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MODELLO EVOLUTIVO

di Giandomenico Ponticelli

IL MODELLO EVOLUTIVO
in applicazione al metodo interpretativo


(prima parte)


Ogni Era storica è unica e distinta dalle altre, questa sua particolarità è identificata nel modo di produzione. Se noi volessimo utilizzare un linguaggio matematico, potremmo identificare il modo di produzione come una funzione a tre variabili, queste sono: la base economica, la sovrastruttura politico-giuridica e una sovrastruttura ideologica.
All’interno di questo modello la base economica è la più importante, questa è a sua volta dipendente da altri due fattori, le forze produttive ed i rapporti di produzione. Le forze produttive comprendono “l’insieme delle condizioni materiali della produzione”: materie prime, strumenti, macchinari, ecc. i rapporti di produzione comprendono le relazioni che si formano tra i soggetti impiegati nella produzione.


“…la base economica di un modo di produzione può essere definita come la combinazione, secondo due sistemi di rapporti, dei diversi fattori che intervengono nel processo produttivo, forza lavoro e mezzi di produzione - oggetto e mezzi di lavoro…”
(Terray Emmanuel, Il marxismo e le società primitive)


Riassumendo abbiamo una doppia identificazione del modo di produzione. Esso è in primo luogo identificabile nei rapporti tecnici in esso determinati, o più semplicemente nel livello di appropriazione materiale della natura da parte dell’uomo; in secondo luogo, il modo di produzione è identificabile nei rapporti sociali in esso determinati e nel grado di appropriazione sociale del prodotto. Quindi in conclusione, efficacia tecnica ed efficacia sociale (determinata dal ruolo nella produzione dei rapporti sociali) sono in ultima istanza gli elementi che caratterizzano la “storia”.


La storia degli uomini e dunque determinata dallo sviluppo tecnologico che a sua volta è determinato dallo scontro quotidiano con le forze della natura, ma i progressi raggiunti non sono oggetto di una ripartizione ugualitaria tra gli uomini ma sono concentrati nelle mani di alcuni uomini o di alcuni stati.
Questo non è stato sempre vero, perché esisteva un tempo in cui gli uomini vivevano di caccia e di raccolta, ed ancora prima un epoca in cui gli antenati degli uomini vivevano soltanto di vegetali, in queste epoche primordiali esisteva un modello economico fondato sulla ripartizione ugualitaria dei prodotti chiamato “comunismo primitivo”, dove tutti i membri di un nucleo familiare o di una tribù svolgevano le mansioni secondo le proprie capacità ed i prodotti venivano ripartiti secondo i bisogni di ognuno. In un tempo ancora più lontano, prima che l’uomo esistesse, la natura preparava le condizioni necessarie affinché si sviluppasse la vita sulla terra, e da questa gli uomini si emancipassero fino a raggiungere il gradino più alto dell’evoluzione.

L’epoca in cui viene fatta risalire l’origine di ogni cosa è chiamata “Era Arcaica” e risale a 4 miliardi e 700 milioni di anni fa, invece i primi fossili di organismi viventi risalgono soltanto a 2 miliardi di anni fa. Dopo un miliardo e 430 milioni di anni incomincia l’Era Paleozoica o primaria (570 milioni di anni fa), in cui vegetali, pesci, scorpioni, miriapodi e anfibi abitanti dei mari si adattano alla vita sulla terra ferma (periodo Siluriano o Gotlandiano, compreso tra i 437 e i 395 milioni di anni fa). Dopo altri 320 milioni di anni c.a. prendono forma le catene montuose, ed i rettili fanno la loro comparsa per la prima volta ( Permiano, 280 - 225 milioni di anni fa).
l’Era Primaria dura 345 milioni di anni, l’era Mesozoica o Secondaria dura 160 milioni di anni ed incomincia da circa 225 milioni di anni fa. In questo periodo si vede lo sviluppo dei grandi rettili o dinosauri fino alla conquista dell’intero habitat terrestre e dopo altri 160 milioni di anni la loro estinzione.

Nel Triassico (225 - 190 milioni di anni fa) quando ancora i dinosauri sono padroni della terra, del cielo e dei mari fanno la loro prima comparsa i mammiferi, esattamente quattro miliardi di anni e mezzo dopo l’inizio dell’era primaria e un miliardo e 700 milioni di anni dopo l’inizio delle prime forme di vita. Nel Giurassico (190 - 136 milioni di anni fa) si sviluppano gli uccelli e dei primi marsupiali. Nel Cretaceo (136 - 65 milioni di anni fa), si trovano i primi mammiferi placentari con una dentatura di tipo insettivoro.

