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CRONOLOGIA

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ANNO 387 d.C.

QUI riassunto  del PERIODO da GRAZIANO a TEODOSIO dal 378 al 395 d.C.


L'ANNO 387
* MASSIMO MAGNO SCENDE IN ITALIA
* SINGOLARE SCONTRO CON AMBROGIO
* COMPAIONO GLI INNI AMBROSIANI
* L'EVENTO CHE POTEVA CAMBIARE LA STORIA

MAGNO MASSIMO, imperatore d'Occidente, usurpatore e carnefice di GRAZIANO, ora in lotta con il fratello, VALENTINIANO II (che non avendo ereditata l'intera corona di imperatore non aveva certo la forza militare di ribellarsi) nonostante gli avvertimenti di AMBROGIO nelle sue due intrepide visite, Massimo si era ripromesso: primo, di non abbandonare il progetto di invadere l'Italia e annettersela, e in secondo luogo di far pagare cara a quel prete di Milano la coraggiosa dialettica in sua presenza ostentata e che usava come una spada.
 Probabilmente qualche fendente (dialettico) gli caus� una certa inquietudine.

Non aveva certo paura di quel prete, ma le sue argomentazioni, quasi minacce, avevano lasciato il segno. Il rancore, forse avevano ferito il suo orgoglio.

MASSIMO MAGNO prepar� un esercito e fece alcuni intrallazzi in modo da far figurare che si stava muovendo e che correva in aiuto del suo socio co-imperatore d'Occidente VALENTINIANO, tenuto prigioniero da Ambrogio a Milano.

Quella che era una precauzione presa da Ambrogio per evitare che fosse assassinato Valentiniano, fu insomma fatta passare come un sequestro di persona, una prigionia architettata dettate da mire di potere del "pretaccio" milanese.

MASSIMO cos�, riusc� a passare il confine delle Alpi Cozie quasi indisturbato. Qui dall'ultima volta si erano avvicendati altri soldati che non conoscevano l' "allerta" sui confini, precedentemente impartita da Ambrogio per fermare una improvvisa invasione.

Massimo scese verso la pianura, si diresse verso Milano e inizi� un assedio con la pretesa di salvare la citt� dagli infedeli. Ma ambi� e ribalt� i motivi della sua spedizione. Si present� come il campione dell'ortodossia oppressa, affermando che quella che c'era era eretica, e che quel "pretaccio" faceva il doppio gioco: predicava l'ortodossia ma intanto proteggeva e aiutava gli ariani. Prova evidente era appunto la protezione che dava a Valentiniano, un imperatore ariano. Oltre quella che dava di nascosto ai seguaci eretici.

Riusc� a convincere qualche gruppo di scalmanati, che si trovano sempre in ogni circostanza, e a questi si un� gente che o non aveva capito o che forse voleva fare solo del chiasso e basta; si diressero verso la chiesa dove AMBROGIO (era il giorno di Pasqua) stava presentando per la prima volta al mondo gli "INNI AMBROSIANI", i poemi strofici senza ritornello che entreranno a far parte da questo momento della liturgia cristiana.

Le strofe di questi inni sono tutte uguali fra loro, in modo che vi si pu� adattare una unica melodia. Era dall'anno 380 che Ambrogio lavorava a queste composizioni; e in questo giorno solenne della Pasqua aveva deciso di presentarli ai fedeli per la prima volta.

Trovandosi la chiesa assediata, Ambrogio invit� i fedeli a intonare i testi da lui composti. La novit� molto suggestiva degli inni, paralizz� gli scalmanati. L'attimo d'incertezza, fu utile per far fuggire sia VALENTINIANO II che sua madre Giustina: era scattato un piano di fuga gi� predisposto, e si diressero al gran galoppo verso la pianura veneta, andandosi a rifugiare ad Aquileia, una delle pi� potenti fortezze romane da quattro secoli. Qui le truppe non erano certo schierate e favorevoli a MASSIMO MAGNO ma solo a TEODOSIO, quindi un posto sicuro.

