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CRONOLOGIA

20 MILIARDI
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ANNO 206 d.C.

QUI riassunto del PERIODO: di SETTIMIO SEVERO (dal 193 al 211)


RIFORME MILITARI SEVERIANE

L'imperatore SETTIMIO SEVERO non era certo una grande genio come economista. Fin dagli ultimi anni di Antonino Pio, la svalutazione galoppante non si era arrestata, ma aveva proseguito ed era giunta a tal punto che o si provvedeva a frenarla con provvedimenti drastici o se  passivamente si restava a guardare e non si interveniva su una riforma monetaria le conseguenze sarebbero state ancore disastrose; si andava verso la bancarotta. E qui Severo improvvisandosi economista -accentra nelle sue mani le finanze- scelse la seconda strada, che non era quella che ci voleva e che significava solo rimandare il problema, magari ancora pi� grave. Infatti and� a creare la rarefazione della moneta circolante non solo presso le attivit� economiche dei cittadini (oltre che dei poveri) ma anche presso i Senatori e Cavalieri che - approfittandosi di quel piccolo potere che hanno ancora in mano- contribuiscono ancora di pi� a riversare il peso dei tributi sui proletari, che diventano ancora pi� miseri

L'esercito in moneta sonante costava molto; Severo con una riforma port� le conseguenze della catastrofe ancora pi� avanti, invece di pagare l'esercito con i denari, cio� di aumentare la paga -perch� quella precedente con la svalutazione al galoppo era diventata una miseria - si invent� una nuova singolare tassa non monetaria: l' "annona". Con il sistema detto delle cleruchie.

Questa tassa provoc� a chi era stata imposta, cio� ai possidenti e ai provinciali, anche piccoli proprietari, un pesante sistema di requisizione. Ai militari - cui diede il permesso di arruolarsi anche se erano sposati- fu permesso nelle citt� delle province di costruire degli agglomerati urbani su terreni requisiti ai locali, di avere dei terreni coltivativi anch'essi requisiti, abitarci e viverci con le proprie famiglie, mogli e figli; poi - questo era aberrante-   alle loro esigenze alimentari, ai loro fabbisogni di ogni genere, quindi anche quelli artigianali, dovevano provvedere gli abitanti del posto, insomma ai malcapitati locali gli requisivano il terreno pi� dovevano anche lavorarlo e coltivarlo gratis per loro, altrettanto gli artigiani. Cos� Roma (o meglio il tesoro in mano solo a Severo) evitava di sborsare moneta contante e pagava in natura con beni non suoi. Cos� penalizz�  i primi e non accontent� neppure i secondi; anche perch� unica forza d'appoggio dell'impero era ora in massima parte composta da provinciali, soprattutto "barbari", dove nelle loro file stavano nascendo i nuovi candidati con l'ambizione del trono. I provinciali c'erano g�� riusciti iniziando con Traiano (che proveniva dalla Spagna), i "barbari" si stanno adeguando e presto li vedremo salire anche loro sul trono.

E' comprensibile che si cre� di conseguenza una certa insofferenza e delle ostilit�. Vedersi portare via la terra e poi coltivarne perfino una parte, era un po' troppo, abbastanza comunque per far nascere rancore e rabbia. Se poi aggiungiamo che questa milizia non era pi� inquadrata in una disciplina militare ma era diventata famiglia e caserma allo stesso tempo, possiamo comprendere come questa milizia non fu poi nemmeno all'altezza delle situazioni problematiche che di volta in volta si presentarono in seguito, soprattutto ai confini, che non dimentichiamo era quelli da dove scendevano guerrieri ancora senza la pancetta, n� avevano la moglie vicino che gli rimboccavano le coltri la sera; loro - anche se non avevano una paga- lottavano decisi, e con ben altre motivazioni.

