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ANNO 1911

vedi stesso periodo "RIASSUNTI STORIA D'ITALIA"

Preparativi guerra  Italo-Turca  -  La guerra di Libia 1911-1913
Scoperte/Scienza  - Cultura/Costume

Su Lotta di Classe, che dirige, si scatena l'antimilitarismo di Benito Mussolini contro la guerra in Libia: "Un esercito
non pu� vincere dentro uno scatolone di sabbia, dobbiamo  conquistare prima l'Italia, portare l'acqua al sud, l'alfabeto..."

L'ITALIA CONTA 36.184.000 ABITANTI
Attivi il 47,4%. In Agricoltura il 58,4% Industria 23,7%, Servizi il 17,9%
Prodotto lordo: Agricoltura 40,3% Industria 25,1% Terziario 22,3% (Amm. pubb 12,3%)
Quelli che lavorano sono 17.151.000 e i non attivi (anni del sorpasso!) 19.033.000

COMPARE SULLA SCENA POLITICA
BENITO MUSSOLINI

QUI BIOGRAFIA >

STORIA IT. Ci sono le dimissioni del ministero LUZZATI. Si forma il quarto ministero GIOLITTI con una fiducia di 340 voti a favore 88 contrari, 9 astenuti.
Sar� lui a dover dichiarare guerra alla Turchia per il possesso della Libia, che Giolitti definisce una "Fatalita' Storica", intanto si impegna e contribuisce (!) a rilanciare la produzione industriale, tutta impegnata a soddisfare le forniture militari per una grande guerra.

Che una guerra mondiale � alle porte pi� nessuno ha dubbi. � nell'aria. La stampa nazionalista insiste con i giornali "Il Tricolore", "Il Carroccio", "La Grande Italia", "La Nave". Tutti suonano la campana degli armamenti ritenuti vitali; gridano "Roma la Signora del mondo", D'ANNUNZIO "salpa la nave e va!" e "Mare nostrum".

Ad appoggiare Giolitti e le sue intenzioni colonialiste fu anche il Corriere della Sera, il giornale della borghesia italiana che fino allora dalle sue colonne non aveva fatto mistero delle ostilit� per la politica di GIOLITTI, ma ora ospita Gabriele d'Annunzio che incita alla guerra con le Canzoni e gesta d'oltremare. Il "mite" Pascoli non � da meno, inneggia con il motto "la grande proletaria si � finalmente mossa".

La guerra non trova solo consensi nella stampa nazionalista, ma anche in quella laica e cattolica e fra gli esponenti di varie tendenze del mondo della politica, dell'economia e della cultura. Ma soprattutto trova consensi nelle banche che stanno gestendo le imprese italiane in oltremare e prima fra tutte il Banco di Roma, per salvaguardare gli interessi di molti suoi imprenditori che da anni sono impegnati a industrializzare la colonia.

Le forniture militari per la guerra della Libia contribuiranno a rilanciare la produzione. Questi anni vedono la formazione di trust e cartelli nei settori siderurgico, cotoniero, serico e nell’industria dello zucchero, che puntano al controllo dei prezzi e della quantit� della produzione. I maggiori istituti di credito esercitano una supervisione sul sistema bancario a livello nazionale. La spinta alla concentrazione industriale-finanziaria e il crescente ruolo dello Stato sono linee di tendenza gi� operanti, destinate a essere esaltate dal conflitto mondiale. (Ma appena terminata con la "vittoria mutilata", il calo di produzione, i grandi debiti, la chiusura di molte fabbriche che si erano arricchite, e la minaccia delle grandi (dopo aver decuplicato le loro aziende) di chiudere se non ricevono contributi dallo Stato, creeranno grossi problemi. - Ci arriveremo negli anni 1921-22)

Troviamo poi fra i sostenitori anche i sindacalisti rivoluzionari e alcuni rappresentanti della destra riformista e perfino i cattolici moderati che trovano subito l'occasione per conciliare il cattolicesimo e il patriottismo (anche se poi a guerra scoppiata il 20 ottobre il Vaticano si dissocia dalle posizioni di una certa stampa cattolica). Insomma c'era chi vedeva in Libia lo sviluppo del capitalismo, chi la valvola di sfogo per gli operai che stavano vivendo in Italia una forte crisi economica, chi un'alternativa ai grandi esodi dell'emigrazione e chi non disdegnava di trasformarla in una "crociata" contro gli "infedeli" arabi di triste memoria. C'erano anche i cinici cui piaceva fare il tirassegno sui libici come al Luna park.

