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CRONOLOGIA

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ANNO 366 d.C.

QUI riassunto  del PERIODO da GIOVIANO a VALENTE  dal 363 al 378 d.C.


L'ANNO 366
* PROCOPIO FUORILEGGE
* COME FINISCE IL GOLPE DI PROCOPIO
* LA MACABRA FINE DI PROCOPIO
* VALENTE VENDICATIVO
* L'ELEZIONE DI PAPA DAMIANO

- L'imperatore VALENTINIANO aveva ragione a non preoccuparsi della situazione a Costantinopoli e del colpo di Stato che aveva architettato PROCOPIO.

L'usurpatore commise un errore gravissimo: chiam� ARBIZIONE - un valoroso generale ormai in pensione ligio al dovere di soldato ma in cuor suo fedele alla dinastia - a comandare l'esercito per tenere a bada i rivoltosi, quelli che non avevano certo simpatie per Procopio e consideravano la sua carica un tradimento, una usurpazione fatta con un'azione banditesca.

Il generale aveva una certa dignit� anche lui, quindi in modo sprezzante rifiut� non solo la carica per quella causa che anche lui considerava banditesca, ma rifiut� anche il denaro che Procopio gli offriva. Umiliandolo davanti a tutti, Arbizione molto audace afferm� che lui non operava al soldo degli usurpatori; poi con sdegno abbandon� il palazzo.

Lasci� Procopio inviperito e offeso nel suo "orgoglio" di bandito qual'era. Stravolto per quest'affronto, invi� un commando a casa sua, deciso a fargli pagare con la morte lo sprezzante rifiuto.

ARBIZIONE lo aveva previsto e fece in tempo a salvarsi e raggiungere lo sfortunato VALENTE rimasto senza trono, con qualche soldato di scorta. Lo trov� costernato avvilito per essere stato in quel modo giocato e messo fuori combattimento da un generale cui aveva dato tanta fiducia.

 ARBIZIONE era in pensione, ma le doti di stratega le aveva conservate, la freddezza pure e la sua testa era ancora a posto; inoltre godeva gran prestigio dentro le file dei suoi vecchi compagni che con lui avevano diviso le sorti di tante battaglie. Attu� un piano come salvarlo da quella brutta situazione giocando d'astuzia come una vecchia volpe. Con un piccolo drappello raggiunse Lupicino, mand� a dire ai suoi vecchi uomini d'arme che lui era alle porte di Costantinopoli e che VALENTINIANO, informato in concerto stava scendendo da nord con un grande esercito per chiuderli, assieme, in una morsa senza scampo. Dunque non dovevano illudersi, o disertare in massa dalle file dell'usurpatore, o ad operazione conclusa tutti avrebbero pagato il tradimento con una pena sola: la condanna a morte. 

 Molti conoscevano il valore e la seriet� di questo vecchio generale, severo ma determinato fino in fondo, e quindi la diserzione fu di massa. Le porte di Costantinopoli si aprirono. ARBIZIONE si mise subito a dare la caccia di tutti coloro che si erano riempite le tasche d'oro, e non risparmi� nessuno. Era il 26 Maggio; gli stessi soldati di PROCOPIO catturarono l'imperatore e lo misero a morte. Segu� poi una barbara cerimonia: gli staccarono la testa, la infilarono in un palo, la fecero vedere ad Arbizione; poi, con il macabro trofeo, percorrendo la strada Filippopoli (Macedonia), Bulgaria, "Yugoslavia", Italia, arrivarono fino in Gallia, a Parigi, per far vedere a VALENTINIANO come finivano i traditori.

VALENTE nel frattempo non si era concesso un grido di gioia, ma soli gridi di vendetta spietata. Si lasci� andare in una sanguinosa carneficina, non mantenendo la promessa fatte dal generale, agli ex rivoltosi, che risparmiava loro la vita a chi ripassava la staccionata. 
Valente sparse tanto sangue da far maledire a tutti questa vittoria che aveva permesso di riconquistare il trono a chi forse proprio non lo meritava.

 ELEZIONE DI DAMASO

A ROMA il 1� Ottobre, � eletto Vescovo (Papa) DAMASO I, spagnolo, niceno. Come antipapa, opposto a Damaso e imposto da Costantinopoli, � eletto l'ariano Ursino, che per� viene a mancare l'anno dopo. Con lui terminano i Papi Ariani. Al sinodo d'Aquileia nell'anno 381, fu dichiarato come un usurpatore e cancellato dagli elenchi storici.

A porre termine all'eresia ariana, con l'aiuto di Sant'Ambrogio, fu proprio Damaso.

DAMASO rimase poi Vescovo (Papa), fino all anno 384. Sulla cattedra di Pietro per 18 anni di seguito, fu un promotore per riorganizzare nei cimiteri cristiani le catacombe. Soprattutto quelle dei martiri, dove fece apporre nelle lapidi alcune frasi da lui composte. Fra l'altro scritte con caratteri di una calligrafia particolare, detti appunto "caratteri damasiani".

"Da qui in avanti la storia di Caino ed Abele si ripercuoterà, sulla religione cristiana, sino ai giorni nostri. Così come il bene ed il male e la vittoria del potere sulla spiritualità, ovvero sui tre canoni del diritto romano prima e poi sui Dieci Comandamenti".
Damaso fu eletto dal popolo e soprattutto dalle "matrone" romane il 1° ottobre del 366, nella basilica di San Lorenzo in Lucina, alla presenza del vescovo di Ostia. Di nobile famiglia Iberica, imparentata con la gens romana non ebbe molte difficoltà a far breccia nei cuori della gente, nonostante fosse stato schierato con Felice II l'ariano.
In contrapposizione 7 preti e 3 diaconi deliberarono la consacrazione a pontefice di Ursino, diacono popolano romano, nella basilica di Santa Maria in Transtevere, facendolo benedire dal vescovo Paolo di Tivoli.
Damaso, forte delle sue introduzione si scagliò contro gli "eretici" confortato da truppe imperiali. Sulla scena rimase solo la morte, con 137 vittime (un'enormità per l'epoca).
Ursino riuscito a sfuggire alla persecuzione fu condannato all' esilio, tentò più volte il rientro ma non fu mai più riammesso.
Con Damasco vi fu una totale decadenza dei costumi e della morale, portando la chiesa cattolica sul terreno del potere anzichè quello della spiritualità e della carità, così come intesa dal "Redentore".
Con il concilio di Roma del 382 il pontefice proclamò: "la santa chiesa di Roma ha la precedenza su tutte, non grazie alla deliberazione di questo o quel concilio ma perchè, il primato le fu conferito da nostro Signore e Salvatore".
Ma le prediche venivano tenute per la maggior parte dalla casa della patrizia Marcella sull' Aventino, piuttosto che dalle cattedrali o chiese.
A Damaso si deve comunque un'opera di grande fervore artistico e mecenatico. Con Lui, San Girolamo riusci a "revisionare" i Vangeli trasponendoli in latino.
Il pontefice morì il giorno 11 dicembre del 384 e rimase ignota la sua sepoltura.

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