indicatore eccellente è l'altezza media di ogni generazione. Quindi, nelle società di cacciatori - raccoglitori del bacino mediterraneo di 30.000 anni fa, che beneficiavano di una dieta molto ricca di proteine e calorie, l'altezza media era di 1,78 cm. Nella stessa area geografica, gli agricoltori di 5.000 anni fa che si alimentavano essenzialmente con i cereali non superarono i 160 cm di altezza. Mentre negli ulti
mi cinquant'anni la statura media della popolazione italiana è aumentata di 15 cm, grazie all'aumento del consumo della carne conseguente al boom economico degli anni '50 e '60 (Le scienze, N° 90). Per lo stesso motivo il "ragazzo di Turkana", grande mangiatore di carne, all'età di 9-10 anni dimostrava di avere la corporatura di un bambino moderno di 11 o 12 anni. La sua altezza era di 1,60 m, da adulto avrebbe raggiunto 1,85 m. Questo ritrovamento è sorprendente perché dimostra che questi pre-umani potevano essere più grossi di noi.
Con lo sviluppo delle tecniche per accendere il fuoco, un altro alimento venne aggiunto alla dieta dei pre-umani: il pesce che si può mangiare soltanto se lo si cuoce.
L’uomo è stato il fautore di una evoluzione tecnologica, che è stata l'epilogo di un evoluzione biologica caratterizzata da una serie di acquisizioni progressive (stazione eretta, visione bifocale, diversificazione delle funzioni degli arti, crescita del cervello, ecc.). Le capacità, da una parte, di costruire arnesi di pietra e dall'altra di maneggiare il fuoco rese l'uomo in grado di distinguersi nettamente dalle altre specie di primati. Se è vero che molti animali utilizzano degli oggetti per conseguire azioni, anche complesse, in nessuno altro animale, eccetto l'uomo, si manifesta la capacità di ideare un oggetto che oltre ad essere funzionale ad uno scopo, corrisponde anche ad un ideale di bellezza. Le capacità tecniche degli Homo ergaster dimostravano la loro attitudine a soddisfare queste due caratteristiche nella costruzione dei loro manufatti, i bifacciali.

I primi strumenti acheuleani, o Modo tecnico 2, risalgono a 1,6 milioni di anni orsono. Si tratta di utensili intagliati su entrambe le facce con perfezione e simmetria evidenti. Questi variavano in funzione dello scopo: asce di pietra, arnesi atti a fendere e picconi.
In essi: "si riconosce la ricerca deliberata, vale a dire consapevole, di strumenti con una forma predeterminata, che in precedenza esistevano soltanto nella mente dell'autore" (Arsuaga, 2001). Belli come sculture moderne, dimostrano di essere anche funzionali agli scopi per cui vennero costruiti.
Alcuni di questi bifacciali sono stati trovati in associazione con una mandibola di Homo ergaster nel giacimento di Conso in Etiopia. Ma "l'invenzione e la diffusione del Modo tecnico 2 non rappresentano un mutamento biologico in direzione di un'intelligenza maggiore", perchè i fossili più antichi di Homo ergaster sono stati scoperti in associazione con il Modo tecnico 1 (Arsuaga 2001). Anche se "...una nuova tecnologia non presupponga necessariamente la comparsa di una nuova specie, tuttavia è certo che un'industria molto complessa non è compatibile con una mente molto semplice" (Arsuaga, 2001).
Successivamente allo sviluppo di tecniche artistiche complesse si sviluppa la capacità di maneggiare Il fuoco. Il suo utilizzo costituisce un passo importante per l'uomo, perchè è la prova evidente dell'esorcizzazione della paura verso i fenomeni naturali, come la combustione, di difficile comprensione per gli uomini primitivi.
Darwin individua un rapporto stretto tra queste due forme di progresso: "spaccando le selci, osserva pure J. Lubbock, saranno uscite delle scintille, e arrotandole si sarà svolto calore: così possono essere stati originati i due più comuni metodi per ottenere il fuoco. La natura del fuoco doveva essere stata notata nelle regioni vulcaniche dove alle volte la lava scorre in mezzo alle foreste" (Darwin, 1871).
L'utilizzo del fuoco fu una scoperta molto successiva rispetto al Modo tecnico 2, e non si hanno prove certe che gli Homo ergaster avessero questa capacità. Recentemente è emersa una prova che a favore di questi ultimi. Dagli scavi nella grotta di Swartkrans in Sudafrica è emerso il primo focolare, datato circa 1,5 milioni di anni fa (Renfrew e Bahn, 1995). Forse questi focalari venivano impiegati per la cottura del cibo, sicuramente venivano impiegati per riscaldarsi e per difendersi dall'attacco di altri animali predatori.

