INDIA

(vedi anche (INDIA -ARII)

STORIA

Sopravvivono ancor oggi i resti delle più antiche popolazioni dell'India, lo studio delle quali ci permette di farci un'idea delle civiltà preistoriche di questo immenso e complesso paese. Tali popolazioni sono i Vedda di Ceylon, i Ghond delle Province del centro, i Thakur che abitano nella regione dei Ghati. Si pensa che tali popoli siano i resti di una cultura paleolitica detta proto-indiana, di cui poco si conosce. In un secondo momento penetrarono inIndia i portatori della civiltà dravidica, di pelle scura, detti Paleodravida, da taluni ritenuti - ma la cosa è incerta - affini ai Sumeri della Mesopotamia; questa civiltà si affermò inIndia tra il 4000 e il 3000 a. C.

I Paleodravida subirono un lungo processo di mescolanze etniche: gli attuali discendenti dei Paleodravida sono i Dravida (Tamil, Telugi, Mslayalam, Canaresi), I Dravida preariani ebbero una cultura mista, perchè assunsero usi e costumi dei primitivi indigeni Nel 1922 si sono trovati a Mohenjo-Daro i resti di una città sepolta, i cui abitanti appartenevano a una civiltà detta "dell'Indo" , forse eneolitica e connessa con le civiltà rnesopotamiche; era una civiltà elevata, forse connessa con quella dravidica. Le iscrizioni pittografiche trovate non sono state ancora decifrate.

Non molto tempo dopo l' arrivo dei Dravida, che occuparono prevalentemente la regione occidentale e si diffusero poi al centro e al sud, avvenne un'altra invasione di popoli, questa volta da NE e cioè dall'Indocina: questi popoli erano mongoloidi, parlavano forse una lingua austroasiatica e portavano una civiltà neolitica. Questa razza si diffuse per tutta l'I. centrale e settentrionale e si mescolò con i predecessori: gli attuali Munda ne sono i discendenti.

Alla età della pietra tenne dietro l'età del rame, ma solo nell'India del nord, mentre nell'I. meridionale si passò dall'età della pietra direttamente all'età del ferro, portata dagli Indoeuropei (Ariani). Essi calarono in India verso il 1500 a. C. e distrussero quasi le popolazioni del Punjab, che fu la loro prima sede indiana. Dal Punjab procedettero alla colonizzazione delle regioni vicine, con una battuta d'arresto a S, dove ostacolava la grande foresta.
Risale a quest'epoca la prima civiltà dei Veda. Gli Ariani erano in origine pastori e allevatori di cavalli, poi divennero contadini; vivevano in villaggi raggruppati secondo i clan e le tribù; il villaggio rimarrà, nei millenni, l'unità sociale fondamentale della vita indiana.
Caratteristica degli Ariani era il disprezzo per le altre razze, che si manifestava nell'organizzazione sociale a classi: già a quest'epoca i Dravida erano considerati razze inferiori, di colore scuro, che un abisso divideva dai membri delle tre classi ariane (i sacerdoti o brahmana, i principi e guerrieri o ksciatriya, il popolo libero o vaisyu). Durante il soggiorno nel Punjab gli Ariani si adattarono al clima indiano e, nonostante i loro sentimenti di diversità razziale, si mescolarono ben presto con le popolazioni locali.

Dal Punjab partivano le spedizioni ariane contro il NE, contro l'E e il S. In questo secondo momento si comincia a diffondere l'uso dell'alfabeto, fatto conoscere da mercanti semiti. Verso il 500 a.C. gli Ariani oltrepassarono il medio Gange, arrivano ai monti Vindhya che sbarrano loro la strada verso S, per un certo tempo, piegano nel Gujarat, fino alla penisola di Kathiawar e poi irrompono nel sud, giungendo fino all'isola di Ceylon, dove l'unione con le stirpi locali, darà origine al popolo singalese (con città capitale Anuradhapura).

