HOME PAGE
CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 1800 

LA BATTAGLIA DI MARENGO
(DESAIX)

vedi qui immagine
 e i due protagonisti > >

14 GIUGNO - ....una sofferta e problematica vittoria (nel contesto generale decisiva per l'intera Europa) i francesi la ottengono a BOSCO Marengo. Ma in questa battaglia fu la grande (ma anche sfortunata) giornata del giovanissimo generale Desaix
L'armata, quella parte guidata e comandata da Napoleone, dopo aver occupato Marengo, era venuta a contatto con il nemico a Pietrabona ; alle nove del mattino gli Austriaci con tre colonne iniziarono a sfondare i reparti francesi. Lo scontro  per tutta la durata della battaglia fino alle due del pomeriggio fu sempre incerto, ma alle tre la battaglia era purtroppo  persa per Napoleone. Gi� contava alcune migliaia di morti e altrettanti feriti. Con le poche forze che disponeva, continuare la battaglia si sarebbe risolta in un suicidio di massa dei francesi.
La fine delle ostilit� quindi non fu una resa dopo una totale disfatta, ma una sensata rinuncia a continuare, anche perch� l'esercito francese  presagendo la sconfitta  totale si era gi� disperso, era arretrato, abbandonava il campo, mentre  Napoleone  continuava  a gridare  loro "Fermatevi! Aspettate! Le riserve presto saranno qui; Desaix non � lontano". Nulla da fare, pi� nessuno lo ascoltava.

Dopo questa battaglia persa, assieme ai suoi soldati  stava fuggendo anche la fortuna di Napoleone. E chiss� con quali conseguenze politiche successive; sarebbe cambiata tutta la Storia d'Europa! L'Austria e la Prussia avrebbero trionfato, mentre a Parigi se Napoleone vi tornava vivo e sconfitto  la "sua festa" era gi� stata programmata (come vedremo pi� avanti).

 Gli austriaci la percepirono benissimo questa situazione critica, caotica e rinunciataria; alle quattro del pomeriggio gi� non avevano sul campo di battaglia pi� francesi. I piccoli gruppi isolati  che vi erano ancora impegnati li massacrarono. Dopo mezz'ora tutto era finito. Alle cinque del pomeriggio,  i soldati austriaci ritiratisi nei propri  accampamenti,  in un modo disordinato e sciatto, si misero a celebrare la vittoria. Il loro comandante MELAS partecip� anche lui alla iniziale  festa, poi tranquillo e soddisfatto della giornata, si ritir� al quartier generale di Alessandria (a 15 km), non prima di aver mandato  un messaggero a Vienna per annunciare la vittoria. "Napoleone sconfitto. Nei prossimi giorni gli daremo  il colpo di grazia". Una analisi realistica. Se gli austriaci muovevano anche da Genova, presto Napoleone lo avrebbero sicuramente stritolato in una tenaglia. 
Gli austriaci lo avrebbero potuto fare la sera stessa, i francesi erano gi� quasi circondati, infatti abbandonando Marengo, disordinatamente si ritirarono verso San Giuliano; e questo fu un grosso errore di Melas e dei suoi uomini.

Sulla spianata di Marengo, tra gli avviliti francesi e gli esultanti austriaci, in mezzo al campo, trascorsero tanti inavvertibili istanti. La Storia vista da un immaginario spettatore, nell'indugiare sul campo gi� disseminato di cadaveri, sembr� di proposito volesse  ignorare il tempo, che trascurasse lo scorrere dei minuti,  come se volesse battere solo la sua "ora storica".  E come nelle cronache dei tempi passati,  nel campo di battaglia di Marengo, la Storia in questi minuti rallent� vistosamente, come se esitasse a proseguire o volesse mutar direzione.
 
Napoleone poi, di questi istanti fatali ne aveva conosciuti gi� due. A
Tolone nel 1793 e a Parigi nel 1795. Anche l�  il destino indugi� qualche minuto poi il rintocco di un'ora fatale  fece mutare la direzione della sua vita e della Storia.
A  Marengo il destino ricomparve sul campo di Battaglia quando  per Napoleone non c'era quasi pi� nessuna speranza di modificare la sua vita e la Storia. Di minuti ne erano passati sessanta, ma allo scoccare dell'ora, la Storia aveva deciso quale direzione prendere: di andare incontro a Napoleone.

Infatti nel tardo pomeriggio, alle ore 5 di sera (siamo a met�   giugno, quindi molto chiaro)  piomb� sullo scompaginato campo francese  il Generale  Desaix.  Come mai? 
Eppure profeticamente ancora a Parigi, quattro mesi prima, Napoleone aveva puntato uno spillo sulla cartina proprio in una zona a un chilometro da Marengo, affermando ai presenti "qui avverr� la mia prossima grande battaglia". Che cosa era accaduto?

