STORIA DELLA RUSSIA

17. Il nuovo ordine di Helgi-Oleg
18. Il poljudie

17. Il nuovo ordine di Helgi-Oleg


La cosa strana è che Oleg non fa ritorno a Novgorod, ma rimane a Kiev con Igor anche lui.
Mi è venuto allora il sospetto che quanto era raccontato nella CTP sulla venuta di Oleg a Kiev non era proprio tutta la verità: Oleg e Igor, alla morte di Rjurik, erano stati cacciati da Novgorod ! Se la mia ipotesi è realmente giusta, vuol dire che la mafia slavena capeggiata dai proprietari terrieri aveva preso il sopravvento ed era riuscita a liberarsi dei mafiosi stranieri.
Rjurik prima di morire deve aver incaricato Oleg di rafforzare il legame di Novgorod con Kiev, proprio immaginando e sentendo le tensioni che esistevano con gli Slaveni. Chi avrebbe però immaginato che non appena Oleg coi suoi si allontana verso il sud, gli Slaveni si sarebbero presi la rivincita ?
Ed ecco qui un cambio di posizioni: Nella importante città del nord, Novgorod, la banda di Rjurik viene sostituita dai bojari slaveni (e sarà così fino al 1478 !), e nella grande città slava del sud, Kiev, è la banda variaga di Oleg che comincia a far piani per averne il dominio.
Al momento deve accontentarsi di mettersi a servizio dell’élite slava e rimanere isolato nella collina dei Variaghi.
Oleg però, mentre svolge il suo ingaggio temporaneo, deve aver pensato: Se Askold e Dir sono diventati padroni di questa città, perché non tentare di prendere il loro posto ?

Oleg-Helgi si è da tempo accorto che i traffici di Novgorod cominciano ora a frequentare sempre più la cosiddetta Via dai Variaghi ai Greci (e cioè l’asse Novgorod-Kiev alla fine del IX sec.) e pensa che da Kiev potrebbe avere la situazione in pugno, per vendicarsi degli Slaveni ! Per ritorsione infatti, dato che la scorta verso il sud la espleta lui con i suoi, ha la sfacciataggine di imporre a Novgorod una tariffa annuale di ben 300 (o forse 2000, non è sicuro dalle notizie che ho raccolto) grivne d’argento ! O pagate o cercate altre strade … perché sa bene che i fiumi che confluiscono a Kiev sono adesso le uniche vie percorribili !
Si riesce a capire la pesantezza dell’”abbonamento ai servizi” richiesto di Oleg a Novgorod ?

Anche se è difficile stabilire quanto fossero 300 grivne, visto che non erano una moneta circolante comune (di solito si pagava con le pelli), però doveva essere sicuramente una grossa somma, se la confrontiamo col valore dell’enorme indennizzo di ben 80 grivne dovuto, secondo gli usi, per l’uccisione di un nobile o con quello prescritto per il furto di una barca (60 grivne) fissati nella Pravda Rus’ka o addirittura con l’indennizzo richiesto da Oleg per ritirarsi dal suo assalto a Bisanzio (che vedremo più oltre), di 12 grivne a testa per uomo e per ogni barca con 40 uomini d’equipaggio !
Novgorod tuttavia deve tenersi buona Kiev e, per ora !, accetta la “tassa” e la CTP dice “… e la pagano ancora oggi …” (cioè nel 1050 ca.). D’ora in poi però, la città del nord non riconoscerà il diritto ad alcun variago, o ad altro personaggio, di porsi a capo della città e dei suoi Quinti (ricordo che così si chiamano i territori intorno). Sicuramente sono i proprietari terrieri slaveni che hanno ripreso in loro mano il gioco politico e sarà la loro assemblea a governare e a decidere. Per decreto cancellano ufficialmente, da Novgorod e dintorni, ogni riferimento ai rus’ della banda di Rjurik e compagni. Mettono delle vedette sul Mar dei Variaghi affinché nessun’altra banda osi penetrare qui e, d’ora in poi qui al nord si associeranno i rus’ solo con chi viene da Kiev, mentre i novgorodesi chiameranno se stessi Novgorodzi, con una piccola nota di alterigia.