La popolazione dravidica cominciava ad accogliere gli elementi della cultura ariana, mentre i popoli si incrociavano e davano origine a nuovi popoli, in un complesso processo di formazioni etniche. Una certa attività commerciale e industriale è testimoniata per l'età vedica e posteriore, attività che portò all'ingrandimento di alcuni villaggi e alla formazione di città. in cui, però, gli edifici erano ancora e sempre di legno. L'ariano ha imparato intanto dal dravida l'arte del navigare e, pur essendo inferiore al suo maestro, sa costruire navi; conosce il ferro, l'oro, l'argento, il rame, lo stagno, il piombo; non conosce ancora l'uso della moneta; il sanscrito, la lingua primiera dell'ariano, diventa lingua sacra, lingua letteraria, mentre si formano innumerevoli dialetti parlati. I sistemi filosofici diventano sempre più complessi; dal bramanesimo escono altre correnti che avranno poi grande fortuna, specialmente il buddismo e il giainismo.

Nell'I. del N, dopo alterne vicende, si era intanto costituito un forte stato, quello di Magadha, il cui re Bimbisara (543-491 a. C.) fondò la capitale Ragtagriha. Del resto poche sono le notizie storiche su questo periodo, perché i testi indiani sono letterario filosofico-religiosi, non storici. Notizie più "storiche" le abbiamo invece attraverso fonti straniere e relative all'I. del NW, specialmente a partire dal sec. IV a. C. Non è certo se l'impero assiro arrivasse fino agli avamposti indiani nell'Afghanistan, è certo che l'impero persiano achemenide aveva anche sudditi indiani. Ciro difatti conquistò l'Afghanistan e il Belucistan, Dario oltrepassò l'Iassarte e arrivò fino all'Indo; epigrafi persiane testimoniano di una "provincia dell'I." arcieri indiani figuravano nell'esercito di Serse e poi nell'armata di Dario III, che Alessandro vinse ad Arbela.
Erodoto e Ctesia ci danno notizie sull'I. Nel 330-329 Alessandro Magno iniziò la spedizione contro questo paese, nel 326 passò l'Indo, ma l'anno dopo dovette ritornare e morì senza aver potuto compiere un'impresa che era cominciata così brillantemente. Con Alessandro s'iniziano i contatti greco-indiani, che saranno assai fecondi.

Poco dopo la morte di Alessandro, nel 322-321, un certo Chandragupta, capo militare presso il re del Magadha, rovesciò la dinastia regnante, uccidendo questo re, e instaurò il suo potere personale, dando inizio a una nuova dinastia, quella dei Maurya. Chandragupta fu un ottimo e intelligente sovrano e regnò dal 321 al 297 a. C. Famoso fu il successore di Bindusara il figlio di Chandragupta, Asoka, il re asceta, che volle restare in pace con tutti; aderì al buddismo e non solo si sforzò di realizzarne gli ideali, ma cercò anche di aiutare i sudditi a farlo; tolleranza, moderazione, bontà erano i principi con cui governava. Asoka venne incoronato nel 270, morì nel 233 a. C. Il suo impero era vasto: a N i confini toccavano la linea dell'Himalaia, ad E arrivavano fino al corso del Brahmaputra, a S si spingevano fino al 14° parallelo; molti erano gli stati vassalli, ai quali era lasciata una larga autonomia; le tribù della giungla erano lasciate tranquille, a patto che non disturbassero.

Dopo la morte di Asoka il suo impero si sfasciò e anche la dinastia Maurya si estinse. Seguirono ben cinquecento anni di disgregazione politica: nessuno riuscì a formare uno stato grande, plurinazionale, come quello di Asoka e, benchè si conservasse una certa unità culturale e religiosa, il numero degli stati e degli staterelli divenne grandissimo. Il regno Magadha. che aveva dato i natali ai Maurya, perse la sua importanza, benchè la vecchia capitale magadha, Pataliputra, continuasse ad essere considerata la città regale dell'I. Sul trono magadha ai Maurya seguirono le dinastie dei Sunga (fino al 73 a. C.) e dei Kanva: all'ovest c'era un mosaico di piccoli stati, governati da ksciatriya, il principale dei quali era quello di Ugein (Avanti); grande importanza assunsero invece due stati del Deccan, il Kalinga e lo stato degli Andhra.

