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CRONOLOGIA

20 MILIARDI
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E PAESI

ANNO 182 d.C.

QUI riassunto del PERIODO: DA COMMODO A GIULIANO (dal 180 al 193)


*** I NON ITALICI IN ITALIA - LE DEPORTAZIONI
*** UN PAESE DIMENTICATO PER 1500 ANNI

In questo periodo vaste zone d'Italia vengono ripopolate da popolazioni germaniche che militari e funzionari dell'impero trasferiscono con la deportazione dai paesi danubiani dove MARCO AURELIO aveva  portato a termine le sue imprese fino all'ultimo giorno della sua vita che, come abbiamo letto nell'anno 180, si e' spenta a Vindobona (Vienna) o forse a Carnontum, dove l'imperatore aveva posto il suo quartier generale fin dal 171).

Erano queste popolazioni, Catti, Marcomanni, Daci, Quadi e molti altri. Marco Aurelio prima di morire aveva dato, oltre quelle che lui stesso aveva in vita applicate, ulteriori disposizioni per le deportazioni. Se queste gi� rientravano in quel suo "progetto" che abbiamo accennato sopra nel 180 (spopolamento di germanici e ripopolamento con latini) per la grave crisi di popolazione che dal 166 la peste  aveva decimata nella sola Italia del 30/40% del totale, la deportazione era diventata una necessit�. Una media quella indicata, perch� in alcune zone la falce della morte aveva fatto delle messi di vite umane drammatiche. I campi di alcune contrade erano del tutto rimasti senza manodopera. Ma anche per l'esercito gli uomini non ve ne erano pi� disponibili.

Per l'esercito Marco Aurelio aveva gi� preso una decisione un anno prima di morire, quando nelle legioni fece entrare i gladiatori, creando scandalo nelle file dei veterani benpensanti e di onorato servizio, tanto che si disse "Marco Aurelio con la sua "filosofia" ci mette insieme e allo stesso livello dei barbari e degli schiavi". I gladiatori ricordiamo erano schiavi prigionieri di guerra e a Roma nel 179 se ne contavano ben 20.000; normalmente adibiti a combattersi fra di loro fino alla morte per il sollazzo dei romani, ma che Marco Aurelio cui non piaceva ne' lo spettacolo ne' il sangue, nei suoi primi anni di imperatore (prima del totale cambiamento)  fece combattere con le armi spuntate e non pi� fino alla morte. Ecco perch� negli ultimi dieci anni erano diventati numerosi, tanti da poter formare  interi reparti.
 Con la mancanza di nuove leve dovuta all'epidemia, Marco Aurelio di uomini  ne aveva bisogno per il suo esercito, e infatti in questo li fece entrare. Circa 180-200.000 barbari che invece di farli morire per il "gusto" dei romani negli anfiteatri, li invi� nei campi di addestramento.

Per le campagne e i paesi spopolati invece adott� un altro sistema.

Ma non bastavano ancora; se nelle citt� le vittime non avevano sconvolto l'economia locale, visto che i cittadini non producevano nulla, nelle campagne era diventato un problema molto grave, interi territori seminativi erano rimasti senza manodopera, le produzioni agricole, i cereali innanzitutto, scarseggiavano. I terreni non si potevano ne' dissodare, n� arare, n� fare i raccolti  per mancanza di braccia.

In quelle disposizioni di Marco date in punto di morte a Carnuntum c'era  quel progetto utopico filosofico-politico che abbiamo accennato nei precedenti anni e nel 180, ma c'era  anche una disposizione per la soluzione dei problemi demografici. Infatti,  aveva ordinato di non uccidere pi� i prigionieri, ma di trasferirli (quelli sani, giovani ed efficienti) in Italia per compensare le perdite di popolazioni che erano diventate in certi luoghi della penisola, drammatiche.

Dal Passo Resia, provenienti rispettivamente dai teatri di guerra renani (Lago di Costanza), o da quelli danubiani (dalla Pannonia quindi dai passi della Drava e di S. Candido) scesero, dicono oggi alcuni storici, pi� di 400.000 deportati, alcuni verso Verona, altri attraverso la Claudio Augusta dopo Feltre si stanziarono in Val Sugana (zona del Tesino, e altri fino al trevigiano fino ad Aquileia (centro di smistamento importantissimo; sede della famosa  X Legio). 

I deportati in varie spedizioni raggiunsero varie citt� d'Italia (Ravenna l'abbiamo gi� citata due anni fa) e furono impiegati nei lavori agricoli, dove si integrarono subito o col tempo con le popolazione residenti lasciando con gli incroci che seguiranno alcune caratteristiche sia genetiche somatiche e di carattere che possiamo riscontare in alcuni abitanti di queste localit�.
Oggi quelle migrazioni sono facile da individuare quando col l'esame del DNA, troviamo tali riscontri. In alcune valli sperdute e non toccate in seguito dai futuri tracciati di strade di grandi comunicazioni che poi seguirono, si conservarono per secoli dei ceppi di popolazione non locali, alcune singolari, vere isole antropologiche, linguistiche, dove il dialetto a un esame etimologico risulta essere proprio dei luoghi dove abbiamo visto operare Marco Aurelio in questi anni.

