STORIA DELLA RUSSIA

19. L’alba della grande svolta
20. Cala il sipario

 

19. L’alba della grande svolta


Dobbiamo però ritornare al matrimonio di Igor con questa Helga-Olga di Pleskov (oggi Pskov) perché ci sono alcuni punti che ci confermano una certa evoluzione della cleptocrazia variaga, qui a Kiev. Innanzitutto ci chiediamo come mai si sia cercata una sposa per Igor proprio a Pleskov e non a Izborsk o Belo Ozero, se non si poteva cercarla a Novgorod e non ce n’erano a Kiev. Dopo tutto a Izborsk e a Belo Ozero ci sono (o ci dovrebbero ancora essere) i parenti di Igor e se si vuol conservare pura la casta rus’, non è meglio cercare fra la propria gente ?
A tutte queste domande ho trovato qualche risposta ed eccone qualcuna.

OLGA è originaria di un villaggio vicino a Izborsk, Vybutarsk, come informa la Vita di Santa Olga e suo padre faceva il lavoro solito dei Variaghi dell’Est: il rematore, ma nella più grande città di Pleskov. Il fatto che Igor sia andato a cercare una moglie (o meglio Oleg gliel’abbia imposta) così lontano da Kiev, non deve destar meraviglia poiché può darsi che ci siano degli obblighi “d’onore” verso un capetto locale, tant’è vero che la tradizione accenna persino al fatto che Olga era probabilmente nipote di Gostomysl, il supposto padre di Vadim l’Ardito.
Per quanto riguarda la ricerca di una sposa presso una delle corti, cazara o bizantina, qui devo dire che la scelta di Olga mi ha confermato la posizione “di rango inferiore” della mafia Rus’ presso entrambe le corti.
La tradizione inoltre ci dice che Olga era stata notata da Igor (e da Oleg) mentre erano in viaggio da Novgorod verso Kiev e si erano fatti traghettare da lei sul fiume Grande di Pleskov e, non riuscendola ad avere per una notte, Igor si era ripromesso di sposarla, ma …è un’interpretazione romantica ! E poi, sposarla dopo 20 anni dal primo incontro ? Forse la spiegazione è molto più prosaica. Noi sappiamo che nelle classi abbienti c’è la poligamia e quindi Igor è senz’altro già “sposato” con più di una donna e, magari, anche di stirpe slava. Il problema che si pone è di avere un figlio maschio e di stirpe variaga e, siccome le donne di Igor non glie ne hanno dato ancora uno, ecco la ricerca di una nuova sposa che, stranamente però, a Kiev non si trova ! E se non si trova, è anche logico: Non è perché forse i variaghi sono bande composte da soli maschi e che le donne bisogna cercarsele o in Svezia direttamente o presso le famiglie dei più pacifici K’lbiagi (gli sperticatori variaghi che vivono sulle coste) ?

Comunque il matrimonio ha successo: Olga gli dà un figlio maschio ! La stranezza è il fatto che l’unico figlio erede di Igor, Svjatoslav, nascerà verso il 940 d.C. e cioè ben dopo 28 anni di matrimonio ! Come mai Igor deve aspettare tanto a lungo per avere un figlio ? Perché non ripudia Olga e non sposa un’altra variaga ? E come mai Olga è così poco prolifica ? Le informazioni che noi abbiamo del tempo ci dicono che le donne avevano un’unica occupazione: quella di allevare bambini ! O questa attività o il ripudio …
Ci deve essere qualche errore nelle date a questo punto, se vogliamo considerare ancora attendibile il nostro monaco amanuense a questo riguardo ! E’ molto probabile che nelle trascrizioni delle date che usano l’alfabeto invece che i numeri arabi, ancora ignoti, una lettera sia stata scambiata per un’altra o si sia talmente alterata sulla pergamena da provocare una falsa lettura …

Una cosa mi ha irritato a questo punto. I nostri storici cominciano già da ora a chiamare Olga Igor etc. con i termini “principe” e “principessa” (knjazh, knjaginja e sim.) che, secondo me, non sono legittimi. Qui si tratta di capimafia e basta che non sanno nemmeno che significa amministrare persone e cose.
Per quel sappiamo dalle mafie odierne, possiamo dedurre, fatte le debite riserve per il tempo che separa il nostro secolo da quelli della Rus’ di Kiev, che l’organizzazione variaga fosse qualcosa di analogo a Cosa Nostra.
Secondo me, poiché queste società “a delinquere” si basano sui “patti di sangue”, sui fortissimi legami di parentela, omertà etc., ho perciò capito che, prima della grande svolta di Kiev, la mafia variaga di Novgorod mantenne la sua organizzazione, più a lungo che potè. La “cupola” era costituita dal capomafia con pochi altri stretti parenti, poi c’era la cerchia dei cointeressenti subordinati al servizio della cupola, poi tutto un gruppo di giovane manovalanza armata, la druzhìna, che si incaricava di menare le mani per mantenere l’ordine e che obbediva senza fiatare (pena la morte) agli ordini. Tutto questo a Kiev continuerà a funzionare per qualche tempo per poi sfasciarsi da sola.

