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CRONOLOGIA

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ANNO 391 d.C.

QUI riassunto  del PERIODO da GRAZIANO a TEODOSIO dal 378 al 395 d.C.


L'ANNO 391
* BARBARI E SEMIBARBARI AL COMANDO
* LA MORTE OSCURA DI VALENTINIANO
* LA NASCITA DEI SOVRANI BAMBOCCI
* ARBOGASTE IL GALLO-BARBARO
* EUGENIO IMPERATORE D'OCCID.
* LE AMBIZIONI DI ARBOGASTE

Il Franco-Gallo ARBOGASTE non � un personaggio nuovo. Lo abbiamo conosciuto addirittura 37 anni fa. Nel 354 (vedi).

In quell'anno nel territorio che oggi � la Francia, un capo "barbaro", figlio di un prigioniero goto, trascinato a fare lo schiavo a Roma, era poi salito entrando nell'esercito romano, fino ai pi� alti gradi: Magnenzio.

Molti barbari fatti all'inizio prigionieri, o spesso deportati per riempire i vuoti di braccia nelle varie province, si erano insediati sui territori. I validi, gli intelligenti, i prestanti (30 cm pi� alti dei latini) erano scelti per fare altrettanto - riempire i vuoti - nell'esercito. Anche qui una ulteriore selezione portava alcuni ad iniziare una carriera molto promettente. Fino ad essere promossi generali.

In questo periodo, visto che si opera in tal senso da alcuni anni, gli elementi validi sono ora nelle file dell'esercito romano molti, e TEODOSIO sembra quasi preferire questi, anzi ne fa il cardine della politica. Insomma nell'esercito romano � predominante la presenza dei barbari. Sono loro a difendere l'impero e molto spesso guidano truppe interamente formate con la loro stirpe. Qualche maligno scrisse perfino che "erano i distruttori dell'impero, ora sono loro i salvatori".

A iniziare la serie era stato MAGNENZIO, figlio di uno schiavo goto. Promosso generale, inviato in Gallia (zona Francia) trovandosi a guidare un esercito fatto di "goti-franchi" contro altri "goti-franchi" "barbari" che per� lui considerava fratelli. Magnenzio prese una singolare iniziativa (che vale la pena di leggere, nell'anno 354) in breve organizz� una congiura e uccise l'imperatore: La sua gente (soldati e abitanti del luogo) lo dichiararono re imperatore. Secondo le sue intenzioni e quelle di tutti doveva nascere una nazione fatta di franchi, indipendente da Roma. Insomma voleva fondare con molto anticipo la Francia.

Gli and� male, una pronta reazione dei romani mise fine dopo pochi giorni al suo sogno, e lui per il disonore di aver fallito si suicid� davanti ai suoi uomini (ma molto di lui rimase)

Lasci� vedova Giustina, che dopo 17 anni, si rispos� con GRAZIANO, nipote di Costantino, che gli diede un figlio, VALENTINIANO II, l'imperatore attuale.
Quel Magnenzio lasci� anche i soldati delusi. Questi vollero nominare subito un altro successore, un'altra guida, per continuare quel sogno d'indipendenza. L'uomo c'era, ed era valido. Era ARBOGASTE, che per� si tir� da parte. Pi� realistico, trov� che era prematuro inseguire quel sogno. Era realizzabile ma prima bisognava organizzare una grande coscienza civile, la nazione, e infine un grande esercito. Poi rivolto ai soldati disse che senza corona si viveva pi� a lungo.

Non sbagli�; dopo 37 anni, lo troviamo anziano, ma ancora vivo. Ultimamente ha combattuto con Teodosio contro l'usurpatore Massimo Magno, e a Milano ha ricevuto l'incarico di fare le veci dell'imperatore d'occidente, VALENTINIANO II, assumendo il controllo della Gallia.
Stava quasi coronando il suo sogno, ma scatt� l'ambizione. Non gli bastava quel territorio che potenzialmente poteva diventare la "Francia". Voleva ora diventare imperatore d'occidente. Aveva cos� iniziato a non rispettare gli ordini di Valentiniano, ed ora la tentazione era di eliminarlo.

Da quando Valentiniano era tornato al potere - tre anni fa - Arbogaste con il suo incarico nella Gallia, nell'arco dello stesso tempo era diventato il padrone incontrastato della provincia. Ammirato dalla sua gente e con un esercito ormai fatto solo di compatrioti franchi, dai ranghi pi� bassi a quelli alti, vissuti con lui fin dal 369; quasi quarant'anni.

A rompere questo equilibrio idilliaco della Gallia, fu lo stesso Valentiniano, cui venne l'infelice (ormai tardiva) idea di recarsi di persona a imporre la sua autorit�, che non aveva pi�. Messo a cinque anni a fare l'imperatore bamboccio, era rimasto sempre un bamboccio - cos� lo chiamavano, e cos� lo considerava anche Teodosio.
VALENTINIANO si rec� in Gallia, dove non aveva pi� nessuna autorit�, ma nonostante questo commise un'imprudenza con Arbogaste.

Gli consegn� solennemente un editto imperiale dove lo destituiva. ARBOGASTE prese il foglio e senza neppure leggere il contenuto lo strapp�. Il potere che mi � stato dato - afferm� - viene da Teodosio, e solo all'imperatore d'Oriente riconosco il diritto di dare ordini o di destituirmi.

