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CRONOLOGIA

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ANNO 392 d.C.

QUI riassunto  del PERIODO da GRAZIANO a TEODOSIO dal 378 al 395 d.C.


L'ANNO 392
* L'IMPERATORE EUGENIO A ROMA
* IL TENTATIVO DI ARBOGASTE
* GLI ARISTOCRATICI PAGANI DI ROMA
* BREVE RITORNO DEL PAGANESIMO
* EDITTO A COSTANTINOPOLI

ARBOGASTE, alla morte di Valentiniano, pur non esponendosi molto - come abbiamo letto lo scorso anno - non doveva essere insensibile - anche lui come tutti gli altri - a quell'ambizione e avidit� che prima o poi ambiva chi toccava lo scettro di una autorit� di primo piano, diventando generale o governatore. A lui gli venne questa ambizione a tarda et�, quando stava per portare a compimento un grande progetto.

ARBOGASTE da quel 354 (vedi) si era sempre tenuto in disparte per non incorrere in pericoli; dopo il fallito sogno di Magnenzio conclusosi tragicamente, impar� bene la lezione a non desiderare il trono. Rifiut� quel giorno la carica (i romani dissero usurpata) di imperatore come volevano i soldati ribelli (del suicida Magnenzio - l'uomo che aspirava a creare con la sua gente una nazione- la Francia) e prefer� mettersi da parte.

Solo cos� pens� Arbogaste si riesce ad arrivare alla vecchiaia.

Agendo cos� c'era infatti riuscito: vide e serv� 6 imperatori e ormai maturo and� in pensione con i gradi di generale. Teodosio poi, nel 388, lo aveva richiamato in servizio nel vittorioso scontro con MASSIMO MAGNO, e a Milano lo aveva ricompensato offrendogli la carica di governatore della Gallia, ma solo per fare le veci di Valentiniano che ne era l'imperatore.

Del territorio franco, lui franco, ne era diventato dopo tre anni il padrone incontrastato: Quando Valentiniano (quasi esautorato) si azzard� a reclamare la sua autorit�, era troppo tardi: si uccise per la disperazione di essere da sempre considerato il bamboccio dell'impero, quello "voluto" da Teodosio.

I Franchi, i soldati e i compatrioti, avevano una vera devozione per ARBOGASTE: uomo forte, generoso, onesto, che agiva con giustizia. Morto Valentiniano, con l'impero d'occidente senza imperatore, fu ancora una volta saggio a non correre subito sul trono, ma prefer� come 37 anni prima metterci un altro. Mossa astuta e intelligente. Evitava le congiure e inoltre poteva dedicarsi al "grande progetto"; la creazione di uno Stato, quello della Francia.

Poi il grande cambiamento. All'ambizione non ha resistito. Giocando di astuzia sta concependo il suo progetto: scendere in Italia, affrontare Teodosio, sconfiggerlo con il suo potente esercito e diventare unico imperatore; d'Oriente e d'Occidente.

EUGENIO, romano, messo da Arbogaste come un bamboccio (questa volta da un barbaro) sul trono d'Occidente, pur essendo cristiano, a Roma aveva molti amici ricchi e influenti che credevano a tanti dei, o forse solo per abitudine celebravano i numerosi riti: del Sole, di Apis, di Giove, Cibele, Iside, Mithra, Orfeo e di tante altre divinit� orientali. Pi� che un vero e proprio ripristino delle divinit� pagane, ci fu un ritorno alla tolleranza. I tanti sacerdoti dei vari culti (cui lo Stato riconosceva uno stipendio) o si erano riciclati convertendosi rimanendo cos� al loro posto nelle nuove "basiliche" cristiane, o erano stati cacciati via, o operavano con i loro riti nella clandestinit� nelle grandi case private degli aristocratici.

Una tolleranza quella di EUGENIO, che fece cessare le confische dei beni e la requisizione dei templi e delle basiliche pagane. Nello stesso tempo questi influenti soggetti della vita cittadina (fra cui senatori e alti funzionari) iniziarono fra di loro a organizzarsi per appoggiare questo Eugenio (che poi sapevano benissimo, era ARBOGASTE, il non cristiano) per un eventuale colpo di mano e per la destituzione di Teodosio. Lui l''uomo che stava sconvolgendo in mille modi la vecchia vita mondana dei ricchi pagani, ma anche la plebe, proibendo i giochi cruenti che amavano, e tante altre manifestazioni di carattere ludico, sportivo e culturale, che stavano trasformando da un po' di tempo le giornate romane in una grigia esistenza.

I "pagani" (intendiamoci: compresi quelli che coltivavano la grande cultura classica dell'Egeo) a Roma erano molti; e soprattutto nelle classi sociali pi� alte abbondavano. Costoro ricevendo un'istruzione borghese, fin da bambini dai tutori, poi da giovinetti dai retori, venivano indottrinati a osservare certe regole, a compiere certi riti, appropriarsi di una cultura, dove non era certo assente l'estetica (nel senso filosofico: amante del bello e dell'arte; e nel senso generico amante dell' aspetto esteriore come la moda, lo sport, la danza, la musica, la cura del corpo ecc. infatti l'edonismo nelle classi sociali alte era imperante, perfino sfacciato).