I componenti della druzhìna sono chiamati muzhì ovvero maschi, uomini, e i ragazzi che li accompagnano o i pupilli più giovani, otroki o rampolli. E’ fatto obbligo ai muzhì di allenare gli otroki alle armi e fra questi ultimi, non ci sono più e soltanto Variaghi, ma anche i figli dei notabili slavi tenuti in ostaggio. E’ in questo modo che la mafia svedese si inquinerà di sangue slavo lontano dalla sua patria !
Sono convinto che la posizione della cleptocrazia variaga ancora in questi anni kieviani era puramente militare e cioè a Kiev rappresentava un nutrito gruppo di armati ben addestrati che seminavano il terrore al loro apparire nella città, ma che erano anche a disposizione dell’élite slava per i servizi di difesa dei convogli e per l’ordine repressivo. Quando i Variaghi, decisero di abitare qui stabilmente, per mantenere l’ordine mafioso fra di loro, ebbero bisogno di darsi anche una certa “immagine” per affermarsi. Non più, e non solo, la forza delle armi dovette essere usata, ma si cercò di acquisire un peso politico. Ma … chi sa fare politica fra questi pirati ?

Gli Slavi a Kiev più che in altri posti, erano persone non soltanto ricche, ma con un’altissima cultura (in parte sono già cristiani !) ed fu giocoforza per la mafia, non solo legarsi politicamente con questa parte della società, ma anche assimilare le loro usanze e i loro costumi e così i Variaghi, che sapevano finora maneggiare la spada e il remo con grandissima abilità, cominceranno a “volare alto”.

I Vichinghi, (v. L. Boyer) “… quei pragmatisti, quei realisti videro subito quali vantaggi avrebbero potuto trarre dalle nuove opzioni della loro società anche se esse avrebbero determinato una trasformazione radicale delle attività e del modo di vivere tradizionale. Il loro maggior rimpianto fu certamente …. quello di dover abbandonare la nave che aveva permesso loro di conquistare tutto il mondo conosciuto alla loro epoca, estendendone addirittura i confini.”

Ai primi tentativi con le loro cerimonie pagane scimmiotteranno quelle slave, poi accetteranno il panteon degli Slavi di Terra Russa al posto del loro, accetteranno la cosmogonia e l’interpretazione religiosa dei fenomeni naturali che danno gli Slavi, i loro riti della caccia, le credenze sulla vita e sulla morte … Insomma comincia seriamente l’ascesa verso l’assimilazione dei maschi variaghi nella società slava !
Mi sono posto ancora una domanda: Dalla druzhina poteva derivare un governo organizzato ? E una struttura di questo tipo poteva sostituire la più efficente democratico-oligarchica vece degli Slavi ? Una risposta, penso, si possa averla dagli avvenimenti che seguirono.
Dopo la morte di Oleg, probabilmente si seguì la prassi solita e la vecchia druzhina fu abbandonata a se stessa, mentre saliva in auge la nuova, quella di Igor.

Quest’ultima druzhina ormai è da anni che vive a Kiev e ha magari anche accolto nuovi accoliti di etnìa slava o comunque assimilati e quindi è sicuramente più propensa a far lega con l’èlite che governa la città. Un segno di sicuro avvicinamento si trova nella scelta del nome dato al figlio di Igor, un nome slavo: Svjatoslav (gloria del mondo o qualcosa di simile) ! E’ un passo necessario ? Probabilmente sì. Sicuramente è un passo importantissimo che serve ad allargare la base del consenso dei bojari slavi verso la mafia variaga. Novgorod è ormai persa all’influenza di Igor e non si deve perdere anche Kiev.

In città poi gli affari vanno sempre meglio. A causa della persecuzione iniziata già da qualche anno contro gli ebrei dall’Imperatore Romano Lecapeno, molti ebrei confluiscono a Kiev. Igor già dipendente dai mediatori radaniti per i suoi traffici, si impelaga tanto coi Cazari da diventare uno strumento della politica di costoro che, per vendetta alla persecuzione dei loro correligionari, lo convincono ad andare contro Bisanzio. Igor è sicuramente affascinato dal mondo greco, di cui ha sentito parlare, ma è soprattutto affascinato dal bottino che potrebbe ricavare da questo grande mercato e che da Kiev non è così lontano ! Nel 941 è sotto la città imperiale, ma il micidiale fuoco greco mette fuori giochi i suoi e Igor deve tornarsene con pochissimi dei suoi a Kiev, fortemente abbattuto dall’insuccesso e con una druzhina decimata !

