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( QUI TUTTI I RIASSUNTI )  RIASSUNTO ANNO 1921 (2 bis)

CAP. III - LE REAZIONI

I profughi e gli esiliati dalle diverse città si sparsero per la Germania, la Svizzera ed i Paesi Bassi, cercando invano dove stabilirsi. Per parecchi anni infierì la repressione nella quale gareggiavano cattolici e protestanti. LUTERO specialmente si mostrava inflessibile nell'istigare i Principi, e solo davanti alla dottrina e alla autorità di CARLSTADT, che a lui si rivolse perché tali persecuzioni cessassero, mostrò, per suo conto, di cedere, desistendo dalle veementi esortazioni ai Principi perché sradicassero la mala pianta. Carlstadt, sempre più preso dalla dottrina anabattista, si allontanò da Wittenberg, e, peregrinando per le campagne e per i villaggi, predicava ai contadini una mite dottrina, li aiutava nelle loro opere più umili, destando (come pretende il Meshovo) «pietà e riso fra gli stessi contadini che vedevano come un uomo, nato di nobile famiglia, desse così pessimo esempio di sé”.

STORK, profugo in Slesia, aveva ripreso il suo apostolato; ma fu cacciato prima dall'una e poi dall'altra città e poi da tutta la Slesia, finché, combattuto da ogni parte, ramingo, disilluso e povero morì in Baviera. Molti anabattisti si rifugiarono in Svizzera. HUBMEJER fu arso a Vienna nel 1527, MARTIUS fu annegato in Svizzera nello stesso anno, DAVIDE GEORGE nei Paesi Bassi fu imprigionato, fustigato, ebbe forata la lingua e poi fu esiliato per sei anni.
Ma l'anabattismo, oppresso dal terrore dei supplizi, acquistava talvolta carattere di ferocia, malgrado le pietose dottrine degli apostoli. La persecuzione produceva il fanatismo, l'estasi, la suggestione singola e collettiva. Tale fenomeno si verificò specie fra gli anabattisti della Svizzera. Si ebbero casi di uccisioni, provocati da stolto fanatismo o da strane suggestioni. Seguendo l'esempio di PFIFFER che affermava di ricevere le rivelazioni e gli ordini dal Signore a mezzo dei sogni, alcuni eseguirono ciecamente le più stolte e nefande scelleratezze che i sogni loro suggerivano, e si giunse perfino alcune volte al parricidio. Gruppi interi di affiliati sembravano talora presi da un'esaltazione che rasentava la follia collettiva; e per conseguenza la persecuzione e lo scherno si alleavano contro questi infelici le menti dei quali erano traviate dagli eccessi nonché dalle deformazioni di princìpi originariamente umanitari.
Zurigo fu inizialmente il centro di raccolta degli esuli dalla Germania, e presto la setta vi si affermò per il grande numero di proseliti. Nella città ebbero grande diffusione libri e proclami anabattisti che il popolo preferiva alle numerose e dotte opere di Lutero, di ZUINGLIO e di ECOLAMPADIO.

La dottrina di Zuinglio (ZWINGLI HULDREICH 1484-1531) aveva trionfato in molte città della Svizzera e della Germania inferiore su quella di Lutero, e quindi i primi propagandisti dell'anabattismo, in odio ai luterani, non ebbero grandi molestie. Le sofferenze subite, le narrazioni della feroce repressione di Frankenhausen, l'ostilità che essi dimostravano contro i cattolici e i luterani, procuravano loro una certa tolleranza da parte del Senato e delle altre autorità.
Quanto al popolo, era naturale che accogliesse per lo meno con manifesta simpatia questi assertori di un nuovo diritto umano; se parte di esso mostrava una certa indifferenza per il nuovo battesimo e per le altre quisquiglie di indole religiosa promosse dagli anabattisti, una grande maggioranza accoglieva, commentava ed esaltava il principio della eguale ripartizione dei beni, per il quale al ricco non restasse che tanta proprietà quanta ne sarebbe stata concessa al più povero, secondo gli intendimenti del Vangelo. GREBEL, MANZ ed altri sostennero pubblicamente la dottrina politico-religiosa dell'anabattismo, e la tolleranza del Senato permise che la setta prendesse radici, specie nella parte più povera della popolazione.