Nel nord-ovest si andavano formando stati indo-persiani o indo-grecopersiani (come quello fondato dal greco Menandro, noto nella letteratura indiana col nome di Re Milinda). L'influenza greca sulla Battriana, l'Afghanistan e l'I. del NW venne poi meno in seguito all'invasione degli Sciti (gli Sciaka), che spinti a loro volta dagli Unni, si allearono con i persiani Parti, formando lo stato detto degli Sciaka-Pahlava, che penetrò più tardi in India si Formò quindi un vasto impero sciaka-pahlavi (pahlavi era il nome con cui gli Indiani chiamavano i Parti) che comprendeva l'Iran orientale e l'I. nord-occidentale; uno dei più noti "gran re" di questo stato fu Gondofarne.

Verso il 60 a. C. popoli barbari delle steppe (gli Ju-ci dei Cinesi, identificati con i Tocari), fondarono un nuovo stato, ben organizzato, i cui re più noti furono Kadfise I e II e Kanishka, che conquistò tutto l'Afghanistan, il Belucistan, l'I. nord-occidentale ed il Kashimir. Kanishka fu vinto dai Cinesi e dovette interrompere la sua avanzata verso il NE: mandò forse un'ambasciata a Traiano; morì nel
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si misero a combattere fra di loro o con il forte stato mahratti. Conseguenza di questa situazione caotica, fu la conquista europea del paese. I primi a occupare città indiane furono i Portoghesi che erano accompagnati da missionari; in genere i sovrani mogol, tolleranti sia in politica sia in religione, li lasciarono fare, anche perchè le colonie portoghesi erano piccole all'inizio, insignificanti.

Ai Portoghesi seguirono gli Olandesi (1602: fondazione della Compagnia delle Indie Orientali), i Francesi (1664: Società delle Indie Orientali) e gli Inglesi (che già alla fine del '500 avevano costituito una Compagnia dei mercanti londinesi trafficanti nelle Indie Orientali, che nel 1711 fu chiamata Compagnia delle Indie Orientali). Intanto, dopo la dissoluzione dello stato mogol, si sviluppò in potenza uno stato dei Mahratti, i quali riuscirono a conquistare quasi tutta l'I., meno le regioni del sud. Contro di loro si formò, nel nord, un'alleanza di principi musulmani che organizzarono un'armata, il cui nucleo centrale era l'esercito di Ahmed Sciali, persiano. Il re mahratti Sedacheo Bhao e i musulmani vennero a battaglia a Panipat, il 6 gennaio 1761, battaglia che fu formidabile e decisiva; i Mahratti, nonostante la loro artiglieria, furono sconfitti.

Trassero i frutti di questa lotta, non i principi musulmani, ma gli Inglesi, che erano riusciti a soppiantare quasi completamente i Francesi. Artefice della conquista inglese dell'I. fu anzitutto Roberto Clive, che nel 1757 vinse a Plassey, Bengalesi e Francesi. Dopo di lui ebbe importanza fondamentale nella storia della conquista inglese dell'I. l'opera di Warren Hastings, che venne poi richiamato, perchè era avido e crudele, tanto da suscitare l'odio più acceso degli Indiani e degli Europei. Poichè le mansioni politiche e amministrative, che erano state prerogative della Compagnia delle Indie, vennero assunte da funzionari del governo inglese. la Compagnia si trasformò e divenne praticamente un'organizzazione alle dipendenze del governo e nel 1858 verrà sciolta.

Intanto nel 1857 e nel 1858 l'I. venne travagliata dalla terribile rivolta detta dei Cipays (truppe indigene) che, scoppiata nell'Audh, si diffuse poi come un vasto incendio in tutta l'I., provocando massacri da ambo le parti. La rivolta fu dovuta a molteplici cause: comunque fu specialmente la superstizione dei locali, da una parte e certe misure eccessive e poco opportune psicologicamente dall'altra, a provocare la rivolta, che venne poi soffocata. Segui un periodo di pace (detto della 4 pax britannica», che culminò nel 1876, anno dell'incoronazione della regina Vittoria a imperatrice delle Indie.