La prova generale dell'antefatto della vera guerra mondiale � offerta all'Italia quando si decide il 28 luglio in gran segreto (GIOLITTI e il re scavalcano il Parlamento) di preparare la guerra in Africa. In segreto per il timore che Austria e Germania si impegnino in un'azione di mediazione per impedire la nostra spedizione d'oltremare. Nessun timore viene invece dalla Francia che � gi� molto occupata a trovare delle giustificazioni (e quindi fare accettare) per la sua (non molto diversa situazione) occupazione in Marocco.
Per l'invasione e il possesso della Tripolitania in Libia sotto il dominio turco, SAN GIULIANO il Min. Esteri italiano non ignora che se l'Italia attaccher� e indebolir� i turchi, l'Austria romper� gli indugi per agire nei Balcani e che quindi certi equilibri nell'Europa cambieranno. Eppure al ministero non ci si preoccupa.

La situazione precipita quando i turchi, non ignorando le velleit� italiane decidono di inviare il 19 settembre a Tripoli un'unit� navale con armi e munizioni per contrastare la "probabile" invasione italiana. L'Italia il 26 esce allo scoperto e ufficialmente manda un ultimatum ai turchi. Il 26 la Germania interviene per calmare gli animi quando i turchi gi� stanno cercando la via di un compromesso con varie concessioni all'Italia, pur di evitare un conflitto.

Il 27 SETTEMBRE si svolge in Italia uno sciopero generale che non ha un grande successo per le continue polemiche e divisioni interne dentro le file socialiste, solo in una regione lo sciopero assume connotati di forte antimilitarismo e con accese manifestazioni contro l'intervento. A guidare una di queste troviamo PIETRO NENNI e per la prima volta BENITO MUSSOLINI.

IL 29 SETTEMBRE l'Italia dichiara guerra alla Turchia che � fatta senza l'approvazione del Parlamento che � in vacanza (usando solo l'art,.5 dello Statuto) e si mobilita l'esercito, la marina e la nuova aviazione con i primi aeroplani.
Si parte con 35.000 uomini, poi se ne imbarcheranno in seguito altri 100.000 agli ordini del generale CARLO CANEVA, che il 5 ottobre ha gi� occupato Tripoli e Bengasi, ma il 23 un'audace controffensiva turca lascia sul terreno 400 bersaglieri italiani. Questa scatena una feroce rappresaglia degli italiani che a loro volta fanno un altrettanto strage ma questa volta fra i civili a Sciara Sciat. L'eccidio suscita sdegno e indignazione sui giornali di tutto il mondo. Una reazione che coster� molto cara all'Italia, visto che la guerriglia ora dilaga per tutto il Paese arabo e che metter� a dura prova i militari italiani.

La mobilitazione nelle industrie metallurgiche per le forniture militari contribuisce a rilanciare la produzione in crisi fin dal 1907. Non hanno invece la stessa "fortuna" altri settori dove la crisi sta causando massicci licenziamenti che provocano diverse manifestazioni di operai e dove le organizzazioni delle CGdL di fronte agli industriali che si sono coalizzati per difendere i loro principi, ottengono pochi risultati, anzi si hanno come risposta serrate e licenziamenti di massa che mettono in ginocchio gli operai che sono da vari mesi in sciopero in varie citt� d'Italia. Nell'ottica di questa forte risposta padronale, nasce a Torino la coalizione industriale Consorzio Fabbriche Automobili.

