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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
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ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 452 d.C.

( QUI riassunto dell'intero periodo dal 432 al 476 ) >


*** ATTILA INVADE L'ITALIA
*** LA DISTRUZIONE DI AQUILEIA E DINTORNI.
*** FUGA DA ALTINO;  INIZIA A NASCERE "VENEZIA"


Muovendo dalla Pannonia ATTILA invade Italia scendendo dalle Alpi Giulie; Aquileia viene presa d'assalto e distrutta, e anche le altre due piu' importanti citt� Altino e Concordia cadono in mano nemica. 

Parte di popolazione della terra ferma di queste tre localit� si rifugiarono nelle vicine isole disseminate nella laguna veneta, un territorio malsano, quasi disabitato, ma ottimo rifugio. La prima isola quella gi� abitata da alcuni pescatori della vicina costa (dista solo con una contiguit� di piccole isolette poche centinaia di metri dalla terra ferma ) ma non a "residenza fissa"  era Torcello. (prima erano solo permanenze sporadiche per lo pi� solo stagionali).  Su Torcello si narra che vi fece tappa anche Attila. Chi si reca  oggi nel Famoso Ristorante Cipriani sull'Isola, puo' ammirare poco distante, a 200 metri  quello che si dice essere il trono di pietra dove sedette ATTILA.

Altri abitanti si rifugiarono nelle isole pi� lontane, quelle che sono oggi, Burano, Murano, Venezia (che non essendoci quel ponte che vediamo oggi era la pi� distante dalla terra ferma, e che poi solo nel 568 sapremo con certezza esserci dei gruppi quasi stabilmente stanziati che daranno origine alla Venezia che conosciamo).

 Ma all'inizio fu Torcello la capitale della laguna e le grandi vestigia del 500 e 600 sono ancora l� a testimoniarne la grandezza e la bellezza, come la Cattedrale di S. Maria Assunta, con meravigliosi mosaici bizantini come quelli di Ravenna, ma che portano la data d'iscrizione  639.

 Le citt� distrutte in questa incursione da Attila, furono  due o tre, ma dopo pochi anni -morto Attila-  le cronache successive riportavano che erano 10, dopo altri pochi anni erano diventate 40, in pieno medioevo le citt� erano diventate 100, e fino ai nostri giorni si insegna che ATTILA aveva distrutto l'Italia intera anche dove non era mai passato. 

Dove effettivamente Attila rase al suolo le citt� fu nel Veneto:  AQUILEIA, ALTINO e CONCORDIA. La prima era una grande citt� fondata ancora nel 180 a.C. dai romani che ne fecero una roccaforte e solitamente vi concentravano tutte le truppe che dovevano guerreggiare sul Danubio superiore; a Carnuntum (Vienna) e quindi poi verso la Germania; quelle truppe che andavano verso la Pannonia (Ungheria); quelle verso l'Illiria (Jugoslavia); quelle che scendevano poi verso la Macedonia, la Grecia, la Tracia, nell'intero Oriente. Era talmente grande la fortezza che da Aquileia partivano come abbiamo visto in pi� di una occasione anche le guarnigioni che andavano in Gallia (Francia). Insomma Aquileia era una metropoli vera e propria, e negli accampamenti si parlava con tutto quel via vai di legioni ben 10 lingue; c'erano Galli, Germani, Alamanni, Slavi, Unni, Vandali, Goti, Visigoti, Ostrogoti, Greci, Alani, e naturalmente Romani. Qui proprio per la densit� della popolazione, vi risiedeva anche un Metropolita (poi Patriarca) della chiesa cristiana, con una sua diocesi.