Oleg quindi, se ha perso il potere su Novgorod, non ne ha perso i traffici e comincia a contemplare altri traguardi più grandiosi: Vuole arrivare a Bisanzio e vuole essere l’unico a trattare i commerci di tutta la Pianura Russa !
Il suo primo atto di grandezza, una volta a Kiev, è di proclamare il primato di questa su qualsiasi altra città della Terra Russa, prendendo su di sé l’usanza slava di dare un rango ai villaggi sulla base dell’età in anni dalla loro fondazione. Dichiara Kiev Madre delle Città Russe e Novgorod al rango solo di Primo Figlio …
Sicuramente col nuovo capomafia rjurikide comincia il tentativo di un riordino di Kiev o per lo meno dei “quartieri” della città distaccati, in mano ai Variaghi. Viene costruito un nuovo palazzo del capo, ubicato nella zona più alta della collina, e stavolta, forse per dare all’edificio una certa importanza, la parte inferiore è fatta di pietra, dai Carpazi e dalla Volynia.

A Kiev i mafiosi variaghi del nord si sono incontrati con i Poljani, l’élite slava, che, per i suoi contatti con Bisanzio e con le altre potenze dell’Occidente, ha una cultura molto più raffinata dei rozzi Slaveni ed è con questa èlite che Oleg e i suoi si scontreranno ripetutamente.
Essere padroni di Kiev significa comandare un territorio enorme e molto più ricco di quello di Novgorod. Kiev infatti controlla quasi tutte le popolazioni slave intorno, specialmente la più numerosa e più forte, i Krivici, dove si trova anche Polozk, sede dell’altra mafia variaga ! Ha il controllo del litorale fino al delta del Danubio, ancoraggi e porti lungo la costa per le discese verso Costantinopoli. Solo la riva sinistra del Dnepr invece è sotto la soggezione cazara, e questa potenza per il momento è bene tenersela amica.

Come funzionano qui i trasporti ? Ho pensato che fosse necessario parlarne perché questi sono una delle attività che interessa la mafia di Kiev: Dai trasporti si ricavano pedaggi molto importanti ! E inoltre capire come funzionano, significa anche intravedere un altro importante cambiamento: La separazione dell’attività del capo da quelle dei suoi accoliti. A questi ultimi rimarrà la rapina e l’attività militare piratesca. mentre per il capo rimane la gestione più nobile del potere e dei servizi di trasporto.
Da tempo i contadini slavi che sono arrivati sull’alto Dnepr hanno mappato i fiumi più costanti nella corrente e nel letto e hanno stabilito degli assi di viaggio, nord-sud ed est-ovest passando da un fiume all’altro vicino, sui cosiddetti voloki (o spartiacque).

Sul Dnepr da anni si è sperimentato e stabilito un itinerario ben preciso per giungere al Mar Nero (e di là a Costantinopoli): la già nominata Via dai Variaghi ai Greci ! E i mercanti, variaghi o no, diretti a Bisanzio (ufficialmente qui sono chiamati quelli che vanno in Grecia ossia grec’niki) sono obbligati a registrarsi in gruppo a Kiev, prima di avere accesso al convoglio che si sta formando.
I problemi non sono pochi per la navigazione poiché il viaggio fino a Costantinopoli è molto lungo (un mese e più) e quando i carichi non sono tutti trasportabili via mare (ad esempio cavalli, schiavi etc.), parte viaggiano parallelamente persino via terra lungo la costa, a vista con le navi. Una cosa è importante: bisogna sempre calcolare di tornare in tempo per non esser sorpresi dal gelo, sicchè bisogna ripercorrere a senso inverso verso nord la strada già fatta. Per questi motivi, conoscere bene gli itinerari e avere mezzi di trasporto e piloti adeguati, è la cosa più importante.
Dopo Kiev il Dnepr incontra delle cateratte o salti (porògi) e, se non ci fosse un pilota esperto, si correrebbe il rischio di essere addirittura trascinati dalla corrente e andare a finire a sfracellarsi sulle rocce. La Pianura Russa, proprio dopo Kiev, “degrada” a quota più bassa nella cosiddetta lesostep’, lungo i declivi degli ultimi Carpazi (a quei tempi chiamati Monti Ungheresi, Ugorskie Gory), formando delle rapide. Costantino VII Porfirogenito, imperatore bizantino vissuto nel X sec. d.C., ne nomina ben sette e avverte anche che i nomi di questi salti erano noti nella zona in due lingue: quella dei rus’ e quella degli slavi ! Riporto per curiosità i nomi in norreno (un qualche dialetto norreno, parlato dai Variaghi) sono Essupi, Ulvorsi, (manca il terzo salto), Aeifar, Barufors, Leanti, Strukun e i corrispondenti in slavo Essupi, Ostrovuniprah, Gelandri, Neasit, Vulniprah, Veruci, Naprezi !
Rimando il mio lettore alle opere specializzate per l’interpretazione di queste parole trascritte dal greco, ma posso assicurare che esse corrispondono al linguaggio dei marinai che personificano sempre i luoghi che visitano.