Dopo i 65 milioni di anni con l’inizio dell’Era Cenozoica o Terziaria, l’ambiente terrestre vede una svolta di fondamentale importanza con la diffusione dei mammiferi in ogni luogo.
* Nell’Eocene, compreso tra i 65 e 37 milioni di anni, caratterizzato da un clima caldo e tropicale, scimmie e proscimmie si diffondono anche in Europa.
* Nell’Oligocene, tra i 37 e i 26 milioni di anni fa, si formano le catene montuose Alpino Himalaiane, ed i Africa compaiono le prime forme più evolute di primati: Parapiteco, Propliopiteco ed Egittopiteco.
* Nel Miocene (26 - 5,2 milioni di anni fa) il clima diventa subtropicale, quindi molto più arido. Si sviluppano nel sottordine delle scimmie (anthropoidea) forme con caratteristiche ominidee: i Driopitecidi euroasiatici, il Proconsul, il Ramapiteco indiano, il Kenyapithecus.
* Nel Pliocene (5,2 - 3,1 milioni di anni) il clima diventa più temperato, la flora diventa più simile a quella attuale e compaiono il Gigantopiteco e l’Oreopiteco.

 

Dopo i 3,1 milioni di anni inizia l’Era quaternaria, che è suddivisa nel Pleistocene ( 3,1 milioni di anni b.p. - 10.000 a.c. ) e nel olocene (10.000 a.c. - oggi). Il pleistocene comprende il paleolitico, mentre l’Olocene comprende tutte le epoche successive: Mesolitico, Neolitico e l’età dei metalli fino ai tempi storici nostri.

Nel paleolitico inferiore (3,1 milioni - 200.000 anni b.p. ) vi è la comparsa dei primi ominidi.
L’Australopiteco, il più conosciuto, è comparso intorno ai 3 milioni di anni, mentre l’Homo Habilis compare intorno ai 2 milioni di anni, quest’ultimo si distingue dalle specie precedenti per il volume del cranio che ha raggiunto i 600 - 700 cc. Era in grado di fabbricarsi degli arnesi e vivevano in ambienti riparati come le grotte. Dopo i 1,5 milioni di anni compare l’Homo Ergaster in Africa, qualche centinaia di anni dopo arriva in Europa ed in Asia dove evolve separatamente in una nuova specie, l’Homo Erectus. Questi ominidi conoscevano perfettamente il fuoco e sapevano adoperarlo, le tecniche di lavorazione della pietra erano più raffinate, dando origine ai primi bifacciali.

L’affermazione di nuove specie coincide con dei progressi tecnologici sempre più importanti, nel lungo periodo ha favorito un lento passaggio da un economia naturale ad un economia primitiva. La prima basata principalmente sul consumo incosciente di prodotti vegetali forniti dall’ambiente, regolato essenzialmente dalle esigenze primarie del gruppo o del branco. La seconda basata sulla raccolta non più casuale di prodotti vegetali ed in un secondo periodo sul consumo di carne animale e sulla caccia di piccoli animali.
Nel passaggio da uno stadio all’altro si sono sviluppate gradualmente alcune delle caratteristiche umane:

* la visione frontale, sviluppatasi già in alcune scimmie, necessaria per la valutazione delle distanze e per saltare da un ramo all’altro.
* il bipedismo, caratteristica che in alcuni mammiferi come gli orsi o i suricati è temporanea, necessaria nella savana per guardare più lontano.
* l’acquisizione di una maggiore manualità e ad una notevole comprensione dell’ambiente in cui vive.

I cambiamenti delle caratteristiche fisiche sono conseguenza indiretta dell’azione della natura. L’ambiente, modificandosi attraverso le sue variabili, crea sempre nuove situazioni a cui la fauna nel suo insieme si adatta attraverso la “selezione naturale”. Gli elementi che meno si adattano alle nuove condizioni hanno come alternativa trovare un ambiente più consono, quando questa possibilità gli è preclusa soccombono. Gli altri elementi che in principio sono un esigua minoranza se riescono ad adattarsi si moltiplicano, generando dopo alcune generazioni una nuova varietà o addirittura una nuova specie. Il comportamento umano, così come quello animale, di fronte alle avversità della natura manifesta l’antagonismo, chiamato anche istinto per la sopravvivenza, tuttavia in molti casi è più redditiva la cooperazione che l’antagonismo, rendendo l’uomo un “animale sociale”.

