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07. SGUARDO RETROSPETTIVO ALLA LETTERATURA DEL RINASCIMENTO

Caratteristica della Rinascenza é di aver avuto coscienza di quel che voleva e di avere essa stessa proclamato quale era la propria indole e i fini cui tendeva. Già il Petrarca si compiacque di mettere bene in luce quanto vi era di nuovo e di straordinario nelle sue scoperte; da questo momento, per quanto all'inizio solo in una ristretta cerchia di letterati, servì ad indicare la natura e i fini del nuovo movimento intellettuale il concetto e il termine di umanesimo, la formazione della cultura umana sugli «antichi», l'humanitas.

Siccome poi si dovettero scoprire nuovamente questi antichi attraverso manoscritti abbandonati all'oblio e monumenti sepolti, se ne concluse che vi era stata una età intermedia barbarica, deleteria per le arti e per le scienze; ed appena gli studi storici, retrocedendo sempre più nel tempo, presero a considerare ulteriori periodi, si tentò di delimitare le varie epoche e di dar loro un nome.

Flavio Biondo scrisse una storia d'Italia dalla caduta dell'impero romano, cominciando dall'anno 410, quello cioè del primo saccheggio di Roma ad opera dei Visigoti. L'aver preso le mosse da questo punto fu dovuto alla sua convinzione che l'epoca intermedia, in cui era andato distrutto il mondo antico, fosse l'epoca dei Goti; e ciò ebbe per conseguenza che ben presto si designò generalmente col titolo di «gotica» tutta l'età franca e tedesca.
L'abbaglio andò fino al punto che la scrittura nazionale fu ritenuta gotica, mentre quella dei manoscritti più vecchi, che in realtà era carolingia, fu considerata la scrittura antica e si riprese ad usarla quale scrittura «latina».

Gli studi umanistici nel XV secolo si allargarono dal campo letterario a sempre più numerosi altri rami dello scibile, portandovi lo stesso rinnovamento di metodo nel senso storico; cioè dall'umanesimo letterario si svolse un umanesimo storico. Il Poliziano restituì alla luce l'antico manoscritto pisano delle Pandette, la parte più nobile del diritto romano. Furono scoperte e stampate fonti storiche dimenticate e con ciò la conoscenza della storia antica e nazionale fu posta su basi completamente nuove.

Lo studio del testo ebraico e greco delle Sacre Scritture diede luogo alla critica della Vulgata; che anzi alcuni teologi, eccitati contemporaneamente dal desiderio di riforma della chiesa e da studi storico-filologici, accarezzano la «speranza di una rinascita del cristianesimo»; sul volgere del XV secolo questa espressione si incontra di frequente.

In seguito il movimento, nel quale erano finora rimaste mescolate le più diverse correnti, si separò in due netti indirizzi: nel Nord vinse la Riforma che aveva attirato a sé una parte della dottrina umanistica; nel Sud continuò a dominare l'indirizzo formale ab antiquo, il più forte.

Quando poi, dopo la metà del XVI secolo, vennero fondate in Italia le prime accademie di belle arti e l'erudizione accademica in materia d'arte si incarnò per la prima volta a Firenze nella persona di Giorgio Vasari, aretino, si rinsaldarono le vecchie idee di un rinnovamento della cultura. Nelle sue vite degli artisti illustri il Vasari disse che lo stile architettonico francese era stato «inventato dai goti»; e che la maniera «moderna» era una rinnovamento «meglio un rinascimento» dell'arte, dovuto da ultimo in sostanza all'imitazione dell'antichità.

Da allora dominano nelle scuole e nelle accademie, principalmente dei paesi latini ma anche in quelle tedesche che ne subiscono le influenze, i testi umanistici e i modelli classici, finché nel XVIII secolo lo studio dell'antichità si approfondì infinitamente, si constatò che il vero ambiente creatore nelle scienze e nelle arti era stato il mondo ellenico e un nuovo orizzonte si aprì allo studio realmente storico.

Per la seconda volta accanto all'umanesimo formale sorse un umanesimo storico; il suo interesse ben presto si estese dall'antichità al mondo medioevale e dalle più varie parti si ritornò sul periodo del Rinascimento, cui tre secoli prima si era andati debitori della rievocazione dell'antichità e del rinnovo degli studi storici. Ma non i soli storici vi ritornarono.

Il periodo rivoluzionario della letteratura tedesca (1770-1781) dipinse nell'Ardinghello di Heinse il superuomo e la vita nelle isole della felicità con colori presi dalla rinascenza; il liberalismo politico dello svizzero francese Simonde de Sismondi rievocò il ricordo dei liberi comuni italiani e delle «infamie dei loro oppressori»; il romanticismo esaltò la fede di Dante e la semplicità dei vecchi pittori; intere scuole in Inghilterra e in Germania ne imitarono la maniera, e dietro gli artisti gli amanti d'arte peregrinarono verso l'allora ancora romantica Italia.

Ma i fondatori dello studio scientifico del nostro periodo furono Giorgio Voigt per gli inizi dell'«umanesimo» (1859) e Giacomo Burckhardt con la sua Kultur der «Renaissance» (1859).
Le due parole umanesimo e rinascimento solo adesso acquistarono un valore generico, diretto a designare la fase intera d'incivilimento da noi trattata. In séguito si é cercato principalmente di delimitare questo periodo di fronte al Medio-Evo, ovvero (il che é lo stesso) di valutare quanta parte abbia avuto il mondo medioevale e quanta il mondo antico nei grandi contributi di questa cultura.
Gli apprezzamenti in proposito hanno variato spesso, ed oggi gli umori non sono affatto, favorevoli all'Umanesimo ed alla Rinascenza.

Ma la storia dovrebbe essere sottratta alle influenze dei preconcetti moderni; in essa non si hanno mai antitesi semplici, ma un concorso ed incrocio di elementi svariati e spesso contraddittori accompagnati da incalcolabili influssi e ripercussioni; essa resta pur sempre, e mai così interessante come nel rinascimento, un immenso divenire.

Da un solo uomo la storia non potè sottrarsi alla sua influenza,
anzi, lui fece crollare la storia di un epoca: MACHIAVELLI !!
un punto di partenza destinato a svilupparsi

Vale quindi la pena ritornare ai suoi tempi e fare una sua retrospettiva

MACHIAVELLI: IL CROLLO DEL MEDIO EVO > >

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