Napoleone, non conoscendo esattamente la consistenza dell'esercito austriaco, convinto di poter affrontare gli austriaci con i suoi scelti reparti, il giorno prima -il 13- al bivio di Villavernia (a una quindicina di chilometri a est) aveva incaricato il giovanissimo generale al comando della divisione Boudet di portarsi a sud, in perlustrazione su Novi ma soprattutto come protezione del fianco sinistro. Da Genova infatti potevano giungere gli Austriaci;  voleva in sostanza Napoleone coprirsi la spalle nella sua avanzata verso ovest,  a Bosco Marengo, quindi a 10-11 km a nord di Novi. 
Desaix non fu impegnato in nessun scontro n� trov� tracce di eserciti in quei paraggi. Fu allora che ebbe l'intuizione. Forse a nord, proprio verso  Marengo, gli austriaci avevano deciso di attaccare, di mettere in atto il grande scontro partendo da Alessandria (zona Pietrobona). Poi, quando in lontananza sent� il primo rimbombo di cannone, non ebbe pi� i dubbi, lasciato Novi a pomeriggio inoltrato, avanzando a tappe forzate, comparve alle spalle di Napoleone e "sulla scena della Storia" alla 6 di sera. 

Contro il parere di tutti i generali,  afferrata la situazione e le condizioni in cui era il nemico -che di sicuro non aveva  previsto l'arrivo dei rinforzi e tanto meno un attacco a tarda sera- Napoleone e Desaix in un lampo si riorganizzarono. Prima con la cavalleria al galoppo guidata da Kellermann, che riusc� a infilarsi nella falla dell'avanguardia austriaca che si era gi� staccata dal resto dell'esercito; poi con la divisione di Desaix, travolgendo ogni ostacolo si gettarono nuovamente nella battaglia con gli austriaci appiedati e scomposti. 
(nel quadro che abbiamo inserito, dipinto dal generale artista  LE JEUNE (che era presente), abbiamo una ricostruzione abbastanza fedele di quello che accadde. Nello sfondo si notano appunto gli austriaci ammassati e appiedati, mentre i francesi li stanno travolgendo con la cavalleria).

La sorpresa per gli austriaci - gi� spogli di armi, avvinazzati, e da pi� di un ora  impegnati a far festa - fu enorme ma anche spaventosa. Iniziarono a difendersi in qualche modo, senza un capo, un comando, una strategia difensiva; qualcuno si precipit� ad avvertire  il comandante ad Alessandria, ma quando arriv� a Marengo il suo esercito era gi� completamente annientato.  I morti da entrambe le parti erano cos� tanti da sconvolgere il pi� insensibile generale. Ottomila austriaci e settemila francesi che erano caduti nella precedente battaglia, giacevano morti sul terreno  
(Nella piana di Marengo sorge ancora oggi il grande  ossario. Si disse che per molti anni i contadini del luogo trovavano tra le zolle e gli anfratti i miseri resti di questa carneficina).

Napoleone nelle sue Memorie,  e nella lettera subito dopo la battaglia,  inviata la sera stessa  all'imperatore  austriaco per chiedere la fine di questa folle guerra, scrive:
 "La Guerra � avvenuta... Migliaia di francesi e di austriaci sono morti....Migliaia di famiglie desolate reclamano i loro padri, i loro sposi, i loro figli!...Ma il male compiuto � senza rimedio: valga almeno come ammaestramento e ci faccia evitare quello che deriverebbe dal continuare le ostilit�. E' dal campo di battaglia di Marengo che vi scrivo, tra le sofferenze, circondato da 15.000 cadaveri. Da questo luogo  scongiuro Vostra Maest� di ascoltare il grido di umanit�.....Diamo il riposo e la tranquillit� alla generazione presente. Se le generazioni future sono cos� folli da battersi, ebbene!, apprenderanno, dopo qualche anno di guerre, ad essere sagge e a viver in pace".

Purtroppo l'audace e vittorioso  intervento di Desaix fu funestato anche dalla sua morte. Colpito mortalmente in battaglia, spir� pi� tardi bisbigliando una  frase profetica "Rimpiango di non aver  fatto abbastanza per entrare "con" Napoleone nella Storia, nella memoria dei posteri". Si sbagliava! Marengo non � una vittoria di Napoleone, ma di Desaix. Ed ecco qui che lo ricordiamo "con" Napoleone. Di diritto anche Desaix  con Napoleone � entrato nella memoria dei posteri. E fin quando esister� Marengo, Desaix assieme a Napoleone sar� sempre ricordato!  (Del resto Napoleone non dimentic� mai n� Desaix e neppure Marengo; non a caso questo nome lo fece incidere sulla sua sciabola! Un significato lo doveva avere!)