Kiev permette la fondazione ufficiale del Kahal ebraico a Kiev nel 942 e nel 943, dopo una micidiale pestilenza a Kiev e dintorni, Igor si rimette in moto per assaltare Bisanzio con tante navi che, dice la tradizione, tutto il Mar dei Russi (come ormai viene chiamato in questi anni il Mar Nero del nord) sembrò coperto dai legni dei rus’. Da Cherson viene subito avvisato l’Imperatore che si affretta a proporre a Igor, ormai giunto al delta del Danubio, di accettare oro e stoffe e fermarsi. Igor non fa politica e la proposta lo alletta e, consigliatosi coi suoi, accetta e, allo stesso tempo, visto che ha con sé degli alleati peceneghi dei quali ora è bene sbarazzarsi, consiglia a questi di continuare la spedizione contro i Bulgari del Danubio e se ne torna Kiev, col suo malloppo.
Sappiamo che spesso si avventurerà sulle coste del Mar Nero, per saccheggiare i monasteri e le chiese dell’Asia Minore, come la ricchissima Paflagonia con la città di Amastrida che è frequentatissima da mercanti e genti di tutto il mondo e che già Variaghi come lui (Bravlin) tanti anni prima avevano saccheggiato.
Dopo altre vicende, in gran parte sfortunate, nell’anno 6453 (945 d.C.) “… disse la druzhina a Igor: Gli otroki di Sveneld si sono fatti armi e vestiti (nuovi) e noi siamo (invece) nudi … Sappiamo che a questo Sveneld, dal chiaro nome variago, sono stati affidati i Drevljani e la raccolta delle loro merci e che costui, benchè appartenente alla druzhina di Igor, non soffre di essergli soggetto e vorrebbe ritagliarsi un suo racket indipendente. Igor non può perdere di autorità e con un’azione di forza irrompe nel “feudo” affidato a Sveneld e razzia tutto quello che può nella capitale drevljana di Iskorosten’ in una furia rabbiosa. Sulla via del ritorno però, su istigazione del figlio di Sveneld, gli viene teso un agguato ed è ucciso !
La notizia della morte di Igor viene tenuta nascosta per un po’, forse per dare il tempo a Sveneld di prendere la situazione nelle mani …
La notizia della morte di Igor finalmente trapela, portata dagli scampati all’agguato, e viene data tutta la colpa ai Drevljani che, si dice, hanno teso l’agguato. Anche Sveneld è a Kiev e sa come sono andate le cose, visto che dell’agguato si è occupato proprio suo figlio, ma tace e, invece di prendersi il potere, magari impalmando la vedova Olga, lascia che questa sia nominata reggente. Come mai ? Spera forse che costei nell’esercitare la vendetta lontana da Kiev, cada anche lei in un agguato che Sveneld potrebbe preparare segretamente ? Forse la cerchia di Sveneld non è con lui ?

Le ipotesi non possono che essere due: O si è saputo che il figlio di Sveneld, Mstislav Ljut (costui ha due nomi: il primo slavo e il secondo variago e quindi è probabilmente figlio di uno matrimonio misto), aiutato dai Drevljani, ha teso l’agguato fatale a Igor, oppure Olga, usando la giovane età e la sua avvenenza, riesce a portare la druzhina del marito dalla sua parte. Non sarà stata una decisione semplice e facile. E’ probabile che il vecchio partito cristiano (di provenienza bulgara dal Danubio) che era stato legato ad Askold le abbia dato una mano, promettendole addirittura di mediare l’Imperatore di Bisanzio per legare Kiev a Bisanzio e liberarla dalla soggezione cazara e darle la possiibilità, nientemeno !, di far proclamare la stirpe di Igor, principi di Kiev, proprio come i Bulgari del Danubio !

In quegli stessi anni infatti, dopo un assedio a Costantinopoli e la pace successiva, il bulgaro Simeone detto il Grande, figlio di Boris, nell’agosto del 913, riceveva dal Patriarca di Santa Sofia la corona imperiale e diventava cesare (zar) basileus dei Bulgari, pari grado di Costantino VII Imperatore dei Romani ! Sicuramente questo avvenimento ebbe grandissima eco a Kiev e fece sognare Igor (e Oleg) e sua moglie Olga, che anche i variaghi potessero arrivare a tanto.

Rimane per ora il compito di vendicare la morte di Igor.
Chi lo farà ? Secondo le regole tocca al figlio, ma Svjatoslav è solo un bimbo di 3 o 4 anni … E allora ?
La vendetta la eseguirà la moglie di Igor, Olga, che per questo scopo viene nominata capomafia reggente, sostenuta dalla druzhina di Igor ! Probabilmente Sveneld appoggia questa decisione, pensando di liquidare la vedova e Svjatoslav come ha fatto con Igor, mandandoli fra i Drevljani …
Olga tuttavia ha successo, vendica Igor distruggendo la città di Iskorosten, capitale dei Drevljani, e deporta i figli del capo drevljano presso il suo palazzo a Vysc’gorod, a nord di Kiev.
Questa donna variaga, di grande intuizione e perspicacia, ha ormai compreso che Kiev può diventare un vero e proprio centro politico ed essere organizzato nel modo in cui si sono organizzati gli altri stati intorno, nel resto d’Europa, visto che l’economia “tira” e soprattutto che lei può assurgere al prestigio di principessa.