Per curiosità notiamo che Essupi non è altro che il norreno Ej sup ! Non dormire ! analogo al russo Nje s’pì ! di ugual significato. Per la mia ricerca, questa questione è importante perché ciò prova che, fino al tempo di questo imperatore (959 d.C.), Variaghi e Slavi vivevano e si sentivano come genti diverse fra loro !
Inoltre Kiev al tempo di Helgi-Oleg è continuamente in lite con gli altri slavi vicini e ancora non esistono delle popolazioni veramente soggette a Kiev, ma solo genti che frequentano la città per i suoi mercati e con gran malavoglia pagherebbe una qualsiasi tassa o imposizione, se non ci fosse una minaccia armata.
L’arrivo di Oleg e Igor e il tentativo d’instaurare un nuovo ordine a Kiev causa sicuramente ostilità e sconcerto allo stesso tempo nell’élite slava poljana che finora li ha tollerati perché erano pagati per il servizio militare di difesa.

Penso che per un certo tempo, malgrado le informazioni della CTP, Oleg dovette accontentarsi d’imporre la sua autorità solo sui Variaghi che vivevano sulla collina più meridionale della grande Kiev.

18. Il poljudie

Per prima cosa, con la connivenza dei Poljani che dominavano politicamente, penso che fosse proprio Oleg ad insistere con questi ultimi, perché diventasse regolare il giro, durante l’inverno, lungo i corsi d’acqua per la raccolta delle merci dai villaggi tutt’intorno a Kiev, quando i suoi “picciotti” variaghi non avevano altro da fare. Con questo giro ci si assicurava le merci da mettere insieme sui convogli diretti a sud nella primavera seguente, senza dover aspettare solo e sempre Novgorod e, non solo ! Allo stesso tempo, si controllavano eventuali intrusioni di estranei al grande business !
Questo giro è il famoso poljudie che impoverirà i contadini tutt’intorno e causerà più di una rivolta cruenta contro i principi russi.
L’itinerario del poljudie kieviano è stato puntigliosamente ricostruito da B. A. Rybakov, sulla scorta delle informazioni di Costantino VII Porfirogenito, e perciò molti anni dopo la morte di Oleg. Qui si parla del “principe” e non di un capomafia variago naturalmente, cioè quando il poljudie è ormai stato istituzionalizzato. Ecco i tratti significativi del lungo (durava vari mesi !) viaggio circolare intorno a Kiev:

1. Il principe muove dalla città verso il principio di novembre e ritorna a Kiev (in effetti a Vysc’gorod che oggi è praticamente un quartiere di Kiev) alla fine di aprile, con un giro che gli richiede ben 180 giorni di cammino.
2. Secondo i dati di Bisanzio e quelli dell’archeologia, località toccate sono circa una trentina durante le soste.
3. Il cammino non si effettua su strade, ma attraverso sentieri nelle foreste fitte e lungo le rive dei fiumi e quindi con il cavallo, a piedi e con la chiatta, come è possibile.

