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CRONOLOGIA

20 MILIARDI
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ANNO 207 d.C.

QUI riassunto del PERIODO: di SETTIMIO SEVERO (dal 193 al 211)


IL BRIGANTE BULLA - "FARE IL BULLO"

Il fenomeno Bulla di cui abbiamo accennato gi� nel 201, quest' anno cessa.  Viene finalmente catturato e ucciso; ma con lui non muore il brigantinaggio, inteso questo come espropriazione di beni a chi li aveva, soprattutto se messi insieme in un modo disonesto.

Avevamo detto nel 201 che perfino gli onesti dovevano rubare per andare a pari di quanto veniva a loro rubato con le angherie di certi funzionari che pi� che incassare soldi per lo stato pensavano prima di tutto ad arricchirsi loro. E questo non era un incentivo a darsi da fare nelle varie attivit�.

Sembrava in questi anni che nessuno volesse piu' lavorare, produrre, ma che tutti mirassero all'occasione per fare con dei sotterfugi  il colpo gobbo; l'arrampicata sociale o economica con il minimo dispendio di energie. Tutti volevano avere soldi in tasca ma nessuno faceva qualcosa per ottenerli. Questi rampanti senza scrupoli che vestivano bene e conducevano apparentemente una vita perbene pensavano solo alla corruzione. Poi ad aggiungersi a loro c'erano i diseredati, i disertori di certe guerre stupide dove spesso non ne capivano l'utilita'; costoro ricorrevano a una sola  tecnica: organizzarsi in piccole bande di scippatori, di rapinatori, di ladri, e di banditi che ormai a Roma e dintorni aumentavano ogni giorno.

Roma in questi anni e in quelli che seguiranno � ormai una capitale abbandonata a se stessa, con certi quartieri in ginocchio. La delinquenza inizia prima a dilagare col singolo, poi va a formare grosse bande. 
La piu' famosa quest'anno � quella di un certo FELIX BULLA.  Ha una banda di 600 uomini, 600 briganti che bloccano i viaggiatori nelle strade che conducono  a Roma, depredandoli; assaltando i carri merci, svuotando le isolate ville dei signori.
Si spostavano da un posto all'altro con rapidit�, e seminarono il terrore per ben due anni, diventando inafferrabili. E non sono solo loro, anche se in gruppi meno numerosi, ci sono altre bande formate dai disertori, quelle formati dai profughi arrivati a Roma senza un mestiere, senza una attivit�, un tetto; provengono da ogni parte e  per sopravvivere, prima si adattano a fare lavori umili poi conosciuto il benessere opulento, entrano nella malavita che diventa sempre pi� organizzata, quella che conosce le abitazioni dei ricchi, sa dove sono le ville dei benestanti, che si muove con disinvoltura nell'ambiente, sa dove ci sono magazzini dove rubare, dove sono i gioiellieri, i mercanti di seta, o gli strozzini che prestano soldi a chi vive al di sopra dei propri mezzi, arricchendosi.

Il fenomeno di questa delinquenza, ha sempre una motivazione pi� vasta che non � solo quella delle patologie cliniche criminali. Infatti il fenomeno Bulla pi� che vera e propria criminalit� fu in sostanza una disperata lotta sociale di una categoria di poveri diseredati; una rabbia che era arrivata allo stadio delinquenziale dopo la prima fase, che era stata quella della disperazione e che traeva origine sia dal profondo disagio dovuto ai rapporti di propriet� causate da quelle espropriazioni nelle campagne di cui abbiamo parlato negli scorsi anni, sia anche dalla delusione dopo tante speranze nate nelle conquiste di quei ultimi 200 anni. Il benessere insomma toccava solo un certo ceto.
Le vittorie si celebravano con tante feste, con monumenti di ogni sorta (archi, colonne, statue, bassorilievi) in ogni angolo della citt�, che pi� che ricordare i fasti ricordavano i tanti sacrifici imposti per ottenerle quelle vittorie. Queste avevano sempre poi con s� portato a una disparit� di trattamento gli uomini che, o non avevano partecipato alle conquiste (e venivano disprezzati come imboscati dai reduci che ritornavano) o vi avevano partecipato ma poi a cose finite si vedevano riconoscere una volta congedati un bel nulla dopo aver contribuito costoro al benessere di pochi.

Se poi la guerra era finita -come certe volte finiva-  senza un successo, uno irrideva l'altro per essersi illuso, per avervi partecipato, come se non bastasse l'onta della sconfitta o una vittoria mutilata con i vari compromessi, patti, trattati (qualcosa del genere -per restare nel recente passato- accadde in Italia nel 1918 e nel 1945)

Roma conquistava citt� millenarie come Babilonia, donava ai suoi generali mattonelle d'oro, mentre dentro e fuori nelle borgate romane c'era l'attesa di un salvatore di poveri che spazzasse tutto e tutti.  Anche se Bulla e compagni non regalavano ci� che rapinavano ai ricchi, lui e i suoi fuorilegge erano sempre considerati eroi e si guardava a loro come dei fustigatori della corruzione, i vendicatori della arroganza e della prepotenza.
L'ostentazione delle bravate che andava compiendo, il coraggio che Bulla faceva sfoggio, erano virt� nella quale la popolazione di diseredati  trovava motivi per immedesimarsi in lui. Ognuno sognava di essere capace e coraggioso come Bulla. Dicevano che Roma era grande, bella, opulenta, ricca, operosa, ma i poveri tutto questo non lo vedevano, rimanevano a lottare per il quotidiano, che voleva dire fame e angherie. In questa loro condizione, come se fosse una vendetta personale, gioivano alle sue imprese, si esaltavano quando venivano a sapere che Bulla aveva spogliato la casa di quel nobile, portato via i soldi a uno strozzino o aveva umiliato un ricco commerciante speculatore.

Perfino in mezzo ai ragazzini si diffuse questa desiderio-ammirazione riflessa dai genitori;  portando il brigante Bulla un ciondolo rotondo di cuoio (una specie di borchia infissa in un nastro di pelle) appeso al collo con un una cordicella di cuoio, lo adottarono e lo indossarono come simbolo per essere filo-bulliani, spavaldi, selvaggi, arroganti, temerari;  fare il Bullo dava a loro la sicurezza ed era un marchio identificativo che permetteva di formare dei clan, delle bande, con le stesse affinit� del Bullo vero;  lo imitavano perfino nel tipo di indumento che  indossava; una giacca di pelle scura, quasi nera, che incuteva timore, un rispetto anche dai poveri malcapitati, ricchi, nobili, speculatori, commercianti disonesti (Marlon Brando con le sue giacche di pelle borchiate ne "Il Selvaggio" non invent� proprio nulla) 

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