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( QUI TUTTI I RIASSUNTI )  RIASSUNTO ANNO 1914 -1915

LA GRANDE GUERRA - MUSSOLINI - L'ADUNATA - DOPO L'ADUNATA

(In fondo - Intervento di Mussolini, sulla questione sollevata dal Popolare FILIPPO MEDA
dove chiede "un motivo decente per chiedere la denuncia della Triplice Alleanza"

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Il 18 ottobre 1914 - lo abbiamo letto nelle pagine precedenti - Mussolini, sull'Avanti, con l'articolo "Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante", chiarì (sorprendendo tutti) la sua nuova linea politica, affermando l'inadeguatezza della posizione neutralista.

Il 20 Ottobre 1914 la direzione del PSI, stese un manifesto contro la guerra, criticò le posizioni interventiste assunte da numerosi partiti socialisti europei, fu contrario all'atteggiamento assunto dal fedifrago direttore del giornale e, a quel punto in mezzo alle grida di "venduto, traditore, Giuda, Rabagas, indegnità morale e professionale" e altri epiteti, Mussolini si dimise.

Il 15 novembre 1914, con l'aiuto di Naldi, già direttore amministrativo del "Resto del Carlino", Mussolini esce a milano con il "suo" giornale: Il Popolo d'Italia.
Il 24-29 novembre, c'è l'atto finale di una rottura di Mussolini con il gruppo dirigente socialista ostile alla guerra; viene decisa prima la sua espulsione dalla sezione socialista milanese, poi il 29 ratificata dalla direzione del partito.

"La decisione di Mussolini di schierarsi con gli interventisti, non fu del tutto improvvisa; già alla notizia dell'attentato di Sarajevo, confessò agli amici più intimi, in privato, che la guerra "accanto" all'Intesa gli pareva "giusta e inevitabile". Quel 28 giugno, era in vacanza a Cattolica con Michele Campana, che confidò poi a Paolo Monelli (*) ciò che gli disse in quelle ore, quando rientrarono precipitosamente al giornale. "Che era sicuro che il partito socialista tedesco avrebbe affiancato l'imperatore. Non ne ho il minimo dubbio. L'Internazionale socialista verrà rotta; e noi dovremo far di tutto per salvare la libertà minacciata dagli imperi centrali". Campana gli chiese se credeva che la guerra potesse essere circoscritta ai Balcani. "Non facciamoci ilusioni - rispose Mussolini- Gli Imperi centrali mirano attraverso la Serbia a colpire l'Inghilterra e la Francia. La guerra europea è inevitabile, e la Francia ne sarà la prima vittima....la sconfitta della Francia sarebbe un colpo mortale per la libertà in Europa.... Vorrei che il partito socialista non si chiudesse in una opposizione aprioristica al governo, che si dichiarasse per una neutralità condizionata per impedire ad ogni modo che l'Italia si schieri con la Triplice. Ma poi il partito non dovrebbe negare il suo consenso ad un eventuale intervento". Campana gli ricordò le sue parole di fuoco contro la guerra. Mussolini senza imbarazzo gli rispose: questa è un'altra cosa.... Se ci batteremo con coraggio sarà più facile per noi, dopo la guerra, prendere in mano le leve del potere".

(*) Paolo Monelli, Mussolini piccolo borghese. A.Vallardi ed. 1983

Alla fine dell'anno 1914 la parte interventista del Paese intanto progrediva sempre di più. Il 15 novembre si riunivano a Milano i rappresentanti delle associazioni radicali, democratiche e massoniche della Lombardia e veniva nominato un comitato, in seno all'assemblea, affinché raccogliesse le adesioni degli interventisti degli altri partiti e sostenesse apertamente la partecipazione dell'Italia alla guerra..
Il 20 dicembre si costituiva a Milano una Lega Nazionale che si prefiggeva di riunire gli sforzi dei radicali, dei democratici costituzionali e dei riformisti e di accordarsi con gli altri partiti interventisti per influire sul Governo e sull'opinione pubblica.
Dieci giorni dopo i radicali lombardi pubblicavano il loro manifesto con l'intento di svolgere una intensa opera di propaganda interventista.
Il 23 gennaio si costituivano i fasci interventisti, e a Milano organizzarono un congresso nazionale.

