3 - Cretaceo
Da 135 a 65 milioni di anni fa

3 - Cretaceo
Da 135 a 65 milioni di anni fa

Il periodo Cretaceo dura 70 milioni di anni e conclude il Mesozoico. Durante questa fase della storia della Terra si verifica il definitivo frammentarsi dei supercontinenti. Le zolle che formano i continenti attuali si separano. Soltanto Antartide e Australia rimangono ancora, almeno in parte, connesse con l'Amenca meridionale. L'India si avvicina all'Equatore e lo oltrepassa alla fine del periodo. Anche il Madagascar si stacca dall'Africa. L'Atlantico è ormai abbastanza ampio e continua ad allargarsi Gli elementi della Penisola Italiana e di quella Balcanica si avvicinano al resto dell'Europa da Sud.

Di grande interesse è la presenza in tutti i continenti di vasti mari dì basso fondale: essi separano le zone orientali delle due Americhe da quelle occidentali: dividono ancora l'Europa dall'Asia e la parte occidentale di questo continente dalla Siberia e dall'Estremo Oriente; dividono anche l'Africa in una parte occidentale e una più vasta porzione comprendente le attuali regioni orientali, centrali e meridionali del continente.

Gli spostamenti delle masse continentali portano alla "nascita" di molte montagne (oro genesi) e a una forte attività vulcanica: in zone dove prima "faceva caldo" cade la neve; in altre il Sole è oscurato dalle ceneri di un'eruzione. Si creano situazioni in cui è difficile trovar cibo.

Due sono le componenti essenziali che agiscono sulle forme viventi nel Cretaceo: l'isolamento delle diverse terre emerse e l'instabilità, anche momentanea o locale, delle situazioni ambientali. Intense sollecitazioni dunque, che ebbero come risultato una ricchezza di forme davvero spettacolare, soprattutto tra i dinosauri.

Questa grande attività si copre però di un riflesso sinistro quando si considera che il Cretaceo vede anche la scomparsa dei leggendari "dominatori"

Una stagione rigogliosa, come un bellissimo autunno, ricco di molti frutti e cibo per tutti. Alla discontinuità delle terre emerse fa ovviamente riscontro la continuità dei mari. I movimenti dei continenti spesso però isolarono i mari interni o le zone prossime alle coste e si ebbero evoluzioni o sopravvivenze locali. I mari del Cretaceo sono frequentati dagli ultimi plesiosauri (Elasmosaurus, lungo fino a 15 m, di cui 7 spettanti al solo collo), da molti pliosauri (forme gigantesche: il Kronosaurus, lungo 13 m, aveva un cranio lungo 3 m) e da una vasta gamma di pesci ossei. Gli ittiosauri, in declino, hanno forme assai specializzate: 1' Ophthalmosaurus, ad esempio, aveva la bocca priva di denti (evidentemente inghiottiva intere le sue prede, soprattutto ammoniti). Gli occhi di questo animale erano protetti da un anello di placche ossee: un tipico adattamento alle variazioni di pressione dovute alle immersioni in profondità. Esistevano grandi tartarughe (Archelonischyros, lunga oltre 4 m) abbastanza simili alle forme attuali.

Nel Cretaceo si sviluppano e subito trionfano i Mosasauri. Interpretabili come antenati dei varani attuali, essi discendevano da lucertole adattatesi alla vita acquatica. Le forme più grandi toccano i 15 m. Bocca enorme con grossi denti conici, dorso ornato di creste o di serie di placche triangolari, coda lunga e affusolata, i mosasauri dovevano essere assai simili ai "serpenti di mare" delle leggende. Anche i loro occhi erano dotati di anelli di elementi ossei. Tra le forme meglio note quelle dei generi Tylosaurus e Mosasaurus. Spetta a Georges Cuvier il merito di aver riconosciuto come una lucertola marina il fossile di Mosasasurus messo in luce nel 1780 presso Maastricht, nella Germania federale, vicino ad Aquisgrana, sulla Mosa. Non sappiamo se i mosasauri erano vivipari. Gli ambienti marini erano frequentati anche da pterosauri (Pteranodon ingens, privo di denti, con una bocca a tasca simile al becco del pellicano e dotato di un'apertura alare di quasi 8 m); da uccelli con ali atrofizzate (Hesperornis regalis), specializzati nel nuoto e nella pesca presso le coste; da uccelli volatori e pescatori (Ichthyornis victor).