Anche qui Severo fall�, trasform� le leggendarie legioni, i leggendari romani -ambasciatori di cultura e civilt�- che avevano un tempo fondato dentro le foresta e in ogni acquitrino d'Europa le citt� che oggi tutti conosciamo, Toledo, Siviglia, Parigi, Lione, Londra, Basilea, Amburgo, Colonia, Zagabria, Vienna e mille altre, in abulici ometti, li trasfigur�; diventeranno presto una milizia di incapaci soldati e anche maldestri rurali; un esercito di rammolliti senza un vero legame con il potere cos� privo di  comando e strategia globale, o al limite usati quando con ordini vaghi dovevano improvvisamente -lasciare la tranquilla vita casalinga-  accorrere in lontanissime contrade dopo mesi di marcia- per andare a fare una guerra che certamente non era la loro guerra, e che non capivano neppure perch� la si combatteva, tanti erano i motivi pretestuosi. Proviamo a immaginare quelli che partivano dalla Rezia o dalla Pannonia per andare verso la Mesopotamia e l'Egitto. Dalle ombrose valli alpine al deserto siriano.

Una delle tesi degli storici di allora, che scrivevano per l'imperatore, come Dione Cassio, ma che non capivano l'errore, era, che cos� operando, gli uomini, i  soldati provinciali, avrebbero combattuto meglio perch� avevano terre di loro propriet� da difendere. Erano convinti che alcuni militari si sarebbero trasformati in contadini, in bovari, in agricoltori e nello stesso tempo -chiamati con un cenno- in motivati guerrieri, o all'inverso, guerrieri in contadini. Si dimenticava la vocazione di ognuno, sia quelli che erano nati contadini e che certo non potevano improvvisarsi  eroi, e sia gli eroi che non se la sentivano proprio dopo una campagna militare mettersi a coltivare i campi in attesa di un'altra guerra chiss� dove e per chiss� che cosa. Ognuno aveva la sua natura in contrapposizione. E non ci volle molto per capire che fu un madornale errore; nel costruire il grande "nuovo impero", non c'era  certo quell' idea teorizzata nei progetti marcoaureliani (unire l'Europa annettendosi territori e genti -con la forza) e tanto meno quelli pi� ugualitari di Commodo (unita, ma libera e integrata democraticamente).

L'altro grave errore (per la Roma futura) fu quello di diminuire il potere che avevano a Roma i pretoriani (stroncati appena Severo sal� al potere) immettendo nelle loro file anche i provinciali, che altro non erano che alcuni fidati militari amici che Severo si era portato dietro e che si erano distinti nelle "sue" legioni o nei suoi viaggi. Quasi tutti i generali e anche modesti ufficiali e soldati, erano delle sue parti, cio� africani, di Leptis Magna e dintorni (dove prima non erano nessuno).
Solo su queste "sue" legioni Severo fondava la sua forza.  Con esse diede vita ad una vera e propria monarchia militare. Ma dato che con lo stesso criterio scelse anche i funzionari del "suo" governo, questo segna il prevalere dei proletari sui ricchi possidenti, dei provinciali sugli italici, degli sconosciuti fino a ieri, sui senatori.
Ha la modestia Severo di non farsi pi� chiamare Principe ma solo Signore, ma il "signore dell'impero" � solo lui. E se gi� l'armonia tra il Senato e gli imperatori precedenti si era gi� da molto tempo rotta, con Severo la "signoria" diventa assoluta, infatti si fonda sul principio che � legge tutto ci� che piace e decide  Settimio Severo. 

Inoltre come gi� accennato, questa rottura era anche dovuta al fatto che Severo non amava n� Roma n� chi la abitava. Di riflesso non aveva nessuna considerazione dei senatori, dell'aristocrazia romana e trovava perfino assurdo che Roma continuasse ad essere la capitale dell'impero. Del suo passato non gli importava proprio nulla.  Nel 204 aveva celebrato i noni ludi secolari con molta insofferenza.

Non c'� da meravigliarsi che una velata ansia e una certa inquietudine inizi in questi anni a serpeggiare a Roma. E questo accade proprio mentre iniziano a giungere e a diffondersi le religioni orientali che con i loro riti simbolici placano quest'ansia e l'angoscia. Sono concetti e forme di pensiero che iniziano a modificare radicalmente la vita romana, iniziando dal basso, dai pi� deboli, sempre pi� numerosi. Si innesta quella cristiana con una idea religiosa unica e universale, che promette un regno non pi� terreno, e inizia a minare le basi dell'autorit� imperiale quando sempre di pi� gli imperatori assumono l'aspetto di padroni assoluti o si sentono loro stessi divini.

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