Lo studio della genetica ci ha aiutato a risolvere un altro aspetto importante della selezione naturale, quello che riguarda la variabilità delle caratteristiche. Il risultato è stato che il rimescolamento è assolutamente casuale. Riassumendo l’evoluzione umana è dovuta da una parte dal rimescolamento casuale è dall’altro dall’azione dell’ambiente.
L’uomo acquisisce una manualità eccezionale, riuscendo a costruire arnesi di pietra sempre più funzionali, inoltre sviluppava una comprensione dei fenomeni naturali e la capacità di controllarli, come nel caso del fuoco.

Le due glaciazioni di “Gunz” e di “Mindel” comprese tra i 700 e i 600 mila anni ed i 400 e i 300 mila anni, costituiscono il banco di prova per tutti gli uomini. Le condizioni di vita particolarmente dure dovute ad un abbassamento della temperatura, consentono infatti la sopravvivenza soltanto a quelle specie animali in grado di accumulare le calorie necessarie. Quegli uomini che hanno imparato ad utilizzare il fuoco, che lo sfruttano per riscaldarsi e per cuocere la carne che hanno imparato a procurarsi con la caccia e che sanno costruire capanne, hanno più probabilità di sopravvivenza.
Durante la terza glaciazione tra i 300 e i 200 mila anni gli uomini hanno ulteriormente affinato le loro capacità, sono in grado di cacciare animali di grossa taglia come orsi e leoni e di utilizzare le loro pelli come rivestimento per le loro capanne, compare una terza tecnica di lavorazione della pietra, chiamata “levalloisiana”, che consiste nel ricavare dalla pietra schegge di forme ovale e con i bordi taglienti.

Dopo i 100 mila anni con l’inizio il paleolitico medio in Europa si diffondono gli uomini di Neandertal, con il loro avvento si diffuse della cultura del “Musteriano”, che vedeva un impiego di una tecnica diversa che vedeva la realizzazione di schegge tagliate in funzione dei vari usi. con la glaciazione di Wurm, vi sono segni evidenti di una cultura materiale superiore, in cui si manifestano le prime componenti spirituali, sepolture con offerte di fiori, strumenti e trofei di animali e forse il cannibalismo rituale.

Dopo i 40.000 mila anni inizia il paleolitico superiore in cui compare in Europa l’Homo Sapiens Sapiens, differente nell’aspetto dei Neandertal, si distingue in due sotto specie i Cro-Magnon e i Combe Capelle. Si moltiplicano le culture, caratterizzate da numerose tecniche per ricavare strumenti, molto più affilati e taglienti, in oltre si sviluppano tecniche per la lavorazione dell’osso con cui si ottengono arpioni, aghi ed ami. Le sepolture presentano caratteristiche comuni, il defunto è sepolto disteso insieme ad oggetti di uso comune e cosparsi di ocra rossa. In oltre sono in grado di eseguire pitture rupestri e graffiti, i cui resti sono ancora oggi visibili. Questi uomini vivono in grotte oppure in capanne coperte di pelle all’interno di villaggi stagionali.

Intorno ai 25.000 anni durante la glaciazione del Wisconsin lo stretto di Bering emerge dalle acque permettendo agli uomini di emigrare nelle Americhe e colonnizzarle.
Tra i 20.000 e i 18.000 anni maturano nuove tecniche di lavorazione in Francia con i periodi Gravettiano e Perigordiano e successivamente Solutreano in cui vengono costruiti aghi in osso provvisti di cruna e punte peduncolate in grado di esse utilizzate come punte da freccia, in questo modo la caccia si arricchisce di un nuovo strumento l’arco.
Dopo i 15.000 anni si costituisce un nuove periodo detto “Maddeleniano”, in cui si sviluppa la lavorazione dell’osso e dell’avorio, mentre trova le sua massima espressione l’arte rupestre.
Intorno ai 12.000 anni in America di differenziano numerose tecniche per la scheggiatura della pietra, che danno vita a numerose culture come Sandia, Clovis, folsom, Cochise e Gipsum Cave.