Il primo apostolo degli anabattisti a Zurigo fu GIORGIO BLAWROK, monaco. Uomo intelligente ed astuto, sapeva conciliare l’intima convinzione dei princìpi anabattisti con l'impiego, richiesto del resto dalle speciali condizioni dell'ambiente e dalla limitata coltura popolare, di furberia e di una certa dose di ciarlataneria impiegata a spargere con maggiore successo la nuova dottrina. Un giorno, nella chiesa del convento, mentre i frati si affollavano alle consuete preghiere, egli cadde a terra gesticolando così che si credeva fosse invaso dagli spiriti maligni. Soccorso e circondato dagli altri frati, non cessava dal dibattersi, digrignare i denti, roteare gli occhi, pronunziando solo di tratto in tratto e con voce rotta le parole: “Dio, Signore Iddio, Dio Signore Iddio ...”. Poi, passando dall'eccitamento ad uno stato di estasi e di stupore, e riprendendo, se mai l'aveva perduta, coscienza di sé, dichiarò che aveva ricevuto dal Signore l'ispirazione di invitare gli uomini al nuovo battesimo per la rigenerazione universale, seguendo le dottrine predicate dal martire Munzer.
Cominciò quindi a predicare con enfasi e fervore, convincendo nello stesso giorno molti fra i presenti. Probabilmente costoro erano già intimamente convinti e segretamente affiliati alla setta, e la scena che si andava svolgendo era già preparata in antecedenza. Uno fra quelli che si erano convertiti apparentemente in così breve tempo, un certo GRASS, condusse BLAWROCK presso il margine di un torrente ed lì lo ribattezzò.
Creato così, sotto la marca di una ispirazione divina, il primo apostolo (che, per altro, era sinceramente anabattista) ne seguirono altri, ed ognuno di essi, sia in preda a suggestione religiosa, sia per calcolo, si diceva ispirato, cadeva in frequenti estasi, riferiva di ricevere in sogno ordini dal Signore. Seguendo l'esempio e la suggestione dei loro apostoli, i seguaci si immergevano in lunghe meditazioni che esaltavano il loro spirito, e talora, credendo sentire dentro di sé la voce del Signore, si abbandonavano a stranezze inaudite e anche a delitti. Trecento anabattisti, per uno strano fenomeno di suggestione collettiva, si riunirono su una montagna presso Appenzel, persuasi che dalla vetta del monte essi dovessero essere assunti anima e corpo in cielo, e solo il tormento della fame li ricondusse dopo qualche giorno alla realtà.
Dopo un certo tempo il Senato di Zurigo cominciò a preoccuparsi del dilagare della setta, e pur non volendo perseguitare gli adepti senza un'apparente giustificazione, cercò sottomano di ostacolarne la propaganda, opponendo predicatori a predicatori, libri a libri; finché, per istigazione di Zuinglio, ne ordinò l'espulsione.

Nel regime di terrore che caratterizzava le lotte religiose e politiche del secolo XVI, l'espulsione poteva. considerarsi come una misura di estrema liberalità. Ciònonostante gli anabattisti insorsero contro tale provvedimento che metteva loro il dilemma di abbandonare patria e famiglia, o ritrattarsi.
Alle proteste degli anabattisti, e anche di quella gran parte di popolo che simpatizzava per essi, il Senato acconsentì a convocare un pubblico dibattito da tenersi in S. Gallo fra predicatori anabattisti e pastori zuinglisti, allo scopo di avvicinare le due dottrine e cercare un accomodamento. Gli intervenuti al dibattito non avevano invece nessuna intenzione di attenuare le proprie dottrine, onde esso, dopo tre giorni di inutili citazioni e aspre contumelie, si chiuse con esito negativo nel novembre 1525. II Senato, per giustificare apparentemente agli occhi dei cittadini le misure che aveva in animo di prendere, e preoccupato dalla solidarietà dimostrata dalla parte più popolare della città per gli anabattisti, ordinò un' accurata inchiesta sulle vere teorie anabattiste. Tale inchiesta riassunse il programma della setta nei seguenti articoli:

1°) La libertà cristiana di tutti i rigenerati è al disopra di ogni legge.
2°) Cristo affrancò tutti gli uomini, quindi nessun magistrato può comandarli, imporre decime tasse e balzelli.
3°) A nessun uomo si deve servitù, perché la servitù è contraria alla legge di Cristo.
4°) Eccezionalmente, e per evitare scandali, dissapori e persecuzioni, è permesso pagare volontariamente tributi.
5°) Le donne possono fare mercato del loro corpo. La Sacra Scrittura dice che entrerà nel cielo chi avrà dato ciò che ha di più caro.
6°) Per la causa di Cristo ogni infamia ed ogni contumelia deve essere accettata.