I problemi però incalzano e Olga deve risolverli rapidamente. Al primo posto c’è il rapporto con Novgorod. Il progetto della principessa variaga sarebbe di assoggettare Novgorod a Kiev senza mezzi termini, ma Kiev economicamente dipende dal nord e quindi non può permettersi di far la voce grossa con questo partner, pena la deviazione dei traffici su altre strade ancora libere e praticabili. Così si arriva d un compromesso, rimane il contributo annuale fissato a suo tempo da Oleg, ma viene concesso che negli spazi intorno al lago Ilmen, nell’antica regione appartenente personalmente alla mafia Rus’ (la zona intorno a Russa), Kiev abbia delle postazioni controllo diretto, fino al fiume Luga addirittura ! La nostra Olga sfrutta certamente le sue parentele qui a Pleskov e a Russa in modo da aggirare in qualche modo i novgorodesi, ma senza disturbar troppo i Krivici di Ragnvald a Polozk.

Un punto viene messo in evidenza: Quanto a diplomazie e politica estera, tutto sarà fatto da Kiev !
Olga sta pianificando una grande svolta, un grande progetto di trasformazione del suo potere: Da semplice e rozza cleptocrazia mafiosa, farà diventare Kiev uno stato di tipo moderno ! Le informazioni da lei raccolte la portano ad introdurre vari cambiamenti nell’amministrazione statale che possiamo delineare in breve. Lei e poi suo figlio non saranno più i capimafia, mercanti e razziatori, ma principi, padroni assoluto del territorio e di tutto quanto si trova su di esso, di vivo e di morto. Sarà il principe a concedere le ricchezze della sua terra alle persone che considera meritevoli (in pratica i suoi druzhinniki e i bojari a lei vicini), terrà i contatti con le nazioni vicine e difenderà i confini del territorio contro qualsiasi nemico, specialmente i nomadi, affinché i mercanti non abbiano a soffrirne e a lamentarsene. A Kiev il nuovo principe vivrà dei diritti di questi traffici e le spese per l’attività militare saranno coperte dal prelievo, stavolta giustificato, dai popoli intorno, che non solo cederanno un tributo in merce, ma anche un certo numero di giovani da portare nelle guerre contro i nomadi.

Rimane il problema della legittimazione internazionale del nuovo stato di Olga di Kiev e ciò compete solo all’Imperatore di Bisanzio. Infatti i cristiani che lei frequenta a Kiev gli hanno detto che, secondo la teoria vecchissima di secoli della corte bizantina, il potere viene tutto da Dio e il rappresentante del potere sul mondo è l’Imperatore e la sua chiesa e solo lui può concederlo ad altri, in nome di Cristo. Così è avvenuto per Simeone di Bulgaria, così è avvenuto per Carlomagno e così deve avvenire per Olga di Kiev e per suo figlio.
Sono tutti concetti difficili da assimilare per persone rozze e pagane come i Variaghi concentrati solo sul far soldi, ma è una scelta necessaria.
E Olga dà la svolta giusta alla cleptocrazia variaga !

Ho detto prima che la mafia variaga non poteva farcela da sola a mettere insieme uno stato nella Terra Russa, partendo da zero, e Olga capisce che per far questo è necessaria l’alleanza dell’élite slava di Kiev. Le manovre di Olga saranno d’ora in poi proprio indirizzate a questo scopo, nell’ambiente dei bojari kieviani. Trasformare il racket, alleare nel potere militare i kieviani più potenti e influenti e fondare uno stato con a capo lei e suo figlio e i loro discendenti.
Gli argomenti per fare tali passi ci sono:

• Sono aumentati i traffici verso i mercati esteri e c’è da far soldi a palate, basterà dare una spinta ulteriore alla “produzione”
• Il racket di Novgorod non paga più come prima e potrebbe causare solo disordine e discredito all’estero
• Mettiamo in angolo gli ultimi mafiosi riottosi e, con Slavi alla base e Variaghi al vertice, possiamo creare uno stato che sia riconosciuto da tutti gli imperi universali, in special modo da Bisanzio
• I Variaghi devono avvicinarsi agli Slavi ? Non ci sono problemi, lei ha già dato un nome slavo a suo figlio e rafforzerà il legame sposando Svjatoslav ad una slava, di nome Predslava, e l’alleanza è fatta !