Erano presenti, oltre i delegati milanesi, quelli dei "Fasci d'azione rivoluzionaria" di Bologna, Genova, Verona, Venezia, Alessandria, Forlì, Palermo, Garlasco, Sestri Ponente, Parma, Lodi, Firenze, Pavia, Piacenza, Urbino, Catania, Roma, Novara, Ravenna, Mantova, Ferrara, Torino, Perugia., Monza, Gallarate, Chiaravalle, Vigevano, Treviso, Montagnana, Carpi, Lugo, Pistoia, Lucca, Pesaro e di molte altre città ancora.
All'ufficio di presidenza, furono chiamati l'avvocato OLIVETTI, l'internazionalista francese ANTONIETTA SORGUE e l'anarchica MARIA, RIGIER, che, salutati gl'intervenuti, si augurò che i sovversivi avrebbero saputo compiere in questo storico momento il loro dovere contro gl'Imperi Centrali per il trionfo della giustizia. La SORGUE, in nome del proletariato francese, esortò gli operai italiani a scendere in campo a fianco dell'Intesa contro la barbarie e si scagliò con violenza contro i dirigenti del socialismo italiano.
Parlarono OLIVETTI, MICHELE BIANCHI, segretario del Comitato Centrale, e vari delegati; VIDALI fece la relazione dell'opera del Comitato Centrale; BIANCHI lesse l'adesione di due gruppi di sedicenti soldati del 61° e 62° fanteria, destando l'acclamazione dei presenti, che si sgolarono a gridare "Abbasso l'Austria ! Viva la guerra!"

La comparsa di BENITO MUSSOLINI, anima del congresso, provocò nuove e più grandi acclamazioni, che si rinnovarono più fragorose alla fine del suo discorso.

"PER LA COSTITUZIONE DEL
NUOVO «FASCIO D'AZIONE RIVOLUZIONARIA"


"Non è il caso - esordisce l'oratore - di fare delle discussioni. Noi ci troviamo oggi di fronte a due coalizioni: conservatori e rivoluzionari. Gli uni che hanno tutto da conservare, gli altri che debbono tutto demolire.
Noi non intendiamo di costituire un partito: dobbiamo semplicemente raggiungere un obiettivo. Dopo faremo, se sarà possibile, un'altra tappa insieme e ci separeremo.
Ma oggi che cosa significa questo procrastinamento della nostra azione? Che cosa significa questa guerra a primavera? Questa guerra rimandata a quando spunteranno le mammole? Un popolo forte e sano come il nostro e come il nostro leale,hon deve aspettare e tergiversare in maniera così sorniona e macchiavellica!
Noi riprendiamo la vecchia bandiera! Anche prima del '70 c'erano dei neutralisti, ma il popolo passò.
Noi siamo un popolo vecchio di cinquanta secoli di storia e giovane di cinquanta anni di vita nazionale e non dobbiamo essere un paese di conigli.
Ora prepariamoci come dobbiamo. Oltre cinquanta fasci sono già costituiti in Italia e altri numerosissimi se ne costituiranno dopo la nostra parola di questa sera che è attesa con ansia solenne e febbrile.
Ora non attardiamoci sulle forme statutarie della nuova organizzazione. Il compagno Bianchi, che sarà eletto a segretario, adunerà le nostre file. Noi aduneremo quelle di tutta Italia. Intanto facciamo il lavoro umile e più necessario. Costituiamo subito il fascio, fra i numerosi qui convenuti questa sera.
E abbiate, amici, la sicurezza - conclude l'oratore, sempre attentamente ascoltato - che noi non abbiamo rinunziato ad alcun migliore principio, che non siamo diventati dei vani guerrafondai, che son abbiamo rinnegata la nostra fede, che non si mutano dall'oggi al domani i propri ideali come l'assassino non diventa d'un tratto il probo e l'onesto".

Il giorno dopo Mussolini così scriveva sul Popolo d'Italia

"L'ADUNATA"

Uno degli obiettivi che il movimento dei « Fasci d'Azione Rivoluzionaria » si prefiggeva era quello di creare o di contribuire a creare nelle masse proletarie uno "stato d'animo" simpatico nei riguardi della eventualità di un'azione militare dell'Italia contro gli imperi centrali.

Tale obiettivo può dirsi raggiunto e questa constatazione non è un atto di vana superbia. Nelle moltitudini operaie - specie delle grandi città - si guarda ora alla possibilità della guerra con occhio e con animo diversi: non più l'ostilità cieca e irragionevole e preconcetta, ma agnosticismo e molto spesso l'adesione esplicita alla tesi che vien chiamata "guerrafondaia" ed è la nostra. Le masse dove non siano convinte, sono per lo meno "turbate" . Ripetono - è vero - meccanicamente, la formula d'opposizione alla guerra, ma il dubbio apre a poco a poco la sua breccia nell'animo di queste masse e le defezioni aumentano.