Seguivano alcuni articoli ancora in difesa del meretricio, ed altri che prescrivevano il nuovo battesimo e negavano la reale presenza di Cristo nella Santa Cena. Sembra verosimile che gli anabattisti non si siano mai proposti di esaltare il meretricio, e che gli articoli relativi ad esso siano stati inventati e svisati con animo deliberato, allo scopo di istigare il popolo alla diffidenza verso gli assertori di tali immoralità. Ma il risultato dell'inchiesta venne pubblicamente letto in Senato ed accolto con ostentata credulità e con grande sdegno. Per conseguenza il Senato decretò che, per la pace, la tranquillità e la moralità del popolo, gli anabattisti fossero espulsi. Molti emigrarono infatti da Zurigo, e quelli che cercavano di nascondersi o di rientrare nella città vennero arrestati e condannati all'orribile morte dell'annegamento.
Molti profughi di Zurigo si rifugiarono a Basilea, accolti con grande diffidenza ed ostilità dai magistrati cittadini. La loro presenza a Basilea si rivelò subito per l’intensa propaganda che questi uomini reietti e tenaci non si stancavano di fare; per la qual cosa vennero continuamente combattuti da cattolici e protestanti. Numerose furono le dispute pubbliche alle quali essi dovettero assoggettarsi; ma poiché esse erano sterili di risultati e provocavano gravi incidenti, i cattolici per i primi rinunziarono a promuoverle; finché il Senato, aizzato dai protestanti e col pretesto di evitare disordini e discordie, ordinò l'espulsione di tutti gli anabattisti.

Si era nel 1528. Questi infelici ripresero le peregrinazioni pur di non rinunciare alla loro fede, sparpagliandosi per i diversi paesi della Germania, chiedendo ai contadini delle più remote campagne lavoro per procacciarsi quel tanto di provviste necessarie per riprendere il cammino verso il luogo ove li spingeva la fede, e al loro passaggio venivano scherniti, insultati e spesso imprigionati ed uccisi. Ma il ricordo dei fratelli uccisi a Frankenhausen, il ricordo dei morti per annegamento nei laghi e nei fiumi della Svizzera, dava loro l'estasi del martirio, e con orgoglio paragonavano le persecuzioni delle quali erano vittime a quelle inflitte ai primi cristiani rei di spargere la parola di Cristo fra i pagani. Lo stesso Lutero, forse più preoccupato dall' impopolarità che lo minacciava per aver favorito tali persecuzioni che impietosito, si decise a scrivere:
“Non è giusto, e mi addolora, che si assassini, si bruci e comunque si faccia morire tutta questa povera gente. Bisogna permettere a ciascuno di credere ciò che a lui sembra giusto. Se egli ha torto, saranno bastevoli i castighi che lo aspettano nell'Inferno. Perché dunque martirizzarli su questa terra, visto che da tanto tempo essi errano solo nelle loro credenze e si astengono dal predicare la rivolta? Buon Dio! Quale è dunque l'uomo esente da errore? E come è facile cadere negli allettamenti del diavolo! Che si cerchi di combatterli con la Sacra Scrittura e con le parole di Dio. Col fuoco si riuscirà a ben poco!”.

Infatti, la propaganda degli anabattisti, per quanto intensa, per le sventure subite dalla setta diminuiva, almeno in apparenza, di aggressività. Quelli che erano giudicati più pacifici venivano solamente espulsi; i più pericolosi erano condannati alla morte, e per questi il carnefice metteva in opera le più raffinate atrocità del suo mestiere. E ben difficile era ai più noti e ai più violenti nascondere la propria attività anabattista. Un certo KANT, uomo dotato di eloquenza e di profonda dottrina, invitava gli oppressi, specie i contadini, ad abbracciare la nuova religione, rivolgendo loro parole di vero incitamento alla rivolta contro i potenti “Noi trascorriamo la vita nella fame e nella miseria, mentre i ricchi sfruttano il sudore della nostra fronte. Noi ci consumiamo nel lavoro, essi ne godono i frutti senza alcun merito. Quelli che vi opprimono, vi sfruttano e detengono quanto è invece vostro, così agendo negano la parola di Dio. Fratelli, unitevi!”.
LUDOVIVO, Conte Palatino, gli fece sapere che, seguitando in tale propaganda che aizzava il popolo contro le autorità, egli avrebbe ricorso alle armi contro di lui e i suoi seguaci. Kant gli rispose:
“Tu ci manderai contro i tuoi soldati, i tuoi empii scherani: noi opporremo loro la parola di Dio, e così vedremo da che parte è la verità. I consigli divini sono cosa ben più grande e forte che le armi dei principi. Ciò ti dico, perché Dio mi ha destinato a dirti cio”.