BENITO MUSSOLINI
Fra le tante manifestazioni (e scioperi) anche violenti in tutte le citt� d'Italia contro la guerra, una in particolare assume rilevanza storica, quella di Forl� dove a guidarla � il figlio di un fabbro e di una maestra elementare di Dovia-Predappio: BENITO MUSSOLINI. 27 anni, con un ricco passato di antimilitarista e di anarchico.

Il Padre, Alessandro Mussolini ammirato dalle gesta di Benito Juarez, impose questo nome al suo primo figlio il 29-7-1883.La moglie, insegnante oltre che madre di questo bambino (in mezzo a tanta miseria - dove met� della popolazione di Dovia era emigrata in Brasile), fu anche la maestra di suo figlio Benito. E lui stesso poi prese il diploma di maestro, frequentando la Scuola dei preti Salesiani. In questa scuola fu descritto come: "Giovane irruente, impulsivo, ribelle, ma molto intelligente" anche se una nota del direttore inviata ai genitori puntualizzava che "...la sua natura non � acconcia a un sistema di educazione di un Collegio Salesiano". Di lui come ragazzo, gli amici coetanei dicevano "non discute, picchia". Indubbiamente era estroso, visto che in un tema "Il tempo � danaro" fece lo svolgimento in una sola riga; "Il tempo � moneta, perci� vado a casa a studiare geometria, perch� sono vicini gli esami, non le pare signor professore la cosa pi� logica?"
E non studiava solo quella, ma Storia, Politica, Musica, Poesia. Divenne Maestro, ma il fascino di arringare la folla era il suo debole, tenne discorsi celebrativi su Verdi, Garibaldi e altri, che entusiasmavano i presenti con le arringhe, dove poi, sempre, lui sconfinava nella politica pi� accesa, coinvolgendo la massa con i suoi atteggiamenti e un'enfatica oratoria.

Insegnava a Gualtieri (che era il primo comune conquistato in Italia dai Socialisti), ma presto, pur avendolo nominato i socialisti Capo Sezione, gli venne a noia e emigr� in Svizzera. Due anni e mezzo in giro a fare lo sfaccendato, il disoccupato, il poveraccio, l'insegnante di italiano agli immigrati; intanto frequentava le lezioni di economia-politica di Vilfredo Pareto il grande economista che insegnava a Losanna, e leggeva, molto.
Sue letture: Nietzsche, Marx, Schopenhauer. Dopo 2 anni fece una breve visita in Italia alla madre malata, ma aveva 21 anni e a casa trov� la cartolina di leva. Per evitare il servizio militare, contraffece la data sul passaporto e riespatri� in Svizzera, ma il documento falsificato fu scoperto alla frontiera.
Fu quindi espulso, mentre nel frattempo in Italia lo condannavano per diserzione. I giornali socialisti enfatizzarono, uno scrisse: "E' stato cacciato dalla Svizzera il socialista Mussolini, il grande duce della "Prima" sezione socialista d'Italia". Era la prima volta che veniva usato il titolo di duce, che ricordava gli antichi condottieri romani, ed era anche la prima volta che veniva indicato come grande. Mussolini aveva poco pi� di vent'anni ed entrambi i due titoli non dispiacquero per nulla.

In Italia, ci fu l'amnistia per i reati anche di diserzione. Gli evit� una condanna, ma il soldato dovette farlo, a Verona nel 10� reggimento bersaglieri. Ci stava apparentemente bene, tanto che si prese perfino le lodi e i gradi di caporale, ma era di idee antimilitariste e predicava la diserzione quando scriveva agli amici. Congedato, fece il maestro a Tolmezzo, poi anche l� divenne insofferente all'ambiente.