Il Mesolitico inizia intorno ai 10.000 anni a.c., si può intendere come un periodo di transizione tra il paleolitico ed il neolitico nel quale il clima è più mite rispetto all’era geologica precedente, dove si trovano ancora società dedite alla caccia e raccolta mentre altre insediate nella mezzaluna fertile incominciano ad addomesticare gli animali e a praticare l’agricoltura. L’arte nel Mesolitico si impoverisce e diventa più rozza, si tratta di ciottoli e schegge di dimensioni ridotte, con su segni dipinti con l’ocra rossa: tale arte e detta “microlitica”.

A partire da 8.000 anni a.c. inizia il Neolitico, un epoca che potremmo definire di “rottura” per i cambiamenti che vanno consolidandosi nella vita degli uomini, al punto tale da essere definita da molti la “rivoluzione del neolitico”.
Il primo effetto tangibile di questa nuova era è un considerevole aumento della popolazione, con tutti i fenomeni di migrazione connessi, ed un consistente aumento della densità di abitanti per kmq. Grazie all’aumento della popolazione ed all’aumento della specializzazione di ogni uomo, l’attività umana si specializza verso quattro attività fondamentali:
* Nasce l’agricoltura ed i primi animali vengono addomesticati
* Vengono elaborate nuove tecniche di lavorazione della pietra
* Si sviluppa l’arte della lavorazione della ceramica
* Nascono le prime forme di circolazione di beni in forma di “dono”

I motivi che hanno spinto alcune popolazioni ad abbandonate una vita errante ed una alimentazione basata sulla caccia di animali selvatici ed alla raccolta di vegetali spontanei possono essere molteplici. Bisogna fare una considerazione preliminare, perché abbandonare un sistema di vita consolidato nelle generazioni passate, e che assicura subito il massimo di energia ricavabile dall’ambiente e invece adottare un sistema in cui il tempo trascorso tra l’impiego e lo sfruttamento dell’energia è molto lungo e soprattutto dall’esito incerto.
Sicuramente chi ha incominciato a praticare l’agricoltura vi è stato costretto per l’impoverimento di quelle risorse naturali a cui l’uomo ricorreva più spesso, la scomparsa dei grandi mammiferi può avere influito molto. L’aumento della popolazioni locali o il mutato rapporto con le risorse disponibili, può che ha fatto spostare gradualmente l’interesse degli uomini sull’alimentazione vegetale sviluppando un abitudine alla sedentarietà, necessaria per controllare il proprio lavoro e per far si che altri non se ne approprino.
Come causa principale quindi una crisi di squilibrio, dovuta ad una crescita della popolazione non seguita da un eguale crescita delle risorse umane a disposizione, esistono delle concause che possono aver aiutato questi uomini a cambiare sistema di vita. Prima di tutto che la proporzione tra specie addomesticabili e quelle selvatiche incominciasse a pendere dalla parte delle prime rendendo molto più facile il compito dei coltivatori e soprattutto una maturazione di un progresso tecnologico nell’ambito della raccolta, nelle trasformazione e soprattutto nella conservazione del cibo, la falce, i cesti, i mortai, i pestelli e le mole, i metodi di essiccazione ed i silos risalgono tutti allo stesso periodo, sono posteriore all’11.000 a.c.

L’agricoltura ha preceduto di poche migliaia di anni l’allevamento, nelle prime civiltà che adottarono questi sistemi e sono l’una conseguenza dell’altra. L’addomesticazione di animali selvatici ho come scopo principale non tanto di servire come riserva di grassi a cui poter accedere, ma di aiutare gli uomini nei lavori più faticosi, gli uomini la dove esistevano animali ad assolvere questi compiti, sono riusciti ad addomesticare gli animali. Questi sono prevalentemente mammiferi, il bue in India, il cavallo in Asia, il lama in America Latina, i cani per le regioni nordiche. Altri popoli che non avevano animali adatti, non sono riusciti in questo compito, è il caso degli Indiani americani, che non avevano nessun mammifero di grossa taglia a disposizione, visto che i cavalli su cui spesso sono ritratti furono importati in America dagli Spagnoli.