Dopo la battaglia,  innalzarono  un'altissima  colonna a ricordo, con alla sommit� un aquila.
Gli austriaci alla caduta di Napoleone, per non lasciare questo simbolo della loro vergogna, la colonna la sottrassero intera e la fecero sparire. D'Annunzio casualmente la ritrov� poi a Fiume dopo 119 anni, nel 1919, e  la rimise al suo posto. Dove si trova ora.

Lo sfortunato DESAIX quasi coetaneo di Napoleone (31 anni), di nobile famiglia, entrato giovanissimo nell'esercito aveva alle spalle gi� una carriera splendida. Partecip� giovanissimo con Napoleone nelle guerre della rivoluzione; nel '98 era comandante dell'armata napoleonica d'Oriente e fu un protagonista alla battaglia delle Piramidi; lui a battere i Mamelucchi, lui a prendere il comando dopo la partenza di Napoleone, lui a evacuare le truppe dall'Egitto. Napoleone nella campagna d'Italia di quest'anno l'aveva voluto accanto a se' all'ultimo momento (combatt� -e mor�- vestito in borghese) affidandogli il comando della divisione Boudet;  quella che gli ha salvato in extremis la sua carriera, ma anche stroncata in un generoso slancio quella di Desaix.

Napoleone davanti a questa tragedia, rimane sul campo di battaglia con l'animo doppiamente turbato, e a ragione fa alcune amare considerazioni. Davanti a s� ha  una montagna di cadaveri; ha perso uno dei suoi migliori generali; e cosa  pi� grave lo sconfitto � lui, perch� la vittoria in extremis � merito di Desaix. La lettera sopra inviata all'imperatore, dimostra che Napoleone in questa circostanza (anche se sa che questa battaglia conclude una brevissima campagna in un modo trionfante, e come vedremo anche determinante) � profondamente sconvolto, e rivela per la prima volta tanta sensibilit�, tanta amarezza e un forte desiderio di pace, soprattutto quando alla lettera di sopra aggiunge queste tre righe: 
"L'astuzia degli Inglesi ha impedito l'effetto che il mio passo a un tempo semplice e aperto doveva produrre sul cuore di Vostra Maest�. Senza turbarmi per l'inutilit� della prima iniziativa (N. prima di iniziare la campagna in Italia aveva gi� chiesto con una precedente lettera di evitare questa guerra) mi decido ancora a scrivere direttamente a Vostra Maest�, per scongiurarla di por termine alle sventure del continente". (che profeta!)

Napoleone � dunque diventato dopo Marengo un pacifista? In seguito per anni e anni lo dipinsero (anche miseramente) come un "mostro", un "ambizioso", un "sanguinario", un "macellaio". Ma se analizziamo bene tutto il suo operato, non prima di aver spazzato  via tutti i falsi (abilmente costruiti) pregiudizi cristallizzati, e se rileggiamo le sue vere memorie, la concezione napoleonica � grandiosa. Si � sempre cercato di occultare la grande idea federalista europea, ed ecco che giunti nel 2000 ci dibattiamo ancora  sulla sua realizzazione, innanzitutto politica.

  Dopo Marengo, Napoleone sa che la Francia, il popolo francese, ha bisogno di gloria ma sa anche che ha bisogno di pace, e agisce  per la pace.  Ma ci sono gli altri Stati che non vogliono rinunciare alla loro potenza e alla loro egemonia, politica ed economica (ma spesso solo per conservare la propria dinastia).  D'ora in avanti le situazioni diventeranno per lui sempre pi� difficili. Persino nella stessa sua Francia. Infatti ad accrescere la sua inquietudine, proprio a Marengo, il giorno dopo (a Parigi hanno gi� saputo cosa � accaduto di bene e di male a Marengo)  gli giunge tempestivamente dalla capitale un  rapporto di Fouch� (capo della polizia): "Telleyrand all'ora di pranzo ha adunato i suoi fidi amici per discutere cosa fare qualora a Napoleone tocchi la sorte di Desaix o venga battuto".
Napoleone legge, un sorriso di scherno, poi con un'amara piega di tristezza sulla sua bocca commenta  "Questi sono gli amici, questi sono i fidi! Si sono spaventati. La loro preoccupazione � gi� quella di liberarsi del "tiranno".
Mentre a Marengo Napoleone scrive e manifesta  sentimenti nobili, a Parigi c'� calcolo, cinismo. E' partito Console, ma a Parigi lo considerano un militare, gi� pronti -se perde- a pasteggiare o sul suo cadavere o a silurarlo.

