Non per partito preso o per attribuire torti o ragioni ma perch� � giusto cercare di capire


IL "NEGAZIONISMO " della
SHOAH

Giovanni De Sio Cesari
( http://www.americacallsitaly.org
)

Struttura: Problema storico - i fatti - Le interpretazioni

IL PROBLEMA STORICO

Il convegno voluto da Ahmadinejad sulla Shoah ha dato attualità e rilanciato in qualche modo il problema del negazionismo della Shoah anche in Occidente: in effetti un numero considerevole di pubblicazioni stampate o che girano sul web rilanciano tesi che in vario modo intendono negare o almeno ridimensionare fortemente il genocidio degli ebrei ad opera dei nazisti e che comunemente viene indicato attualmente con il nome di Shoah. (varianti: Schoah, Schoa ,Shoa, sho'ah: in ebraico: calamità imprevista ).
Non ci pare però che si faccia un servizio alla storia o alla verità o neanche alla democrazia e alla memoria stessa delle vittime limitarsi a demonizzare quelle tesi, a mostrarne la matrice culturale razzista o antisemita: una tesi storica va giudicata unicamente con le categoria del falso o del vero: non importa il credo politico, religioso, culturale e nemmeno quello etico di chi la sostiene.

Ancora peggio ci pare invocare il rigore delle leggi: non esiste e non deve esistere una verità sanzionata dalle leggi o dalla magistratura: come è noto in diritto, si parla sempre di "verità processuale" e non di "verita": se un imputato viene assolto o condannato questo non significa che in assoluto egli abbia o meno compiuto il delitto di cui è imputato ma solo e semplicemente che nell’ambito processuale ( e solo nell’ambito processuale) è emerso tale fatto. Non bisogna cadere nella semplicistica idea che la magistratura possa dare una verità ultima e definitiva sui fatti della storia: c’è qualcuno che addirittura vuole investire la magistratura anche del compito di decidere della verità dei fondamenti della religione cristiana pronunciandosi sulla effettiva realtà della vita del Cristo: ognuno vede come sia ridicola una pretesa del genere .

D’altra parte le leggi possono, e a giusta ragione, vietare manifestazioni di razzismo, fa parte delle regole della democrazia: ma il negazionista non fa l’apologia della Shoah ma, al contrario, nega che essa sia mai avvenuta. L’unica strada veramente percorribile ci pare quella di esaminare criticamente quelle tesi: il negazionismo si è spesso giovato che le sue tesi non sono state prese seriamente in esame e sono state semplicemente condannante come false e pericolose: in tal modo agli argomenti dei negazionisti non sempre si sono contrapposte altrettanto argomentazioni anti-negazioniste ingenerando l’idea che in realtà esse non ci fossero e che semplicemente ci si nascondeva dietro una realtà legale, fatta valere con l’autorità e non criticamente investigata.

Il negazionismo come ogni nuova teoria storica ( revisione) può percorrere due strade: i fatti e l’inquadramento dei fatti. Nel primo caso si afferma che vi sono fatti (o negazione di fatti) prima non conosciuti, nel secondo caso i fatti già conosciuti non sono messi in dubbio ma sono inquadrati, spiegati, interpretati in modo diverso. Per fare un esempio: posso enunciare una revisione storica della battaglia di Poitiers del 732 mostrando che la battaglia ha avuto un andamento diverso o magari non è nemmeno avvenuta mostrando documenti nuovi o dimostrando la falsità di quelli conosciuti: oppure, senza dubitare dei fatti comunemente accettati come veri, ritenere che quello scontro non abbia avuto il ruolo generalmente attribuito ad esso di aver salvato l’Europa dall’avanzata mussulmana ma che si trattò semplicemente di respingere dei predoni e quindi di un avvenimento marginale della storia.