Durante il poljudie il principe era accompagnato soprattutto da armigeri e i viaggiatori erano mantenuti dalla gente locale durante le soste. Al principe era dovuto il dan’ o tributo che si pagava in natura e che qui nel sud veniva giustificato al tempo di Costantino VII come indennizzo alle spese che Kiev sosteneva per difendere il territorio dai nomadi della steppa ! Il dan’, ammassato nel luogo dove il principe si fermava, veniva accuratamente controllato e, se non era abbastanza, si procedeva al prelievo con la forza sui contadini dei villaggi disobbedienti.
Riassumendo il poljudie perseguiva due scopi evidenti. Il primo era quello della raccolta forzosa dei manufatti e il secondo la conferma del primato di Kiev. Come ho detto, l’imperatore Costantino VII Porfirogenito (v. bibliog.) lo descrive per la prima volta, ma siamo già intorno alla seconda metà del X sec. e quindi il poljudie è già un rito consolidato e, secondo me, questa “cerimonia” altro non era che la raccolta periodica del “pizzo mafioso”. Chi non ci stava doveva subire punizioni e uccisioni sul posto. Un esempio di come il poljudie era odiato verso la fine del X sec., è proprio l’uccisione di Igor sotto la capitale dei Drevliani, Iskorosten (v. oltre).

A primavera (qui nel sud aprile-maggio) il poljudie si concludeva e si facevano le parti fra gli accoliti di Oleg e i rappresentanti dei bojari slavi. Questa data era importante perché i convogli di navi per i mercati del sud partivano proprio in questo periodo.
Un problema sorgeva una volta giunti al Mar Nero, alla foce del Dnepr. Se ci si volgeva ad est si andava verso il territorio cazaro e il viaggio in parte era sicuro verso Semender sul Mar Caspio oppure fino a Itil sul Volga, se ci si volgeva a sudovest invece si era in terra di nessuno frequentata dai nomadi che non aspettavano altro che derubare e spogliare i convogli. Quindi, data la regolarità dei passaggi, per fronteggiare questi nomadi provenienti dall’est, la maggiore attività militare alla bella stagione, è la difesa dai nomadi e dalle loro scorrerie.
Si ricorse a vari mezzi per risolvere l’annoso problema: Impiego di mercenari o addirittura … la costruzione di un vallo difensivo ai confini della steppa !

Un esempio di come l’archeologia Russa ha lavorato finora è proprio la scoperta del cosiddetto Vallo Serpentino, sorta di limes confinario dal tracciato serpentiforme, cominciato verso il II sec. d.C. e completato o ricostruito nel VII sec. d.C. e usato per lungo tempo, fino alle soglie del X sec. d.C. Il Vallo aveva un’altezza di ca. 12 m. e il suo scopritore G. M. Filist lo descrive come svolgentesi lungo la linea Zhitomir-Kiev-Dnepropetrovsk-Poltava-Mirgorod-Priluki. Un lavoro titanico ! Sembra che lungo questo Vallo Serpentino, all’apparizione della prima organizzazione statale kieviana, si armasse addirittura un sistema di segnalazioni ottiche con fuochi ! Non ci sono notizie di questo vallo nella CTP perchè evidentemente, per varie vicissitudini (i nomadi forse riuscirono a distruggerlo in varie parti) il Vallo decadde già alla fine del IX sec. e non venne più ricostruito o riparato …

Nel poljudie comunque non solo si raccolgono merci, ma anche schiavi e uomini per lavori di corvée e dalla descrizione del poljudie da parte di Costantino VII sappiamo anche i nomi delle popolazioni slave che abitavano intorno a Kiev.
Oleg nel periodo 879-912 del suo “regno” oltre ad assicurarsi il dominio sui gorod fra il lago Ilmen e Kiev, impose il suo regime ai Drevliani ai Severiani e ai Radimici. Con questi ultimi addirittura sembra che il “pizzo” fosse anche più “leggero” di quello pagato ai Cazari !!
Delle altre città-gorod sappiamo ben poco per il IX e il X sec. Ecco come lo storico Toloc’ko elenca, per data di menzione nella CTP, le gorod: 862 – Kìev, Nòvgorod-la-Grande, Rostòv-la-Grande, Pòlotesk (oggi Polozk), Làdoga (oggi Stàraja Làdoga), Lagobianco (ossia Belo Ozero), Mùrom, Ìzborsk, Smolènsk. 903 – Plèskov (oggi Pskov). 907 – Cernìgov, Perejaslàvl-del-sud, 922 – Peresècen’.