Con l'influsso della cultura inglese, l'I. divenne rapidamente, almeno negli strati più alti della società, un paese moderno, in cui si dibattevano le stesse idee politiche dell'Europa, applicate, naturalmente, alle situazioni locali. La borghesia indiana riuscì ad ottenere una certa autonomia (nel 1884), allargata poi nel 1919. L'I. era retta da un vicerè e da consigli provinciali, che seguivano una specie di costituzione (il "Consiglio Legislativo"). Si andò formando, intanto, il «Partito Indiano del Congresso, di cui fu anima il grande agitatore Gandhi (v.), che dirigeva la lotta per l'indipendenza. Il movimento per questa indipendenza, diretto da Gandhi, ebbe fasi drammatiche, specialmente nell'ultima guerra, anche quando i Giapponesi cercarono di creare uno stato indiano a loro favorevole, nelle regioni occupate.

Ma gli Indiani parteciparono in modo rilevante, a fianco degli Alleati, alla 2a guerra mondiale e questa loro partecipazione ebbe un peso notevole sugli sviluppi successivi del paese. Dopo l'assassinio di Gandhi, chi ha preso la direzione del paese è stato J. Nehru (v.), che diresse dal 1945 il governo provvisorio nazionale (dal quale si erano staccati gli stati musulmani, che formarono il Pakistan). La Repubblica democratica dell' l'India (Unione Indiana) fu proclamata il 26 gennaio 1950. I suoi rapporti con il Commonwealth erano stati definiti alla conferenza di Londra del 27 aprile 1949. L'I. accettava il re d'Inghilterra come "simbolo della sua libera associazione come membro indipendente del Commonwealth ».

LINGUE

Mosaico di popoli, l'I. è naturalmente anche un mosaico di lingue. La maggiore diffusione e importanza è rivestita dalle lingue del ceppo indoeuropeo, delle quali il sanscrito è la lingua più antica, ora considerata lingua classica. Il carattere letterario del sanscrito è manifesto, anche se in tempi più remoti, doveva essere una lingua parlata, popolare; tuttavia già in epoca antica, accanto al sanscrito letterario, e codificato da trattati grammaticali, si vennero sviluppando innumerevoli volgari, che vennero indicati col nome di partirò. Ma anche alcuni dialetti pracriti ebbero fortuna letteraria: il pali, difatti, divenne la lingua dei testi buddisti. Dal pracrito (come le lingue romanze dal latino volgare) si svilupparono le moderne lingue indoeuropee dell'I. Di queste lingue si hanno documenti che risalgono al XII secolo. Ricordiamo il pengiabi, il gugerati. il sindi, il mahratti e l'hindi, che è la lingua ufficiale dello stato indiano.

La culla dell'hindi si trova nell'I. centrale: anche l'hindi, a sua volta, ha dato origine a molti dialetti, numerosi dei quali si sono staccati molto dalla lingua madre, sì da formare nuove famiglie (come il bihari, a E di Benares). Altre lingue indoeuropee dell'I. sono il bengali (nel Bengala), l'assamece (Assam), l'orissa (Orissa). il cashmiriano (Kashmir) e il singalese (a Ceylon). Accanto a queste lingue e ai loro infiniti dialetti, stanno le lingue di ceppi diversi dall'indoeuropeo. Primo, per importanza, è il ceppo dravidice; seguono i dialetti munda, parlati specialmente nell'I. orientale, ed aventi caratteristiche che li avvicinano alle lingue indocinesi (mon-khmer, ecc.).

Nell'I. del Nord, nelle regioni dell'Himalaia, si parlano infine lingue del gruppo sino-tibetano, ma il nepali del Nepal è lingua indoeuropea. Lingua ufficiale del Pakistan, l'altro stato formatosi dall'I. britannica, è invece l'urdu o indostani, che pure deriva dall'hindi, ma ha assunto una considerevole quantità di vocaboli ed espressioni arabe e turche. Numerosi sono pure gli alfabeti dell'I.: i principali sono il devanagari, con cui si scrive il sanscrito, e anche l'hiridi, il singalese, l'orissa, il bengali, il tamil, il telugu. In genere tutti questi alfabeti sono derivati dal devanagari.