Analogamente nel negazionismo della Shoah abbiamo due direttrici che sia pure quasi sempre connesse sono ben distinte: da una parte si negano (o di ridimensionano sostanzialmente) gli avvenimenti affermando la sostanziale falsità delle fonti e dall’altra, pur non negando lo sterminio degli ebrei, tuttavia lo si inquadra in un contesto di stragi, di guerre terribili in cui l’episodio degli ebrei perde la sua specificità e eccezionalità.
Vediamo distintamente i due momenti

I FATTI

Negare i fatti storici in realtà è molto più semplice di quanto si possa immaginare: noi definiamo fatti storici ciò di cui la comunità degli studiosi non sembra dubitare: ma se qualche studioso (o sedicente tale) li mette in dubbio allora ecco che questi fatti debbono essere nuovamente vagliati. E’ ciò che avviene anche nella vita comune: noi definiamo "fatti" ciò di cui nessuno dubita: quindi se una persona entra in aula universitaria e tiene una lezione nessuno dubita che sia un professore, nessuno gli chiederebbe i documenti personali o la nomina, ma se qualcuno dubita che sia un impostore non sarà poi tanto facile per il malcapitato dimostrare di essere realmente il professore: di ogni cosa si può dubitare anche che i documenti che presenta siano falsi, che vi sia stata una sostituzione di persona, che si tratti di un sosia, di un complotto per chi sa quale oscuro motivo e cosi via.

Nel caso della Shoah come di altri avvenimenti storici la discussione si frantuma in una serie pressocchè infinita di accertamenti storici, di autenticità di documenti, anche di prove scientifiche sui quali il comune lettore non è in grado di giudicare. Vi sono degli esperti (o sedicenti tali) che sostengono le proprie tesi: ad esempio si rileva che le camere a gas ora mostrate ai visitatori sono delle ricostruzioni, che il gas usato non sarebbe stato idoneo a uccidere un sì gran numero di persone, che i primi documentari sui lager in realtà erano delle ricostruzioni (in una ci fu l’intervento perfino di Hitchcock).
Inoltre si sottolineano le incongruenze, le contraddizioni di molti racconti di testimoni.
Non è possibile in questa sede investigare le complesse e lunghe argomentazioni pro e contro: intendiamoci invece limitarci a cogliere un punto essenziale del problema storico: non vi è dubbio che molti milioni di ebrei sparirono dall’Europa: si è fatta la stima di sei milioni. Potrebbe essere che essa fosse alquanto esagerata, ammettiamolo pure per ipotesi: ma anche se fossero stati 5 milioni o anche 4 non per questo la Shoah sarebbe stata meno orribile.

Quindi per certo dobbiamo ammettere che nei lager scomparvero milioni di ebrei non sappiamo bene quanti milioni, ma furono certo milioni: questo è un dato non controverso. Che questa o quella modalità fosse stata presente meno in questo o quel campo nulla toglie alla tragicità del fatto. Analogamente che qualche testimone abbia mal riferito o magari deliberatamente abbia mentito non mette in dubbio il dato oggettivo della uccisione di milioni di esseri umani: in tutti gli avvenimenti storici i ricordi di coloro che vi hanno partecipato sono spesso errati, confusi, alterati anche volontariamente ma questo non toglie veridicità all’insieme degli avvenimenti.
Si può quindi discutere questa o quella modalità, questo o quel fatto ma non si può negare che lo sterminio sia avvenuto.

LA INTERPRETAZIONE

L'aspetto più importante del negazionismo quindi non è tanto il fatto che si negano gli avvenimenti ma che essi vengano inquadrati diversamente. La Shoah viene ricordata perchè viene considerata come qualcosa di unico. Il negazionista invece la inquadra in un contesto generale nel quale la sua unicità si perde. Nella seconda guerra mondiale i morti si stimano in 54 milioni di individui di cui quasi la metà di cittadini della sola Unione Sovietica. Una gran parte delle vittime non si ebbe nei combattimenti ma nei campi di prigionia .

Ad esempio degli 80 mila tedeschi arresisi a Stalingrado solo in 5 mila fecero ritorno in Germania alla fine della guerra. Nei campi di concentramento generalmente la mortalità era altissima. Si conclude quindi che la mortalità degli ebrei non fosse poi tanto superiore a quella di tutti gli internati: morirono, quindi, è vero milioni di ebrei ma insieme ad essi tanti altri milioni di persone appartenenti a tutte le etnie.
Non si giustificherebbe pertanto perchè si dovrebbero riservare un posto particolare agli ebrei, perchè parlare della Shoah riferendosi solo agli ebrei e non a tutti i caduti nei lager di tutte le nazionalità.
Non si nega quindi lo sterminio degli ebrei ma esso viene inquadrato nella più generale tragedia della Seconda Guerra Mondiale e la sua eccezionalità sfuma nella più vasta eccezionalità di quei terribili avvenimento che non hanno pari per numero di caduti nella pur sanguinosa storia della umanità.