Essendo Aquileia cos� strategicamente importante, le sue difese erano adeguate, ed infatti era circondata da massicce mura e da un sofisticato tipo di difesa; era quindi per eccellenza la citt� meglio fortificata di tutta Europa, inespugnabile. Infatti in 632 anni non ci riusc� nessuno, tanto che era stata etichettata " la fortezza vergine". Ci riusc� solo Attila, ma ricordiamoci che Attila l'affront� con chi afferma con 70.000 uomini, chi dice 700.000 (!?). Una cosa � certa: quel giorno d'estate la difesa non era proporzionata all'offesa, pur nelle condizioni che Attila possedesse solo 70.000 uomini. 
Era forse sguarnita, perch� lo stesso Ezio considerava (e gli cost� pi� tardi caro) ormai perso il nord, e lo stesso imperatore Valentiniano III, con tutta la sua corte non fece di meglio che fuggire, come di solito fanno sempre i re e imperatori quando c'e' qualcosa di serio da fare. Questa fama di inespugnabilit� e quindi la debolezza delle sue difese fecero s� che gli uomini di Attila una volta fatta cadere Aquileia, era quasi scontato (e giustificato) che la radessero al suolo; e quale maggiore soddisfazione cancellare per sempre quella che si diceva da 632 anni essere la citt� pi� forte dell'impero, la citt� simbolo dell'invincibilit� di Roma. Gli uomini di Attila non gli risparmiarono neppure un muro. E se Aquileia era la fortezza, ALTINO era l'Hinterland di questa capitale d'armi. Era l� che vi abitavano i funzionari delle attivit� logistiche, era l� il nodo commerciale delle strade Postumia, Popilia, Annia. Da Altino partiva la lunga strada Claudia Augusta che saliva a Feltre, Castel Tesino, Trento, Bolzano, Passo Resia e su fino al Lago di Costanza nella citt� di Augusta, e di qui alla Mosella e al Reno, o a ovest verso la Senna. 
Ad ALTINO c'erano le attivit� economiche, i negozi, i magazzini, gli approvviggionamenti, le famiglie dei pendolari delle guarnigioni. Una citt� satellite dipendente che contava nei tempi migliori anche 100.000 abitanti; e non molto lontano CONCORDIA SAGITTARIA, che era fin dai tempi di Marc'Antonio la residenza e il luogo di villeggiatura dei nobili romani, dei funzionari di grado superiore, dei generali, insomma la gente bene, il paese dei ricchi; la Portofino di allora. Attila e i suoi Unni non le risparmiarono.

In seguito con i longobardi di Alboino (569) questo territorio costiero della terra ferma fu sconvolto un'altra volta. E' il brutto periodo in cui nobili, proprietari e popolani abitanti nella zona si rifugiarono tutti nelle isole della laguna, che prendono il nome proprio dai sette rioni di Altino (i nomi delle sue sette porte). Cio� la gi� menzionata, Torcello, poi Burano, Murano, Giudecca, e infine Rivoalto (poi detta Rialto) e Olivolo (l'attuale Venezia). Inizialmente divennero queste isole delle modeste appendici periferiche della terraferma, ma subito dopo divenute popolate - unendosi nel comune interesse difensivo - si trasformarono in una autonoma entit� geopolitica, caratterizzata da forme economiche, sociali e istituzionali molto tipiche;  e chiuse come economia di mercato con la terra ferma; economie che daranno vita in seguito alla Serenissima Repubblica Marinara.
(VEDI QUI L'INTERA CRONOLOGIA  DI VENEZIA)

 Ma ritorniamo ad ATTILA.  Dopo le distruzione prosegue sulla strada poco distante; attraversa tutta la pianura Veneta e Lombarda, fino a Milano, poi assedia Pavia. Compiendo un grande giro ritorna indietro sul Mincio in quel lembo di terra dove c'� sempre l'ostacolo pi� grosso da superare (esistono ancora oggi le imponenti e colossali fortificazioni via via sovrapposte che creeranno sempre grossi problemi a tutti gli eserciti, fino al 1945) . 

Attila trova sul Mincio uno sbarramento militare venuto a contrastarne la sua marcia devastatrice. E' un esercito guidato da PROSPERO d'AQUITANIA un generale che accusa ora EZIO di non aver predisposto una linea difensiva, come in Gallia, dimenticandosi che EZIO aveva fermato ATTILA ai Campi Catalaunici, solo perch� aveva dalla sua parte i Franchi e i Goti  di Teodorico, mentre in Italia un esercito vero e proprio Ezio non l'aveva. 

Davanti ad ATTILA insomma si � impotenti, e subito si capisce che la situazione � disperata; ci si prepara alla fuga da Ravenna verso Roma. Qui nella capitale qualcuno intende inviare un'ambasceria al Capo Unno onde evitare la sua discesa anche a Roma. Se distruggeva Ravenna, ai romani questo non dispiaceva proprio per nulla. Da quando con c'� pi� la corte imperiale, Roma � una citt� spenta, in decadenza e ci si annoia; molti nobili della vecchia aristocrazia senatorile non sanno come esercitare quel potere che una volta era direttamente o indirettamente loro appannaggio.