Il numero dei "Fasci" è la prova che questo "stato d'animo" esiste ed è qua e là giunto alla consapevolezza politicà e pratica dei doveri che l'epoca attuale impone ai sovversivi italiani. La creazione di questo "stato d'animo" è di una importanza capitale in rapporto alla guerra. Un soldato che si batte sapendo il perché, un soldato che ha la coscienza del suo compito in un dato momento della storia - quella coscienza che non mancava per esempio ai magnifici soldati della Grande Rivoluzione - è un soldato che vince e noi dobbiamo vincere a qualunque costo. La Germania si prepara a una vera guerra di sterminio contro di noi. Le atrocità del Belgio si rinnoverebbero centuplicate nei villaggi, nelle borgate, nelle città di Lombardia e del Veneto, qualora i tedeschi riuscissero a sfondare le nostre linee. Inoltre dobbiamo vincere per fiaccare una buona volta questa egemonia prussiana che infastidiva ed opprimeva il mondo intero. Ciò è pacifico, ormai.

Creato lo stato d'animo, l'adunata d'oggi deve precisare gli obiettivi di un "nostro" intervento. Non vogliamo chiuderci in una nuova formula, ma non vogliamo nemmeno aumentare gli equivoci e la confusione delle lingue. Il nostro è intervento di sovversivi, di rivoluzionari, di anti-costituzionali e non già intervento di moderati, di nazionalisti, di imperialisti. Il nostro intervento ha un duplice scopo: nazionale e internazionale. Per una singolare circostanza storica la "nostra" guerra nazionale può servire alla realizzazione di fini più vasti d'ordine internazionale ed umano. La "nostra" guerra - dico - e non già quella che ci possono preparare i ceti governativi d'Italia. Fini nazionali e cioè liberazione degli irredenti del Trentino e dell'Istria, il che significa contribuire allo sfacelo dell'impero austro-ungarico oppressore di troppe nazionalità e baluardo della reazione europea. Ma la guerra contro l'Austria-Ungheria per la realizzazione di queste finalità, d'ordine nazionale, significa guerra contro la Germania militarista, significa affrettare la scomparsa del più grande pericolo per i popoli liberi, significa l'aiuto fattivo e concreto al popolo belga che deve tornare libero e indipendente, significa - forse - la rivoluzione in Germania e per contraccolpo inevitabile la rivoluzione in Russia; significa - insomma - un passo innanzi della causa della libertà e della Rivoluzione.

Gli obiettivi del "nostro" intervento sono così definiti e determinati. Ci sono, certamente, tra gli inscritti si "Fasci", sfumature d'idee, ma il minimo comune denominatore del pensiero e dell'azione è quello che noi abbiamo ripetutamente prospettato su queste colonne.
Da ultimo, l'adunata odierna deve stabilire i mezzi dell'azione pratica. Credo anch'io che dal punto di vista teorico e dottrinale, la neutralità sia spacciata. E lo dimostra il fatto che non ha più difensori aperti, se non tra gli interessati per la popolarità, o le cariche, o gli stipendi. E va tiene. Ma non possiamo dire di aver causa vinta. Ci troviamo dinnanzi a una duplice coalizione di conservatóri : i socialisti alleati - volontari o involontari - dei preti e della Monarchia, intesa la parola nell'accezione più vasta del suo significato.

Ci troviamo dinnanzi a un "sacro egoismo" che trova - in basso la sua pretesa giustificazione nel principio della "lotta di classe" che deve restare puro e immacolato anche in mezzo alle più imponenti catastrofi della Storia, mentre in alto il "sacro egoismo" viene giustificato con la tutela "esclusiva" degli interessi nazionali. Per contrastare all'egoismo del basso possono bastare i semplici mezzi della propaganda con la parola e gli scritti, ma per smuovere il "sacro egoismo" delle sfere dirigenti, occorrono mezzi più persuasivi. "O la guerra o la corona!" è una parola d'ordine che ha un significato se ci si prepara contemporaneamente alla guerra e alla Rivoluzione. Dire che noi faremo la rivoluzione perché l'Italia scenda in campo, è prendere un impegno superiore alle nostre forze; ma non possiamo però affermare tranquillamente che non sarà impossibile e nemmeno troppo difficile lo scoppio d'un moto rivoluzionario se la Monarchia "non" farà la guerra. La posizione, in fondo, è identica. L'adunata può discutere e provvedere ad altri mezzi per sospingere il Governo all'intervento.
Per determinare le vaste e travolgenti correnti dell'opinione pubblica, giovano molto le parole, ma più ancora giova qualche gesto e qualche esempio .... I volontari caduti nelle Argonne hanno avvantaggiato la causa dell'intervento più di molti articoli e di molti discorsi.
Questo è - per sommi capi - il compito che l'adunata odierna dei Fasci deve assolvere. Il movimento fascista nato fra l'irrisione e l'ostilità del Partito Socialista, è oggi qualche cosa di più di una semplice promessa.