Il problema quindi è se lo sterminio di ebrei ha un carattere di eccezionalità o meno: noi riteniamo che tale eccezionalità non possa essere assolutamente negata, che essa non possa rientrare e sfumare nella storia nei crimini commessi nel colonialismo, nelle guerre, nelle rivoluzioni e nelle controrivoluzioni che hanno insanguinato in particolare quello che è stato definito “ il secolo breve”.
Mai è avvenuto nella storia del 900 e dell’intera umanità che un gruppo etnico sia stato sterminato per il fatto stesso di essere un gruppo etnico, senza altra motivazione. Gli infiniti massacri sono sempre avvenuti per esigenze belliche, o perchè un popolo invadeva un territorio di altri, per scoppi anche di odi popolari incontenibili.
Cosi i Turchi sterminarono gli Armeni nel vano tentativo di deportarli perchè si sentirono traditi e temevano che essi si unissero ai Russi con i quali erano in guerra; gli Hutu hanno massacrato i Tutsi per porre fine al dominio che questi esercitavano su di loro; e andando indietro con la storia i Conquistadores sterminarono gli Indios per conquistare l’America; le legioni di Cesare operarono terribili eccidi per impadronirsi delle Gallie.

Gli stermini nella storia sono stati tanti ma quello ebraico è l’unico perpetrato contro un popolo che non fosse in guerra, che non costituisse un pericolo anzi che non si difendeva nemmeno: gli ebrei non erano nemici dei Tedeschi, non minacciavano mai in nessun modo le armate del Reich, non erano un obbiettivo bellico: ciò rende la Shoah qualcosa di unico nella storia e (speriamo) di non ripetibile.

La Shoah non deve nemmeno essere connessa con le persecuzioni anti-ebraiche dei secoli precedenti cosi come va distinto l’antisemitismo dall’antiebraismo La antica emarginazione degli Ebrei non era un atto diretto esclusivamente contro gli Ebrei ma la conseguenza di un modo di vedere lo Stato e la vita sociale.
La fede religiosa era un elemento essenziale per individuare un popolo: coloro che non erano cristiani non potevano fare parte propriamente della nazione. Il concetto non riguardava specificamente agli ebrei: qualunque comunità non cristiana era considerata corpo sociale a parte.
Gli ebrei, considerati quindi stranieri, potevano quindi essere espulsi come avvenne di frequente nel medio evo ( in Germania, Francia Inghilterra e, il caso più noto, in Spagna). in altri casi invece gli ebrei erano costretti in quartieri separati (ghetti): ma anche questo era un fatto comune per tutte le comunità straniere alle quali venivano riservati propri spazi.
Talvolta folle inferocite presero di assalto le abitazioni ebraiche e si abbandonarono a massacri indiscriminati: ma si trattava di folle incomposte non di autorità costituite e comunque gli avvenimenti erano determinati da supposti delitti di cui si sarebbero macchiati gli ebrei: nel caso della Shoah invece nessun accusa specifica veniva rivolta ai perseguitati tranne quella di essere geneticamente ebrei.

D’altra parte l'antisemitismo in generale è cosa del tutto diversa dall’antiebraismo dei secoli precedenti: esso consiste nella contrarietà a un popolo considerato una razza, per motivi biologici-genetici, non culturali. Non ha rilevanza il fatto religioso e culturale. Un semita rimane un semita anche se si converte al cristianesimo e anche se, caso molto frequente, non segue nessuna religione.
Ma nel passato un ebreo veniva ricevuto con gioia nella comunità nazionale nel caso che si convertisse: la discriminazione era religiosa, non razziale.

Un punto particolare viene sostenuto dai negazionisti e che quindi va esaminato attentamente: non vi era volontà specifica della dirigenza nazista, di Hitler in persona di sterminare gli ebrei, non esiste una decisione su una soluzione finale che prevedesse la soppressione degli ebrei: esso fu quindi qualcosa che avvenne senza essere propriamente programmata per il precipitare delle circostanze così come avvenne la morte di tanti altri internati nei lager e non solo in quelli germanici.
Una nazione all’estremo delle proprie forze non ha risorse sufficienti per prendersi cura di milioni di prigionieri e privilegia comprensivamente i propri combattenti e i propri cittadini: in tutta la Germania la fame era tanta e tante anche le malattie e tanti trovavano la morte negli stenti.
Nei lager la situazione era ancora più grave ovviamente: la morte della maggioranza degli ebrei sarebbe avvenuta quindi in conseguenza di tali terribili circostanze e non per un piano preordinato alle autorità.

