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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
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ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 792 d.C.

(Vedi QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")


*** PIPINO IL GOBBO E LA SUA CONGIURA
*** CARLOMAGNO: CAPO DELLA CHIESA?

*** TRONO DI BISANZIO: NICEFORO TENTA IL COLPO

*** GERMANIA - Nuova rivolta di Sassoni, soprattutto nelle campagne ad opera di contadini ribelli. Carlomagno impiegher� sette anni per mettere fine alle rivolte, che si concludono sempre con una massiccia deportazione degli abitanti in altri territori, e normalmente affidati a nobili franchi o a sassoni fedeli, come schiavi.

PIPINO IL GOBBO E LA SUA CONGIURA - CarloMagno non aveva solo un figlio col nome Pipino, quello che aveva fatto incoronare a Roma nel 781 dal papa; quando vi giunse, il ragazzo portava il nome di Carlomanno, ma il papa nell'incoronarlo gli diede anche il sacramento del battesimo e da quel momento gli si cambiò anche il nome in PIPINO RE D' ITALIA.
Ma c'era un altro figlio col nome Pipino che l'imperatore franco aveva avuto in un modo illegittimo. Costui era oltre che essere nato bastardo, era anche sgraziato, tanto che fu soprannominato " Il Gobbo".

O per la sua illegittima nascita -perfino rimproveratagli come se fosse colpa sua e non del padre- o per via della disgrazia che si portava addosso sulla schiena, non vi erano rapporti idillici tra i due. Lui era cresciuto nell'ombra, gli altri fratelli invece facevano la vita di principi e ora uno anche nominato dal padre e consacrato dal papa re d'Italia.

Ci doveva essere insomma molto rancore di questo figlio verso il padre, fino al punto che quest'anno prepara una congiura per ucciderlo. Ma non fa i conti con le spie di Carlomagno che - da come abbiamo visto finora - doveva avere un vero e proprio esercito di informatori, tante sono state le occasione dove lo abbiamo visto bene informato sui movimenti dei ribelli o dei nemici esterni.
Ma altrettanti dovevano essere gli informatori interni, infiltrati nelle varie sedi dei duchi, marchesi, conti, personale del palazzo e dell'esercito. Sempre pure informato che cosa pensavano i sudditi di lui; conosceva quindi tutti quelli che lo stimavano e tutti quelli che lo disprezzavano e l'odiavano.

Pipino il Gobbo cade in questa rete sempre tesa in ogni luogo. Infatti commette un fatale errore quando vuole confidarsi per questa congiura con un Longobardo che ritiene essere anche lui pieno di rancore nei confronti di chi ha distrutto in Italia il Regno Longobardo. Costui, FERDULFO, si lamenta, inveisce, ma è in effetti un informatore di Carlo che fa il doppio gioco per scoprire gli eventuali cospiratori che si alleano con quelli che più o meno esprimono il proprio dissenso, e cadono così nelle trappole che abilmente Carlomagno tende loro con personaggi come Ferdulfo.

Non c'è che dire, questo re è proprio figlio di due generazioni di "maggiordomi" del Palazzo, dove si imparava ogni sfumatura del carattere dei funzionari di ogni livello e grado, e si imparava soprattutto sempre e comunque a diffidare di loro.

Qualche storico afferma perfino che i continui voltafaccia che gli faceva Tassilone in Baviera (rivolte, congiure, calunnie, alleanze con i nemici) erano orchestrati da Carlomagno per permettere proprio ai suoi nemici (depistandoli) di prendere contatto con questo duca che era sempre sul piede di guerra contro il suo re. Ma sappiamo anche che era sempre pronto a giurargli fedeltà, poi subito dopo ripartiva per organizzare congiure, tradimenti; e cosa piuttosto strana Carlo lo perdonava sempre. Qualche intesa doveva pur esserci per averla fatta sempre franca, anche perché Carlo non era certo il tipo di incassare un inganno più di una volta.

La sfortuna tocca questa volta a questo figlio illegittimo e irrequieto, Ferdulfo denuncia a Carlo le sue intenzioni cospirative, il "Gobbo" fu arrestato, poi rinchiuso, si disse, in un convento di clausura a vita, e quanto questa gli rimase da vivere, non lo sa nessuno. Scomparve solo dalla scena. Il re era un devoto Cristiano che diamine, mica poteva pubblicamente macchiarsi l'onore nel far sopprimere un figliastro!

A RATISBONA intanto Carlo convoca un concilio. Ne esce una condanna per il Vescovo eretico FELICE DI URGEL, che viene consegnato come gli era stato raccomandato, a papa Adriano. Anche di lui non si sa che fine poi fece.