Olga capisce altresì che è necessario entrare nella scena politica in Europa e così tenta l’avvicinamento anche con Ottone I, ma quando si accorge nel 945 che in quel momento storico Ottone è ancora una figura di secondo piano e che Bisanzio è la prima da coccolare, millantandosi regina di tutti i popoli dal Mar Nero al Mar Baltico, si reca ancora una volta da Costantino VII per riceverne il riconoscimento ufficiale.
Bisanzio però conosce bene la situazione delle Terre Russe e sa che questo stato potente che Olga chiama Rus’ è costituito in effetti soltanto da Kiev più qualche fortezza lungo le rive del Dnepr. L’unica concessione perciò sarà che Olga, riconfermata la sua adesione al Cristianesimo, sia riconosciuta Capopopolo dei Rus’ (arhontissa) e figlioccia dell’Imperatore. E’ un bel passo avanti, ma niente di più !
Le regole dettate dal sistema bizantino sono chiare: Bisogna diventare uno stato cristiano e qualsiasi altra organizzazione parastatale deve sparire. L’adesione all’ideologia religiosa deve essere totale e non solo con alcuni membri della sua druzhina, che del Cristianesimo hanno ormai fatto diventare parte della loro vita.

Purtroppo, malgrado i grandi progetti che Olga introduce: trasformazione della raccolta in tributi e corvées, controllo dei contadini, cercando di limitare la loro estrema mobilità attraverso villaggi di riferimento, giudici e arbitri stabili, presenza del potere di Kiev in tutto il territorio attraverso un sistema di comunicazioni “alla greca”, ritiro del principe dall’attività commerciale e introduzione di un nuovo concetto della proprietà terriera (per controllare meglio i bojari slavi), druzhina dedicata esclusivamente all’attività militare di difesa e di polizia e vece dedicata solo ai problemi locali; si trova davanti un’opposizione molto agguerrita da parte del racket variago. E l’opposizione è capeggiata proprio da suo figlio Svjatoslav, ultimo convinto capomafia !

 

20. Cala il sipario

Alla morte di Igor, come abbiamo visto, suo figlio Svjatoslav è ancora troppo piccolo per prendere il posto di capomafia e quindi dovrà seguire sua madre Olga nei suoi viaggi diplomatici o nelle spedizioni punitive, senza alcun ruolo politico evidente. Il suo primo viaggio sarà a Novgorod dove sua madre cercherà di rinnovare il legame con questa città e sottoporre i suoi territori all’influenza di Kiev. Olga otterrà questa volta qualcosa in più rispetto all’accordo fatto in passato con Oleg e cioè l’eventuale presenza a Novgorod di un rappresentante della cleptocrazia variaga di Kiev a certe condizioni e un’autorizzazione ad avere delle stazioni di posta per le comunicazioni col nord, solo fino alla riva meridionale del lago Ilmen.

Farà un primo viaggio con suo figlio a Costantinopoli per aver consigli alla corte imperiale su come si organizza uno stato vero e proprio. Qui incontrerà l’Imperatore e diventerà la sua amante. Rimarrà talmente affascinata dalla corte di Costantinopoli che, al ritorno a Kiev, sarà pienamente convinta che l’ambiente della mafia variaga non è più per lei e per suo figlio. Il secondo viaggio a Costantinopoli è il più famoso perché durerà circa un mese, in cui finalmente attraverso la millanteria ben orchestrata di Olga e le sue arti di seduzione (l’imperatore le proporrà addirittura di diventare sua sposa e imperatrice !), Kiev sarà riconosciuto come Stato dei Rus’, che … abbraccia tutta la Pianura Russa !

I progetti di Olga sono grandiosi e vanno nella direzione di trasformare il sistema mafia in uno stato ben organizzato, che Svjatoslav mai accetterà, pienamente appoggiato dai suoi “picciotti”.
Di Svjatoslav abbiamo una descrizione dallo stesso Leone Diacono (nel 971):

“Ecco qual era il suo aspetto: di statura media, né troppo alto, ne troppo basso; aveva sopracciglia spesse, occhi azzurri e naso all’insù; si radeva la barba, ma portava lunghi baffi cespugliosi. Aveva il capo rasato salvo un ciuffo di capelli da parte, segno della schiatta nobile a cui apparteneva. Il collo era grosso, le spalle larghe e tutta la persona assai prestante. Appariva cupo e selvaggio. Da un orecchio gli pendeva un anello d’oro ornato da due perle con in mezzo un rubino. Le sue bianche vesti si distinguevano per la maggiore pulizia da quelle dei suoi …”

La descrizione di come è abbigliato questo capomafia ci dice moltissimo sull’influenza cazara che la mafia variaga ha conservato, dopo tanti anni di frequentazioni intense con questo popolo, poiché è lo stesso abbigliamento dei notabili cazari (v. M. Artamonov).
Svjatoslav qui deve avere una trentina d’anni, essendo nato intorno al 940 d.C., dato che nel 945, dopo la morte di suo padre Igor, sappiamo che era insieme a sua madre all’assedio di Iskorosten’, bimbetto di 4-5 anni al massimo, ancora incapace di stare ritto in sella al suo cavallino e di tenere l’ascia da guerra in mano.
E’ stato addestrato militarmente da un parente strettissimo di Sveneld, Asmud (Asmund meglio) e, se non fosse ancora talmente piccolo, lo avrei sospettato di essersi liberato di suo padre con l’agguato, alleato del figlio di Sveneld, Mstislav Ljut.

