DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICi |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 650 d.C.
(Vedi
QUI i periodi dei
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")
*** LA PRIMA VERSIONE DEL CORANO
*** LO SPIRITO ARABO- RAGIONI DI UN SUCCESSO
*** LA FINE DELL'IMPERO PERSIANO
*** IN INGHILTERRA SI SCRIVE!
Ad opera del segretario di Maometto ZAYD, per ordine del califfo Othmann, viene fatta la prima redazione del Corano, il libro sacro della rivelazione musulmana che diverra' come la nostra VULGATA, cioè la trascrizione in versione latina della Bibbia.
Il Corano e' composto di 114 "sure" (capitoli) di lunghezza digradante: dai 286 ai 3 "ayat" (versetti), per un totale di 6200. Il musulmano deve leggerlo esclusivamente in arabo (come del resto la religione cristiana per la lettura del vangelo, e la stessa messa, imponeva fino a non molto tempo fa, il latino, anche in paesi dove in uso erano altri idiomi).
A questo testo, fonte primaria della morale e del diritto musulmano, si affiancheranno con valore normativo, la "sunna"(costume e modi di vivere); la raccolta di "hadit" (episodi della vita esemplare del profeta); poi la raccolta di "igma" (consensi della comunità) ed infine il "fiqh" (diritto musulmano) elaborato dai giuristi-teologi.
I Musulmani ortodossi hanno sempre creduto che il Corano sia la parola di Dio, rivelata in arabo a Maometto per mezzo di un angelo a diverse riprese e nei modi appropriati alle necessità della comunità. Maometto trasmise le rivelazioni ai suoi seguaci a diverse riprese, e questi ultimi le serbarono nella memoria e solo dopo la scomparsa del Profeta le registrarono per iscritto.
Il racconto tradizionale vuole che ciò avvenisse in quest'anno 650, quando il terzo successore, il califfo Othman, diede ordine di mettere il Corano per iscritto. Ma questa redazione definitiva, alcune sette musulmane, in epoca più tarda, hanno accusato i redattori voluti da Othman di avere introdotto nel testo elementi che non discendevano dalla trasmissione del Profeta.
Non dimentichiamo che Othman faceva parte di quella potente famiglia meccana, degli Omayyade, che era sempre stata la principale antagonista e perfino nemica del Profeta, ma che dopo il suo successo politico non solo si era alleata a Maometto ma si era perfino trasferita a Medina cercando di contendere la supremazia a quel basso e rozzo ceto medinese che il Profeta aveva creato nella nuova prosperosa città e che era giustamente salito al potere.
Othman era succeduto a Omar (che era invece della famiglia Quarayshiti), ma fin dall'inizio del suo califfato, dagli avversari fu accusato di nepotismo. Ed altra accusa era che il suo potere politico e militare si distaccava nettamente dalla base popolare; concentrando nelle sue mani (ma soprattutto agli appartenenti della sua famiglia) tutto il potere, in aperta contraddizione con l'ispirazione ugualitaria dell'Islam. Insomma i primi Compagni del Profeta guardarono con sospetto i convertiti dell'ultima ora. E furono poi queste differenze personali o di fazione a scatenare all'interno i primi segni di tensione che portarono a guerre civili per il predominio, di una e più fazione che si considerava degna erede del Profeta; alcuni perché parenti stretti, gli avversari perchè avevano ottenuto i successi politici. (i fatti li troveremo nei prossimi anni).
Sulla originalità del Corano studiosi occidentali ma anche musulmani hanno tratto varie conclusioni.