Ma nonostante questo zelo, i rapporti con la Chiesa Carlo li interpreta tutto a suo modo. Ma a dargli corda erano gli stessi papi; il successore di papa Adriano, Papa Leone III, fece fare un mosaico dove c'era San Pietro con le chiavi in mano e inginocchiati alla sua destra e alla sua sinistra il Papa e Carlo. Sotto, una scritta "San Pietro tu hai conferito la vita a Papa Leone, a re Carlo la vittoria". Era chiaro che due forze centrali prevalevano nell'impero carolingio, una spirituale e una secolare, una si affermava con i mezzi spirituali, l'altra con il potere. Ma fin dove arrivava questo potere di entrambi?

Il governo di Carlomagno non si limitò alle questioni secolari. La sua posizione di capo della chiesa franca si estese pure sulla chiesa d'occidente. Carlo si sentì impegnato non soltanto a mantenere l'ordine esterno della chiesa, ma anche all'interno di essa a salvaguardare la purezza della fede. Sono innumerevoli i suoi provvedimenti volti ad espletare un controllo sulla vita della chiesa e sui riti ecclesiastici. Inoltre ebbe pure parte attiva nella definizione di questioni puramente dogmatiche, come a suo tempo aveva fatto Costantino, pur non capendo nulla di teologia.

Il Concilio di quest'anno, cui fece seguito quello di Francoforte fra due anni, entrambi da Carlomagno indetti, oltre che ribadire la condanna di Urgel, cui si aggiunse quella di Elipando di Toledo) definivano proprio questioni dogmatiche. Si interessò personalmente al problema del culto delle immagini che l'imperatrice Irene e il patriarca di Costantinopoli avevano reintrodotto nel 787, e si impose decisamente contro l'insegnamento eretico di Costantinopoli, minacciando gli ecclesiastici di deposizione e i laici di prescrizione; fece inoltre preparare, un'opera dotta ed esauriente: i Libri Carolini, forse scritta dal suo maestro e consigliere Alcuino (730-804 autore anche di una Vulgata latina della Bibbia), e forse con il concorso dello storico Eginardo (770-840), che proprio in questo periodo 22enne, entra nella corte del re dei Franchi (sarà lui dopo la morte dell'imperatore a scrivere la sua biografia "Vita Karoli" e forse anche gli "Annali del regno dei Franchi" da questa data in poi)

Nel primo e nel secondo Concilio, la dottrina dei greci fu respinta bruscamente da Carlomagno e il papa fu costretto a scomunicare come eretico l'imperatore bizantino, benchè parteggiasse con i greci sulla questione della reintroduzione delle immagini. Papa Adriano non osò respingere direttamente l'interferenza del re nelle questioni dottrinali, tuttavia prudentemente fece appello al proprio primato e si oppose all'opinione del re punto per punto, difendendo come ortodosso il punto di vista dei greci. Alla fine, comunque, si dichiarò pronto ad aderire al desiderio di Carlo di scomunicare l'imperatore greco, adottando questa soluzione: avrebbe chiesto a Costantino VI la restituzione del patrimonio di San Pietro e se l'imperatore rifiutava, l'avrebbe escluso come eretico ribelle dalla comunità della chiesa. Carlo fece anche sconfessare lo pseudo concilio di Nicea e anche qui il papa né dissentì né si oppose.

Nei "libri Carolini" leggiamo che, "...per dono di Dio, egli ha guidato il timone della chiesa attraverso i suoi domini, e che la chiesa gli è stata affidata perché la conducesse attraverso le onde impetuose del mondo". E aggiunge Alcuino "Riconosciamo come un meraviglioso e particolare dono di Dio il fatto che ti sforzi di mantenere la chiesa di Cristo internamente pura e di proteggerla dalla dottrina dei senza fede con lo stesso impegno con cui la difendi all'esterno dagli assalti dei pagani e la diffondi. Con queste due spade la potenza di Dio ha armato la tua mano destra e la tua sinistra".

Carlo Magno viene chiamato "il rappresentante di Dio, cui spetta il compito di proteggere e governare tutti i membri della chiesa, signore e padre, re e sacerdote, capo e guida dei cristiani".

Il regno di Carlomagno, stava diventando non solo un impero mondiale ma il "suo" "impero cristiano d'occidente". Eppure questo signore si faceva ancora chiamare re, e il papa non fece in tempo a circoscrivere questo immanente potenziale potere (Adriano muore nel 795) ma passò il testimone al suo successore, Leone III, che agì come vedremo più avanti. Pensarono di dichiararlo "Imperatore dei Romani", e sembra che a questo titolo Carlo non ci tenesse proprio. Alcuino gli aveva spiegato e spiegava in giro, che tre erano i massimi poteri del mondo: il papato a Roma, l'impero della seconda Roma a Costantinopoli e la dignità regale di Carlo ad Aquisgrana. E quest'ultima era ovviamente superiore a tutte le altre. Carlomagno superava tutti, per potere, saggezza e dignità, in quanto posto da Gesù Cristo a capo del popolo cristiano. Insomma appariva chiaro che il massimo potere sulla terra era di Carlo Magno, e che quello di Bisanzio e quello di Roma era meno importante.

