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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
DA 1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 553 d.C.
( QUI riassunto dell'intero periodo ( guerra gotico-bizantina) dal 540 al 567 ) >

*** I BIZANTINI RIOCCUPANO L' ITALIA
*** BATTAGLIA DI ANGRI (o del Vesuvio, o di M. Lattare)- MUORE TEIA
*** LE ESOSE TASSAZIONI BIZANTINE
*** UNA ITALIA ORMAI VERSO LA DECADENZA
*** SLAVI, UNNI (TURCHI) , ARABI IN FERMENTO


Dopo la vittoria sull'Appennino, la morte di Totila e il suo esercito di Goti allo sbando,  NARSETE senza aver pi� il timore dell'"immortale", prosegue la sua marcia vittoriosa riconquistando Perugia, Narni, Spoleto; entra poi a Roma, prosegue per Taranto, per poi ritornare nuovamente nel centro Italia, su Cuma, Civitavecchia, Pisa, Firenze, Volterra, Lucca. Infine si riporta su Rimini che prende col tradimento. 

L' Italia � nuovamente in mano ai bizantini di Giustiniano. I GOTI ormai dispersi  in Italia, senza una guida, chiedono aiuto ai Franchi  d'Austrasia, al loro re TEODEBALDO, che per� rifiuta di intervenire per non mettere a repentaglio il suo regno. 

Riunitisi a Pavia, i Goti avevano eletto un nuovo re: TEIA.Ma divenuto condottiero la vita gli si accorcia subito. Infatti al suo primo scontro con i Bizantini, nella battaglia  di Monte Lattaro, resiste due giorni, poi cade anche lui ucciso.

"Il Re dei goti morì ad Angri, dove gli fu reciso il capo a seguito di un colpo netto al petto da una lancia. Il capo fu portato in giro per la strada principale di Angri, da cui il nome della attuale provinciale "Via dei Goti" alle falde dei Monti Lattari e non come indicano altri storici " alle falde del Vesuvio". La distanza che intercorre tra i Monti Lattari e il Vesuvio è tantissima (Versante opposto).

Procopio, che pure da sufficienti particolari topografici rispetto alla battaglia di Tagina, li trascura del tutto rispetto a quella della valle del Sarno. Infatti non nomina né il Sarno, né Nocera, né Stabia, e non offre alcun altro elemento diretto ed esplicito da cui si possa facilmente argomentare se l'azione sia avvenuta sui monti o nel piano in prossimità del mare o di paludi. In Agatia vi è un solo particolare topografico e non risponde al vero.

Comunque, anche senza voler ricorrere alla toponomastica, affermiamo che per varie e gravi ragioni la celebre battaglia tra Greci e Goti è avvenuta a Pizzahute (Angri).
Innanzitutto i Got, .discesi improvvisamente dal Lattare non passarono il Sarno, e ciò è certo non solo perché Procopio non fa alcun cenno di questo passaggio del fiume, ma perché il passaggio stesso ostacolato dalla corrente e dalle torri di guardia innalzate sulla riva diritta era impossibile per un esercito nemico.
Non si potè poi combattere proprio in vicinanza della riva sinistra, perché l'assalto dei Goti da quel lato sarebbe stato un folle tentativo di passare il fiume, mentre un terreno assai meno svantaggioso era sulla strada Stabia - Nocera.
Narsete poi, col grosso del suo esercito, non avendo voluto, come dice Procopio, inseguire i nemici sui monti perché sarebbe stato assai pericoloso, era rimasto nel piano della riva sinistra, e non doveva essersi avvicinato a Stabia per non correre rischio di mettersi con le spalle al fiume, in una posizione pericolosa per se stessa e non utile per un possibile accerchiamento.
Narsete dunque, astuto qual'era, si accampò saggiamente sull'unica uscita che era sulla riva sinistra, cioè sulla strada Stabia - Nocera, nel punto più stretto del piano dove questa era limitata da un lato dai monti e dall'altro dal fiumicello la Marna e dalle paludi.
Questa appunto fu la località di Pizzohaute (Pizzogute) ove si svolse la tremenda battaglia tra i Greci di Narsete e i Goti di Teia e che dal nome della vicina città è detta « battaglia d'Angri ».
Del resto i rinvenimenti continui e abbondanti di ossa umane e di animali, di tronconi di spade e di schegge di scudi e di elmi; di ferri chirurgici militari, di spiedi, di grucce e di vari utensili nella zona di campagna, compresa tra la Persica, la Marna e Pizzahute, denotano non solo l'esistenza di vasti accampamenti militari, ma sono chiari segni anche di una cruenta tremenda battaglia ivi avvenuta."