LETTERATURA

In India vi sono per lo meno tante letterature, quante le lingue, ma la letteratura madre, che ha influenzato più o meno tutte le altre, è l'antica letteratura in lingua sanscrita. Questa letteratura complessa si svolse in un periodo lunghissimo di tempo: oltre due millenni. L'antica letteratura indiana viene distinta In due periodi, quello vedico e quello sanscrito propriamente detto. In sanscrito, la parola a Veda a vuol dire « sapienza », e con questo nome venivano indicati tutti i più antichi libri sacri, composti tra il 1500 e il 500 a. C. Il più antico è il Rig Veda, o libro delle invocazioni agli dei; poi vengono il Sama Veda, o libro dei canti, il Jagiur Veda, o libro delle preghiere, e, infine, l'Atharva Veda, che è una raccolta di formule magiche.
Tutta la mitologia indiana è raccolta in questi 4 libri, che ebbero successivamente un'infinità di commenti e di aggiunte. Immediatamente posteriore ai testi vedici
è il Mahabharata, che la tradizione attribuisce al mitico Vyasa, ma che fu composto da diversi autori e poi rielaborato alla fine nel VI sec. a. C.: il Mahabharata è un insieme di poemi, di racconti, di canti, di leggende epiche e religiose, che costituisce, in un certo senso, l'epopea nazionale indiana, insieme con l'altro, grande, poema fratello, ma meno anziano, il Ramayana, attribuito a Valmiki. Il Ramayana è più unitario del Mahabharata, il che fa supporre il lavoro poetico di sintesi di una personalità artistica. Sia il Mahabharata che il Ramayana vengono classificati fra le opere postvediche, come anche i Purana, enciclopedie didattico-religiose (sono diciotto Purana, di oltre 400.000 quartine complessive).

Oltre ai 18 Purana esistono pure 18 Upapurana, o Purana supplementari. Nei Purana si parla della creazione del mondo, dell'origine degli dei, di Visnu, di Siva, di Krishna, di politica, di storia, di grammatica, di arte. Accanto alla letteratura brahmanica e induista si venne sviluppando, dopo il VI secolo a. C. la letteratura buddistica, che fu scritta parte in sanscrito e parte in pali. In pali venne scritto il famoso Tipitaka ("I tre canestri" della disciplina, delle prediche, della metafisica), che è il testo canonico del buddhismo. In sanscrito vennero scritti il Mahavastu (e Libro dei grandi avvenimenti a), con le leggende sulla vita del Buddha, e delle vite preterrene del Sublime. Il Buddhacarita di Asvaghosa (I-II sec. d. C.), che è poi una storia poetica della vita del Buddha, nonchè una folla di vite e di racconti edificanti o filosofico-mistici sulla vita e sull'insegnamento del Buddha.

Vedi "Buddhismo"


 

SULLE CASTE INDIANE (una piaga)

Nemmeno la nobile e generosa battaglia condotta da Gandhi, nemmeno le disposizioni della costituzione repubblicana sono bastati a eliminare il sistema delle caste su cui poggia da sempre la società indiana.
Secondo la mitologia indù, Brahma, il dio della creazione, estrasse gli uomini dalle varie parti del suo stesso corpo: dalla sua bocca sortirono i « bramini », sacerdoti e depositari della scienza; dalle braccia i « satria », guerrieri e governanti; dal ventre i « vaisyas », cioè gli agricoltori, i pastori, i commercianti; dai piedi i « sudra », cioè i servi; infine dalla polvere che copriva i suoi piedi, Brahma trasse i « paria ».
I primi 4 gruppi costituirono le caste fondamentali (si calcola però che le caste successivamente derivate e le sottocaste siano più di 2 500); i paria invece, furono considerati i senza casta, gli intoccabili, gli esseri impuri con i quali gli individui di casta superiore non potevano avere alcun rapporto, né contatto. Questa è stata per secoli la sorte crudele di milioni e milioni di uomini trattati come se fossero animali ripugnanti. Comunque anche fra le altre caste le distinzioni sono sempre state rigide. Gli etnologi credono che l'organizzazione delle caste sia nata all'epoca delle invasioni degli Arii: essi non vollero confondersi con i popoli vinti e li relegarono nelle caste inferiori riservando per sé quelle privilegiate. Comunque, il sistema delle caste è destinato, se non a scomparire, certo ad attenuarsi grazie anche alle autorità.



La "Civilt� di Harappa"

(vedi anche (INDIA -ARII)

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