La forza degli animali e superiore in alcuni casi a sette volte rispetto a quella umana, questo rende possibile aumentare la quota di energia disponibile per ogni uomo a 8000 - 10.000 calorie pro capite, una quantità di forza in più che ha permesso di lavorare la terra più velocemente, con meno fatica e su un volume superiore, gli animali d'altronde devono essere alimentati ed ogni capo di bestiame mangia per molti uomini, questo significa che non era possibile mantenere questi animali senza praticare un agricolture che ne permettesse
il sostentamento. L’uomo doveva produrre per se, per i suoi familiare e per le bestie che era in grado di mantenere, non solo quando gli uomini incominciarono a raccogliersi stabilmente attorno ai primi villaggi, la maggioranza di loro fu in grado di alimentare una minoranza con le relative famiglie. Questi ultimi non erano più dediti all’agricoltura, ma si specializzarono in altre mansioni, come la stregoneria o l’artigianato, nascono così nuove tecniche di lavorazione della pietra, aumentano i materiali impiegati, i manufatti diventano sempre più particolareggiati o addirittura belli, come nel caso delle ceramiche. Questi manufatti resi unici dalle mani dell’artigiano diventano all’esterno delle tribù merce di scambio con altri popoli, spesso nella forma del dono rituale, che aveva lo scopo di rinsaldare l’amicizia tra due popoli confinanti.

Non in tutte le parti del mondo esistevano le stesse condizioni di partenza, per questo motivo l’agricoltura si diffuse soltanto in poche zone iniziali da dove si diffuse nelle altre successivamente e in tempi differenti. La varietà delle specie vegetali è sorprendente, queste sono più di 200 mila, il problema è che la maggioranza non è adatta ad essere coltivata, purtroppo soltanto poche migliaia sono commestibili e di queste soltanto qualche centinaia sono addomesticate. Da quest’analisi è facile trarre le conseguenze, scoprirono l’agricoltura quei popoli che risiedevano nelle zone dove crescevano le poche piante coltivabili. Oggi la maggioranza della popolazione mondiale si alimenta soltanto con una dozzina di specie vegetali, che costituiscono da sole l’80 % del raccolto annuo terrestre, e tra queste i cereali forniscono da soli più della metà delle calorie consumate dalla popolazione mondiale.
Di questo gruppo fanno parte:

* 5 cereali (grano, mais, riso, orzo e sorgo)
* un legume (la soia)
* 3 tuberi (patata, manioca e patata dolce)
* 2 piante zuccherine (la canna e la barbabietola da zucchero)
* una pianta da frutto (la banana)

Le zone dove queste piante abbondavano erano il Medio Oriente, che fu la prima zona dove si incominciò a coltivare il grano partendo dal suo antenato selvatico, all’incirca nel 8500 ac, la Cina, che qualche centinaio di anni dopo addomestico il riso, i Messicani che a partire dal 3500 ac addomesticarono il mais, i fagioli e la zucca, e i Peruviani che nello stesso periodo sulle Ande coltivavano la patata e la manioca. Per ultimi gli indiani degli stati Uniti orientali nel 2500 a.c. incominciarono a coltivare il girasole.
In altre aree la addomesticazione di specie locali spontanee è più incerta ed è forse anticipata dall’introduzione dell’agricoltura da parte di popoli che già la praticavano, queste aree sono: il Sahel, l’Africa equatoriale, l’Etiopia (di cui è originario il caffè) e la Nuova Guinea.

Tutti gli altri popoli che non riuscirono ad adattarsi al nuovo modo di alimentarsi alla lunga vennero cacciati dalla loro terre e sostituiti da popolazioni stanziali che andavano aumentando sempre più di numero.
Tra questi popoli vi erano anche quelli che abitavano l’Europa che vennero cacciati o assoggettati dalle popolazioni arabiche a partire dal 6000 a.c. questi europei coltivando il grano orientale e riuscirono anche ad addomesticare una pianta mediterranea, il papavero, che successivamente venne esportata in oriente. Anche Gli indiani a partire dal VII millennio ac incominciarono a coltivare il grano e l’orzo Persiano, gli egiziani a partire dal VI millennio.

Sorgono villaggi di capanne lungo i fiumi in Europa, lungo la valle del Nilo, tra il Tigri e l’Eufrate, nella valle del mediterraneo orientale in Siria. Vengono coltivati il grano e l’orzo utilizzando una zappa, si allevano capre, maiali e pecore. Si afferma il culto della Dea madre, legato alla terra e alla fertilità. Sorgono civiltà fondate sulla divisione del lavoro e sulla specializzazione delle mansioni.

