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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
DA 1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 577 d.C.
( QUI riassunto del periodo ( invasione longobardi ) dal 568 al 590 ) >

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LA BRAMA DI ALCUNI DUCHI LONGOBARDI
*** NASCONO GLI ODI  FRA DUCATI E DUCATI
*** GLI ITALIANI:  UN GRANDE ESERCITO DI FORMICHE


QUI L'INTERA STORIA IN BREVE -  DALLE ORIGINI 
E LA CRONOLOGIA DI TUTTI I RE LONGOBARDI

Siamo alle solite, negli umani (barbari o non barbari) scatta sempre il volere sempre di pi�; l'uomo non si accontenta mai, il potere  fa scattare il primordiale istinto di appropriarsi anche del territorio vicino (di cui diffida sempre), di allargarsi, di trovare "maggiori spazi vitali", a spese del vicino costi quel che costi, morti, sventure, tragedie apocalittiche, rischi di distruzioni e anche autodistruzione totale. 

Sono le stesse pulsioni che fanno avanzare un felino nel territorio di un altro felino, che fa invadere il formicaio per  prenderne possesso di un altro formicaio; che pur della stessa specie non esitano dopo un attacco alle difese delle formiche soldato (nate solo per questo scopo nel numero che ogni comunit� di formiche ritiene necessario - come l'organizzazione dei nostri eserciti di umani) di un altro formicaio e sbaragliare e fare a pezzi gli occupanti della "cittadella" dove vive la parte pi� debole della organizzazione sociale; la regina, la corte addetta a questa, le ancelle, le operaie che provvedono a procurare il cibo per se stesse e per i soldati (che devono addirittura imboccare perch� la struttura ossea della mandibola � fatta per combattere e non per mangiare. (Vedi Maeterlinck- Vita delle formiche). Metaforicamente anche gli eserciti devono essere riforniti di alimenti con la logistica a monte, non essendo capaci di procurarsela da soli.

Perch� facciamo questo accostamento? perch� mentre gli altri 31 duchi longobardi stanno cercando in lungo e in largo citt� da conquistare, i due duchi di Spoleto e Benevento, che gi� possiedono un territorio, gi� pensano di ingrandire con altre citt� il loro regno; che ci sia una necessit� vitale non � vero, perch� abbiamo detto di che natura era fatto il loro sistema sociale e la loro economia: indipendente, autarchica, con esigenze alimentari molto semplici. Inoltre essendo arrivati da poco non si erano create ancora delle crisi alimentari, n� avevano bisogno di materie prime.

Ma c'� quel quid che scatta nel cervello di alcuni conquistatori, la bramosia, la megalomania che porta alle turbe psichiche, ogni potente, ogni piccolo capo una volta conquistato un piccolo orticello, sente il "dovere" di conquistare il mondo per farlo tutto suo. Da una parte della barricata, quella che subisce questo attacco la chiama aggressione, l'altra invece  la chiama "missione", benefattore del suo popolo, che sfruttando abilmente le pulsioni delle loro componenti inconsce pi� fragili guida la massa verso il suo obiettivo, e spesso la massa utilizzata non sa nemmeno "politicamente" qual'� questo obiettivo.

 Governanti e re con le varie istituzioni nelle loro mani (cultura, scuola, tradizioni, letteratura, quindi informazione faziosa) alimentano nel proprio popolo atavici odi verso altri popoli.  Spesso i primi non sanno esattamente cosa � accaduto nel passato, eppure sono pronti a mettere la loro aggressivit� al servizio di chi questo odio lo strumentalizza e lo trasforma in una sua forza.
Oggi lo vediamo ancora questo odio in una banale competizione sportiva fra due citt�, e anche fra due piccoli paesi. Se chiediamo loro da dove origina questo odio, molti non lo sanno. Dicono che i vicentini hanno sempre odiato i padovani e viceversa. Cos� i senesi e i fiorentini, i trentini con i veronesi, ecc. ecc.

Dagli assedi fra citt� e citt� vicine, sono nate degli odi atavici,  che non sono di razza ma sono solo di territorio; odi tramandati da padre in figlio, per le angherie subite, le privazioni sofferte, le carestie patite, i blocchi angoscianti subiti nelle cittadelle.

Prima dell'invasione longobarda, assedi, razzie, distruzioni, sacchi, erano sempre avvenute nelle citt� e nelle campagne. Ma erano occasionali, i predatori non erano quasi mai gli stessi, e venivano subite come delle tempeste della natura. Venivano da lontano, erano imprevedibili, ed erano di gente di un'altra razza.