La mitologia e la storia pagana erano gli strumenti di tutte le scuole romane, dove studiavano non solo i figli dei pagani ma anche quelli di fede cristiana. NISSENO frequentava retori pagani, NANZIARENO, CESARIO, BASILIO, pure. 
TERTULLIANO che non tollerava i testi pagani, si trov� nell'impossibilit� di proibirli perch� di fatto erano gli unici strumenti della conoscenza (Pitagora, Solone, Socrate, Marco Aurelio). Le scuole rimasero dunque pagane per molto tempo, anche dopo gli editti, e questo ritard� molto a Roma la diffusione della fede. 
Del resto libri cristiani sul modello pagano, nessuno li aveva ancora scritti. Agostino, amante delle buone letture, era perfino scandalizzato che si potesse andare avanti a convertire la gente con quelle "storielle",  che lui considerava storie scritte da ignoranti; "saccheggiate gli egiziani e scrivete qualcosa d'altro" consigliava. (lui stesso abbond� in neoplatonismo).

Era insomma un'educazione quella della scuola romana che diventava poi un patrimonio familiare, di una casta, di un certo ambiente aristocratico, quindi alcuni dei erano una consuetudine, un condizionamento sociale che camminava per inerzia da una ventina di generazioni. Alle volte questa cultura classica fu messa in discussione, ma solo con l'intenzione di migliorarla, non certo per eliminarla come voleva invece fare e sta tentando di fare Teodosio (e purtroppo ci riusc� - vedi il prossimo anno. Poi venne Giustiniano, e diede il colpo di grazia, chiudendo la Scuola d'Atene, il centro sopravvissuto della tradizione filosofica classica. Era gi� morta di fatto, ma lui ci mise sopra definitivamente la pietra tombale. Ogni traccia scritta fini o nei roghi o nascosti sotto la polvere di qualche tetro convento.

Non c'era in sostanza poi tanta malizia in questi rituali pagani, c'era della buona fede; e diciamo pure senza ombre di ipocrisie questa buona fede era una norma consolidata e anche utile come alibi. Dove c'� molto denaro, privilegi e lussi, le minacce del castigo degli dei vengono spesso messe in discussione, minimizzate, molti non vi fanno nemmeno caso, continuano i propri commerci senza scrupoli e una certa discutibile condotta morale non � neppure scalfita.

I seguaci del cristianesimo invece predicavano l'uguaglianza, i beni in comunione, non davano importanza al denaro, invitavano a spogliarsi delle propriet�, a rifiutare i piaceri mondani e carnali, e se in miseria a non essere nemmeno angustiati ma accettare la sofferenza con la rassegnazione. Per gli avidi, per i  venali, per i peccatori, preannunciavano l'apocalisse, il castigo divino sulla terra, ma soprattutto nell'aldil� il castigo in eterno.

Questo tipo di vaghe minacce, c'erano sempre state anche in passato ma non riuscivano a comprendere i pagani;  perch� mai - si chiedevano- il trionfo di questa nuova religione dovesse essere accompagnato da una numerosa serie di sofferenze terrene, invitando perfino a non ribellarsi a chi queste sofferenze le procurava.

Per il dorato mondo romano queste prospettive erano molto pi� inquietanti delle precedenti credenze, dove l'inferno non c'era o era molto vago. Quest'idea dell'inferno per i peccatori si rafforz� con il Parsismo che per� lo considerava temporaneo (dopo l'Apocatastasi - restituzione di tutto alla resurrezione) il cristianesimo lo concep� invece - e nei minimi dettagli - senza un riscatto; una pena eterna.

Comunque, molti, negli ultimi anni, soprattutto i sacerdoti, i funzionari, gli imprenditori di lavori pubblici, chi aveva scambi commerciali con lo Stato, per non perdere privilegi, stipendi, commesse, appalti, forniture, dopo l'editto di Tessalonica del 380, che esigeva la confessione di fede cristiana e proibiva tutti i culti pagani, s'erano precipitati a convertirsi.

Del resto sappiamo che certe ideologie e alcune credenze, certe volte sono utilizzate come una facciata ipocrita per fare i propri personali affari, e le dottrine e i precetti, spesso non sono solo ignorati, ma calpestati, oltraggiati e infangati. Uno storico del tempo scrisse, che in questo periodo erano quasi pi� falsi i non faziosi.
L'imperatore dovette limitare l'afflusso di gente che voleva entrare nell'episcopato solo perch� esentati dalle tasse, o per continuare a fare i propri loschi affari con la protezione dello stato.

Questo ritorno alla tolleranza, con EUGENIO, e l'idea di poter ritornare a vivere come prima (meno bersagliati dai castighi divini cos� angoscianti), fu di breve durata. Assisteremo alla restaurazione dell'editto di Tessalonica.

Il ciclone dei provvedimenti che andranno a sconvolgere la vita di tutta Europa sta iniziando a Costantinopoli, poi si abbatter� anche su Roma e su tutto l'impero. Se nel 390 alcuni provvedimenti furono solo pensati e teorizzati nella disputa Stato-Chiesa, il prossimo anno i due poteri ormai senza pi� un netto confine tra di loro, diventato questo fluido, concertano i provvedimenti, li emettono e diventano non solo formali ma anche di fatto tutti repressivi.

Le premesse ci sono gi�. Alla fine dell'anno, a Costantinopoli TEODOSIO emana un nuovo editto che vieta severamente tutti i culti pagani. Contro gli eretici, in particolare contro gli ariani, egli esige la confessione di fede conforme al Concilio di Nicea.

Ci attende ora il 393, con altri eventi importanti, di natura politica, religiosa, militare e dinastica.

Inoltre, ci sono i preparativi militari di Teodosio, per quello che si annuncia come il secondo scontro che poteva cambiare il corso della storia.

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