(La NOTA sopra ci è stata inviata da GABRIELE GARGIULO di Angri, riportando uno scritto di suo zio Don Vincenzo Pastore, professore in Letteratura, che negli anni 80 assieme a degli esperti storici fecero una dettagliata analisi ove si combattè la guerra tra Greci e Goti).

E' questa (definito  da Procopio "il combattimento di giganti") l'ultima battaglia della guerra greco-gotica. I goti del Sud e del Centro Italia, senza pi� nessuna guida, si arrendono in massa a Narsete, che riserva loro un trattamento onorevole, ma li obbliga per� a lasciare immediatamente  tutti i territori soggetti ai bizantini.

Non cos� i restanti Goti nel Nord, nella pianura Padana. Questi dopo il rifiuto di Teodobaldo, chiamano LEUTARI e BUTELINO che al comando di 75.000 Franco Alamanni, scendono dalla valle Isarco e dal Passo Resia verso Verona, poi dilagando in ogni parte, a est e a ovest si riprendono quasi tutta la pianura Padana. Occupano Parma e con l'aiuto dei goti rimasti in Italia, insieme si prendono qualche rivincita sui bizantini e sui loro alleati, gli Eruli.
Ma non c'� pi� nulla da fare, non sono organizzati, n� ben guidati; in certe scontri bastono 5000 soldati di NARSETE per distruggere oppure mettere in fuga 20.000 alemanni. 
Altri ancora, che si erano divisi a Verona, procedendo verso sud, come un'orda inferocita si sono diretti verso l'allettante Roma.
Vogliono forse emulare e poi ereditare il regno di TOTILA, ma ben presto vedono svanire il loro sogno, trovano sulla loro strada i bizantini  che seguitano con pi� efficacia e quasi sempre con risultati notevoli continuamente ad attaccare e a vincere queste orde.
Con questie ultime scaramucce i Bizantini rientrano in possesso dell'intera Italia. Ma � un Paese martoriato da 20 anni di guerra civile, di eccidi in entrambe le parti, di distruzione e con una economia produttiva e di mercato ormai  assente, e del tutto scomparsa. Proprio per questi motivi, le citt� si sono svuotate di abitanti; alcuni rifugiandosi in aperta campagna, altri penetrando all'interno si sono auto-esiliati nei luoghi pi� impervi, sulle colline, sui monti, nascosti ad ogni sguardo e a vivere con quel poco che la ostile terra produce o con il baratto. 

Giustiniano andando fiero di aver messo definitivamente fine ai regni dei "barbari", afferm� di averla salvata dalla "tirannia", e dopo la riconquista di avervi restaurato una duratura  "pace perfetta".
Narsete il vittorioso viene nominato Esarca, cio� governatore civile e militare del regno d'Italia.

Con la restaurazione, lo scopo principale di Giustiniano, tramite Narsete, era la costituzione di una copia esatta dell'antico impero romano. Un contemporaneo scrisse che voleva "restituire a Roma i privilegi di Roma". Ma in effetti Giustiniano non voleva nella penisola cambiare proprio nulla. Lo dimostra che molte di quelle buone riforme amministrative fatte in oriente (e perfino in Africa) non le estese mai in occidente.  Il rigido "regime" bizantino divise nuovamente l'Italia in 13 province; nei progetti ognuna doveva governarsi con un prefetto e due vicari mandati da Roma, ma la concentrazione dell'autorit� civile e militare rimase ben salda a Ravenna nelle mani di Narsete che divenne un vero e proprio vicer�.
Il prossimo anno Giustiniano estender� in Italia la sua "Prammatica Sanzione" (legislazione imperiale), riconoscendo ai vescovi  ampie competenze amministrative e giudiziarie.
Sulla finanziaria in particolare, fu modificata quasi nulla rispetto a quella organizzata dai Goti; fu nominato un comes sacri patrimonii  e i logothetae imperiali cominciarono a riscuotere con gran severit� non solo i tributi correnti, ma pretesero tutti gli anni arretrati, quelli che i cittadini delle varie province avevano per� gi� pagato ai funzionari Goti che dovevano mantenere non solo la ricca corte di Ravenna, ma anche quella corte aristocratica che viveva a Roma pur non avendo questa nessuna influenza politica, n� sulle decisioni che venivano prese  solo a Ravenna o a Costantinopoli dai tempi di Teodorico. 
Poi anche tutti i  contratti stipulati con i Goti furono dichiarati nulli su tutto il territorio, e quindi chi si era venduto e si era arricchito con i Goti, dovette fare i conti con i fiscali bizantini che non perdonarono certi ambigui appoggi ai barbari