Ma in poche settimane Napoleone ha chiuso una difficile e delicata campagna militare, ha ristabilito il suo prestigio e la sua vitalit� e nell'esercito � ritornata "l'anima". E' ritornato dall'Egitto, ha sconvolto Parigi, � poi sceso in campo, e in una sola battaglia ha riproposto il suo genio fuori del comune.  E' riconosciuto campione d'Europa e ottiene rilevanti risultati. Nei prossimi mesi la Francia a Luneville firmer� la pace con l'Austria, la Prussia, la Baviera, la Russia, Napoli, Spagna, Portogallo e perfino con l'Inghilterra; qui, morto l' irriducibile Pitt � stato nominato  Fox, che Napoleone invita subito a Parigi, e il neo eletto  torna sull'isola entusiasta di Napoleone.
La fiducia tributata dalla Borghesia Francese al Primo Console si propagava paradossalmente a quella Inglese (gli affari sono affari- anche mettendosi contro la politica). I commerci sperano in una lucrosa ripresa dei traffici con la Francia. 
Eppure nonostante questo successo e il grande desiderio di pace espresso a Marengo, -perfino accoratamente come abbiamo letto-  Napoleone   proprio dopo questa vittoria, sar� costretto a tenere la mano costantemente sulla spada.  Questo sar� forse il pi� terribile paradosso della sua posizione: avere continuamente bisogno della pace, ed essere costretto a fare la guerra.
Sa che "amici" e "nemici" stanno affilando le loro  armi dentro le ambigue sale diplomatiche di mezza Europa con i patti pi� inquietanti. 

Della impressionante giornata di Marengo, Napoleone nei suoi sei anni di esilio a Sant'Elena conserver� un ricordo vivissimo.  Non a caso Las Cases (il maggiordomo estensore delle sue memorie)  riporta questa passo:

 "...fece una passeggiata ma rientr� di buon'ora, alle tre; mi fece segno di seguirlo nella sua camera dicendomi "Sono triste, adagiatevi su questa seggiola e tenetemi compagnia", poi si stese sul canap�, e chiuse gli occhi; io ero a un passo dalla sua persona, gli vigilai accanto...Il suo capo era scoperto...io contemplavo la sua fronte, quella fronte, sulla quale leggevansi i ricordi di Marengo...Chi pu� esprimere quali fossero le mie idee, le mie sensazioni!...Lo si immagini, seppur ci� � possibile: quanto a me non saprei certamente spiegarlo!" (Memoriale di San'Elena, 1a ediz. originale, pag. 679).
E se Las Cases -fra tanti ricordi, tante tragedie, tante disgrazie- cita proprio Marengo, � perch� Napoleone lo ha fatto pi� volte partecipe del grande turbamento che lui avvert� a Marengo, pur avendo vinto, non perso.
Di quelle "sventure sul continente" di cui parlava in quella lettera da Marengo, alcune erano gi� accadute, e molte altre accadranno; aveva dunque delle buone ragioni per essere turbato. Aveva anteveduto l'intera storia d'Europa dei successivi decenni del suo e del nostro secolo, quando tutti i belligeranti europei nell'incapacit� di mettersi d'accordo (pi� per beghe familiari e gelosie dinastiche), nello sfacelo  uscirono dai conflitti tutti sconfitti:  e non solo fecero crollare i loro tre imperi, ma causarono uno spostamento della potenza internazionale, e posero termine alla potenza europea.

Ma a MARENGO in mezzo a uno spettacolo di morte, nel turbamento della coscienza,  accadde anche qualcos'altro durante quelle profonde riflessioni fatte sul campo di battaglia dove la fede che lui poneva nei suoi cannoni e nel suo reggimento vacill�, anche a vittoria raggiunta. Ci fu il riavvicinamento alla religione. Vandal ha lasciato scritto che "il Concordato Consalvi fu una conseguenza di Marengo". A Milano pochi giorni dopo la battaglia, Napoleone  nel suo intimo era gi� un altro uomo. Con la vittoria sapeva benissimo  che era ormai padrone di fare quello che voleva. Ma nel  desiderio di apparire ricostruttore di un critico equilibrio, troviamo anche profonde ragioni che lo spingeranno verso il Concordato (che leggeremo il prossimo anno, e questo nasce pochi giorni dopo Marengo).