Dalla moglie slava Svjatoslav ha due figli: Jaropolk e Oleg. Anche qui, nei due nomi dei figli, Jaropolk (schiera di Jaro dove Jaro è un dio slavo della luce o della primavera) e Oleg (scandinavo Helgi) si vede la politica a due direzioni, per tenere insieme Variaghi e Slavi.
Svjatoslav ebbe anche una tresca con la dispensiera di sua madre, Malùscia, figlia-ostaggio di Mal principe dei Drevljani che Olga aveva portato con sé dalla spedizione punitiva, e che da questa ebbe il terzo figlio Vladimiro, il cui nome si può accostare sia allo scandinavo Valdimar (Valdemaro), ma anche allo slavo principe di pace o padrone del mondo. Senza farla troppo lunga, possiamo dire che la “slavizzazione” della famiglia di Igor è evidentemente in piena attuazione !
Svjatoslav dunque, dopo aver partecipato passivamente alle manovre di sua madre a Bisanzio, non appena riesce ad imporsi, cerca di emanciparsi dalla volontà di lei, imbarcandosi nella sua prima campagna militare in grande stile !

E’ il 964 d.C. ! Svjatoslav cerca di assicurarsi l’appoggio logistico dei Vjatici ed infatti in un suo viaggio lungo l’Okà riesce a portare questi Slavi dalla parte di Kiev e non più di Novgorod. Ciò lo mette in urto coi Cazari che vedono una minaccia alla loro egemonia politica della zona. Svjatoslav allora, sicuro dell’appoggio dei Vjatici, continua la campagna fino a Bolghar e piegati i Bulgari del Volga continua lungo il fiume fino a Itil. Anche qui la sua banda, ormai ingrossata dai molti alleati e probabilmente aiutati anche dai rus’ al servizio dei Cazarisi, si impone. Lungo la riva del Caspi, ormai è necessario proseguire su questo itinerario per ritornare a Kiev, scompiglia Semender e arriva a Sarkel. La distrugge e vi lascia una parte dei suoi per il controllo del passaggio Don-Volga e in questo modo apre una via verso est. Adesso le merci di Novgorod dovranno passare prima da Kiev e poi aggirata la Crimea proseguire lungo il Don e il Volga.
Sembra che i Vjatici però non siano ancora sotto pieno controllo, perché l’anno seguente, appoggiato dai bojari kieviani, Svjatoslav ritorna sull’Okà.
Al suo ritorno a Kiev, i risultati raggiunti sono:

1. aver stabilito il “pizzo” dai Vjatici
2. aver liberato i traffici verso il sud del Mar Caspio e verso l’Asia Centrale, benché ai suoi tempi non fossero ormai di grande attrattiva
3. aver deviato definitivamente tutti i traffici di Novgorod verso Kiev in modo da avere questa città sotto suo completo controllo !

A Svjatoslav non interessano le conquiste in sé come consolidamento e come difesa di confini di uno stato. Al figlio di Olga continua ad interessare solo il bottino che porta via con sé e che rivende con profitto per poi spenderlo per articoli di lusso per sè !
Sulal via di ritorno a Kiev, alcune delle bande sue alleate non vogliono più seguirlo e preferiscono fermarsi nei posti conquistati, promettendo di mantenere sotto controllo la logistica dei commerci kieviani ! A prova di ciò c’è la nascita in quegli anni del nuovo centro rus’ di Tmutorokan presa ai Cazari, gli scontri dei rus’ con la Coresmia riportati da al-Muqaddasi per gli anni successivi alla campgana di Svjatoslav.
Ripeto, per questo variago quel che importa è il denaro e basta ! D’altronde non ha un esercito ordinato, né uomini armati a sufficienza per poter costituire avamposti militari consistenti, ma solo bande che è riuscito a condurre in campagna militare finchè c’è stato bottino da spartire …

Svjatoslav è stato educato alla sua ideologia cleptocratica e non ha alcuna intenzione di abbandonare il vecchio modo di fare, anzi ! In in una cosa, secondo me, fallisce Olga, sua madre, quando potrà imporre la sua volontà: Nel far capire a suo figlio che non è più tempo di agire da volgare capobanda come suo padre, ma di diventare un governante di una nazione ricca e potente ! Ci sarà quindi un continuo contrasto fra lui e sua madre che durerà finchè Olga non morirà.
Secondo me, Svjatoslav non ha il concetto di stato con un proprio territorio e un principe che lo amministra, come l’ha sua madre, e mi sembra che sentisse le sue radici altrove, fuori della Terra Russa, nella patria svedese, non riconoscendo a Kiev alcuna particolare preferenza o ruolo.
La vittoria di Svjatoslav sui Cazari comunque mette in apprensione Bisanzio che vede ora il pericolo rus’ imminente su Cherson e sul Mar d’Azov e così viene deciso di mandare a Svjatoslav un’ambasceria con proposte di pace ... e con tanti soldi.