"Indubbio è che vi siano echi degli ammaestramenti delle religioni precedenti: idee ebraiche nella sua dottrina; riflessi dell'oriente cristiano; rimeditazioni sui terrori del giudizio divino e nella descrizione del Paradiso e dell'Inferno; racconti biblici in forme differenti da quelli dell A.T. e N.T.; neppure mancano tracce dello spiritismo di tradizione africana. Una superficiale conclusione di alcuni è quella che allora tutti insegnavano le medesime verità. Altra conclusione è che Maometto fece uso di idee in una forma molto diversa, ma che per necessità, per essere efficace, per farsi comprendere, usò immagini e parole note, disponibili in quel tempo e in quel luogo. Mentre altre conclusione di studiosi anche non musulmani, è quella che, ci si può benissimo rendere conto che il Corano ha una sua innegabile originalità, qualunque fosse l'entità delle tradizioni riprese dalla cultura religiosa del tempo, esse ricevettero una risistemazione ed una trasformazione tale che, per quanti accolsero il messaggio, il mondo familiare veniva ricreato ex novo" (Albert Hourani, Storia dei popoli arabi, Mondadori, 1991)
LA NAZIONE ARABA - Gli Arabi in questi anni pieni di successi amano parlare di se stessi come della "Nazione araba", complessivamente estesa dall'Atlantico al Golfo Persico. Effettivamente, la comunanza di lingue, religione, tradizioni sembra giustificare in questo periodo l'idea che esista una "Nazione" araba al di sopra della divisione fra i vari Stati. Sarebbe pero' un errore credere che non manchino differenze, anche rilevanti, tra i vari Stati arabi formatisi dal frazionamento dell'impero a partire dal VII secolo.
La religione per esempio: saranno numerose le sette di religione musulmana che divideranno la popolazione del grande territorio islamico.
E così la lingua: l'arabo è la lingua corrente, ma essa viene parlata in modo differente da Stato a Stato, mentre solo l' espressione scritta rimane unica. Si potrebbero poi aggiungere le numerose differenze di struttura economica e sociale e di orientamento politico che alle volte complicavano (e complicano ancora oggi, come allora) i rapporti tra i vari Stati (ricchi o estremamente poveri).
Tuttavia la "Lega degli Stati Arabi" (gli straricchi) sorse all'indomani della fine della Guerra Mondiale con l'intento di ricreare la grande unità islamica e quindi una grande forza politica-religiosa (io direi semmai forza politica-economica) che agirebbe in Occidente come la "terza forza" fra i due grandi blocchi che dividono il mondo attuale. Una eredità (facciamo finta di ignorare il petrolio) che come sempre, è nel passato, nella storia, e bisogna spesso andare a ricercare gli elementi essenziali per spiegare il presente.
Non dimentichiamo che la religione islamica nacque in una regione che in quel periodo era una delle più arretrate di tutta l'attuale Arabia Centrale. In un territorio remoto e desertico, ma che in pochi anni finì per affermare la sua validità come struttura egalitaria e universalistica non solo dove esistevano grosse differenze sociali e culturali, ma anche in zone altamente civilizzate, dove sorgeva prima l'impero e la civiltà Romana, e dove prima ancora della sua caduta era già sorta quella che sarà per alcuni secoli l'impero e la civiltà Bizantina.
Anche se l'islamismo, cioè l'impero arabo, spinse il suo principale centro sempre più verso Oriente (fino ad assumere con la Persia una cultura orientaleggiante) c'è una profonda relazione fra il mondo del pensiero cristiano medievale e quello islamico; alle sue radici la sua sfera culturale poggiava sulla stessa base, sulla civiltà ellenistico-orientale di quel primo periodo cristiano. Ed infatti tale civiltà ellenistica tramite gli arabi continuò a vivere nei paesi mediterranei conquistati nonostante la calata dei barbari, dei franchi, dei germani. Tutti questi, di civiltà non avevano nulla, i Longobardi ancora in questi anni di cui parliamo, non sapevano cos'era l'alfabeto, ne sapevano cos'era il denaro.
Più che una vera e propria conquista quella Araba fu una espansione, e anche se non ci fu politicamente uno sviluppo coerente e uniforme, non c'è dubbio che l'Islam creò una grande unità linguistica molto estesa: la lingua araba. Come non c'è dubbio che Maometto nel costruire la base di questa unitaria struttura inizialmente religiosa, seguita da quella politica di molti stati e staterelli, fu dovuto proprio nel momento in cui stabilì che il Corano doveva essere letto e insegnato in lingua araba. (ma se questo era il solo segreto, perchè mai fallì quando la Chiesa impose anch'essa su tutti gli stati il latino a chi voleva insegnare le verità divine?)