Tutti questi predatori non dovevano essere in competizione diretta per il cibo: pesci e molluschi non mancavano. E probabile però che mosasauri, pterosauri e uccelli frequentassero gli stessi ambienti: le loro ossa si rinvengono spesso negli stessi strati. Uno di questi ritrovamenti è all'origine di un notevole equivoco a proposito dell 'Ichthyornis. Lo scheletro è stato rinvenuto privo della testa, ma con una piccola testa di mosasauro tra le altre ossa. I denti a cono sono tipici. Per anni si sono viste ricostruzioni dell'uccello con una bocca coperta dal becco e dotata di denti. In realtà è probabile che l'Ichthyornis avesse un becco senza denti. Le Ammoniti sono abbondanti negli ecosistemi marini del Giurassico e del Cretaceo. Le conchiglie di questi Moli); Conosciamo i primissimi stadi di sviluppo dei ceratopsi perché in Mongolia sono stati trovati alcuni nidi di Protoceratops.

Le uova erano deposte in gruppo in buche nella sabbia, come avviene oggi per i coccodrilli. Alcune delle uova scoperte contenevano embrioni evidentemente morti prima di completare lo sviluppo. Molti dei ceratopsi più tardi provengono da siti nordamericani. Sembra che questi dinosauri abbiano avuto due aree principali di diffusione: una nell'Asia centrorientale e un'altra appunto nell'America settentrionale. I generi descritti sono a tutt'oggi 20. La specie più nota è Triceratops prorsus, descritta da Marsh nel 1889.

Probabilmente i triceratopi, lunghi fino a 11 m e pesanti anche 8 t, si comportavano come i rinoceronti attuali:brucavano sistematicamente le palme, ma se erano disturbati o temevano un assalto da parte di qualche predatore, si scaglia-vano con tutta la loro massa e di certo mettevano in fuga il nemico o lo conciavano assai male. I corni frontali del triceratopo erano lunghi anche i m. Forse i veri nemici da cui i ceratopsi dovevano guardarsi non erano i grossi predatori, ma i piccoli dinosauri "ladri di uova" (come l'oviraptor) o i mammiferi con le stesse abitudini. Nei contesti relativamente aridi cui essi erano ben adattati (le palme crescono anche in zone ai margini dei deserti: sono le piante delle oasi) non c'era molto cibo e i piccoli predatori si erano specializzati nel razziare i nidi. Si tratta ovviamente di ipotesi, che però appaiono abbastanza ragionevoli, vista la situazione ambientale. Citiamo 1' Ornithomimus, 1' Ovraptor, il Velociraptor.

Nel Deinonychus ("unghia terribile") le zampe posteriori hanno quattro dita con artigli. Il primo dito è molto ridotto; il secondo ha un enorme unghione affilatissimo: l'animale lo teneva "piegato in su" nel camminare (sul terzo e quarto dito), per evitare che si consumasse. Si comportano in modo analogo i casuari, i grossi uccelli corridori australiani. Affrontando la sua vittima, il Deinonychus si drizzava su una zampa sola e vibrava con l'unghione-falce un colpo mortale. Il complesso gioco dì equilibrio era facilitato dalla lunga coda-contrappeso irrigidita da particolari strutture ossee associate alle vertebre che si infilavano le une nelle altre come astucci. Gli arti anteriori avevano tre forti artigli. Il tiranno e gli altri Rinvenuto all'inizio del secolo nel Montana (USA) in due esemplari e descritto da Osborn nel 1905, il Tyrannosaurus rex è indubbiamente uno dei dinosauri più noti e "popolari". Al grande fascino del "gigante" esso associa quello sinistro del "cattivo". E l'orco delle fiabe trasformato in animale: è spaventoso, ma lontano nel tempo (ciò che in qualche modo tranquillizza chi ne guarda, come noi, lo scheletro in un museo). Si capisce dunque perché il tirannosauro abbia uno spazio ben saldo nel mondo dei fumetti, in quello dei racconti e dei film di fantascienza. La sua "boccaccia'' e davanti ai nostri occhi (calchi del cranio si trovano nei principali musei di storia naturale): 60 denti dal bordo seghettato, molti dei quali lunghi una spanna. Il cranio è lungo come un vitellino.