Tali sorprendenti affinit� le scopr� gi� casualmente il grande scrittore dell'"Uomo Senza Qualita'", MUSIL nel 1915 quando dovette mantenere una postazione militare di quota come Ufficiale Austriaco per circa un anno nel piccolo paese di Pal� nel Trentino nella Valle dei Mocheni. Qui riscontr�, lui di Vienna  esserci nella popolazione locale di questa localit� alcune parole in uso nell'antico dialetto austriaco, cos� alcuni riti, alcune tradizioni, addirittura alcuni arnesi e utensili ancora arcaici; ed alcuni venivano proprio da un piccolo paese vicino a Vienna, da Carnuntum (prima colonia romana vicino a Vindobona-Vienna, che invece era una localit� celtica); mentre altri vocaboli e altri attrezzi  non avevano nulla a che vedere con la foggia degli attrezzi in uso nella capitale austriaca, ma  neppure c'era un legame con i dialetti o le tradizioni trentine della stessa Valsugana, nel fondovalle a soli 10 chilometri di distanza, ne' con quelli del confinante a nord, Sudtirol (Alto Adige) sempre stato Bavarese (da boari) e non "Viennese".

C'era una ragione Musil ignorava. Proprio l� vicino, a CASTEL TESINO sempre nella Valsugana, non solo c'era la stessa caratteristica di quella popolazione Mochena, ma ne era il centro, la cellula madre di questa popolazione: Sappiamo oggi che proprio a Castel Tesino passava la famosa Via Claudio Augusta, che collegava Aquileia- Treviso- Feltre- Fonzaso- Castel Tesino, raggiungeva poi Trento, Bolzano, Merano, Passo Resia infine Augusta, strada gi� aperta da Druso, ma migliorata e prolungata dal figlio Claudio Augusto nel 49).
E proprio su un testo antico troviamo una descrizione interessante. CASTEL TESINO era non un villaggio qualsiasi attraversato da una comune strada, ma un importante nodo-sosta stradale romano. Dopo essere partiti da Aquileia attraverso la odierna Treviso-Feltre- Fonzaso- Lamon ci si arriva dopo una salita che � la pi� ostica dell'intera lunghissima strada (1000 km), cos� disagevole che dopo alcuni secoli si prefer� tracciare in basso la Valsugana odierna, allora una gola impraticabile. Era comprensibile  dopo la marcia di queste colonne di soldati avanti e indietro e poi di deportati, che costoro riposassero a Castel Tesino, dove sorse non solo una colonia ma una vera e propria fortezza CASTEL-lo, (da qui il nome) con una comunit� germanica che dopo la terribile pestilenza del 165-180 rimpiazz� quasi del tutto quella estinta. Ed era una comunit� formata da questo contingente di deportati di quest'anno.

Occorrevano braccia, e quindi i romani ne lasciarono strada facendo, qualche migliaio, questo del resto era lo scopo, e a Castel Tesino gli uomini erano strategicamente necessari per impiegarli nelle coltivazioni di foraggio o cereali nel bellissimo altipiano, per gli animali in transito e per il vettovagliamento delle truppe, sia quando andavano che quando tornavano dalle campagne militari. Di quei 2000/3000 "barbari" un contingente proveniente dal Lago Costanza occup� CASTEL TESINO, mentre un altro da Vindobona occup� quello della VAL DEI MOCHENI.

Questi 2 gruppi integratisi con i pochi romani gi� residenti (forse i veterani di Carnuntum, di Vindobona, di Augusta)  adottarono stile di vita, lingua, riti e tradizioni delle reciproche etnie portando questa acculturazione poi a un unica fusione, rendendola omogenea e conservandola per 1254 anni; non confondendosi, n� assimilando  la cultura dei valligiani circostanti nativi del luogo. Lingua, riti e tradizioni pagane conservate fino al momento in cui  nel 1436 il Vescovo di Feltre rimase inorridito dopo essere stato per la prima volta da quelle parti (ormai rimaste isolate fin dalla caduta dell'impero romano e rimaste l� stanziate, indubbiamente indisturbate per tutto il Medioevo e oltre). Il prelato rimase scandalizzato da quei riti pagani (il principale era la festa del sole il 25 dicembre, e il baccanale del carnevalis a febbraio) che defin� barbari. Ma del resto  Cristo, l� non lo avevano mai sentito nominare.