Il credo religioso andò a formare così nei popoli conquistati (spesso senza opporre tanta resistenza) un vincolo a questo grande organismo religioso-politico, spesso rinunciando questi Paesi alla loro autonomia e anche alla loro lingua. Questo successo si verificò nel periodo in cui la sua crescita fu poco ostacolata nei territori conquistati; ma non sarà più così (e qui ritroviamo similmente gli stati nazionali europei) quando questa espansione e questo nuovo organismo politico, paradossalmente verrà ostacolato nella sua crescita dentro il medesimo organismo politico-religioso, con il ritorno alle autonomie di alcuni stati. Come in Iran, con il movimento religioso sciita, che come idioma ritornò all'uso del persiano, anche se riservò l'uso della lingua araba alla recitazione del Corano.
(Non dimentichiamo che qualcosa del genere accadde anche in Europa, nel momento in cui - dopo la caduta dell'Impero Romano, che stava latinizzando il centro e il nord Europa, sorsero nei paesi barbari le grandi nazione, prima i Franchi, poi i Germani, poi gli altri. Nella stessa Italia, l'idioma comune un po' in tutte le province, poi divise in regioni, era il latino. Che in seguito, dopo le prime invasioni barbariche, poi longobarde, messa da parte la lingua dotta che si insegnava da Milano fino a Taranto, nell'isolamento che i nuovi venuti causarono in alcune regioni, le popolazioni di queste si riappropriarono della propria parlata indigena, anche se riservò (ma è meglio dire fu imposta) la lingua latina alle manifestazioni di quel grande e organizzato organismo religioso che era la Chiesa, unica struttura che non solo non si frantumò nelle dispute politiche interne (ducati ecc.) o esterne (esarcati bizantini) ma che anzi consolidò le sue posizioni, egemonizzando nella sua struttura interna, e ramificando all'esterno il suo linguaggio e la sua cultura. Fino a imporle entrambe (con la seconda ridotta a ben poca cosa, e di parte)
Nei paesi germanici, ancora quasi mille anni dopo, non dobbiamo dimenticare la ribellione di Lutero che volle dire messa in tedesco e tradurre la bibbia nell'idioma germanico, pur ricevendo gli anatemi da Roma.
E se in Europa nel medioevo (come alcuni affermano) gli uomini furono guidati e ricavarono la loro forza dalla fede, ed ebbero piena validità le leggi, le massime di vita e di politica dettate e predicate in latino dal cristianesimo ("volontà di Dio rivelata a Cristo") e sopravvisse agli idiomi indigeni che in breve tempo furono di nuovo usati nelle barbare nazioni in formazione, così non dobbiamo meravigliarci se anche nei paesi musulmani di lingua diversa ancora oggi ritengono valido l'uso dell'arabo per seguire la "volontà di Allah rivelata al Profeta".
Entrambe le due fedi ribadiscono che per risolvere i tanti problemi che affliggono il mondo devono professare la fede nel Dio unico e onnipotente. Non attenersi a questi principi della fede si è preda del demonio.
Entrambe le due fedi i propri seguaci dichiarano di essere i prediletti, e gli altri i condannati perché hanno scelto la religione sbagliata. Ma oggi impegnati a professarla sono circa un miliardo di credenti sia da una parte che nell'altra.
E se da una parte lo zelo religioso di una è considerato fanatismo, dall'altra non è che hanno una opinione molto diversa.
Il fanatismo più o meno accentuato dipende inoltre prima di tutto dalla mentalità, dai luoghi, e dalle vicende economiche. Queste ultime, nelle fasi negative di alcuni popoli, hanno sempre scatenato un ricorso alle divinità per alleviare il male o per tentare di modificare la propria misera condizione. E quanto più è bassa questa condizione in cui si scende, tanto maggiore è il ricorso alla propria fede.
Nelle espressioni di molti padri della Chiesa occidentale era facile cogliere la soddisfazione che derivava dalla coscienza del proprio primato, quando lo stesso Occidente era prospero, popolato di eroi, vincitore di battaglie e "guerre sante", ricco di messi e di insediamenti sparsi per il mondo e nel Nuovo Mondo. Veniva attribuito non al caso ma alla grazia di Dio e alla preghiera rivolta a Dio. A Re Imperatore e Principi gli si ricordava spesso questa "grazia", fino al punto che gli si permetteva di dire che governavano per grazia divina, che essi erano unti dal signore, anche se non erano ben accetti e spesso odiati dai loro sudditi.