Per l'incontro con Attila si incarica di persona Papa Leone; con un suo seguito raggiunge il capo Unno sul Mincio, lo ferma, Attila ascolta le sue esortazioni, i suoi ammonimenti, desiste dal suo proposito e lascia l'Italia.
 La tradizione ecclesiastica successiva ha naturalmente esaltato e impreziosito con ogni sorta di circostanze soprannaturali il gesto apparentemente decisivo del sant'uomo. Ma una indagine storica appassionata ci consente di non attribuire all'influenza del Papa la salvezza dell'Italia.
 Vi furono tante componenti che consigliarono ad ATTILA di desistere di scendere gi� nella penisola. Alcune di relativa importanza altre invece decisive e di importanza strategica non indifferente, ma che comunque messe insieme fecero fare marcia indietro al capo Unno. 
Attila non voleva -superstizioso com'era- prima di tutto andare a Roma e poi morire come aveva fatto ALARICO che lo aveva preceduto e che i cristiani  attribuivano e commemoravano come una punizione di Dio.
Del resto gli stessi soldati di Attila  premevano per tornarsene a casa, e alimentavano la maledizione divina, forse per non perdere il bottino che avevano gi� fatto nei saccheggi e che da mesi si portavano appresso.

 Secondo motivo: Ezio se avesse chiesto un altro appoggio dei Goti della Gallia e Attila scendeva a Roma, lo intrappolava, visto che i suoi segretari lo informarono che l' Italia era una penisola e che non c'era sbocco per una eventuale fuga in caso di ritirata, salvo possedere una flotta navale che Attila non possedeva.

 Terzo motivo: proprio perch� rischiava di rimanere intrappolato nel sud era molto probabile un attacco anche di MARCIANO da Costantinopoli, che una flotta navale la possedeva eccome. 

Quarto motivo: ed � quello che si ritiene pi� decisivo e determinante nella scelta. L' Italia di quest'anno dopo due anni di siccit� si trovava in una carestia tremenda, inoltre e forse proprio per questo motivo, era scoppiata una peste che dalla descrizione della sintomatologia doveva essere la bubbonica. L'una e l'altra avevano l'epicentro nella Pianura Padana, dove si narra che i soldati non trovando nulla nelle citt� (ridotte alla fame; facevano il pane anche con i semi dell' uva e delle ghiande macinate) mangiavano i vari tipi d'erba (erano del resto popoli della steppa e le radici e le erbe le conoscevano bene). Le mangiavano, racconta un sorpreso cronista dell'epoca "come le vacche ai bordi delle strade". La famosa nomina del " Flagello di Dio" che "dove passava non cresceva piu' l'erba" era molto verosimile, proprio perch� consumatori di radici e di germogli; infatti sradicavano gli stessi dalla terra per nutrirsene, e naturalmente non cresceva pi� nulla; ma loro erano nomadi, non dimentichiamolo, abituati a consumare anche i germogli delle piante per nutrirsi.
Le citt�, i paesi, i villaggi erano poste a quel tempo tutte sulla direttrice delle due grandi arterie: le due Postumia, inferiore e superiore. Attraversandole, Attila fu sgomento a vedere lungo le strade le numerose vittime che la peste e la carestia stava mietendo.  

Insomma queste cause e concause fecero ritornare sui suoi passi verso la sua amata Ungheria ATTILA, mentre la missione di Papa Leone fece aumentare non solo il suo prestigio personale ma si mise in evidenza l' autorit� papale che fu presto adattata alla circostanza come un evento soprannaturale voluto dal Dio dei cristiani, e dal suo rappresentante in terra il PAPA.

ATTILA ritornato in Ungheria si spos� l'anno dopo con HILDE, la famosa Crimilde del famoso leggendario "Canto dei Nibelunghi", il grande poema epico tedesco. Contrariamente alla cultura e leggenda dispregiativa italiana, la figura di Attila in Germania � assunta a eroe e primo esemplare di re pacifico e giusto, con i suoi eroi Sigfrido, Brunilde, dio Vottan etc. Il "Canto" � ancora oggi il pi� grande poema della leggenda tedesca che ispir� poi la grande Tetralogia Wagneriana. "L' Anello dei Nibelunghi".

ATTILA mor� l'anno dopo; fu deposto su una bara tutta d' oro, inserita dentro a una tutta d' argento, e a sua volta dentro una di ferro, con tutti i suoi tesori, poi come per ALARICO, deposta sotto il letto di un fiume. Del posto  nessuno seppe il punto esatto, perch� come ALARICO, chi aveva lavorato a questa singolare sepoltura furono uccisi tutti. E la tomba non � stata mai ritrovata nel corso dei secoli.

EZIO (come leggeremo pi� avanti) verr� assassinato dopo pochi mesi dalla sua morte, da un invidioso o geloso che dopo essersi sbarazzato di lui, fece fuori anche l' imperatore, ne spos� la figlia PLACIDIA EUDOSSIA (prima chiesta in sposa da Ezio) e si mise da solo sul trono. Era il due volte assassino, senatore PETRONIO MASSIMO.