18 GIUGNO - Pochi giorni dopo la battaglia di Marengo, Napoleone entra trionfalmente  a Milano.  Nel Duomo viene celebrato un solenne Te Deum di ringraziamento. Napoleone entra nella cattedrale (ha ancora davanti agli occhi i quindicimila cadaveri, la lettera di Parigi di Fouch�, ricorda perfettamente quella inviata all'Imperatore, e sa che tutta l'Europa sta chiedendosi cosa accadr� ora), assiste  a questo particolare inno liturgico, e forse  sente il bisogno, l'attrattiva di una fede nell'intimo della sua coscienza,  forse capisce in un lampo di spiritualit� religiosa naturalistica, che questo suo bisogno � anche quello intimo di milioni di uomini. Che � suo dovere, e anche suo interesse di capo dello Stato (ora ancora pi� forte), accordare agli uomini libero esercizio della religione; che prima ancora di avere un contenuto filosofico dogmatico e intellettuale verso la divinit�, � il legame morale (norme etiche) che hanno permesso lo sviluppo storico-sociale dei gruppi umani.

L'atteggiamento di Napoleone verso le religioni era sempre stato di scetticismo, di diffidenza; in certi scritti non mancano allusioni ironiche alla fede, ha quasi in antipatia certe pratiche che considera superstiziose. Non era  insomma n� un religioso e tanto meno un cattolico. La sua cultura era tutta illuministica; la sua educazione si era del resto formata su letture profane, belliche e perfino spregiudicate; era sempre vissuto nelle guarnigioni. Aveva provato le frastornate giornate rivoluzionarie. Il realismo politico che conosceva era uno solo: quello delle campagne militari e delle battaglie.  La sua fede era nei cannoni (ricordiamoci cosa fece a Tolone e a Parigi) e fede nei suoi uomini che gli vivevano accanto, spesso idolatrando proprio lui.
A Milano tentennano queste sue uniche concezioni, e ha un'attrattiva  forte di altro genere, ma ancora imprecisa.

Quando parla ai prelati di Milano, parla come il capo di una grande nazione cattolica: atti e parole sono d'istinto gi�... da re-imperatore (inconsciamente o no sta creando una monarchia gi� di fatto). E sente in questa veste il bisogno di accennare a un concordato con il cardinale Martiniana. Forse agisce l'emotivit� di questo particolare momento (il dopo Marengo), forse le sue origini italiane, forse l'atavismo religioso dei suoi antenati; forse l'ammirazione della salda unit� della Chiesa, la sua gerarchia, la disciplina, il rito dello stesso Te Deum; infine forse  la storia di Roma, che conosce molto bene, lui sa tutto dell'antico impero.  Ed � cosciente che da questo momento sar� lui a dominare  sull'Europa e su Roma stessa, che significa imperare politicamente sul Mediterraneo;  il possesso dell'Italia significa appunto questa autorit�, maggiore di quella del passato, perch� Roma non � solo quella classica che, repubblica e impero, unific� l'Europa, ma � anche il centro di quel cristianesimo che ha poi ereditato la saldezza del Sacro Impero romano. Il Cristianesimo stesso pot� diffondersi per il mondo soltanto dopo che si fu trasferito a Roma, nel cuore del Mediterraneo, quel  mare predestinato dall'inizio dei tempi ad essere il centro di tutte le civilt�.

Napoleone non sfugge a questo richiamo del grande passato;  sa ormai di essere militarmente potente, dunque Roma e il Mediterraneo � in cima a tutti i suoi pensieri e cerca il mezzo per stringere un patto proprio con la Roma papale.
E' in Italia che sono nati gli Imperi, � Roma la citt� imperiale per eccellenza, che per secoli fu alla testa  del mondo. E' Roma che ha sempre esercitato il fascino profondo sui popoli e sui condottieri; un Imperatore non � tale se non � incoronato a Roma; dai Longobardi in poi tutti sono scesi in Italia e a Roma per ricevere la sacra investitura; per avere autorit� e diritto a reggere il mondo. Tutto questo Napoleone non lo ignorava gi� prima, in giovent� si era nutrito di opere classiche. Ma ora era diverso, era cosciente dopo Marengo che lui stava entrando nella storia di tutti i popoli d'Europa, come i grandi imperatori romani