Questi nuclei di forti e di volitivi sorti qua e là in tutta Italia, costituiscono già un organismo pieno di vita e capace di vivere. Non hanno e non vogliono avere le regole e le rigidità di un Partito, ma sono e vogliono restare una libera associazione di volontari: pronti a tutto: alle trincee e alle barricate. Io penso che qualche cosa di grande e di nuovo può nascere da questi manipoli di uomini che rappresentano l'eresia ed hanno il coraggio dell'eresia.
V'è in molti di essi l'abitudine all'indagine spregiudicata che ringiovanisce o uccide le dottrine; in altri v'è la facoltà dell'intuizione che afferra il senso e la portata di una situazione; in tutti v'è l'odio per lo statu-quo, il dispregio per il "filisteismo" , l'amore del tentativo, la curiosità del rischio.
Oggi è la guerra, sarà la rivoluzione domani. - MUSSOLINI"

Da il Popolo d'Italia, N. 24, 24 gennaio 1915.

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Il 28 gennaio sempre sul Il Popolo d'Italia, firmava quest'altro articolo:
(Sulla questione sollevata da FILIPPO MEDA - "denuncia della Triplice Alleanza"

"DOPO L'ADUNATA"

"Il convegno nazionale dei "Fasci" non ha avuto una buona stampa" . Solo un giornale di Bologna, con un articolo forte e quadrato e ammonitore, ha cercato di vedere nel nostro movimento ciò che vi è sicuramente di vero e di vitale; ma tutti gli altri - non escluso il Corriere si sono limitati all'"accidentale" , al dettaglio, quando non siano trascesi all'ingiuria grossolana.
La Gazzetta di Venezia, la vecchia suocera brontolona della laguna, ci ha onorati del titolo di "pagliacci"; la Perseveranza - tanto nomini!... - ha trovato - previa una energica strofinatura ai suoi occhiali affumicati - che "lo scopo dei Fasci non è la guerra per l'unità e la grandezza d'Italia, ma la Rivoluzione sociale" . L'una e l'altra cosa, se non vi dispiace, monna Perseveranza!

Sull' Italia, clericale, l'on. FILIPPO MEDA lancia al cielo un "Finalmente !" e scrive:
"Finalmente gli intervenzionisti, o interventisti che dir si voglia, hanno scelta la loro piattaforma, chiara, precisa, sincera, e va data lode al prof. Mussolini di aver condotto al congresso di ieri il problema nei suoi termini esatti
"L'adunata - dice l'ordine del giorno da lui fatto approvare - reclama dal Governo l'immediata, pubblica e solenne denunzia del trattato della Triplice".
Questa è onestà e logica politica, e noi approviamo. Approviamo, s'intende, la " posizione della questione" ; non lo scioglimento che il prof. Mussolini ne vuol dare"
.

Meno male! L'on. FILIPPO MEDA conviene con noi che per rivendicare una qualsiasi libertà d'azione all'Italia, bisogna "pregiudizialmente" rescindere i trattati che ci vincolano all'Austria-Ungheria e alla Germania, denunciare, in una parola, la Triplice Alleanza.
La pregiudiziale che io ho posto al Congresso dei Fasci, è, dunque, valida e logica. Soltanto l'on. FILIPPO MEDA trova che "per rescindere un "contratto" occorre un motivo decente". E dov'è il motivo?, si chiede il deputato clericale di Rho ? Dov'è il motivo?

