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CRONOLOGIA

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ANNO 386 d.C.

QUI riassunto  del PERIODO da GRAZIANO a TEODOSIO dal 378 al 395 d.C.


L'ANNO 386
* I TIMORI DI VALENTINIANO II
* SANT'AMBROGIO IN GALLIA
* LA CONVERSIONE DI AGOSTINO A MILANO

Dopo l'infruttuoso viaggio, anche se dai confini non si segnalano movimenti minacciosi, quest'anno assistiamo a una vera e propria sfida di AMBROGIO nei confronti di MASSIMO MAGNO.

Ambrogio per chiss� quale motivo, parte nuovamente, portandosi sul terreno del nemico. Ricordiamoci sempre, non sono nemici di religione, perch� sono entrambi ortodossi, ariano invece � VALENTINIANO II che Ambrogio sta proteggendo a Milano dalle oscure mire di Massimo)

AMBROGIO vi si reca con una scusa, anche questa paradossale. E' quasi una provocazione. E' una sfida la sua presenza a Lione. Ha deciso di andare a prelevare la salma del fratello di VALENTINIANO, cio� Valente, mandato al patibolo proprio da MAGNO MASSIMO quando invase la Gallia e Parigi per usurpargli il trono.

AMBROGIO vuole dare onoranze funebri allo sfortunato imperatore e una degna tumulazione a Milano. Per MASSIMO MAGNO questa provocazione � la goccia che gli fa traboccare di bile il fegato.

Non riusciva a concepire, n� forse poteva comprendere, la grandezza di quest'uomo di chiesa. Era sconcertato per quello che predicava. Non solo questo prete era convinto di quello che diceva, ma vi si atteneva scrupolosamente. "Tutti sono figli di Dio - predicava dal pulpito - nemici e amici; la misericordia non va a senso unico, ma copre l'intero genere umano; la grazia divina costituisce il fondamento della fede cristiana; tutto � Sacro! Guai a chi osa alzare la mano minacciosa su un altro uomo!"

E ribatteva martellando: Tutti sono figli di Dio, nemici e amici. E nella morte ancora di pi�.

Il discorso di Ambrogio non impression� Massimo. Il prete voleva disseppellire la salma di Graziano, e lui gli neg� il permesso, avvertendolo inoltre che potevano sfuggire al suo controllo le eventuali reazione dei soldati davanti a questa profanazione fra l'altro eretica trattandosi di un ariano. Se insisteva, lui non gli assicurava nessuna protezione. Forse era il pretesto che Massimo stava cercando per eliminare il prete senza doversi sporcare le mani lui. Ma Ambrogio anche lui domin� la situazione, che non era la migliore; se accettava la sfida era sicuro che non ne sarebbe uscito vivo. Abbandon� il campo, gli rinnov� l'anatema della sua prima visita a Magonza: "Prova a entrare in Italia, ti aspettano le sciabole, quello che ti meriti". Poi si mise su un carro e se ne torn� a Milano, lasciando sbalordito Massimo di cos� tanta audacia.

A questo "pretaccio" MASSIMO MAGNO non gli perdonava l'ingerenza nei propri affari; ora stava persino prendendosi beffa di lui. Si pent� di non aver eliminato subito il ragazzino, e invaso subito l'Italia dopo aver fatto assassinare Graziano a Lione.

Ma lo avrebbe comunque castigato a dovere quel prete! Prima o poi.

Ma MASSIMO MAGNO non immaginava certo con chi aveva a che fare. Uomini come AMBROGIO nella storia si contano sulle dita, e di una mano sola. L'evento che segue, ne � un'altra testimonianza.

A MILANO dopo una breve permanenza a Roma, giunge non sappiamo per quale motivo, AGOSTINO. Forse a Roma lo ha raggiunto la fama di questo vescovo milanese, umile e pio, ma audace e autorevole. L'incontro con AMBROGIO finalmente, � nel suo peregrinare quello decisivo. Prende dimora a Cassiciaco. Qui nell'amena villa di Verecondo, alterna esercizi spirituali, compone i suoi primi scritti (Soliloquiorum), segue assiduamente le prediche di AMBROGIO, poi i colloqui diventano personali e ha modo di conoscere la grandezza di questo straordinario prete.

AGOSTINO ha 32 anni ma non ha ancora superato le sue lotte spirituali e morali, ma � a Milano che raggiunge, ascoltando Ambrogio, una nuova certezza e trova l'"illuminazione" (suo il vocabolo usato in tale senso), la conversione al cristianesimo, e si consacra alla vita ascetica.

Ha dunque deciso, e si prepara coscienziosamente al battesimo che Ambrogio gli impartir� il prossimo anno il 25 APRILE.

Ritorn� in Africa nel 391 dove fu ordinato sacerdote, poi nel 395 nominato vescovo di Ippona fond� il suo ordine che porta il suo nome e nel 430, a 76 anni, morir� ucciso nell'assedio dei Vandali.

(Ma fino al 430 di lui parleremo ancora, la inesauribile fecondit� di Agostino come scrittore di teologia, ci ha lasciato una sterminata letteratura, fatta di prediche, epistole e di opere: Le confessioni, De Vera religione, De civitade Dei, De Trinitate.

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