Nella basilica intanto la vendetta che MASSIMO covava e voleva compiere, non era dunque per nulla riuscita per quel singolare stratagemma escogitato dal "pretaccio". Per quel "tradimento" di far fuggire Valentiniano, avrebbe potuto con AMBROGIO che si muoveva sull'altare sicuro, incitare i suoi uomini di farlo a pezzi, ma desistette. Vista la commozione che aveva preso tutti nel sentire quei cori; intervenire brutalmente si correva il rischio di finire loro a pezzi, con la reazione dei fedeli.

Abbandon� immediatamente Milano e decise di inseguire e puntare su Aquileia. Nella fortezza friulana, avrebbe risolto una volta per tutte la questione con VALENTINIANO per riprendersi l'intero territorio dell'Impero d'Occidente. Il ragazzo era fuggito da Milano, come suo fratello Graziano a Parigi, la sua sorte era dunque ormai segnata.

Se ad Aquileia i soldati di Teodosio gli avrebbero sbarrato il passo, non consegnato il fuggitivo, si era ripromesso di espugnare la fortezza, e anche disposto ad affrontare lo stesso esercito di TEODOSIO con le armi.

Questo era il momento del fato, quello decisivo, e la fuga di Valentiniano ad Aquileia, che era il baluardo ormai storico e leggendario di quella strada che porta in Oriente, doveva essere un segno inequivocabile del destino a cui MASSIMO MAGNO, ambizioso e avido com'era diventato non si sottrasse. Alla sua azione sleale nei confronti di Teodosio (invadere il suo territorio), trov� dunque questa comoda giustificazione: la cattura del piccolo "traditore" in fuga.

VALENTINIANO con la madre Giustina e la sorella GALLA, si erano diretti ad Aquileia, ma poi avevano proseguito verso oriente, rifugiando a Tessalonica. Qui vennero raggiunti da TEODOSIO, che fu informato della situazione in Occidente, di quanto era accaduto a Milano, e che ad Aquileia si stava dirigendo ora MASSIMO MAGNO. Con quali intenzioni si potevano benissimo immaginare: di marciare contro di lui.

TEODOSIO in questa circostanza, conobbe la sorella di Valentiniano, GALLA, e qui, a Tessalonica, convol� con lei a nozze.
Poi inizi� i preparativi per organizzare un forte esercito, pronto a partire per lo scontro che forse avrebbe potuto (ancora una volta) cambiare la
storia. Cio� la grande "partita" di un Gallo contro un Bizantino, con la posta in gioco molto alta: diventare unico imperatore di entrambi i due imperi, d'Occidente e d'Oriente.

IN PERSIA nel frattempo erano avvenuti molti cambiamenti durante le dispute dei due imperatori romani. Nel 379 era morto SAPORE II, e sul trono era salito ARDASHIR II. Con i romani, la perenne disputa dell'Armenia era continuata con delle piccole scaramucce. Entrambi i contendenti non avevano a disposizione le truppe necessarie per una vera e reciproca campagna offensiva. 
Infatti, se i romani a tenerli lontani dallo scenario in Oriente erano state le vicende in occidente che abbiamo fin qui narrato, nel regno dei Sasanidi le prime in
vasioni di Unni a nord est tennero impegnati i persiani in questi territori. Entrambi non potevano di certo occuparsi delle ataviche dispute.

TEODOSIO prima di partire con la sua spedizione per lo scontro con MASSIMO MAGNO, volle fare un solenne compromesso con i nemici di sempre. Divise l'Armenia in due affidandone una parte al nuove re figlio di Sapore II, SAPORE III, mentre l'altra parte pur sotto la giurisdizione dei romani l'autorit� nominale la lasci� a re COSROE III. Essendo reciprocamente impegnati in altre zone, l'accordo di non belligeranza fu subito da entrambi accettato.

Sembrerebbe un accordo da biasimare, visto il carattere combattivo dell'imperatore, ma TEODOSIO doveva pensare ad Aquileia, dove forse si decideva o il suo destino o era in gioco quello di Massimo Magno.

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