Ma c'è, on. FILIPPO MEDA, ed è formidabile. La guerra scatenata dall'Austria-Ungheria e dalla Germania, ha profondamente alterate tutte quelle condizioni di fatto che potevano giustificare la Triplice di ieri, ma non giustificano più quella d'oggi, svuotata com'è d'ogni significato. L'equilibrio internazionale è spezzato, on. FILIPPO MEDA, e tutte le preghiere del vostro Papa, ad esempio, non bastano a ristabilirlo. O prima o poi, on. FILIPPO MEDA, la Triplice Alleanza è destinata a "saltare". Se il blocco austro-tedesco vince ed inghiotte ed umilia semplicemente la Serbia, e sposta in qualche modo il cosidetto equilibrio balcanico, se - insomma - l'Austria vittoriosa si riapre la strada verso Salonicco, l'Italia - oltre alle minacce immediate e alle possibili non lontane rappresaglie - sarà offesa nei suoi fondamentali interessi e dovrà - in condizioni infinitamente più difficili delle attuali -sguainare la spada per tutelarli. Se - viceversa - il blocco austro-tedesco è battuto, la Triplice decade di fatto: l'Italia farà la sua guerra per ottenere le terre soggette all'Austria-Ungheria. E allora, poiché altre eventualità non sono possibili, se ne deduce che ci può essere, on. FILIPPO MEDA, una Triplice di domani; ma è certo che quella d'oggi è né più né meno che una semplice "finzione" diplomatica destinata a lacerarsi ad un prossimo urto con la realtà.

Denunciare la Triplice Alleanza è un atto di coraggio, ma sopratutto un atto di "lealtà". Come si vede, siamo esattamente agli antipodi del vostro pensiero, on. FILIPPO MEDA. Infatti, aspettare di denunciare la Triplice nel momento in cui Austria e Germania saranno sull'orlo della rovina, può non essere simpatico; ma rivendicare - oggi - la libertà d'azione e l'autonomia dell'Italia, è cosa che tutti troveranno giusta e normale. La "non"» avvenuta denuncia della Triplice può spiegarsi in un solo modo che l'Italia ritenga ancora possibile di correre in aiuto - se ne sarà il bisogno - degli Imperi Centrali; il che significherà per l'Italia - e in caso di vittoria e in caso di sconfitta - aver lavorato alla propria rovina. Anche l'altra ipotesi - quella vagheggiata dai germanofili - cioè l'intesa italo-tedesca a spese dell'Austria-Ungheria, importa in ogni caso e di necessità la fine ingloriosa della Triplice Alleanza.

Per quante situazioni vengano prospettate, non ve n'è una sola che convalidi e giustifichi ancora il mantenimento della Triplice Alleanza.

Denunciare la Triplice Alleanza non è soltanto un "diritto", è piuttosto un "dovere". In un'epoca dinamica come l'attuale, ogni popolo può e deve rivendicare la sua piena libertà d'azione. Si capisce che la denuncia del Trattato deve essere contemporanea al decreto di mobilitazione. Ad ogni modo il primo passo da farsi - e subito - è quello di denunciare il trattato della Triplice Alleanza. Ecco perché i Fasci hanno votato l'ordine del giorno che ho presentato all'adunata nazionale e non mi sorprende che i clericali puri come l'on. FILIPPO MEDA e i moderati autentici come la Gazzetta di Venezia insorgano contro il possibile accoglimento della nostra pregiudiziale. Essi sentono che tale fatto costituirebbe una vigilia di guerra contro gli alleati di ieri .... ma sentono altresì che gli eventi ineluttabili di domani "imporranno" quella pregiudiziale osteggiata - et pour cause - da tutti i FILIPPO MEDA d'Italia ....

Il Congresso dei Fasci ha dunque bene provveduto reclamando in primis - l'atto formale pubblico di decesso della Triplice. Ma anche sugli altri argomenti la discussione è stata elevata e proficua. Il tema spinoso dell'irredentismo è stato posto e risolto nell'ambito delle idealità socialistiche e libertarie che non escludono la salvaguardia di un positivo interesse nazionale. Tutti i popoli che soffrono di una oppressione esteriore devono esser liberi: questa la dichiarazione di principio: nel caso pratico il nostro è irredentismo anti-austriaco e non - ad esempio anti-francese per Nizza e la Corsica o anti-inglese per l'isola di Malta, in quanto che solo ad Oriente vi sono popolazioni italiane sottoposte al dominio austriaco e che di tale dominio sopportano le atroci sofferenze da lungo volger di anni .... L'irredentismo verso tutti i confini - quando non sia giustificato da ragioni di giustizia e di libertà - si risolve nel nazionalismo o nell'imperialismo: non è il nostro! L'ordine del giorno votato nel Congresso dei Fasci precisa esattamente la nostra posizione teorica e politica di fronte al problema delle terre irredente, il che non m'impedisce di aggiungere che non sarebbe stato - secondo il mio avviso - del tutto superfluo precisare e delimitare il nostro irredentismo anche dal punto di vista "territoriale" e ciò a scanso di equivoci presenti e di responsabilità future. Ma questa è una "subordinata" che non toglie importanza e valore alla massima di principio.