Lo and� a fare ad Oneglia, in Liguria, dove si mise a dirigere con cipiglio anche un piccolo foglio socialista "La Lima". Qui scopre la sua "strada", il giornalismo, quello "rovente" e anticlericale, infatti, negli articoli si firma "il vero eretico", con accuse ai preti di essere "gendarmi neri al servizio del capitalismo". Durante gli scioperi, che abbiamo visto sopra, Mussolini � subito in diverbio con gli interventisti.
A un capo crumiro, con una mazza in mano minaccia di spaccarlo in due, l'altro non sta al gioco, va a denunciarlo, la sera stessa � arrestato, processato per direttissima e condannato a 3 mesi. Conosce il carcere per 15 giorni; uscito, si ributta in politica, ma alla fine emigra nuovamente all'estero a Trento (allora austriaca) dove passa intere giornate nella biblioteca comunale a leggere storia e saggi politici, e nello stesso tempo a studiare il violino ("se diventer� bravo ho un mestiere di riserva"), infine trova la sospirata occasione di dirigere un foglio.

� "L'Avvenire del lavoratore", gli da' impulso, dinamismo, fa raddoppiare le copie del giornale. Cesare Battisti il pi� attivo del socialismo trentino che dirige il "Popolo" lo nota e lo vuole con se', e lo nomina Redattore Capo. Proprio Battisti nel presentarlo per la prima volta sul giornale, cos� lo descrive, "� uno scrittore agile, incisivo, polemista, vigoroso, con una buona cultura, multiforme e moderna", ma subito dopo diventa scomodo, incontrollabile e pericoloso, perch� Mussolini � impulsivo, interviene con rudezza con tutto il peso delle sua presa di posizione estrema e rigida che inaspriscono le polemiche con gli austriaci per l'autonomia del trentino, mentre Battisti sta operando in un modo pi� diplomatico, pur dicendo velatamente le stesse cose. Poi non voleva inimicarsi il clero locale. Non rompe del tutto i rapporti, ma dopo un mese Mussolini gi� non scrive pi� sul suo giornale.

A Mussolini, Trento, gli sembr� troppo clericale, e aveva anche una profonda avversione per un giovane leader dei cattolici. Era Alcide De Gasperi che dirigeva Il Trentino, e dalle colonne del suo giornale gli rimproverava gli insulti che lanciava, ma Mussolini dalle sue pagine a sua volta lo attaccava, lo definiva "pennivendolo" "uomo senza coraggio" "un tedesco che parla italiano, protetto dal forcaiolo, cattolico, feudale impero austriaco e quindi un servo di Francesco Giuseppe". Gli avversari politici lo chiamavano "il cannibale dei preti", e quando in un paesino di Trento si scopr� una storia boccaccesca fra una contadina (in vena di santita') e il parroco locale, che l'aveva messa incinta pi� volte, Mussolini con la sua vena di scrittore salace, irriguardoso e fantasioso scateno' un putiferio nel raccontarne i retroscena, con il preciso intento di ridicolizzare tutto il clero locale.

In questo clima rovente, come agitatore pi� che polemista, che metteva a rumore la citt�, Mussolini non poteva durare, infatti, la gendarmeria austriaca su segnalazione di anonimi, l'accuso' assieme ad altri suoi amici irredentisti del furto in una banca, gli perquisirono l'abitazione, forse trovarono manifestini anti-austriaci, alcune copie del suo giornale che andava spesso sotto sequestro, trovarono insomma la "giusta causa" e una vaga motivazione per l'arresto. Dopo aver odiato gli svizzeri, Mussolini in galera inizi� a odiare i trentini austriaci, quando, pur non provata n� trovata nessuna accusa, seguitarono a tenerlo in carcere senza un preciso motivo. Tanto che per protesta, e informando i socialisti con chiss� quali mezzo, inizi� a fare un plateale sciopero della fame.