Tali parole però non impedirono che Kant e i suoi seguaci fossero espulsi ancora una volta; perciò essi uscirono dal Palatinato, riprendendo la loro crociata da una parte e l’altra della Germania.
Altre sommosse locali scoppiarono in Sassonia, e non tutte dovute agli anabattisti. CELLARIO fu imprigionato e torturato in ogni modo senza che egli, pervaso dalla sua fede, mostrasse di soffrire alcun dolore. Mentre gli veniva strappata la carne a brandelli, lui ostinatamente cantava preghiere con voce sempre più fievole man mano che gli scemavano le forze; e prima che la voce venisse a mancargli del tutto, gli occhi rivolti al cielo, esclamò: “Passeggeri sono questi miei tormenti, ma la gloria che mi attende è eterna!”. Il supplizio ebbe termine col rogo, ma le fiamme bruciarono un cadavere.

Eguale sorte toccò a WAGNER, cui lo stesso Meshovo riconosce alti meriti di probità e di ingegno. Egli predicava l’anabattismo a Monaco di Baviera; la sua onestà, la sua mitezza e l'alto ingegno gli procurarono seguaci numerosissimi, quindi il principe lo fece arrestare; ma, non osando di condannare un uomo di tali virtù e di tanta popolarità, si recò personalmente da lui nel carcere, scongiurandolo di ritrattarsi per aver salva la vita. Il cattolico Meshovo, con una certa malignità, scrive: “Arrecò al Principe sommo dolore condannare al rogo quell'uomo; ma vi fu costretto da una specie di necessità, quando questi non acconsentì a ritrattare i suoi errori”. Wagner fu condotto dinanzi al rogo, invano supplicato ancora da un sacerdote di tornare alla fede cattolica. Gli si avvicinò infine la moglie che, piangendo e trascinandosi ginocchioni, gli mostrò i due figlioletti, implorando da lui la ritrattazione affinché salvasse la sua vita e non li lasciasse soli al mondo; i bimbi giungevano le loro manine e piangevano. La scena era a tal punto straziante, che gli stessi accaniti nemici erano commossi, pur ammettendo che la condanna dovesse avere il suo corso. Ma il condannato sembrava già vivere in un'atmosfera superiore e divina, ed invece di piegare si rivolse a Dio:
“Padre mio, molte cose sulla terra mi sono care. Io amo la mia compagna, amo i miei figli, amo gli amici, amo la vita; ma amo Te più della mia compagna, dei figli, degli amici, della vita stessa; io sono Tuo corpo ed anima, io so quel che faccio, io sono pronto a morire per Te e per la verità; Tu solo sei la vita!”. Dopo di che, venne arso.
MICHELE SETTLER, a Rottemberg, venne arso vivo, e con lui alcuni fanciulli rei di non essere stati battezzati. GIORGIO BLAWROCK, il primo apostolo anabattista della Svizzera, venne arso; FELICE MANZ annegato. LUDOVICO HETZER, uomo che aveva fama di grande erudizione filosofica, fu cacciato di città in città; arrestato nel 1529 a Costanza, fu condannato al patibolo. Prima dell'esecuzione, dall'alto del palco si rivolse a quelli che gli erano attorno, rivolgendo loro commosse parole:
“Se talvolta vi offesi, perdonatemi, perché sono uomo e come tale soggetto ad errare. Rendo grazia a Dio di avermi concesso di vivere fino ad oggi, quando mi è permesso morire per la verità e a profitto dei miei fratelli e concittadini. Gloria a Dio e alla verità!”.
GIOVANNI DENK, filosofo, fu decapitato a Worms.
Un editto emanato da CARLO V aveva spinto alla persecuzione e alle condanne anche quei pochi principi che, per timore d'impopolarità o di rappresaglie, ne sembravano alieni. Con tale editto si ordinava quanto segue:
“Tutti gli anabattisti, tutti i nuovi battezzati, di qualunque sesso ed età, devono essere passati da vita a morte, sia per mezzo di spada, sia col rogo, sia altrimenti, e senza alcun giudizio inquisitoriale preventivo. Ogni persona che protegga, accolga, nasconda un anabattista deve essere condannata a morte e non deve giammai essere graziata. Tutti quelli che rifiutano di far battezzare i loro figli siano considerati come anabattisti. É obbligo, sotto pena di bastonature, denunciare i sospetti di anabattismo”.