I motivi di questa ambizione li esporr� con lucida profondit� Alberto Sorel nel VI volume della sua Storia: "Napoleone desiderava il Concordato con la Chiesa perch� voleva associare le coscienze alla sua grande opera di pacificazione nazionale; farsi aiutare dal clero nella sua ricostruzione della vita spirituale del popolo francese e tranquillizzare quelli conquistati; mettere il vescovo accanto al prefetto (questa era una figura romana) e in tal modo esserne aiutato, ma insieme sorvergliarlo, tenerlo alle sue dipendenze; completare con la conquista delle anime la sottomissione del paese e dei paesi; soddisfare infine, dopo gli interessi della vita civile, le profonde e intense aspirazioni religiose dei popoli" 
Non tutti erano pronti a queste grandi progetti. Il nuovo Papa di quest'anno, quasi gli � vicino (� anche lui affascinato da quest'uomo)  ma o per un improvviso ritorno al conservatorismo della Chiesa, o per la forte protesta di alcuni cardinali, ritratter� poi molte concessioni.
 (questo singolare  documento da pochi anni rinvenuto lo riportiamo nel prossimo anno. Ci rivelano in poche righe l'essenza di certi colloqui e di certe concessioni, poi ritratte, ma forse non per volont� del Papa, ma perch� vi fu costretto). 

Quando rientrer� a Parigi, sappiamo che Napoleone ha questo stato d'animo e questi sentimenti. Ed � anche  coraggioso, perch� si mette contro i politici imbevuti di idee illuministiche, contro generali, letterati, giornalisti, borghesia colta e intellettuale; inizia le epurazioni e vuol mettere fine alla "pagliacciata" ("culto della ragione" - di cui leggeremo nel prossimo anno alcune "irragionevoli dogmi"); sa che gran parte del popolo francese vuole ritornare alla religione cattolica, che non � intellettuale ma � congenita-educativa, perch� � atavica; ha tenuto insieme la famiglia, il borgo, ha difeso alcuni valori, e nei riti ha dispensato commozione e spiritualit�.
  E se la "Sovranit� del popolo" ora esiste, lui vuole avere rispetto ed essere il sostenitore della sovranit� popolare. Aspro e sarcastico, Delmas, un suo generale, nel vederlo prendere contatti con prelati e monaci, commenta che sta facendo "una bella cappuccinata". Ma lui risponde "Non voglio pi� spargimento di sangue.... Ho bisogno del papa... lui solo pu� riorganizzare i cattolici di Francia nell'ubbidienza repubblicana", poi profeticamente aggiunse, accennando ai rabbiosi oppositori "Questo secolo che inizia, non prender� il nome da loro, ma da me. Deve essere mio pensiero non legare il mio nome a nessun atto indegno". 

Questi atteggiamenti hanno certo un significato politico, indubbiamente devono risolvere problemi di carattere pratico, ma nell'intimo della sua coscienza vi � molto altro, anche se sono ancora aspirazioni imprecise. Davanti a Thibaudeau afferma "Si dir� che io sono papista. Io non sono nulla. Ero maomettano in Egitto, sar� cattolico per il bene del popolo. Io non credo nelle religioni. Le legioni romane dove giungevano tolleravano ogni religione locale".
Poi pochi giorni dopo torniamo al punto di partenza, all'intimo dei suoi sentimenti commossi che ci rivelano un altro Napoleone. E' sempre Thibaudeau a raccontarci questo successivo episodio narratogli da Napoleone: "Domenica scorsa ero qui, in questo giardino, in questa solitudine, in questo silenzio della natura. Tutt'a un tratto una campana poco lontano suon�: fui commosso....Allora pensai: che impressione deve fare questo su uomini semplici e creduli!....Il popolo ha bisogno di una religione, e questa religione deve essere nelle mani del governo". 
Ha 31 anni, ma � gi�  sulla lunghezza d'onda di un Costantino.

Ma ritorniamo a  Milano. Se il Te Deum ha consacrato la sua vittoria di condottiero, i festeggiamenti che si conclusero con  una grande serata a La Scala hanno celebrato il suo trionfo da re.
Questa fulminea e fortunata vittoria ora apre a Napoleone le porte  dell'Impero. A Parigi "amici" e "nemici"  lo attendono per tributargli feste e onori. Nel resto d'Europa c'� invece tanta inquietudine.
Liberata  la Liguria e il Piemonte, in Lombardia viene restaurata la Repubblica Cisalpina;  pi� tardi ne far� parte anche Novara e la Lomellina. Mentre Genova dopo essere stata evacuata dagli  austriaci � governata da un governo filo-francese.

25 GIUGNO - Improvvisa partenza di Napoleone da Milano, con direzione Torino. Un incontro e un colloquio con i Savoia non � registrato dai sabaudi, ma Napoleone a Torino si ferm� a fare indubbiamente altri patti molto chiari. Infatti alla pace di Luneville il Piemonte verr� poi annesso alla Francia.