Per non farlo diventare un pericoloso martire dei socialisti o creare incidenti diplomatici, i gendarmi lo accompagnarono con i soli vestiti sdruciti addosso al confine di Ala, e lo diffidarono a non mettere pi� piede nella terra del Kaiser. Mussolini raggiunta Verona a piedi, racimolato qualche soldo alla stazione per il viaggio in treno, rientro' a Forl�, dove visibilmente umiliato pass� l'inverno ad aiutare il padre vedovo a servire clienti in un osteria gestita assieme a una certa Annina Guidi, una sua vecchia amante, che morta la moglie si era deciso a viverci insieme, gestendo insieme appunto la trattoria. Un vecchio rapporto questo che alcuni mormoravano che da lei aveva avuto una bimba cui avevano dato il nome di Rachele. Benito aveva conosciuto Rachele bambina prima di andare in Svizzera, ora al suo rientro l'aveva ritrovata attraente e le sue attenzioni furono pari a quelle della fanciulla che a sua volta si invagh� presto del fratellastro.
Forl�' gli stava stretta e lo divenne ancora pi� quando anche in questa citt� lo arrestarono e lo misero di nuovo in carcere per quindici giorni per aver fatto un comizio non autorizzato.

Nel comizio, teorizzava la rivolta, e incitava a dare alle fiamme il Codice, ne auspicava un altro con nuove leggi. Il suo attivismo lo portava a porsi al di sopra delle comuni norme, e quindi auspicava la "necessita' della rivolta". Leggendo Nietzsche lo aveva colpito una frase "vivere pericolosamente", e ne fece il proprio motto, tanto che pubblico' un saggio in tre puntate sul giornale "Pensiero Romagnolo", La filosofia della forza, dove troviamo il pensiero del filosofo tedesco (il superuomo nicciano) che indubbiamente lo aveva affascinato e conquistato (altrettanto quello di G. Sorel - La funzione della violenza nell'agire storico).

In carcere, dopo l'esperienza fatta a Trento, dove si era documentato storicamente di un certo periodo della vita politica di quel paese, scrisse un breve satirico romanzo proprio sul Trentino. Cesare Battisti lo pubblic� a puntate sul "Popolo", a 15 lire a puntata, e il pubblico lo lesse avidamente. Era un racconto fantapolitico "Claudia Particella, l'Amante del Cardinale", un modo per far la "sua" propaganda politica anticlericale.
Ma Forl� dopo le vicende del carcere gli divenne antipatica, buss� a tutti i giornali; infine pens� di emigrare anche lui in Brasile, come avevano fatto tanti abitanti del suo paese, a Dovia, e dove aveva tanti vecchi amici di infanzia che appunto in Sud America erano emigrati.

Valut� pure di accettare un posto come messo comunale ad Argenta; "sono stanco di stare in Romagna e sono stanco di stare in Italia", scrive a tutti; ma il 9-1-1910 la federazione socialista di Forl� lo nomina segretario della federazione e gli fa dirigere i quattro fogli di "Lotta di Classe". Mussolini e' entusiasta, vede gi� il suo successo, ne e' convinto, e' sicuro di se',(alla prossima ventata spazzero' via Giolitti), ed economicamente non teme pi� il futuro (prende 120 lire il mese), infatti dopo 8 giorni torna a casa e presa Rachele sotto braccio, comunic� al padre e alla matrigna che sposava la sorellastra "senza vincoli ufficiali, ne' civili, ne' religiosi", e con una pistola in mano minacci� in caso di diniego il duplice suicidio. La notte stessa prese due lenzuola, quattro piatti con le posate, la rete di un letto e con Rachele si trasferi' in una stanza in affitto con cucinino a 15 lire il mese, e "mise su casa". Era il 17 gennaio del 1910.

Mussolini aveva 27 anni e Rachele 17. Dopo 9 mesi, il 1� settembre di quest'anno nasce Edda. 27 giorni dopo ed eccoci allo sciopero di Forli! Con lui attivista in prima fila che gli valse la condanna a cinque mesi di carcere.