Il periodo interposto tra il neolitico e l’età del bronzo è chiamato Eneolitico, caratterizzato dall’introduzione delle prime tecniche di lavorazione del rame. La lavorazione inizialmente praticata tramite martellatura a freddo, viene successivamente praticata a caldo tramite la fusione, a partire dal 3.500 a.c. si pratica il culto dei morti in grotte artificiali o in camere sepolcrali.

Tra il V ed il IV millennio a.c. si sviluppa una nuova cultura in Europa, questi popoli sono i primi a manifestare la propria ideologia religiosa attraverso delle costruzioni monumentali, avvolte anche molto complesse. Le tracce lasciate da questi popoli antichi sono ancora visibili in molte parti in Europa, ma soprattutto nel Regno Unito in Francia ed in Italia (Sardegna e Puglia). Altri segni di questa cultura sono stati trovati in Spagna e nell’Africa del nord. Le costruzioni megalitiche sono monumenti realizzati con grossi blocchi di pietra infissi nel terreno, generalmente divisi in tre categorie:
* il Menhir, costituito da una sono blocco infisso nel terreno in senso verticale.
* gli Stone circles, gruppi di pietre verticali posizionali attorno ad un cerchio.
*i dolmen, due grosse pietre verticali su cui è appoggiata un'altra pietra in senso orizzontale.

Esistono anche altre conformazioni e forme particolari che non sono catalogabili.
La costruzione di questi monumenti era sicuramente impegnativa, per non parlare poi dei problemi del trasporto dei materiali come che nel caso di Stonehenge in cui viene utilizzato materiale reperibile a centinaia di km.

I siti più antichi sono sicuramente in Inghilterra, vi sono almeno 4 siti la cui data di costruzione è anteriore al III millennio ac, tra questi il più antico e Wayland’s Smithy datato tra il 3700 e il 3400 ac. Stonehenge, Maiden Castle e The Rollright Stones sono tutti datati intorno al 3000 ac.
Tra questi il più famoso è Stonehenge costituito all’inizio soltanto da un terrapieno e da alcuni pali infissi nel terreno e pietre verticali, in un secondo momento vennero aggiunte due file di pietre verticali (bluestones) e forma di mezzaluna al centro del sito. L’ultima fase, la più recente (1100 ac), consistette nel inserimento dei triliti.

Si tratta di popolazioni numericamente ristrette, riunite in clan, molto arretrate e senza una scrittura. Questi popoli erano poco dediti al commercio ed all’agricoltura, ed il cui sostentamento era legato alla caccia ed alla pesca.
L’Europa Centro Meridionale, ed il Regno Unito e probabilmente l’Africa del nord procedevano ad un ritmo di sviluppo inferiore rispetto ad un'altra area del mondo costituita dal Medio oriente, forse l’Europa orientale e l’Egitto con tutta i territori che costeggiano il Nilo, tutte terre in cui si praticava l’agricoltura almeno da 5 - 3 mila anni. Questo divario porterà alla formazione di grandi stati in Oriente con grande anticipo rispetto agli Europei.

Nel 3° millennio si svilupparono i grandi stati in medioriente lungo la fascia di terra compresa tra il Tigri, l’Eufrate e le coste del Mediterraneo.
Le forme politiche di queste aggregazioni di uomini sono sostanzialmente due:
In alcune città della Babilonia esistevano alcune comunità di uomini appartenenti ad un medesimo “status”, qui l’egualitarismo che condividevano era manifestato attraverso un assemblea in cui venivano trattati tutti gli affari collettivi, che era presieduta da un funzionario.
La seconda forma politica aveva come centro il tempio o il palazzo e i sudditi erano inquadrati in un ordine gerarchico al cui vertice c’era il sovrano o il sacerdote capo.
Esisteva un sistema di circolazione dei beni organizzato dalle strutture amministrative e soprattutto esisteva una burocrazia di palazzo.