2 LUGLIO - Napoleone gi� preceduto dalla gloria, arriva a Parigi.  Ma dopo  quell'informativa a Marengo, si muove con prudenza tra i "fidi amici".  Non essendo ancora un mondano sopporta i numerosi  ricevimenti in suo onore; poi inizia subito  il suo nuovo lavoro: un fecondo lavoro, da questo 1801 fino al 1805. 
E se prima la sua forza si fondava sulle eccezionali doti militari, Napoleone all'improvviso inizia a brillare anche per le sue  capacit� amministrative e legislative.  Sulle riforme, il merito di Napoleone � di aver introdotto in Europa con i suoi Codici le fondamenta della borghesia e della societ� moderna. In quello Civile, sancisce la scomparsa dell'aristocrazia feudale e afferma i principi del 1789: Diritti dell'Uomo; la libert� personale; l'uguaglianza davanti alla legge; l'istituto della famiglia; la laicit� dello Stato; la  libert� di coscienza; la libert� di espressione, di culto e la libert� di lavoro. Ed e' questa l'opera (una grande costruzione) di Napoleone che sar� la pi� duratura nel tempo.

In molti articoli del codice civile, si notano le influenze personali di Napoleone, l'eco delle sue parole, il riflesso della sua coscienza, e perfino  l'eco profondo della  sua infanzia. (quando affronta l'istituto familiare ha presente i brutti giorni della fuga a Nizza di suo padre con la madre e sette fratelli a vivere tutti eroicamente di stenti ma sempre uniti).
 Lo aiutano con le loro vaste esperienze giuridiche Tronchet, Bigot, Malleville, Portalis, ma il pensiero che sorregge il codice e lo spirito che lo anima, con tanta semplicit� e tanta chiarezza sono di Napoleone. Partecip� a quasi tutte le sedute del Consiglio, discusse parola per parola ogni intricata questione con la sua lucidit� e il suo ragionamento, cogliendo immediatamente l'essenziale. Portalis e Tronchet ce ne hanno tramandate le testimonianze;  e gli scrissero il migliore epitaffio per i posteri: "Imparammo anche noi; egli era la giovinezza legislatrice, era un Solone prima di essere Cesare". 

Tre, quattro correnti storiche del diritto  hanno confluito nel formare il Codice Napoleonico. Si sono fuse e armonizzate ai tempi nuovi.  E ogni volta che a Napoleone sembr� necessario, alcune leggi furono corrette, altre modificate altre ancora abolite. Ma se fu relativamente facile per quelle legate alle vecchie tradizioni, molto ma molto pi� difficile fu il compito nel toccare quelle che erano nate dal travaglio della Rivoluzione. Nell'anarchia ognuno si era fatto le sue leggi, si era fatto la nicchia delle proprie impunit�.  
Furono imposte le nuove da un "tiranno" come si volle far credere dopo?  Sembra proprio di no; di fronte un esame scrupoloso, una imponente costruzione come questa, anche una grande assemblea -senza un'unica geniale mente direttiva- non avrebbe potuto mai farla nascere, n� avrebbe potuto ottenere nel giro di pochi mesi dei risultati; e nemmeno sarebbe rimasta nel tempo. 

NAPOLEONE NON LA SCOLPI' NELLA PIETRA,  
MA NELL'ANIMA DI OGNI CITTADINO DEL MONDO.

Tutti gli Stati liberi e democratici se vogliono sopravvivere nella comunit� umana non devono prendere solo "qualcosa" dai Codici Napoleonici, ma "quasi tutto". Molte norme giuridiche in seguito furono cancellate, ma poi ritornarono prepotentemente alla ribalta nelle vie e nelle piazze di tutto il mondo, reclamandole col ferro e col fuoco. Queste acque chiare del fiume napoleonico seguitarono (e seguiteranno ancora) a spazzare via quelle torbide; a eliminare le ingiustizie dentro quei popoli in cui ogni singolo individuo ambisce alla libert�, desidera tolleranza, ama una pacifica convivenza e la democrazia.
Dopo Salomone, dopo Cicerone, dopo Giustiniano, Napoleone occupa il quarto posto nella storia umana degli uomini che hanno fatto il diritto. Certo il diritto - visto sociologicamente - non � opera di un singolo, � espressione di quella stessa societ� che esso regola e come tale � frutto di un travaglio collettivo;  manifestazioni di esigenze che con delle norme devono essere soddisfatte e armonizzate fra loro; quindi tutti gli uomini vi concorrono. Tuttavia nelle sue concrete formulazioni, il diritto � opera di singoli uomini. Si tratta di quei Grandi che hanno saputo dare alle esigenze di giustizia della societ� del loro tempo una risposta concreta. Grandi uomini come quelli citati, che hanno intuito tali esigenze perch� avevano una visione unitaria dei problemi, spesso preannunciandoli. Ma come abbiamo visto in tutta questa Cronologia, i "grandi" sono pochi, e Napoleone � uno di quelli, un Grande del Nostro Tempo, della Nostra Societ� Moderna. 
Cronologicamente , dopo una societ� guerriera, dopo quella religiosa, dopo quella feudale aristocratica, compare con Napoleone la societ� democratica. E guardando indietro nella storia indubitabilmente fino ad oggi � la migliore  di tutti i tempi; siamo dunque un po' tutti debitori a Napoleone. 