Procopio lo storico scrisse: "Ulteriori esazioni -vere e proprie sventure sul riconquistato glorioso regno di  Giustiniano-  si abbatterono sull'Italia, quando avidi e insolenti soldati imperiali iniziarono anche loro a fare le loro spietate esazioni, o non trovando denaro  i saccheggi, che fecero rimpiangere a coloro che i bizantini  avevano dichiarato liberi la precedente dominazione barbarica".
Insomma la nuova amministrazione aggrav� la miseria prodotta dalla guerra, dalle carestie e dalle pestilenze  con la pi� dura tirannia fiscale.
L'elefantiaca amministrazione giustiniana a Costantinopoli divorava denaro, e Giustiniano dai suoi amministratori  non solo pretendeva denaro, ma non li voleva pagare con i soldi che loro raccoglievano; quindi gli stessi dovevano fare ulteriori esazioni se volevano mantenere il loro alto  tenore di vita, inventandosi ogni marchingegno per chi ancora disponeva di propriet�, persino falsificando i registri.

Giustiniano voleva riportare in Italia ordine e prosperit�, ma con questa politica finanziaria suicida (il "fai da te" dei funzionari) che ricadeva su un territorio ormai in miseria, spopolato, senza pi� attivit� commerciali, agricole, artigianali,  senza neppure pi� una moneta circolante, l'Italia non poteva evitare di cadere nuovamente dentro l'anarchia.
Giustiniano si dedic� di pi� e pi� volentieri alla ricostituzione della grande aristocrazia che considerava il principale sostegno del nuovo regime. 
Un regime che per� in questa situazione non poteva  n� consentire una vera ripresa economica, n� poteva senza questa andare  molto lontano. 
Questi ultimi anni, a parte la immanente decadenza che ne segu�,  appannarono molto la grande figura di Giustiniano. Forse dovremmo dare pi� credito - pur con tante riserve- a quello che scriveva Procopio, che lo critic� sempre, come imperatore e come uomo.

*** IN SPAGNA il regno dei Visigoti viene messo a dura prova dalla fazione filo-bizantina, che sta diventando sul territorio molto arrogante dopo le vittorie di Narsete in Italia; ad ogni piccola ribellione sono tutti pronti ad invocare un suo intervento anche in Spagna per spazzar via anch� l� i "barbari".

Sulla scia di questi entusiasmi per Narsete e il suo esercito, i filo-bizantini diventati perfino coraggiosi, perch� sanno di essere potenzialmente protetti, guidati da Atanagildo, sono loro a provocare i primi disordini in alcune citt�, fino al punto di organizzarsi e riconquistare da soli Siviglia la capitale;  il re visigoto AGILA fugge dalla citt� a Merida, ma il prossimo anno sar� assassinato. Il regno visigoto  non viene abbattuto del tutto dai bizantini ma sono per� riconquistati molti punti strategici, come le fortezze e le citt� portuali pi� importanti della Spagna sud-orientale.
Morto Agila, i Visigoti nominano loro re Atanagildo; ma avendo ormai definitivamente perso Siviglia, pongono la capitale nella citt� Toledo, cercando di organizzare delle difese per un eventuale attacco dei filo-bizantini uniti ai veri e propri bizantini.

*** A COSTANTINOPOLI, GIUSTINIANO non �  molto interessato agli avvenimenti militari in Italia, in Spagna e in AFrica; lui  a corte ha altro da fare. Convoca il V Concilio ecumenico detto di "Costantinopoli", per restituire quell'unit� alla chiesa che da anni cerca di imporre nei due imperi; una chiesa sempre divisa dall'eterna questione della umanit� o divinit� del Cristo. Dopo tanti interventi dei vari teologi, � Giustiniano a prendere e a imporre le sue decisioni. 
Il 19 maggio termina il concilio con la condanna dei Tre Capitoli e gli autori dello stesso. Giustiniano infine da' l'ordine di  arrestare nuovamente Papa Vigilio e tutto il seguito che ha partecipato con lui al Concilio. Il papa riuscir� a fuggire in tempo.
Mentre in Italia sulla questione dei Tre Capitoli, il metropolita bizantino con sede ad Aquileia aderisce allo scisma e viene nominato Patriarca.
Giustiniano trova anche il tempo di promulgare una legislazione imperiale sulla penisola italiana appena riconquistata.  Ma non � che si inventa qualcosa di nuovo tenendo conto della gravissima situazione economica in cui versa l'Italia, ma estende semplicemente la sua  Prammatica Sanzione gi� emanata in Oriente. Aggiungendovi in pi� il "sistema romano" di tassazione, lasciato per� in mano alla chiesa. Abbiamo cos� due istituzioni, alla cui guida  in una ci sono i vescovi con un rafforzato potere temporale in campo amministrativo e giudiziario, mentre l'altra � organizzata e composta da funzionari imperiali e militari. Entrambi non solo tassano, ma richiedono ai cittadini anche le tasse arretrate.
L'Italia viene divisa in tredici province con a capo un prefetto che dipende dal potere centrale instaurato da Narsete a Ravenna; mentre a Roma c'� la sede della chiesa che a sua volta controlla tutte le diocesi delle tredici province.
Due perfette organizzazioni burocratiche nel classico stile bizantino (l'elefantiaca burocrazia) che sono nate e agiscono una indipendente dall'altra e solo in funzione di procurarsi tanto denaro dai contribuenti che in quanto a denaro non ne possiedono nulla. Ma le esazioni dentro questo mondo ormai miserabile, sono fatte senza piet� , impossessandosi anche di piccoli poderi e piccoli orti per cederli ai militari o alla chiesa, dando vita a una gara a chi arriva prima nella spoliazione, fino al punto che un contemporaneo scrisse che "agli abitanti  non restava altro che la morte, poich� erano spogliati di tutto il necessario per vivere".