Ma come per i primi cristiani, così per gli anabattisti la recrudescenza della persecuzione fu semenza e non falce; essi citavano il Vangelo (Mattia, V) “Beati quelli che sono perseguitati perché predicano la giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli. Beati siete voi, quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno, e, mentendo, diranno di voi ogni male per cagione mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli; così prima di voi hanno perseguitato i profeti”.

Le persecuzioni erano più o meno violente secondo che i vari gruppi sparsi per la Germania davano maggior risalto al programma sociale o a quello religioso della dottrina. Gli è che, come già dicemmo, nel programma sociale essi avevano avversi non solo preti e pastori i quali si appoggiavano ai Principi loro protettori, ma i Principi stessi e tutti coloro, nobili, cortigiani, mercenari, mercanti, che comunque vivevano all'ombra delle corti principesche.
LUTERO cercò ancora di calmare il furore antianabattista dopo che le sue istigazioni ai Principi lo avevano eccitato. Era forse un ricredersi? Oppure, nel successo dello Scisma, egli, come suole accadere in casi analoghi (e la Storia non è avara di tali esempi) dopo aver vinto, esaminava lo stato delle cose non più con animo di tribuno ma di politico, e cercava trovare nella riappacificazione degli animi una via di assestamento e di consolidamento al nuovo stato di cose da lui creato in Germania? Certo è che, sia nelle invettive che nel tentativo di placare gli animi, Lutero poco o nulla rileva le teorie comuniste degli anabattisti, pervaso come egli era da spirito anticattolico; oppure gli sfuggiva che nel movimento anabattista, o nella forma con la quale esso si svolgeva, ciò che più avrebbe potuto eventualmente generalizzarsi ed imporsi era appunto la funzione sociale, l'affermazione del popolo sorto a reclamare i propri diritti conculcati, lo sconvolgimento generale che incombeva con l'abolizione dei privilegi, con lo sminuzzamento delle grandi proprietà terriere, con la comunità dei beni. I sovvertimenti a fine essenzialmente religioso si esauriscono nella sconfitta o nella vittoria, poiché fatalmente vanno a finire in un adattamento allo stato già esistente della società. I sovvertimenti dell'ordine sociale, se pure restano sopraffatti da correnti più forti d'interessi e di aspirazioni, fatalmente si rinnovano con maggior violenza e con maggiori possibilità di successo.

In Germania i Principi luterani, per i quali il luteranismo era specialmente forza di governo, già istigati da Lutero contro gli anabattisti, non accoglievano oramai i suoi sinceri o interessati consigli di moderazione. Lo stesso Melanchton che prima sembrava indulgere a questi fanatici, in gran parte contadini e poveri, in seguito si scagliava con maggiore veemenza contro di essi quanto più gravi erano le loro sventure. Arnald, contemporaneo degli anabattisti, scriveva invano: “Essi rinunciano, è vero, alla proprietà individuale fin dal loro entrare nella comunità; ma d'altra parte essi rispettano sempre la proprietà dei non anabattisti”.
Nell'animo angosciato di questi proscritti, perseguitati e divisi gli uni dagli altri, si sviluppava così sempre più forte il desiderio di una terra ospitale, ovunque fosse, che potesse riunirli sotto la guida dei loro apostoli, terra ove realizzare il loro programma spirituale e materiale.
GIACOBBE HUTTER fu il primo fra gli anabattisti che tentò di portare a compimento un programma concreto. Egli riuscì a unire i dispersi e a condurli a quella che sembrava dovesse essere, la loro terra promessa: in MORAVIA.

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