Oggi questo "cattivo" e meno solo, dopo che vari ritrovamenti gli hanno affiancato altre forme assai simili: l'Albertosaurus del Canada (questo genere può comprendere anche gli animali precedentemente ascritti al genere Gorgosaurus) e il Tarbosaurus haraar della Mongolia (i giacitaenti di questa regione hanno fornito anche nuovi scheletri dello stesso tirannosauro). Come viveva la "lucertola tiranno" (in greco tyrannos è il padrone assoluto di una città)? Mangiava carne, e ovvio, ma quale carne? E quanta? La lunghezza media del tirannosauro è di 15 m, il peso stimato circa 10 t. Un peso di carne equivalente a quello dell'animale poteva essere fornito da mezzo sauropodo da 20 t o da tre adrosauri da 3 t. Ogni quanto tempo il tirannosauro doveva assumere questa quantità di cibo? Confrontando la sua mole con quella di un animale "a sangue freddo" come un coccodrillo o un varano di Komodo, potremmo concludere che un tale bottino bastasse al tirannosauro per mesi.

I mammiferi sono presenti dal Triassico al Cretaceo con forme piccole o piccolissime. Verso la fine del Cretaceo si nota però già una certa specializzazione di vari gruppi: sono documentati animali simili a Opossum (Marsupiali), insettivori e primati (due gruppi di Placentati). I piccoli animali che, per milioni di anni, hanno operato di sera, di notte, o sotto terra, incominciano a farsi avanti, a esplorare gli ambienti in rapida trasformazione. Le foreste, con il fitto sottobosco di arbusti, si presentano come un "posto" molto adatto. Questi animali sono piccoli e molto agili: riescono a sgusciare ovunque, a nascondersi. Hanno un rivestimento di pelliccia: non temono dunque le spine delle piante e i ramoscelli appuntiti, anzi vi trovano una sicura protezione. Il pelo rende estremamente efficiente l'omeotermia: questi animali non hanno bisogno di ricevere molto calore dall'ambiente, anche le condizioni di luce-ombra delle foreste e del sottobosco appaiono ottime. La loro avanzata non trova ostacoli. I mammiferi mangiano qualunque tipo di cibo: insetti vermi, avanzi di carne, foglie, cortecce, frutta, semi duri. I loro piccoli sono nutriti con il latte materno che li fa sviluppare molto in fretta.

Quando più tardi, i "dominatori", i dinosauri, incontreranno grosse difficoltà in ambienti ostili, i mammiferi sapranno, con calma, sostituirli. Il Mesozoico si chiude. Si apre la nuova era, il Cenozoico ("della vita recente"), o Terziario. Non si deve pensare a queste "chiusure" e "aperture" come se si trattasse di porte o di passaggi da una stanza a un'altra. Il "passaggio" in termini geologici è dato da un certo mutamento negli strati del terreno, mutamento che solitamente si rileva propno perché cambiano le testimonianze fossili. Ecco la realtà "scritta nelle rocce": negli strati che seguono quelli del Cretaceo non si trova più alcuna traccia dei seguenti gruppi di vertebrati: saurischi, ornitischi, pterosauri, mosasauri, pliosauri, ittiosauri. Tra gli invertebrati, importante è la scomparsa delle Ammoniti e delle Belemniti. E il grande "mistero" della caduta dei giganti, della scomparsa dei dominatori.

E importante notare subito che il "grande crollo" non ha interessato soltanto i dinosauri, ma anche altre forme viventi: forme volanti (pterosauri) e forme marine (tra queste anche invertebrati del tipo molluschi). Si potrà individuare una "causa" unica capace di spiegare l'estinzione di forme viventi in tre ambienti diversi? La prudenza e la logica ci suggeriscono di esaminare la possibilità che ci siano state più cause. Innanzitutto rileviamo che non è possibile, occupandoci di eventi così lontani nel tempo, accertare quale sia stata la "rapidità" del fenomeno. Non possiamo insomma dire se un certo giorno, o anno, o secolo i dinosauri c'erano ancora e se il giorno, o l'anno, o il secolo dopo non c'erano piu. Nel complesso si può dire che l'ultimo capitolo della storia dei "giganti" sia durato almeno una decina di milioni di anni. Non abbiamo difficoltà ad ammettere che in un tempo cosi lungo sia potuto accadere "di tutto", che si siano verificati diversi e venti, alcuni dei quali eccezionali. E tuttavia necessario porre un limite all"'eccezionalità" ditali eventi.

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