L’economia di questi stati era prevalentemente agricola, quindi le entrate erano costituite dalle decime sui raccolti e dalle rendite costituite dal capitale fondiario di proprietà statale o regia. La produzione artigianale era prerogativa statale, le botteghe erano situate all’interno dei templi e dei palazzi, anche questa garantiva delle entrate unita alle offerte dei re vassalli ed in caso dei templi dalle offerte dei fedeli.
La burocrazia era molto sviluppata, l’amministrazione centrale raccoglieva i generi alimentari che formavano le varie entrate, accantonando una parte nei magazzini e ridistribuendo il resto tra la popolazione. Per tenere in piedi questa organizzazione erano necessari numerosi uomini, che dirigevano, amministravano e controllavano il lavoro, le consegne e i pagamenti. Queste élite oltre a godere di numerosi benefici, erano dipendenti dal palazzo per le razioni di cibo, di olio, di vestiti.
Il numero del personale del palazzo dipendeva dalla grandezza dello stato e dalle dimensioni dei suoi possedimenti, questo si rifletteva anche sull’immagine del sovrano che era ritenuto più potente.

L’accesso agli incarichi di palazzo non era esclusiva di alcuni gruppi, ma dipendeva piuttosto dal talento e dalle azioni personali, il criterio meritocratico garantiva un certo grado di mobilità.
Nei templi invece pesava molto di più la discendenza che influenzavano lo status e la ricchezza.
La forza lavoro era costituita da schiavi o da servi dalla libertà limitata, obbligati a mettere a disposizione tutto il loro tempo o parte di esso e a lavorare per l’autorità centrale.
Lo splendore e il lusso ostentati nel tempio e nel palazzo, richiedevano non soltanto l’importazione di materiali, ma attraevano anche artisti artigiani
Le donazioni del re, piuttosto che le rendite degli investimenti agricoli e la generosità devota dei fedeli, erano spesso e sopprattutto nell’età tarda, l’unico mezzo a disposizione del tempio per mostrare la ricchezza della divinità.


IL RE

Prima di descrivere le varie realtà, bisogna considerare che la moltitudine di stati succedutesi nel tempo ad una moltitudine di forme politiche differenti e questa variabilità si riscontra anche nei poteri attribuiti ai sovrani ed alle forme di governo che egli riusciva ad imporre. L’altro aspetto importante è la pressione esercitata dalle classi sociali che prendevano forma nel tempo e che influenzavano la politica interna del sovrano.
L’origine divina è la caratteristica più importante che caratterizza il sovrano, ma la percezione da parte del popolo di questa particolarità si concretizza alla fine in una serie di sfumature differenti, in Babilonia da Sargon Di Akkad ad Hammurabi, il nome del re veniva spesso preceduto dal determinativo “dingir” , che significa Dio ed è utilizzato per le divinità. Dai testi di Ur III le statue dei re deceduti ricevevano parte delle offerte nei templi.
Il re Assiro era nel contempo il sommo sacerdote del Dio Assur, e veniva incoronato nuovamente ogni anno, partecipava attivamente o come oggetto a numerosi e complessi rituali.
Il re babilonese era ammesso nella cella di Marduk, una sola volta all’anno e soltanto dopo aver lasciato fuori le sue insegne regali.
Gli anni non venivano contati in Assiria come anni di regno del sovrano, come accadeva in Babilonia, ma col nome di un alto ufficiale che fungeva da eponimo.
La salute del re era considerata essenziale per quella del paese, erano circondati da una moltitudine di indovini e di medici.
Il ruolo del re Mesopotanico in guerra era quello di capo dell’esercito.
Pochissimi re Assiri affidavano un esercito a quel supremo ufficiale militare che era il “turtanu”, che comandava metà dell’intera forza militare.
Tra le responsabilità sociali del re Mesopotamico rientrava la protezione legale dei diseredati.
Con il periodo paleo babilonese scomparve l’usanza di cancellare alcuni debiti, regolare i tassi di interesse, il costo dei servizi essenziali e i prezzi dei prodotti principali.
I contatti con i paesi stranieri in tempo di pace erano ovviamente un privilegio regale.

 

Il nome del primo re egiziano che riuscì ad unificare le terre del basso e dell’alto Egitto nel 3000 ac è Menes. A questo personaggio mitico si fa risalire Horus Narmer o il suo successore Horus Aha, alcune fonti archeologiche fanno risalire al primo dei due il merito di aver sconfitto in battaglia le popolazioni del delta del Nilo.
Per l’assoggettamento di quest’area furono necessari 150 anni, in cui i popoli delle terre del nord svilupparono il commercio, e le prime forme di scrittura. Con l’aumento della ricchezza e con ascesa di classi dominanti le necropoli, simbolo del potere, diventano più grandi e ricche.

 

Giandomenico Ponticelli
E-Mail
( http://digilander.libero.it/ponticellig )

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