Questa era la famiglia della città russe ! Naturalmente ce ne saranno state anche altre, ma sono evidentemente di minor importanza per il cronachista.
E’ probabile che Oleg, arrivato in una città come Kiev ben organizzata, abbia lasciato che le istituzioni esistenti continuassero a funzionare. Oleg era solo “il protettore” della città, mentre Igor non era considerato ancora una persona nella “cupola” di Kiev !
Sia come sia, dando un’occhiata alla società stratificata che si trova a Kiev, forse si può capire di più. In cima allo “stato” c’è il discendente del fondatore della città Kii, come è tradizione dei grandi villaggi slavi, sotto di lui ci sono i grandi proprietari terrieri, i Bojari Grandi (Velie Bojare) e quelli minori. Costoro decidono regole e leggi in assemblea. Il centro della vita della città sono i vari mercati dove sono ammessi i mercanti stranieri come “ospiti” (gosti) per scambiare le merci coi diversi popoli slavi che fanno capo qui. Alla base della piramide c’è la “gente” comune di Kiev e cioè gli artigiani e infine i diversi gradi di schiavi e servi. A Kiev sono fissati vari giorni in cui è concesso ai contadini dell’hinterland di venire a vendere e a comprare liberamente, dietro pagamento di un permesso.
Nella città ogni gruppo di mercanti ha il suo deposito e periodicamente si formano i convogli sui corsi d’acqua per i diversi mercati, scortati dai Variaghi armati che si pagano percependo una parte del ricavato della vendita.

Diamo una breve scorsa alle merci che arricchivano Oleg e i suoi, in special modo posti qui in ordine di valore, tratti dall’elenco di al-Muqaddasi delle merci che arrivano dal nord attraverso Bolghar e la Coresmia a Baghdad:

• Gli schiavi, specialmente bambini
• Le pellicce pregiate (specialmente zibellino e martora)
• Il miele
• Cera
• Tessuti (di canapa e lino specialmente)
• Avorio di zanne di tricheco
• Cavalli
• Semifabbricati di legno

L’articolo più importante a quel tempo erano gli schiavi, di cui c’era grandissima richiesta. Non per niente schiavo e slavo sono la stessa parola, proprio perché le Terre Slave, e quella russa in particolare, erano le maggiori esportatrici di questa merce di altissimo prezzo ! Nel Medioevo, in tutta l’Europa e nell’Asia Centrale, gli schiavi bianchi costavano molto più di quelli di pelle scura dell’Africa e, mentre i maschietti venivano castrati spesso per cambiare il loro carattere in uno più obbediente e più placido (proprio come si faceva coi tori), alle femminucce si affidavano di solito i servigi sessuali o lo spettacolo !
Per curiosità possiamo dire che nel X sec. i centri di castrazione erano Praga, Verdun, l’Armenia, Samarcanda, tutti luoghi famosi per i loro chirurghi molto bravi. Tutto il commercio degli schiavi era gestito da intermediari (armeni o ebrei radaniti come ho accennato prima) e i guadagni erano veramente favolosi.

Nella Saga degli Uomini di Laxdal abbiamo qualche prezzo, ad es. delle schiave, anche se la saga è posteriore al X sec.: ca. 1 marchi di Colonia ovvero ca. 0,5 kg d’argento ! I maschi naturalmente costavano ancor di più … Lo stesso Liutprando da Cremona (fine del X sec.), a proposito delle vendite di schiavi da parte dei rus’ parla di “… immensum lucrum …” e cioè del guadagno smisurato che questi ne ricavavano.
I numeri sono poi impressionanti: Ad esempio, a Cordova in un censimento contemporaneo se ne contarono ben 13.000 e più ! Passando da Kiev inoltre bisognava lasciare qualche schiavo come “dazio”alla città e questi ragazzi a volte venivano sacrificati a Perun !
Solo pensando alle file di schiavetti incatenati che si portavano dal grande nord al grende sud ogni estate e al loro immenso valore si può capire quanto valeva riuscire ad avere il monopolio di questo mercato e come questa merce doveva essere difesa armati veramente di tutto punto !

L’altro articolo costoso erano le pellicce pregiate: la martora, la volpe polare, lo zibellino, l’ermellino, il vaio, lo scoiattolo, la donnola, la puzzola etc. Se si tiene presente che ogni nobile dal più piccolo fino ai re e agli imperatori amavano vestirsi con vestiti orlati di pelliccia oppure con cappotti di pelliccia e cappelli e guanti etc. e che talvolta si doveva vendere una casa pur di aver un capo di pelliccia a disposizione, si può capire che le pellicce russe erano apprezzatissime e compratissime (come ancor oggi
!).