Svjatoslav incontra e fa amicizia con Kalokir che è l’esperto che Bisanzio ha inviato a Kiev per l’accordo. Costui è di Cherson lui stesso ed è stato elevato al rango di patrizio proprio per la missione presso i Rus’. L’incarico dato dall’Imperatore Niceforo Foca è chiaro: Dare oro ai rus’ (gli sono stati affidati ben 15 kentenaroi di oro), convincere Svjatoslav a rivolgere le sue forze verso il Danubio, contro la Bulgaria. Se tutto riuscirà l’Imperatore è pronto a dargli ancora altri tesori dalla cassa propria !
E’ il 965 d.C. !
Difatti a Bisanzio non c’era solo apprensione per Cherson, ma anche la paura della minaccia dei Bulgari danubiani quando nell’autunno del 965 erano giunti a Costantinopoli gli ambasciatori bulgari con la pretesa di riscuotere il tributo di Bisanzio fissato anni prima ed erano stati cacciati in malo modo dalla corte imperiale. C’era stata una campagna bizantina punitiva fra le montagne subito dopo, ma la caduta della Cazaria aveva distratto ulteriori operazioni. Di qui la frettolosa ambasciata a Kiev di Kalokir.
In effetti il progetto di stabilirsi nel Danubio, Svjatoslav lo sta accarezzando da tempo e non è Kalokir a muoverlo verso la Bulgaria, come difatti farà nel 968.

Nell’accordo fatto con Kalokir l’interesse maggiore di Svjatoslav, che Bisanzio appoggia, è di avere libero accesso al Danubio perché per questa “via” d’acqua passa il commercio con l’Impero Ottoniano e quello proveniente dal Mar dei Variaghi e da Polozk (ad esempio l’ambra del baltico viaggia proprio lungo i fiumi del bacino danubiano !) e Svjatoslav ha interesse a rafforzare la posizione della cosiddetta Isola Russa sul delta del Danubio, proprio per poter controllare questi flussi, diretti vero i mercati del sud.
Penso che aveva ben capito la funzione doganale dell’Isola Russa e i guadagni che se ne potevano ricavare sulle merci che passavano in territorio controllato da lui !

Abbiamo visto che i convogli commerciali che si dirigono verso Bisanzio costituiscono un cospicuo traffico fra Kiev e il Mediterraneo e che questi si muovono sia via mare, costeggiando l’attuale costa rumena e bulgara fino al Bosforo, sia via terra lungo le coste sabbiose della steppa. Anzi il più delle volte i convogli sono accoppiati perché alcune merci sono più convenienti, se trasportate via terra. Per proteggere questi traffici terrestri i rus’ ebbero quindi bisogno di avere degli avamposti lungo la costa, non potendo mandare ogni volta armigeri di protezione che costituivano solo un carico passivo ! Infatti da sempre la costa settentrionale del Mar Nero, era teatro di agguati e di rapine da parte dei nomadi che non lasciavano passare intatto nessun convoglio davanti ai loro occhi.
Tuttavia la foce del Danubio è un grande delta che con le ramificazioni della corrente forma appunto tante isole. Qui i convogli trovano ricetto e riposo lungo la strada per andare via mare a Costantinopoli e in questa zona infatti si trovavano città che erano da tempo governate da Kiev proprio allo scopo di proteggere e di rifornire i convogli. In quest’area i nomadi non si fermano, la loro meta è sempre la ricerca di ampi pascoli e non le paludi e perciò la meta ultima rimane la Pannonia o al limite, come avevano fatto gli Unni secoli prima, l’Europa Centrale o la Pianura Padana.

Questa isola è detta russa perché al tempo delle migrazioni slave verso nordest era rimasta in mano agli Anti. Successivamente con la crescita di Kiev e la necessità di avere dei porti sotto controllo sul Delta del Danubio, vi si erano costruite città e porti. Anzi una di queste, Kievez, si diceva fosse il luogo dove Kii, il leggendario fondatore di Kiev, era sepolto.
Oleg e Igor avevano cercato di ricattare questi Ulici e questi Tiverzi per poterli usare per la raccolta dei dazi, ma questi si erano ribellati perché avrebbero voluto tenere tutto per loro e così Igor aveva inviato Sveneld per metter le cose a posto. Costui li aveva battuti e aveva distrutto la loro capitale, Peresecen’, e costretti a muoversi oltre verso il Danubio.
Ora, dopo qualche anno ecco che si ripresentava il figlio di Igor a pretendere di comandare nella loro terra ! Svjatoslav però non demorde e riesce così nel 967 a conquistare circa 80 città e, scelta Piccola Preslav come suo centro di comando, vi si installa stabilmente, abbandonando Kiev a sua madre e ai suoi amici “slavofili” e “filocristiani”.
Sarà la sua residenza fino alla morte, salvo qualche rientro a Kiev.