VALENTINIANO doveva capire una volta per tutte che lui non doveva, n� poteva con la sua autorit� ordinare ai franchi neppure un bicchiere d'acqua. Infatti Arbogaste lo lasci� nel suo palazzo che trasform� quasi in una prigione e l� lo lasci�. Angosciato Valentiniano invoc� con lettere il suo protettore AMBROGIO, ne scrisse altre accorate a TEODOSIO. Tutti presero quelle lettere come un esaurimento nervoso e nessuno si mosse.

Il 15 MAGGIO del prossimo anno lo troveranno morto, strangolato nella sua stanzetta. Lo si attribu� a un suicidio di un disperato, altri pensarono alla mano di ARBOGASTE ma sapendo che lo aveva sempre trattato come un bamboccio, non era verosimile che lo avesse assassinato lui, quell'uomo non gli faceva per nulla paura, lui era un capo incontrastato nel suo territorio e inoltre alle sue dipendenze aveva un potente esercito.

L'imperatore Valentiniano era dunque morto, l'Occidente ancora una volta non aveva un imperatore. Tutti pensarono all'ambizione di Arbogaste. Chi gli avrebbe impedito di mettersi la porpora sulle spalle? La droga del potere stava attanagliando anche lui alla sua veneranda et�. Insomma a tutti vennero brutti pensieri, e preoccupazioni compreso Teodosio.

Probabilmente Teodosio ignorava chi era veramente Arbogaste, forse nemmeno si ricordava pi� di averlo promosso venti anni prima capitano dei "barbari" franchi. Arbogaste invece non aveva dimenticato nulla dall'episodio Magnenzio. Di imperatori da quel 354 ne aveva visti 6, tutti morti, lui sempre vivo. E lui voleva ancora vivere.

Mettersi la porpora voleva dire l'inimicizia dei cristiani e l'inimicizia dei romani che mai avrebbero accettato un barbaro come imperatore, e in mezzo ci metteva tutti i suoi compatrioti perch� qualche geloso e ambizioso di scalare il potere c'� sempre anche nelle migliori famiglie.

ARBOGASTE inaugura una nuova era. Un nuovo cautelativo sistema per governare senza correre rischi. E' il primo che inizia una lunga serie, di barbari creatori di imperatori e di re fantocci .
Del resto era rimasto sulla scena in questi ultimi 37 anni a formare la base di una piramide costruita interamente con molti elementi barbarici, che erediteranno poi i suoi successori.

Arbogaste dimostrando molto acume e accortezza (lui voleva vivere e non esporsi) si scelse l'uomo giusto, mise sul trono senza aspettare l'ordine di Teodosio, un certo EUGENIO, un bravo funzionario, un uomo mite, amante della pace, e pur essendo cristiano era molto amico di ariani e di molti pagani aristocratici di Roma, insomma era l'uomo da poter manovrare a piacimento e senza scontentare nessuno.

Da Costantinopoli non vennero grandi reazioni, nessuna da Teodosio: Eugenio aveva riconosciuto pubblicamente l'augusto Imperatore, e Arbogaste (dimostrando anche qui di essere un'artista anche nella diplomazia) invi� la delegazione a Costantinopoli per annunciare a Teodosio l'elezione di Eugenio evitando di mettere nella missione un solo "goto barbaro franco", ma invi� solo gente di stirpe romana e bizantina, che si erano prestati a fare anche loro, come Eugenio, i fantocci.

Ma se Arbogaste era abile e intelligente, Teodosio lo era molto di pi�.

Il silenzio alle volte � ambiguo: da' l'impressione che si acconsente, ma pu� anche nascondere le reali intenzioni di chi sta meditando. L'esperienza con Massimo Magno non era stata dimenticata, il silenzio di Teodosio era solo per guadagnare tempo, e la diplomazia spesso serve solo a questo: ritardare lo scontro - che gli sembrava inevitabile - e prendersi tempo sufficiente per organizzarsi bene.
Fu infatti pronto solo nel maggio del 394

A Roma, TEODOSIO - nella sua unica visita - si era accertato di persona - che nella vecchia capitale esisteva ancora un forte partito aristocratico pagano. Infatti, i cittadini di "questa" Roma, all'elezione di Eugenio, accolsero la notizia con giubilo, quasi delirante, e scesero nelle strade con processioni di varie divinit�. Feste a non finire quando EUGENIO nomin� prefetto del pretorio un noto ed eminente aristocratico pagano, FLAVIANO. Che per prima cosa fece ripristinare l'altare della Vittoria e acconsentire i vari riti pagani di ogni genere che erano stati messi al bando da Teodosio e da Papa Damaso.

Non con tanta allegria accolse queste notizie AMBROGIO a Milano. Conosceva EUGENIO, cap� la messa in scena di ARBOGASTE, e consider�, visti i risultati, un apostata lo stesso Eugenio. E forse il vescovo milanese, "consigliere" di Teodosio, inizi� una intensa corrispondenza con il suo "allievo" a Costantinopoli.

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A BETLEMME dove si era stabilito fin dal 387, decide e va a vivere in solitudine SAN GIROLAMO. Qui intraprende la traduzione latina della Bibbia, tutto l'Antico Testamento scritto in lingua ebraica. La terminer� nel 406. L'anno prossimo nel 392 recandosi alla biblioteca di Cesarea, attinge ai moltissimi testi antichi che vi erano conservati, e compone una importante storia apologetica della letteratura cristiana, greca e latina.

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