Per 34 anni nel bene e nel male, il suo nome occuper� tutte le pagine di storia del nostro secolo. Ci saranno intuizioni politiche da grande statista; diventer� per gli industriali l'uomo qualificato a ristabilire l'ordine; "provvidenziale" per il clero nel dare la soluzione a problemi secolari (il concordato); e varer� ottime istituzioni sociali ed economiche che sono giunte integre fino a noi (che vedremo in questi anni). Fu il centro motore del suo movimento, il fascismo, ma con il tempo, sempre pi� distaccato da un contatto fattivo con i suoi collaboratori; infine il fautore di un regime totalitario che poggi� per qualche tempo sul consenso di massa e dove fu demagogicamente abile a sollecitarlo attraverso coreografiche manifestazioni, mezzi di comunicazione e slogan.
Non manc� il prestigio internazionale di un certo periodo del '29 e dintorni. In questi anni, preso dal miraggio di mutare a vantaggio dell'Italia lo statu quo internazionale (che era in crisi- compresi gli Usa), lui antitedesco (Stresa 1935) abbandon� le cautele e con un atteggiamento di grande e palese insofferenza entr� in urto con le potenze occidentali e a rafforzare legami proprio con una Germania dove c'era un Hitler ancora modesto ma grande suo ammiratore e con ambizioni imperialistiche pi� grandi delle sue. L'accordo formale che ne segu� (il patto d'acciaio) fu un grave errore di valutazione. L'errore fu ancora pi� grande quando ebbe la convinzione che Hitler dopo i blitz vittoriosi soprattutto in Francia, conquistasse e mutasse l'intera cartina d'Europa. Nel timore di essere escluso da questa spartizione, pur al corrente dello stato di impreparazione militare del paese, decise, cerc�, tent�, s'illuse, si sent� forse obbligato (una parte non indifferente del Paese lo sollecitava) ad intervenire militarmente al suo fianco per potersi ritagliare a guerra finita, i migliori vantaggi possibili per l'Italia.

Venne poi l'esito disastroso tedesco in Russia, ma ormai era troppo tardi, contro l'Italia c'erano tutte le potenze (che Mussolini sottovalutava) che avevano deciso di fermare l'egemonia nazista, quando quella fascista era gia' naufragata anche prima del 25 luglio 1943, cio� quando la popolazione si senti' estranea in questa guerra e finalmente capi' che Mussolini era un uomo senza piu' consensi, perdente, e soprattutto solo, non essendosi circondato da persone capaci e intelligenti, ma di consiglieri che non operavano con chiarezza nelle situazioni che stavano invece maturando. Momenti drammatici, dove si rispondeva con solo grandi bluff militari, politici, culturali e di costume, sempre guidati da operatori e propagandisti di bassa levatura.

Nel discorso del 25 ottobre 1938, analizzando bene le parole di Mussolini, appare questa solitudine. E' uno statista perdente! La situazione precipitava davanti a una realt� oggettiva del Paese che dimostra subito quanto effimeri, artificiali, e come erano sempre suonati falsi, gli accenti eroici, i toni di sfida, la propaganda. Era gi� il discorso della sconfitta, soltanto che lui non se ne era reso ancora conto, anche se lo aveva intuito: gli italiani che "contavano" invece si' non per nulla questa intuizione la estern� con amarezza proprio in questo discorso: "....quel mezzo milione di vigliacchi borghesi che si annidano nel paese". Infatti, quelli che proprio lui aveva fatto diventare ricchi, gli avevano gi� voltato le spalle.

Quello che avvenne dopo, fu una tragedia. La sua e insieme quella del popolo di una nazione, dove alcuni vecchi antiquati generali presero i migliori uomini per mandarli allo sbaraglio, in Grecia, in Africa, (e scelleratamente a piedi) in Russia. Inquietanti personaggi che poi caduti nella polvere, e molti nel disonore, caduto lui, Mussolini, scapparono, aggiungendo tragedia a tragedia (8 settembre '43). E chi scrive, l'autore di queste righe, li ha conosciuti tutti, visti in faccia uno per uno nel vergognoso panico, con il "piccolo" re "nano" in testa, il 9 settembre, a Palazzo Mezzanotte, in 300 a casa sua. (ma nessuno finora non ha mai scritto, che quella famosa notte in questo palazzo c'era anche un gruppo di ufficiali tedeschi).(chi intenda intenda)

Questi avvenimenti li seguiremo meglio negli anni successivi..................
(e di HITLER, inizieremo la sua biografia nel 1922)

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