Questi uomini furono colonizzatori di nuovi territori in Africa, luoghi molto più freddi che, come fa notare Engels, senza l'ausilio del fuoco non sarebbe stato possibile sopravvivere (Engels, 1876).

Seguendo le rive dei fiumi e le coste dei mari, gli Homo Ergaster completarono l’occupazione dell’Africa e colonizzarono l’Asia meridionale circa un milione di anni fa (Homo Erectus), e l’Europa tra i 500.000 e gli 800.000 anni fa (Homo antecessor).

Bibliografia
Arsuaga J. L., I primi pensatori e il mondo perduto di Neandertal, Feltrinelli editore, 2001*
Giusti F., La scimmia e il cacciatore. Interpretazioni, modelli e complessità nell'evoluzione umana, Donzelli editore, 1994.
Darwin C., L'origine dell'uomo e la scelta sessuale, Rizzoli editore, 1997 (ed. orig. 1871).
Engels F., Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia, 1876.
Ponticelli G., Il Lavoro e l’origine Dell’Uomo. Gli studi sull'evoluzionismo di Friedrich Engels, Aprile - Maggio 2004.
Ponticelli G., Il Passaggio Dalla Scimmia All'Uomo. Gli studi sull'evoluzionismo di Friedrich Engels, Part. II, 2003.
Ponticelli G., La Nascita Della Caccia. Gli studi sull'evoluzionismo di Friedrich Engels, Part. III, Maggio 2004.
Renfrew C. e Bahn P., Archeologia. Teoria metodi pratica, Zanichelli editore, 1995 **
Periodici e giornali
KATES R. W., Il futuro della vita sulla Terra, LE SCIENZE n°90, 1996


I Discendenti

Per molti anni si è dibattuto sulla possibilità che questi uomini fossero riusciti a tramandare nella progenie moderna i loro geni, così come hanno fatto gli homo Sapiens, questa disputa è rimasta aperta fin quando si è potuto dimostrare attraverso lo studio del Dna mitocondriale che i neandertalliani si sono estinti circa 30.000 anni fa.
Da un articolo di Patricia Kahn e Ann Gibbons del 10 luglio del 1997 emerge il risultato delle ricerche di due echipe di scienziati, Matthias Krings e Svante Paabo per l’università di Monaco e Anne Stone e Mark stoneking della Pennsylvania State University impegnati nello studio del DNA degli uomini di Neanderthal, in cui si attesta che questi non sono gli antenati degli uomini moderni. La sequenza del DNA è distinta da tutte quelle conosciute degli umani e delle scimmie.
«neandertal Dna sequence is distinct from all thse know for humans and chips».


La scoperta si basa sullo studio del DNA contenuto nei mitocondri, si trasmette soltanto per linea materna ed è molto più piccolo rispetto al DNA del nucleo cellulare (circa 1%).


«La sequenza del mtDNA proveniente dal materiale del Neanderthal include 360 coppiette di basi azotate.
Poiché il mtDNA è stato sequenzato completamente la sequenza neandertaliana è stata confrontata con la sequenza corrispondente dell’uomo attuale.
Tra le due sequenze si sono trovate 27 differenze.
Di queste 27 differenze 24 erano transizioni dovute alla sostituzione di una base pirimidinica (C o T) o di una base purinica (A o G). Altre due differenze erano dovute ad una transversione e cioè ad una sostituzione di una purina con una pirimidina. Infine c’era una inserzione di un residuo di adenosina».
(Massimiliano Marinelli)


Comparando il DNA mitocondriale dei Neanderthal con 2051 sequenze umane e 59 sequenze di scimpanzé è emerso che tra tutte le sequenze umane analizzate esistono soltanto 8 punti differenti mentre tra le due specie di Homo Sapiens esistono ben 25.6 punti di differenze. Tra gli uomini e le scimmie ci sono ben 55 punti di differenza.


Giandomenico Ponticelli
E-Mail
( http://digilander.libero.it/ponticellig )

EVOLUZIONE E STORIA


ALLA PAGINA PRECEDENTE

CRONOLOGIA GENERALE        TAB. PERIODI STORICI E TEMATICI