Con i ducati longobardi invece, la frammentazione del territorio, la costituzione di piccoli regni, e la durata degli stessi, per quasi 8 generazioni, vanno a creare dei precisi confini, con una popolazione sempre in attrito con quella vicina. E se prima esisteva del semplice campanilismo, del provincialismo, dopo divenne un fatto "patriottico". Non era pi� un odio legato a una banale fanatismo locale, ma divenne un fatto legato alla propria esistenza e sopravvivenza fisica. Divenne uno stato angosciante perenne di alcune popolazioni di un territorio, che temeva la sopraffazione di quello vicino, che era per� nella stessa travagliata situazione.

Il carattere violento della conquista (e la loro indole di nomadi) rese sempre impossibile l'inserimento dei longobardi nelle strutture giuridiche preesistenti (con gli ostrogoti di Teodorico il fenomeno si era invece verificato, avevano combinato alcuni modelli di vita). Gli unici rapporti giuridici dei longobardi furono solo quelli diretti a garantire la fornitura di viveri, ma lo fecero per opportunismo perch� non erano agricoltori, non erano artigiani, non erano commercianti, non sapevano sfruttare le risorse, e non utilizzarono mai il denaro; cos� si limitarono solo a godere i frutti di una economia molto povera, quella agricola e della cacciagione.  Cio� una economia chiusa.
L'equilibrio tra popolazione longobarda e locale fu sempre precario. Pur costituendo una minoranza della popolazione, i longobardi seguitarono a conservare il predominio con il terrore.
Questo sui locali, perch� anche loro avevano dei principi, quelli basati sul coraggio, sulla lealt� verso la famiglia (le loro farae), e l'orgoglio degli antenati. E questi principi erano predominanti.
Come dominante era la tradizione: i Longobardi non erano mai stati sottomessi all'autorit� di uno stabile potere di coercizione, ma venivano guidati da capi appartenenti a famiglie intorno alle quali andavano riunendosi raggruppamenti pi� o meno duraturi di sostenitori, la cui coesione e lealt� trovavano espressioni nella tradizione della comune trib� e quindi stirpe.
(tutto questo sta avvenendo in questi stessi anni anche fra i nomadi arabi. Anche qui l'equilibrio diventer� precario fra gruppi nomadi e gruppi sedentari, questi ultimi diventati tali dopo le numerose conquiste. Il risultato, fu alla fine medesimo, dopo poco pi� di duecento anni, le autonomie delle varie trib� portarono alla decadenza tutto il mondo arabo).

Con questa indole, nessuno dei duchi longobardi pens� mai a un'azione di riscossa nazionale, le loro offensive erano sempre tentativi di impossessarsi del potere di un altro ducato. Molti duchi attuarono una politica espansionistica, ma non lo fecero mai  per creare uno stato. Ma solo per allargare il loro dominio su altre vaste zone, un tempo coltivate e che ben presto dopo la conquista diventarono brughiere incolte.
Unica unit� economica la curtis, unica sede per fare i miseri baratti; di quel poco che i massari (coloni a loro servizio) producevano  nei mansi (poderi). L'importanza di altri beni di consumo, o prodotti artigianali non vennero mai presi in considerazione come produzione per fare degli scambi.  

Gli unici scambi commerciali (importazione esterna da un altro ducato) di cui si ha notizia certa, sono quelli del sale con Comacchio (in 200 anni !).

Questa ingordigia di territori, aggregati ai propri con una cos� povera e sciagurata situazione economica, associata a una sciocca tendenza autonomista con rigorosi confini, non poteva che portare  all'indebolimento progressivo prima del loro ducato poi del loro regno; purtroppo in questo lungo periodo durato due secoli, fecero nascere l'odio fra contrade e contrade, creando una incomunicabilit� sempre pi� marcata, che ritroveremo ancora pi� accentuata prima, durante e dopo la lotta fra comuni e comuni, fra signorie e signorie, granducati e piccoli regni, e ancora oggi fra regioni e regioni.
Con l'impero romano gli italici andarono a combattere i britanni, i parti, i persiani, i traci, gli egiziani.
Con i Longobardi, gli italiani di Pisa per poter sopravvivere iniziarono a combattere contro quelli di Massa, quelli Vicenza contro quelli Padova, quelli di Canicatt� contro quelli di "Gatticatt�". Insomma iniziarono le lotte di "cortile", fra curtis e curtis.  Piccole formiche contro piccole formiche, chiuse dentro un formicaio, dopo aver distrutto attorno strade, ponti e rapporti di ogni tipo con i vicini.


Non furono risparmiati neppure le abbazie, una prima distruzione quest'anno (577) fu quella di Montecassino, e ciò che rimase fu raso al suolo nell'anno 599 (vedi).

CONTINUA ANNO 578 >