L’Isola Russa non è soltanto un insieme di città, ma è anche foresta, posti per pescare grossi pesci che non si trovano in altri fiumi ed è l’ultima tappa di chi viene dal nord via terra o la prima di chi va verso il nord e, a sua madre che l’accusa di aver abbandonato Kiev (CTP, Anno 6477 o 969 d.C.), Svjatoslav dirà:

“Non mi piace stare a Kiev, voglio abitare a Piccola Preslav sul Danubio. Là è il centro della terra di mia proprietà. Là confluisce tutto il ben di Dio. Dalla Grecia oro, tessuti, vini, frutti varii, dalla Cechia e dall’Ungheria argento e cavalli, dalla Rus’ pellice e cera, miele e schiavi.”

Sono le parole di colui che ha capito dove far affari di rapina senza implicazioni politiche, come sta avvenendo a Kiev, che lui non riesce a controllare. Insiediandosi a Piccola Preslav il capomafia Svjatoslav in pratica “esce” dalla storia russa delle origini, perché l’Isola Russa malgrado la sua attività d’altronde breve (964 – 971), alla fine non resterà a far parte delle Terre Russe e sparirà nelle paludi del Danubio insieme al sogno dell’ultimo capo rus’.
Per farla breve Svjatoslav si allea con i Peceneghi e coi Magiari, anch’essi ancora non stabilmente insediatisi nella Pannonia, e insieme attaccano la Bulgaria Danubiana (968) con il grande progetto segreto di diventare lui, da solo, il padrone di tutta la Bulgaria. Chissà !

Riesce a giungere fin sotto la capitale bulgara, ad eliminare gran parte della nobiltà, a catturare due figli dello zar bulgaro e a preparare attacchi dai monti alle terre di Bisanzio. Il nuovo imperatore Giovanni Zimisce temendo la minaccia dei rus’ invia un’ambasciata con ricchi doni, ma anche intimandogli di abbandonare l’Isola Russa.
Svjatoslav non può che rispondere a suo modo, come la CTP riporta: “Ricompratevi da me tutte le città che ho preso, ricompratevi i prigionieri, pagate con l’oro il mio abbandono della Bulgaria, e io me ne vado. Se non pagate io continuo la guerra !”
Da Kiev però nel 969 gli arriva notizia che mentre lui era assente i Peceneghi hanno attaccato la città e i suoi congiunti e che quindi urge il suo intervento. Svjatoslav, lasciando alcuni dei suoi a Piccola Preslav, si reca subito a Kiev dove rimane fino alla morte della madre (luglio 969).
Le guerre fra Bisanzio e Svjatoslav comunque continuano con alterni risultati, per qualche anno: Adrianopoli nel 970, Dorostol nel 971.
Proprio in questa battaglia le sorti s’invertono. Al principio i bizantini vengono respinti, ma cambia il vento e, racconta la tradizione, stavolta il ventò soffiò portando con sé una finissima sabbia che accecò i rus’. A questo punto l’imperatore in persona, con la cavalleria riesce a liberare Dorostol e a mettere i rus’ in fuga. Entrambe le parti in lotta sono allo stremo, ma Bisanzio riesce ad imporre la pace a Svjatoslav che, rimasto ormai con pochissimi “picciotti”, deve promettere di abbandonare quelle terre per sempre.

Si tratta ora di tornare verso Kiev, dopo aver liberato Piccola Preslav delle cose proprie.
Mentre si sta concludendo proprio quest’ultima tragedia per la mafia rus’ sul Danubio, qualcuno (spie bizantine) va a dire ai Peceneghi che si trovano sulla riva sinistra del Delta danubiano, che gli uomini lasciati da Svjatoslav a Piccola Preslav sono talmente pochi e che il bottino col quale Svjatoslav sta tornando è talmente cospicuo, che sarà un gioco da ragazzi batterlo e prendersi tutte quelle ricchezze e, in più, saccheggiare tutte le città dell’Isola Russa.
Svjatoslav non ha più forze per controbattere e fugge verso nord ed è già alle prime cateratte del Dnepr, sul fiume Kajal, quando i Peceneghi, suoi antichi alleati, lo attaccano. Viene battuto e ucciso.

E’ il 971 e l’ultimo capomafia rus’ è morto ! Di lui resterà solo il cranio che, dopo esser stato dorato, il capo vincitore dei nomadi peceneghi, Kuria, userà come coppa per bere …
E’ l’inizio della fine del sistema mafioso variago imposto alla Terra Russa …

Che ne è dei suoi ? I suoi sono già a Kiev. Sveneld e Asmud hanno passato i Carpazi seguendo un’altra strada e evitando i Peceneghi ! I figli Jaropolk e Oleg stanno già pensando di seguire le direttive della loro madre e cambiare tutto a Kiev, diventando veri principi e abbandonando la pirateria diretta e cacciando da Kiev il fratellastro Vladimiro.
Sappiamo anche che Svjatoslav aveva un fratello minore di nome Gleb o Uleb (corrispondente all’odierno nome scandinavo Olaf), ma le notizie su quest’ultimo personaggio sono talmente frammentarie che certamente non serve alla nostra storia ...

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