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ANNO 388 d.C.

QUI riassunto  del PERIODO da GRAZIANO a TEODOSIO dal 378 al 395 d.C.


L'ANNO 388
* L'ATTACCO DI MASSIMO MAGNO
* LA VITTORIA DI TEODOSIO AD AQUILEIA
* VALENTINIANO TORNA A MILANO
* RICOMPARE DAL 354 ARBOGASTE

TEODOSIO risolta la questione in Armenia, con i Sasanidi, con una pace onorevole a entrambi, si concentr� ora sul suo personale problema: la disputa, lo scontro, la guerra ormai dichiarata di MASSIMO MAGNO che stava concentrando le sue truppe verso Aquileia. 
Doveva muoversi immediatamente se voleva evitare che MASSIMO MAGNO assediasse Aquileia. Se la fortezza cadeva, il ribelle avrebbe avuto le porte spalancate per Costantinopoli e l'Oriente.

Organizz� l'esercito in un modo meticoloso. Arruol� goti, unni, alani, ne fece arrivare altri dall'Egitto, dal Caucaso, poi s'incammin� verso la Pannonia, raccogliendo lungo la strada i migliori uomini e i migliori comandanti della fanteria e della cavalleria. Con la recente pace conclusa con i Visigoti nei Balcani e le concessioni date per lo stanziamento fisso nei territori, chiese aiuto anche a questi capi, e gli uomini andarono a ingrossare l'esercito, aggregandosi oltre alle truppe che guidava lo stesso Teodosio assieme al giovane Valentiniano, mentre negli altri reparti c'erano due valorosi generali: RICIMERO e una vecchia conoscenza, ARBOGASTE. (gi� protagonista di un fatto nel lontano 354)

TEODOSIO era ormai convinto che bisognava scendere proprio su Aquileia per scontrarsi militarmente con MASSIMO, che stava concentrando nelle immediate vicinanze un grande esercito, non certamente con delle intenzioni pacifiche, o solo per farsi consegnare VALENTINIANO che - come abbiamo letto lo scorso anno - ad Aquileia, dopo la fuga da Milano, era passato dalla fortezza, ma poi aveva proseguito fino a Tessalonica. Questo fatto Massimo non lo ignorava di certo.

MASSIMO cerc� di minimizzare la sua palese presenza in Friuli, e mand� a dire a Teodosio che in fin dei conti a Milano, aveva agito solo nell'interesse della dottrina di Nicea della quale lui ne era devoto campione. Valentiniano - sosteneva - era fuggito, aveva tradito la sua gente, aveva abbandonato l'Italia, come suo fratello a Parigi, e lui si sentiva il naturale erede di questa piccola parte di impero d'Occidente: l'Italia, che a suo tempo era stato data a Valentiniano.

Ora - assicur� - era in Friuli solo per una visita di natura amministrativa e non guerresca nei suoi confronti. Stava insomma molto slealmente ingannando TEODOSIO, prendendo tempo per organizzarsi. Infatti, dispose presidi sui confini e organizz� delle difese nei punti strategici dove presumibilmente sarebbe entrato l'esercito di Teodosio, e attese il fatidico giorno.

TEODOSIO era per� pi� intelligente del Gallo. Non cadde nel tranello delle buone intenzioni, guardava i fatti, quelli che gli venivano riferiti dai suoi osservatori nella zona, sempre in contatto con l'imperatore con delle staffette di informatori a cadenza continua. Ogni paio d'ore dal Friuli partiva un informatore tenendolo cos� aggiornato continuamente sui movimenti delle truppe e sui preparativi di quella che secondo Massimo doveva essere una strategica sorpresa.

Una Massimo l'aveva gi� fatta: quella del mare. Prima ancora di partire, nel momento di varare dall'Egeo una flotta, Teodosio fu informato che sull'Adriatico fin da gennaio il Gallo aveva creato un blocco navale.
La via mare per raggiungere la laguna friulana per un attacco ad Aquileia era dunque sbarrata. L'unico modo per raggiungere la fortezza era la lunga strada dei Balcani.

MASSIMO MAGNO coperto a tergo da eventuali sbarchi, era cos� sicuro del suo successo che lasci� alla fortezza di Aquileia un piccolo presidio e si rec� sul teatro delle operazione ad attendere TEODOSIO. Voleva forse gustarsi la sconfitta del rivale.

I primi contatti tra i due eserciti ci furono nei primi giorni di giugno, a Stobi, poi le armi gi� il 14 GIUGNO iniziarono a colpire e a farsi largo nei presidi di confine e a cogliere le prime vittorie a Siscia sulla Sava poi a Scupi. Scendendo verso la citt� di Aemona (od. Lubiana) il 21 GIUGNO le truppe di Teodosio la strinsero d'assedio, ma poi la citt� si arrese convincendosi che era meglio passare dalla parte di Teodosio. Del resto Massimo nessuno lo conosceva. Tutti i funzionari in zona erano bizantini non certo gallici.
MASSIMO veniva dalla Gallia, e trovare amici e seguaci da queste parti - da sempre sotto l'influenza bizantina - non era facile. E anche se li trovava non c'era da fidarsi. Queste sue difficolt�, (grosso errore di valutazione ambientale) fu infatti, decisiva per la sua sorte come vedremo pi� avanti.