Questo Attila "flagello" di Dio, aveva insegnato inutilmente una cosa a tutti; con la pressione dei suoi Unni, i romani e i germani li costrinse a capire che la civilt� dell'Occidente era in gioco, e che entrambi i due  popoli avevano tutto  l'interesse a difendersi con il suo appoggio e non a combatterlo. 
Di qui nasce quella grande alleanza fra barbari da cui dipese poi il futuro del mondo occidentale. 
Quando poi arriver� lo sconosciuto re Barbarico Odoacre nel 472, tutti capirono. Ma era troppo tardi.
Un potere politico in Occidente non esisteva pi�. L'unico capace a riprendere le redini di una amministrazione civile in ogni settore della vita pubblica, era solo la Chiesa, nel frattempo diventata forte, ramificata nelle diocesi, mutuando  legislazioni, capacit�, tradizioni e memoria dei governi
passati.

Tutti gli altri - Africa, Persia, Bizantini e la stessa Grecia non avevano e non avranno questa grande  autorevolezza della Chiesa che in Occidente sta crescendo anche nel potere temporale,  n� avevano quella determinazione che vedremo sempre pi� forte nelle polazioni a nord della Alpi. 
Se distrussero lentamente la loro importanza politica e di civilt� nel cammino dei secoli, fu perch� a fianco non avevano n� i Romani con la loro grande cultura, n� i Germani con la loro grande determinazione di "entrare" in questa cultura. Vedremo infatti pi� avanti che gli imperatori germanici non si sentivano tali se Roma non li investiva di tale autorit�. Erano barbari ma non stupidi (salvo qualche eccezione).  

Comincia adesso il Medioevo oscuro. Ma se l'impero che andava alla deriva non poteva combattere i barbari con le armi e con i soldati che non aveva, si doveva pur fare la pace con essi in qualche modo; possibilmente  una pace duratura; ci riusc� la Chiesa, fece finire la grande tirannia ricostituendo l'impero non solo su un credo e una dottrina astratta, ma anche su una autorit� centrale prima formale poi di fatto. Con la Chiesa, Roma, distrutta e esautorata dagli scenari che pi� volte  trasformarono la capitale in un paese, ritorn� ad essere il centro del mondo, e riusc� a far capire che quella pace poteva anche durare; mise le fondamenta e costru� su queste tutto il Basso Medioevo.
Certo, poi a un certo momento all'Europa non gli piacque pi� questo potere; ma  su queste fondamenta gi� molto solide costru� un'altra Europa; quella degli Stati e delle Nazioni.

Del Medioevo stiamo solo ora rivisitandone alcuni aspetti, e possiamo anticipare che con le nuove interpretazioni, da esso potr� venire fuori un ribaltamento di luoghi comuni che fino ad oggi ci avevano portati a condannarli quegli anni come secoli bui, o peggio un freno allo sviluppo della popolazione a causa di troppo zelo religioso.
 Interpretazioni storiografiche che non hanno tenuto conto di altri aspetti, che solo oggi con una analisi approfondita e di comparazione possono spiegare e motivare le scelte che si fecero. Non ultima dentro queste analisi � l' apporto della neuroscienza, che non si basa su una soggettivit� della storia ma su una oggettivit� ambiente-uomo con le relative mutazioni territoriali e biologiche. Non ultime quella dell'alimentazione.
Che con l'avvento dei barbari prima, e con quella degli arabi poi, vanno a modificare tutta l'alimentazione del continente Europa. Ultima di questi sconvolgimenti � avvenuto verso il 1700, quando uno dei pi� potenti alimenti energetici, uno dei pi� indispensabili al cervello, diventer� a buon mercato e di uso comune: lo zucchero (ma ne riparleremo a suo tempo).

In questo periodo ricordiamoci che a Roma dalle province non arriva quasi pi� nulla. Il grano egiziano (4 volte pi� ricco di amidi=zuccheri rispetto a quello italiano)  � tutto  in mano a Genserico. Dall'oriente non giunge pi� nulla. E l'agricoltura in Italia � quasi scomparsa del tutto. L'alimentazione � poverissima, le proteine animali carenti, e quelle vitaminiche (con i relativi 4 aminoacidi pi� importanti che il nostro organismo non produce) quasi del tutto assenti.
Devono giungere le abitudini alimentari dei Longobardi e degli Unni per far riprendere un modesto nuovo corso della storia. Potremmo dire indipendentemente dai fattori politici.


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