Nel Medioevo lo zucchero, come lo conosciamo noi oggi, non era diffuso e al suo posto si usava il miele. La canna da zucchero era consumata solo nei paesi musulmani, ma come dolce a sè. Dato che anche le corti amavano il dolce, compravano il miele che scorreva veramente a fiumi, impastato con farina e con frutta, in dolci e torte di tutti tipi, in aggiunta alle bevande più strane. Addirittura gli Slavi, che ne erano grandissimi produttori (perché lo attingevano alle arnie delle api selvatiche nelle foreste !), lo facevano fermentare per ottenere una bevanda alcolica molto amata e apprezzata: l’idromele (mjod), visto che la vodka non c’era ancora ! Il miele era un articolo di alto costo, tanto che la Pravda Rus’ka di Jaroslav se ne occupa in particolare, come vedremo !

Il miele naturalmente si accompagnava alla cera e qui è più facile da credere come il consumo di questa materia prima era enorme in quei secoli, se si pensa alla tecnica di fusione del bronzo “a cera persa” o ai milioni di candele che si consumavano per illuminare le chiese, le moschee e le case dei nobili !
I tessuti per le vele erano ancora un altro articolo di smercio importante, così come il cordame di canapa. Bisanzio ad esempio acquistava tantissimi tessuti per le vele, con la flotta più grande del Mediterraneo ! Anche i mercanti variaghi diretti a Bisanzio che devono perciò attraversare il mare comprano vele in gran quantità e corde … B.A. Rybakov ha calcolato che un convoglio diretto a Bisanzio ad esempio poteva consistere di ca. 400 barche con almeno un albero velato e, se una vela in media era ca. 16 metri quadri, per farne in numero sufficiente, si richiedeva il lavoro al telaio di un po’ meno di 2000 donne per tutto l’inverno ! E il contadino di quei tempi coltivava proprio la canapa e il lino, fibre adatte per questi tipi di tessuti !

La CTP ci informa che a Kiev convergevano alla bella stagione artigiani contadini con i pezzi di navi (semifabbricati o semplicemente doghe e assi ?) da vendere. Questi pezzi poi si mettevano insieme per farne le famose barche, elogiate da Costantino VII Porfirogenito, quando dice che i rus’ viaggiano su barche velocissime fatte di un solo tipo di legno (monoxile), tanto che i rus’ sono chiamati dromites ovvero corridori per la rapidità con cui scompaiono all’orizzonte sulle loro navi, dopo un’incursione !
L’avorio era un altro materiale molto richiesto nel IX-X sec. perché con esso si facevano vari oggetti e strumenti per l’uso comune di corte e le ossa di animali piccoli non bastavano o erano troppo poco massicci. L’avorio si ricavava dalle zanne dei trichechi che i variaghi e gli slavi del nord ottenevano negli scambi coi finni.

Ultimo articolo erano i cavalli. Non dobbiamo però immaginare il bestione odierno derivato dalle razze arabe e allevato in Europa solo verso il XII sec., ma il più piccolo cavallino lituano, non abbastanza robusto per sopportare i cavalieri catafratti bizantini o persiani, ma più che altro adatto a tirare l’aratro e i carretti e, soprattutto da macellare ! I cavalli migliori da tiro erano quelli allevati dai nomadi della steppa …
Sembra anche che in territorio novgorodese si estraesse argento …

Tutta questa roba scendeva lungo il Dnepr e, arrivata dove questo fiume mescola le sue acque col Bug in un estuario comune (il liman), si giungeva al mare: Il Mar Nero o Ponto Euxino, come lo chiamvano i bizantini, ma che di solito si chiamava Mare dei Rus’ …
Qui i convogli talvolta si dividevano, uno diretto verso sudovest (Bisanzio) e uno diretto verso sudest (Chersoneso in Tauride e ulteriore proseguimento per il Mar d’Azov), a seconda dei mercati. L’itinerario sudest, come abbiamo detto, poteva proseguire per il Mare d’Azov, dove c’erano degli insediamenti variaghi (Tmutarakan), risalire il Don fino al Grande Spartiacque (Perevolok, dove il Don e il Volga si avvicinano al massimo), trasbordare fino al Volga e proseguire per Itil’ etc. Quello sudovest invece seguiva la costa del mare, giungeva al delta del Danubio, dove c’era un insediamento di variaghi e slavi kieviani (l’Isola Russa), e proseguiva lungo la Tracia fino al Bosforo dove si trovava Costantinopoli.
Tutta quanto detto sopra deve servire a far capire quali enormi interessi commerciali avesse accumulato fra le mani la mafia variaga e come fosse difficile per costoro, quali estranei dominanti, non dividerli con i bojari e gli altri notabili non variaghi di Kiev o di Novgorod.