TEODOSIO procedendo inarrestabile inizi� a far indietreggiare i nemici fino quasi ad Aquileia. MASSIMO che aveva avuto la brutta idea di attenderlo lungo il percorso non fu meno fortunato, questa volta fu lui a indietreggiare, ma verso un presidio dove - sicuro di vincere - aveva tolto in minimo necessario per difendere quella che era ormai s� una potente fortezza, ma quasi vuota. Quasi ma non del tutta vuota, perch� i pochi rimasti non erano suoi soldati, ma erano quelli in forza nell'esercito d'Oriente, quindi di Teodosio. Avevano piegato la testa e accettato il nuovo venuto solo per non finire con la gola tagliata.

Dunque la difesa stava cedendo in pi� punti. Inoltre nel punto pi� critico Massimo aveva perso il suo migliore generale, ANDRAGAZIO, mentre suo fratello MARCELLINO nonostante fosse alla guida di alcuni grossi reparti, davanti alla cavalleria di Teodosio si era dato alla fuga precipitosa, abbandonando l'esercito nel disordine totale. Al sopraggiungere di Teodosio, risparmiati da una morte a fil di spada, tutti riconoscenti, si unirono a lui, ingrossando il suo esercito.

Doveva essere quello di Massimo un attacco offensivo e invece stava fallendo perfino tutta la difesa. Non trov� di meglio che scappare anche lui indietreggiando con alcuni reparti per raggiungere poi la fortezza di Aquileia. Ma non fece in tempo nemmeno a giocare questa sua ultima carta della salvezza.

Con calma, con molta pazienza, TEODOSIO dimostra di non aver fretta. La fine di giugno e quasi nell'intero luglio la sua avanzata diventa costante senza tanto spargimento di sangue. Infatti la sua strategia non � quella di schierarsi in un grande scontro, con l'alto costo di vite umane, ma una guerra di movimento, fare continuamente indietreggiare il nemico e tallonarlo senza dargli tregua.

La fuga a ritroso di MASSIMO MAGNO fu di breve durata. Il 28 luglio a tre miglia dalle mura di Aquileia, quasi a un passo dalla salvezza, fu catturato da un piccolo reparto dello stesso presidio. L'intenzione di alcuni era di aspettare e consegnarlo a Teodosio, ma altri, prevedendo che l'imperatore avrebbe usato piet�, lo misero subito a morte. Un colpo di sciabola gli stacc� di netto la testa. (Era proprio la fine che gli aveva previsto Ambrogio).

Finiva cos� l'avventura di questo generale, che prima con tanta ritrosia non voleva accettare il titolo di imperatore dai suoi soldati, poi diventato ambizioso, e cedendo alla sua avidit� non gli bast� la Britannia, la Gallia, l'Italia, ma voleva tutto.

TEODOSIO al suo arrivo trov� tutti schierati dalla sua parte. Ai prigionieri concesse la grazia e una grande amnistia e con VALENTINIANO - che aveva seguito il suo protettore - s'incammin� verso Milano rimanendoci tutto l'inverno. Il giovane imperatore, ormai diciottenne (nel frattempo la madre era morta) rientr� cos� in possesso del potere imperiale dell'intero Occidente anche se in posizione subordinata a Teodosio. Poi riconoscente del prezioso aiuto che gli aveva offerto AMBROGIO, non rimase indifferente ai suoi inviti e si convert� all'ortodossia.

Per i fasti di questa vittoria, dopo questo inverno 388-89, VALENTINIANO II seguir� TEODOSIO nel viaggio e nella loro prima visita a Roma.

Sulla restaurazione in Occidente del potere del giovane imperatore, c'� ancora un particolare che avr� la sua drammatica importanza in seguito. In Gallia, MASSIMO, prima di partire per l'Italia, aveva nominato VITTORE augusto. Costui dopo la tragica conclusione si sent� nel diritto di proclamarsi suo successore. Teodosio (ormai era lui che decideva) incaric� il valoroso generale ARBOGASTE di liquidare subito la questione, dandogli l'incarico di recarsi in Gallia, uccidere Vittore e rimanere sul posto a governare facendo le veci di VALENTINIANO II.

ARBOGASTE port� a conclusione la missione, ma entr� anche lui subito nella parte di padrone assoluto della Gallia. Questo incarico datogli da Teodosio cre� poi non pochi problemi a Valentiniano, che pur essendo lui l'imperatore, gli ordini che dava ad ARBOGASTE non venivano eseguiti e il suo potere legislativo ignorato del tutto.

Il potere che gli era stato dato - affermava Arbogaste - veniva da Teodosio, e solo all'imperatore d'Oriente lui riconosceva il diritto di dare ordini. 
Vedremo in seguito nei prossimi anni come si concluse questa ambigua situazione creata da Teodosio stesso, e che indirettamente poi pag� cara.

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