Riusc� a far capire anche ai servi della gleba cos'era uno Stato, e allo Stato a far capire chi erano i servi della gleba: cio� uomini uguali ad altri uomini. Forse solo allora  la "volont� divina"  (con la forza si autoproclamavano re e veniva poi spudoratamente spacciata per volont� Divina)  si manifest� veramente, e fu anche pi� credibile.
Ecco a proposito cosa ci ha lasciato scritto NAPOLEONE:
"Tutti nascono anonimi come me, in una anonima Ajaccio, in un'anonima isola, in un anonimo 15 agosto, di un anonimo 1769, da due anonimi Carlo e Letizia Ramolino; solo dopo diventano qualcuno; e se prima di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se stessi, anche la volont� divina si manifesta sull'uomo." (Memorie)
Napoleone, prima volle, e non deluse se stesso, poi propose agli altri quello che a loro interessava.
"Il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell'uomo".
Servi non si nasce, ma nulla poteva fare il singolo servo o tanti servi messi  insieme, ci pens� allora Napoleone!
E noi tutti anche se non "unti dal signore" -se non siamo affatto per questo delusi di noi stessi- sentiamo di dovere a lui qualche cosa!

3 DICEMBRE -  AUSTRIA  - Dopo quella subita in Italia, un'altra sconfitta ad opera dei francesi gli  austriaci-germanici  la subiscono quasi a fine anno. La loro  armata sul  Reno viene sbaragliata  a Hohenlinden da Moreau. I francesi poi proseguono l'avanzata sul Tirolo, portandosi fino a ridosso di Vienna. Non resta altro da fare agli austriaci che iniziare trattative di pace con i francesi, prima che sia messa a ferro e fuoco  anche la capitale.
La vittoria del generale Moreau a Hohenlinden fa cessare le ostilit� con l'Austria. La Francia pu�  riprendere fiato, soprattutto con le sue finanze, dopo il dissanguamento per le spese di guerra, per le minore entrate delle esportazioni e per  l'economia globale europea in piena crisi per le stesse ragioni, o perch� involontariamente anche altri stati pur neutrali sono stati coinvolti nella crisi di guerra. Ma anche perch� in questi anni di confusione, senza molte regole, molti avvoltoi non hanno avuto scrupoli nel praticare la sistematica corruzione o nel migliore dei casi la speculazione. Nel mettere le mani su alcuni settori, Napoleone inizia a crearsi molto nemici, non pi� potenziali, ma gi� effettivi. Pronti a colpire nell'ombra, gi� subito.

24 DICEMBRE -  Attentato a Napoleone  a Parigi in Rue Saint Nicaise. Viene fatta scoppiare una bomba durante il suo passaggio. Napoleone deve ora guardarsi oltre che dai nemici, dagli "amici"! Da alcuni francesi.  Che hanno gi� iniziato a chiamarlo "tiranno" assieme ai giacobini e ai monarchici. Questi ultimi per ovvi motivi, sono caduti tutti nella polvere, anche se hanno ancora la testa attaccata al collo, che per� ora  stanno usando nel modo pi� perverso: nell'organizzare congiure.

 

GRAN BRETAGNA il 7 GIUGNO il parlamento inglese con l'Act of Union    abolisce il parlamento di Dublino e unisce l'Irlanda  alla Gran Bretagna. Agli irlandesi cattolici re GIORGIO III non fa nessuna concessione. Le reazioni violente per la perdita dei diritti politici iniziano subito a farsi sentire con continue ribellioni.
(Una lite perenne, ancora attuale in questi ultimi anni del 2000).


*** R. TREVITHICK costruisce la prima macchina a vapore ad alta pressione per una miniera della Cornovaglia.

*** NICHOLSON E CARLISLE  dimostrano  che l'acqua pu� essere scissa in idrogeno e ossigeno se attraversata da una corrente elettrica

*** FREDERICK WILLIAM HERSCHEL  scopre nei raggi della luce solare, le radiazioni invisibili   dell'INFRAROSSO. E nello stesso anno RITTER  scopre i raggi ULTRAVIOLETTI.

*** FRIEDRICK HOLDERLIN compone Der Archipelagus.

ALLA PAGINA PRECEDENTE

 CONTINUA ANNO 1801 >