Terzo comma importante: l'azione dei Fasci. Azione nel duplice senso di pensiero e di opere. Per queste ultime noi siamo pronti e attendiamo l'ora propizia, che non può né deve essere lontana .... Ma l'on. De Ambris nel suo forte discorso ha tracciato a grandi linee tutto un programma di revisionismo teorico rivoluzionario. Egli ha detto che un Vangelo solo può bastare a una Chiesa di credenti, non ad una collettività di liberi pensatori. C'è molta parte di verità nella critica "marxista", ma ve n'è anche nella ideologia mazziniana. Proudhon ha qualche cosa (o molto) di vivo, come gran parte dell'opera bakuniniana è ancora salda come granito di roccia. Vogliamo noi - spiriti spregiudicati - credere in un solo Vangelo e giurare in un solo Maestro? O non vale la pena - in quelle che sono epoche di liquidazione - di gettare nella grande fucina ardente della Storia i nostri "valori politici e morali", per sceverare in essi l'eterno dal transitorio, ciò che passa da ciò che non muore? È mai possibile nel campo sconfinato dello spirito la monogamia delle idee? Non è ciò un "auto -negarsi" alla più diretta e profonda comprensione della vita e dell'Universo? La vita è varia, complessa, multiforme: ricca di possibilità, fertile di sorprese, prodiga di contraddizioni. Chi è lo stolto che pretende di violentarla nel breve capestro di una formula, nella schematica proposizione di un dogma? Libertà, dunque: libertà infinita! Sàndor Petofi gridava:
La vita mi è cara/ L'amore ancor più,/ Ma per la libertà/ Li do entrambi!

Libertà di ripudiare Marx, se Marx è invecchiato e finito; libertà di tornare a Mazzini se Mazzini dice alle nostre anime aspettanti la parola che ci esalta in un senso superiore dell'umanità nostra; libertà di tornare a Proudhon, a Bakunin, a Fourier, a S. Simon, a Owen, e a Ferrari, e a Pisacane, e a Cattaneo..., agli antichi e ai recenti; ai vivi e ai morti, purché insomma il "verbo" sia capace di fecondare l'azione ....
Il De Ambris non poteva - data l'ora e il luogo - che affacciare la possibilità e la necessità di questa demolizione e ricostruzione di dottrine; ma io credo che - passata la tormenta della guerra - questo sarà il compito arduo e preliminare della nuova critica socialista.
Ecco il bilancio della prima adunata dei "Fasci" . Non mi pento di averla definita "grande". Non eravamo in molti, ma - se ci tenessimo al numero - potremmo dire che non siamo più in pochi. I "Fasci" contano oltre cinquemila -inscritti, e niente vieta di sperare che tale cifra sarà raddoppiata e triplicata nel volger di un mese .... Ma l'adunata fu "grande", perché fu "nuova", perché fu compresa della gravità del momento attuale e n'ebbe - potrei dire - l'estremo pudore, e l'alto senso di responsabilità .... La buona sementa fu gettata e si vedrà: non invano! -- MUSSOLINI"


Da il Popolo d'Italia, N. 28, 28 gennaio 1915
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Fonti, citazioni, e testi
Prof. PAOLO GIUDICI - Storia d'Italia - (i 5 vol.) Nerbini 1930
ALBERTO CONSIGLIO - V.E. III, il Re silenzioso. (8 puntate su Oggi, 1950)
MUSSOLINI, Scritti Politici. Feltrinelli
COMANDINI - L'Italia nei cento anni - Milano
MACK SMITH, Storia del Mondo Moderno - Storia Cambridge X vol.
MONDADORI . Le grandi famiglie d'Europa - I Savoia. 1972
O' CLERY - The making of Italy - Kegan&Trubner, Londra 1892
STORIA MONDIALE CAMBRIDGE - (i 33 vol.) Garzanti 
CRONOLOGIA UNIVERSALE - Utet 
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