Non dobbiamo oggi meravigliarci se nelle espressioni di molti pensatori islamici cogliamo la soddisfazione che deriva dalla coscienza del loro primato, e dalla certezza che Allah, non certo a caso, ha fatto dono del petrolio proprio al mondo arabo, grazie ad Allah e alla preghiera rivolta ad Allah.
E purtroppo l'Occidente, attanagliato dal materialismo, non solo ha dimenticato di pregare, ma ha pure dimenticato che il suo benessere dipende dal petrolio. E l'Italia che non ha voluto le centrali nucleari è il paese più a rischio, perché tutta la sua economia è petroldipendente, anzi è arabodipendente. Ogni tanto vale la pena ricordarlo.
Quanto più è alta la ricchezza delle risorse, che è molto legata al benessere di un paese, tanto maggiore ha questo paese la possibilità di creare una nuova civiltà.
I paesi ricchi di risorse si sono sempre imposti su quelli che non le avevano e spesso hanno cancellato le civiltà di chi le possedeva ma che poi (stoltamente, credendo che erano eterne le risorse, umane e materiali) le persero. Maria Teresa cacciava i gesuiti, Federico II apriva a loro le porte per creare la grande Prussia. Gli inglesi cacciavano i puritani, gli irlandesi, i padri pellegrini, in America, poi avvenne che in quell'America più tardi cacciarono gli inglesi a pedate nel sedere.
Amaramente dobbiamo anche constatare che in Europa pur essendo nata con Costantino l'unione politica-religiosa per creare un forte impero e una unione europea sotto un unico Dio (Carlo Magno ci provò pure lui) , questa fallì quando i cesari-papisti e i papisti-cesari tentarono di scavalcarsi; i primi nell'interferire nelle decisioni teologiche, i secondi nell'interferire nelle decisioni temporali. Le due volontà non coincidevano mai e l'unione politica europea non avvenne mai; nè con le armi né con lo Spirito Santo.
L'ultimo tentativo per una unione europea politica è ora quella dei cesari-manager della finanza e dell'economia; una unione sotto la protezione venale di un unico dio, quello del denaro, la nuova religione, con le preghiere sempre rivolte solo in direzione di Wall Street.
Speriamo che i fedeli di alcuni stati corrosi dall'avidità di denaro e di benessere, nel voler salvaguardare la propria economia, non pensino solo alla propria anima mercantilista.
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LA FINE DEFINITIVA DELL' IMPERO PERSIANO
L'ultimo re YEZDEGERD III, prima assediato poi sospinto all'estremo lembo del suo regno, nella città di Merv, viene trucidato. E' l' ultimo dei sasanidi dell'impero. La Persia si islamizza abbastanza rapidamente dando un importante contributo, insieme con le altre regioni conquistate, allo sviluppo dell'Islam e che si è conservato poi per secoli. La rapida acculturazione delle masse persiane venne subito, in conseguenza di quella preesistente società che divideva nettamente la èlite dei benestanti da quella dei poveri cittadini. La dottrina egualitaria che il musulmano predicava fece subito attecchire quella islamica, sia come religione che come politica sociale in ogni angolo del paese. Dopo qualche tempo, visto che le conquiste viaggiavano come fulmini, anche la categoria latifondista persiana accettò e si lasciò influenzare, ma forse solo per opportunismo mercantile o perchè avvertì di essere sull'orlo della completa disfatta.
Nel timore di estinguersi, aristocrazia e nobiltà iniziarono un dialogo, poi offrirono una collaborazione, infine anch'essa forte del suo passato (come del resto avevano fatto i meccani della famiglia Omayyade) montò sul cavallo a condurre la grande giostra saracena che si stava giocando su tutti i paesi in Medio Oriente e quelli che si affacciavano sul Mediterraneo.
Solo più tardi, quando ci furono le lotte intestine fra i califfati, con le divisioni, ma anche con le invasioni di altri popoli, alcuni paesi persiani politicamente si distaccarono, e ritornarono alla loro autonomia, pur conservando come religione quella araba, anche se non in tutti i territori.