E’ di questi anni anche il passaggio degli ultimi magiari diretti alla loro patria attuale, la conca pannonica. Sappiamo infatti sia di sfuggita dalla CTP del passaggio degli “ugry” sia dal Cronista Anonimo Ungherese del XII-XIII sec. che alla fine del IX sec. il comandante magiaro Almosc’, dopo una battaglia persa dai variaghi di Kiev che vogliono impedire il passaggio agli ugry, riesce ad ottenere la somma annuale di 10 mila marchi di Colonia, purchè costui coi suoi cavalieri varchi i Carpazi e abbandoni il sud di Kiev.
E’ strano che Igor in tutte queste faccende per il momento non compare mai …

Nell’autunno del 902 Igor però sappiamo che prende in sposa una ragazza dei dintorni di Pleskov … Helga, chiamata dagli slavi, OLGA o Volga, che non parla neanche il paleobulgaro !
Tutto avviene con l’approvazione di Oleg che nel 907, mentre Igor continua a rimanere a Kiev, intraprende finalmente una spedizione militare contro Bisanzio.
Sicuramente Oleg si allontana solo quando si sente sicuro che qualcuno non faccia fuori Igor e si impadronisca del potere, ma nel frattempo tuttavia mi sono chiesto: Perché una spedizione contro i bizantini? L’interesse primario di Oleg, finchè ha nelle mani il potere, è di assicurarsi un compratore con i soldi di tutte le merci che partono da Kiev e ha capito che con Costantinopoli si possono stabilire dei patti duraturi e assicurarsi così una posizione commerciale preferenziale, rispetto ai concorrenti, e magari saltando gli intermediari. D’altra parte è un momento nero per i bizantini che hanno dovuto subire in questi anni molte disfatte militari e quindi, perché non approfittarne ? Ha capito infatti che Bisanzio “paga” profumatamente anche chi minaccia la loro città e così arma 2000 chiatte a vela (lo dice la CTP) e si dirige verso il Bosforo. Il colpo gli riesce perché Costantinopoli non solo si impegna a pagare una certa somma annuale, ma assicura anche un trattamento speciale per i rus’, quando verranno a Bisanzio per commerciare i loro prodotti.

Vale anche la pena ricordare lo stratagemma che il Variago mise in atto all’attacco alle mura di Costantinopoli, quando vide la possanza e l’inespugnabilità delle mura e si accorse che non sarebbe riuscito a risalire con le navi lungo il Corno d’Oro (in russo chiamato invaso, sud, per la sua forma). Fece allora costruire della grandi ruote che applicò a ciascuna nave e quando si levò il vento le navi si diressero verso le mura … via terra ! Si dice che i greci dalle mura esclamassero: “Questo non è Oleg, è San Demetrio, mandatoci da Dio (per punirci dei nostri peccati) !” La versione di Oleg vincitore davanti a Costantinopoli è nota solo dalle fonti russe, perchè le Cronache bizantine del tempo non ricordano, per pudore, questo scontro così notevole ! E’ in questa occasione che Oleg ne approfittò anche per chiedere ai greci l’indennizzo per le navi deterioratesi per l’assalto, al quale abbiamo accennato più sopra. E ancora sappiamo dalla tradizione che, Oleg, per il ritorno verso Kiev, a segno del disprezzo che aveva della vita dei suoi servi slavi, comandò di cucire per i rus’ delle vele di garza resistente, mentre per i suoi tiuny (servitori di corte in russo, corrispondente al norreno thegn, servo) vele di tessuto più grezzo e meno tenace. Naturalmente alla prima ventata, più forte delle altre, le vele delle ciurme slave si stracciarono e ciò provocò naufragi e scontento per questa inutile e discriminante burla.