Molti mandarono delle petizioni a Giustiniano, implorandolo di non distruggere l'impero con l'impedire ogni ripresa della vita e delle attivit�, altrimenti il costo del controllo o della repressione delle proteste sociali, sarebbe stato alla fine molto maggiore del denaro che veniva estorto ai cittadini dagli implacabili e spesso disonesti funzionari del fisco. La stessa massa di debiti che stava aumentando a dismisura in tutti i ceti, compresi quelli medio, medio-alti,  strozzava l'intera economia e quindi non solo impediva di dar tempo per sdebitarsi, ma quegli stessi debiti non sarebbero stati mai pagati. Anche perch� pi� nessuno era motivato ad affaccendarsi e darsi pena per procurarsi soldi e benessere, per poi essere perseguitato dai gabellieri  Qualcosa alla fine Giustiniano fece; cerc� di riparare i danni di guerra che si erano accumulati in tanti anni; di ripristinare gli abbandonati porti; di abbellire con opere architettoniche Ravenna, Roma, Milano. Ma salvo qualche opera artistica, le cose non � che cambiarono molto. Le citt� erano ormai spopolate, e nelle campagne oltre la carenza di animali di allevamento ormai rari dopo anni di saccheggi, mancavano perfino gli attrezzi, i necessari utensili, e tutti quegli articoli indispensabili e che una volta venivano prodotti nelle grandi citt�. A queste condizioni la stessa aristocrazia inizi� a impoverirsi materialmente e anche culturalmente, visto che ormai non esistevano pi� scuole, insegnanti o precettori.
E' l'inizio di un livellamento verso il basso, che sta portando l'intera penisola a una oscura decadenza.
Si stanno spendendo in questi anni gli ultimi spiccioli; poi con l'arrivo dei Longobardi, che gi� premono ai confini, non ci saranno nemmeno pi� quelli. Il denaro non sar� pi� un mezzo di scambio per oltre due secoli. Una moneta d'oro diventer� una rarissimo "cimelio" dei tempi che furono; quando le monete romane circolavano perfino in Cina, a Canton (Hong Kong).


*** I PRIMI TURCHI (Unni)...
... provenienti dalle pianure euroasiatiche iniziano ad insediarsi oltre il deserto di Gobi. Le prime grandi trib� provengono dalle prime soste-insdeiamenti  in due zone ben precise: in quella orientale, dall'Altai ai monti Ch'ing-an, con il centro la Mongolia (sopra la Cina-Manciuria odierna); e  in quella occidentale, dall'Altai alla valle dell'Amu, con al centro il lago Balkhash (in longitudine sopra l'India ). Il tutto su una fascia che � di circa 5/8000 chilometri con una popolazione calcolata dai 10 ai 20 milioni di individui. Questi affollati insediamenti provocheranno poi a catena dei movimenti e degli spostamenti di alcuni gruppi che interesseranno fra breve  tutta l'Europa est e tutto il Medio Oriente fino in Egitto. 
Gi� in questi anni alcuni gruppi sono giunti fino a Gallipoli, nella punta del Chersoneso, spingendo verso l'interno le precedenti orde, che stanno dando origine al nuovo popolo di Slavi e di Bulgari.

*** ARABIA - Non tranquilla anche la zona arabica; nel territorio settentrionale si stanno verificando le prime lotte di potere e le prime faide fra alcune nobili e potenti famiglie nomade; fra quelle che dominano i commerci sul territorio di al-Harith, e quelle del territorio di Qinnasrin.
Queste lotte, ma anche la presa di coscienza dei problemi esistenziali che stanno creando una particolare categoria di intellettuali, si sta formando quella base che presto dar� vita a una coscienza nazionale e a una interiore spiritualit� che si avvia a fondare anche una religione nazionale.

CONTINUA ANNO 554 >