LO SPIRITO ARABO e LE RAGIONI DI UN SUCCESSO
chiuse
il canale Amnis (Suez - vedi anno 647) questa separazione fu ancora
più netta; e sarà proprio questa disunione l'inizio della decadenza del mondo
islamico, ormai lacerato al suo interno, fino a disunire anche quello autenticamente
arabo.
Queste lacerazioni le vedremo nei prossimi anni.
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IN
INGHILTERRA FINALMENTE SI SCRIVE QUALCOSA
Quest'anno c'è la prima testimonianza di letteratura che si conosca dell'isola
inglese, nella zona della Northumbria. E' una "Elegia Pagana" chiamata impropriamente
così per il contenuto piuttosto ludico, scherzoso, da giullare, anche se il
nome del componimento è "Lamento di Deor", 42 versi lacunosi,
conservato nella biblioteca della cattedrale di Exter, nel Codex Exoniensis.
E il poemetto Widsith
Una
cantastoria di un menestrello, Nel primo Deor si lamenta di essere caduto
in disgrazia presso il suo signore e di essere stato sostituito dal suo rivale
più fortunato. Il secondo è invece una cantastoria di un menestrello dal nome
omonimo, e nei versi vi appaiono affabilmente cose e animali e quindi venne
considerata per questo motivo lettura pagana.
Se non si scrivevano preci, e le vite dei Santi, il resto era tutto pagano,
le poesie d'amore erano poi assolutamente proibite, e fu dai copisti del tempo
eliminato proprio per questo motivo dalla Bibbia anche il famoso "Cantico
dei Cantici", considerato troppo sensuale e quindi purgata.
La stessa Bibbia del Vecchio Testamento ne fu proibita la diffusione.
Dubbi e divergenze che cosa ci doveva essere scritto sulla Bibbia permasero
a lungo fino al Concilio di Trento, e anche dopo questo i dubbi continuarono
per definire i canoni sia del Vecchio che del Nuovo Testamento.
Nel periodo che seguì la Riforma fu infatti elaborata la teoria dell'ispirazione
letterale, mentre il pietismo preferì fare un uso edificatorio della Bibbia
Per età, lingua, forma e ampiezza, i singoli testi della Bibbia (precetti,
racconti, discorsi profetici, epistole, poemi ecc.) del N e del V.T. differiscono
notevolmente e nel corso della storia del cristianesimo sono stati valutati
in modo assai diverso. Non di meno quello del V.T. dagli stessi Ebrei delle
varie sette.
Del resto furono le decisioni dei vari Sinodi, dei vari Papi, dei cosiddetti
Padri e Dottori della Chiesa (delle varie correnti) a cavarne il senso con
le soggettive interpretazioni, spesso diventate oscure perfino nel corso di
altrettanti Sinodi dove furono discusse dai numerosi addetti.
Quasi esoteriche per il linguaggio prima dell'avvento della stampa, dopo questa
con la prima edizione a Magonza senza data ma è del 1455, si diffusero in
un numero impressionante, in varie edizioni e in una forma poliglotta. In
greco la prima edizione a Venezia nel 1518; poliglotta in 3 lingue nel 1514
del cardinale Ximenes.
Nel 1855, la più famosa collezione di bibbie poliglotte era quella del libraio
inglese Samuel Bagster che ne possedeva allora del V e N.T. in numero di 168,
poliglotte, manoscritte o stampate, di varie confessioni e sette: quelle ebraiche,
quelle dei giudei di Spagna, dei giudei di Brescia, di Venezia, di Basilea,
di Amsterdam, di Londra. Bibbie greche, latine, samaritane, caldee, siriache,
arabe, copte, etiopiche, armene, persiane, gotiche, slave, e molte in volgare.
(quanto prima daremo le dettagliate indicazioni, l'anno di pubblicazione,
gli autori, e le infelici correzioni, o omissioni, e quelle alterate nei vari
luoghi dove furono redatte o stampate; spacciate da rabbini, musulmani, cattolici,
eretici, falsari, sfacciatamente attribuiti ai primi patriarchi, ora a questo
ora quello degli Apostoli e Discepoli di G.C.)