La Lex Salica che era la raccolta delle leggi consuetudinarie del popolo franco fatte redigere da Clodoveo per il suo popolo (e su quelle Carlo Magno con devozione si appoggiava perché era il più antico documento scritto dai suoi avi, quindi, sacro) parlava abbastanza chiaro nei confronti dei romani. Parlava della "...gloriosa razza franca che dopo una lotta vittoriosa si era scrollata di dosso il duro giogo dei romani e dopo aver abbracciato il cristianesimo, aveva custodito gelosemente in urne d'oro tutti i corpi degli eroi uccisi dai romani, a imperitura memoria". Questo riportava il testo delle leggi; ma non erano di meno quelli più recenti dove c'erano espressioni decisamente ostili nei confronti dell'impero romano. Nei "Libri Carolini" l'impero romano viene definito pagano e idolatra. Vi si esprime odio, e non ci tenevano proprio Carlo di confondersi con i precedenti imperatori, di sedersi sul loro trono con l'ampolloso loro titolo. Inoltre portava anche sfortuna, come dicevano le Sacre Scritture: nel sogno di Nabucodonosor il profeta Daniele affermava che quattro imperi si sarebbero susseguiti e che l'ultimo sarebbe stato la fine della civitates terrenae, la fine del mondo, poi ci sarebbe stato solo quello del Civitas Dei, l'impero celeste. E questo difficilmente avrebbe indotto i franchi a rivendicare la dignità imperiale romana; ma ci fu l'intoppo, e questo venne dal nuovo papa........ ma non dobbiamo correre troppo, ci arriveremo più avanti...un po' di pazienza...

IN SPAGNA avviene la già accennata battaglia del nuovo emiro di Spagna HISHAM contro la Settimania, ma più che una sua responsabilità è una antica contesa di uno dei suoi comandanti da Abdal Malik Balì di Gerona, a sud al di quà dei Pirenei. Costui va a saccheggiare i sobborghi di Narbona, mettendo in sobbuglio Tolosa non molto lontana. Ma tutto finisce in bellezza con GUGLIELMO duca di Tolosa che fa accordi pacifici con i razziatori, e che non toccano la politica generale fra la Spagna araba e la Francia di Carlo.

A COSTANTINOPOLI , IRENE nuovamente con l'appoggio delle truppe della capitale non demorde dalla sconfitta che le ha tolto il trono e vi è salito accanto suo figlio a lei ribelle. Si ostina a voler essere solo lei a governare o come minimo, facendo l'accomodante, come prima, con a fianco il figlio.
Con l'appoggio dei suoi partigiani, ottiene la seconda soluzione, anche se il figlio scalpita e non si rende conto che sua madre è capace di tutto, anche di ucciderlo.

Ma c'è questa volta un movimento nuovo, dentro una parte dell'esercito guidato da un certo NICEFORO, un anziano discendente di Costantino V, che a Costantinopoli ha molto credito e numerosi seguaci, compresi i fratelli del re defunto; vorrebbero lui, uomo forte sul trono dopo aver eliminato i due inetti, madre e figlio. Comandante delle truppe impegnate a respingere i Bulgari, le cose a Niceforo non gli vanno molto bene. Avuto sentore di questa congiura, il debole COSTANTINO VI (forse ancora una volta plagiato dalla madre), raggiunge Niceforo andandogli incontro con alcuni soldati come a volere unirsi a lui contro i Bulgari, ma inaspettatamente lo fa arrestare, gli fa cavare gli occhi, e ai fratelli di suo padre complici fa tagliare la lingua, il solito sistema dell'epoca ancora molto in voga.

Poi con un un'aria superba inconsueta, con il solo scopo di far vedere che è lui il nuovo capo militare, guiderà il prossimo 792 la sua campagna contro i Bulgari. Ma avendo barato come capo militare, la spedizione si conclude com'era prevedibile, cioè in una tragedia, e lui stesso deve fuggire a gambe levate per salvare la pelle; ma non le tasche, perchè a Costantinopoli trova i Bulgari che lo attendono, vogliono essere pagati dai danni di guerra, e vogliono il versamento di un contributo annuo; messo in quelle condizioni l'imbelle imperatore è costretto ad accettare e a metter mano nelle casse inperiali.

CONTINUA ANNO 793 > >