L’accordo con Oleg fu un buon accordo per Bisanzio, appena ripresasi dalla devastazione procurata alla seconda città dell’impero, Tessalonica, da un rinnegato greco Leone al comando di arabi tripolini nel 904. Infatti Bisanzio si è assicurata una fornitura di materiali di qualità per le proprie navi visto che sta preparando la sua rivincita su questi continui attacchi arabi. In quegli anni vengono rifatte tutte le fortificazioni di Tessalonica, nel nord del Mar Egeo, e della più esposta, ma di minore importanza, Attalia (moderna Antalya in Turchia), a sud dell’Anatolia e si procede al rafforzamento della flotta con tutte le commesse d’acquisto relative: colofonia e pece per calafatare (che i rus’ forniscono da Smolensk, in russo Posto della pece), vele e cordame, lardo per lubrificare, pesce secco per la cambusa etc. Soprattutto ci si è assicurati la fornitura di schiavi di gran pregio che la corte userà in varii modi. Tutto a condizioni speciali, come si è stabilito nel trattato … ufficialmente ratificato però, cinque anni dopo, nel settembre del 911.
Oleg però non ha alcun controllo più sulle bande rus’ che provengono direttamente dal nord perché Novgorod su questo argomento decide da sola e, per raggiungere certe mete, riesce persino ad aggirare Kiev.

Infatti nel 909 Bisanzio nel 908 sferrerà l’attacco alla flotta araba con le navi ben equipaggiate sotto il comando del Logoteta del Dromos, Imerio, e l’impresa sarà coronata da una grande vittoria. Successivamente nel 911 Imerio sbarcherà con la sua splendida flotta a Creta e qui ci sarà la partecipazione documentata di ben 700 marinai rus’, ma sarà un parziale successo, perché gran parte della flotta sarà battuta e affondata da Leone e dal suo alleato, anch’egli greco e rinnegato, Damiano, nella primavera del 912! I rus’ comunque riceveranno il compenso per l’ingaggio di un bel kentenarios d’oro a testa, anche questa una bella somma, mai arrivata però nelle tasche di Oleg !
Ancora, una banda novgorodese sarà usata dai Cazari per mettere scompiglio nel Regno della Choresmia e i rus’ verranno autorizzati ad attraversare il Caspio, fare base su un’isola vicino all’odierna Baku e penetrare in Choresmia, attraverso il porto caspico di Abesgun. Al ritorno dalle feroci rapine in quella zona, si sarebbe dovuto dividere il bottino a metà coi Cazari, ma costoro per liberarsi di tutti gli impicci, distruggono tutta la banda, mentre si trova ad Itil, pronta per tornare al nord. Di qualche interferenza da parte di Oleg in questo fatto non c’è traccia !

Nel 912 Oleg muore. La tradizione racconta che fosse ucciso dal morso di una vipera (o altro serpente velenoso), mentre rovistava fra le ossa del suo cavallo sepolto anni prima. Sembra che un volhv (sacerdote di Perun) gli avesse già predetto che sarebbe morto a causa del suo cavallo e che Oleg, per questo motivo, non l’avesse più cavalcato. Dopo anni però volle rivedere il suo animale e una vipera che si era annidata nel teschio, ne uscì e lo morse a morte. Dove questo avvenne, non è chiaro, se a Kiev o a Novgorod. Sappiamo però che comunque la sua tomba esisteva a Làdoga, anche se un’altra versione della CTP afferma che Oleg fu sepolto sulla collina Sc’c’ekoviza di Kiev, e ancora un’altra afferma che se tornò in Scandinavia (al di là del mare), andando a morire nel suo paese.

Secondo me la verità può essere anche un’altra. Il nostro Oleg se ne stava tornando alla chetichella nella patria svedese con una buona parte delle ricchezze accumulate, quando viene sorpreso dai suoi compari e ucciso. Lo scavare fra le ossa del cavallo si riferisce probabilmente al fatto che in quel posto dove aveva seppellito il suo tesoro di pezzi d’argento, Oleg vi aveva posto come mascheramento il cadavere del suo cavallo ! Questa lettura delle tradizioni mi sembra la più probabile, in quanto ormai con lo sposalizio di Igor, Oleg non ha più ragione di rimanere nel sud.
Tocca finalmente a Igor governare Kiev ...

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