Si possono riportare qui osservazioni analoghe alle precedenti: I tedeschi si trovarono ad avere milioni di prigionieri delle nazioni nemiche, è vero: non potevano certo rilasciarli per non trovarseli nuovamente di fronte: è comprensibile: ma perchè deportare nei lager milioni di ebrei che mai in nessun caso costituivano un pericolo per le armate germaniche? Perchè continuare a distrarre mezzi e risorse per la cattura e il trasporto degli ebrei anche quando mancavano drammaticamente per le esigenze belliche?
I treni di Eichmann non erano certo di aiuto allo sforzo bellico anzi erano sottratte ad esso. Non si può quindi parlare di un disastro giustificato dalle esigenze belliche: si tratta evidentemente invece di un piano preciso e preordinato, un piano che era addirittura preposto a quello bellico.

Pur tuttavia ci sembra che qualcosa di queste affermazioni della non volontarietà possa essere vero. Le autorità non potevano non sapere che non era possibile tenere in lager milioni di ebrei e che quindi l’unica soluzione reale ed effettiva era quella dello sterminio che fosse propriamente organizzato o sopraggiunto per le terribili insostenibili condizioni: Eichman non poteva non sapere che gli ebrei che i suoi treni trasportavano erano destinati alla morte, cosa altro poteva avvenire di essi?
Tuttavia il problema che ci poniamo è quanto questa consapevolezza fosse poi diffusa.
In realtà anche se correvano voci e paure nè gli ebrei, né i non ebrei e nemmeno la stessa grande maggioranza dei loro persecutori poteva concepire e quindi credere veramente che fosse possibile uccidere scientificamente e a freddo milioni di esseri umani: era una cosa che andava oltre la più sfrenata immaginazione.

Anzi proprio l’assurdità, la incredibilità dello sterminio in qualche modo lo rese possibile: certamente gli ebrei se avessero avuto consapevolezza del loro destino di morte non si sarebbero fatti tanto docilmente e facilmente catturare e deportare. Essi crederono che sarebbero stati spostati in qualche altro luogo, che avrebbero lavorato e che quindi era meglio non resistere per evitare conseguenze peggiori: cosi ordinatamente e disciplinatamente andarono verso una morte inimmaginabile.
Di persecuzione contro gli ebrei ce ne erano state tante nella storia, poi la bufera passava e quindi era meglio non ribellarsi e lasciare che le cose andassero per il loro verso: mica potevano ucciderli tutti: era una cosa impensabile e invece purtroppo la realtà superò ogni fantasia.

Una parte delle popolazioni non ebrea cercò di aiutarli, un’altra parte invece aiutò i nazisti a individuali: tuttavia nè gli uni nè gli altri pensavano veramente che essi sarebbero stati sterminati e gli uni e gli altri pensavano alla deportazione in qualche luogo a loro riservato che è già cosa orribile ma insomma è una pulizia etnica, purtroppo comune nella storia, non uno sterminio che non aveva precedenti nella storia.
Ma questa convinzione non poteva essere comune a quelli che conoscevano la realtà effettiva e quindi non è sostenibile che la Shoah sia stata una specie di accidente della storia non previsto o almeno non propriamente voluto.

NOTA : gli zingari. Lo sterminio degli zingari ebbe le stesse caratteristiche di quello degli ebrei anche se numericamente molto più contenuto (si stima di 200.00 individui.) Tuttavia non è il numero che è rilevante come prima osservato. Pure in questo caso si trattava di un gruppo sterminato per semplici motivi razziali senza che in nessun modo potessero essere considerati nemici della Germania e tanto meno un pericolo per gli eserciti tedeschi.
Sarebbe quindi corretto ricordare accanto agli ebrei anche gli zingari o comprendere nella Shoah anche gli zingari: tuttavia in questo caso si userebbe un termine ebraico del tutto estraneo alla cultura zingara.

 

Giovanni De Sio Cesari
(
http://www.americacallsitaly.org )

 

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