Fece un bel sermone a tutti (anche se nessuno capiva nulla), minacci� di scomunicarli e alla fine fece abbattere la fortezza romana e altri (orribili" resti di vestigia pagane e fece erigere con gli stessi sassi a pochi metri di distanza la sua chiesa, San Cassiano e Ippolito, (tutt'oggi li', chiesa e rudere romano accanto demolito) mettendovi una Parrocchia dipendente dal decanato di Strigno poco lontano a fondo valle, e incaric� il locale parroco di convertire quella popolazione rimasta ancora "barbara". Ma il parroco trov� grosse difficolt� a farsi capire. Era s� un dialetto tedesco ma era  incomprensibile. Il caso volle che al decanato c'era  un cooperatore  "allemanno" fatto venire apposta dal Monastero di San Gallo (che guarda caso si trova proprio l� sul Lago di Costanza da dove erano partite quelle popolazioni). Ed avvenne la sorpresa;  avevano in comune con il prete  (e questa fu una scoperta) la lingua (dialetto) parlata al  Lago Costanza. La stessa cosa accadde quando nella Val dei Mocheni vi sal� Musil, il dialetto era quello dell'arcaica Vienna.
Ma se le leggi e le divinit� a Castel Tesino e a Pal� cambiarono, le tradizioni rimasero, e in un volume del 1700,  Dizionario Austriaco Statistico del Trentino ad uso del catasto, che descrive il territorio, trovo queste pagine: "Castel Tesino, superficie 30.000 jugeri, estimo F 78,754 x 57. Abitanti 3074, 613 casali in legno, delle quali 8 fatti coli sassi. Il popolo � antichissimo, barbari allemanni e romani insieme. Lo paese � situato su una strada che dicono costrussa dalli romani e che da qui passavano per andare dal mare Veneciano allo lago Costanza in Germania, li abitanti di adesso che hanno preso la fede cristiana la chiamano ancora la strada "pagana", le vestimenta della sua gente hanno un costume proprio e lo vestito donnesco � affatto singolare e diverso dalle popolazioni vicine confinanti. Lo mantenere questo costume tanto antico dipende dalle poche relazioni che hanno con lo vicinato. E' rarissimo il caso che una giovine del paese conducasi a marito non che nella vicina valle, ma neppure colli altri paesi che stanno vicino, come havvi che nessun omo prendossi una donna tolta dalla Valsugana".
"Altro costume barbaro e singulare � pur quello di accompagnare li morti alla sepoltura con piangimenti clamorosi insopportabili delli donne, il che forse deriva ancora proprio dalli tempi romani, cio� dall' "imitamenta doloris" e non dalli barbari. Hanno solo la pastoreccia che offrono lu principale sostentamenta. Li omini migrano nelli valli vicine e lontane e anche fino a Venicia, per commerci girovagi spicialmente di pietre che truvano nelli loro muntagne, per li archibugi che sanno usare meglio di tutti li altri; per tal modo abbandonano per intiero li donne che curano s� li campi ma male, ragione per cui l'agricoltura potrebbesi dire ancora all'infanzia. Raccontavasi che una volta lo ufficiale esattore del paese facevasi pagare un minello, ossia 1/24 di staio di segala od orzo per ogni carico che dalla strada "pagana" passava per le altri cuntrade, ma adesso con quella nova della Valsugana non passa piu' nessuno e lo ufficiale esattore non havvi piu' da essere. E se per caso ci fossero ancora delli dubbi che quelli di Castel Tesino e di Palu' sono dei veri barbari venuti dalli Alpi, li monti circonvicini palesano li nomi della favella allemanna-marcomanna che quel popolo li appellava, come l' Horn, Bubenvald, Hochwald, Kreutzberg, Hochspitz. Sono li stessi nomi delli muntagne che si trovano nella germania delli barbari, e ci dice che lo fatto non possono piu' dare delli dubbi che debban esser barbari"

Come abbiamo visto da questo relatore non ci sono piu' dubbi della provenienza, e questo isolamento di queste due isole montane arcaiche lo troviamo  (1918) nelle pagine di Musil; ne troviamo una descrizione straordinaria perch� fatta da un grande scrittore, uno dei protagonisti del nostro secolo che proveniva da studi e da un ambiente culturale mitteleuropeo di importanza epocale. Aveva gia' 35 anni, era un logico della scienza, inoltre amava la poesia e la letteratura, proveniva dai migliori salotti di Vienna, ma fu sbattuto su una montagna dove il luogo e la gente che lo abitava lo sconvolse, e l� in quella valle arcaica con " la morte che balla in mezzo a noi ", "dove il tempo sembra essersi fermato", scrive in antitesi a cio' che vede "La Valle Incantata", il prologo per l' ironica odissea dell'anima che sara' poi dentro ne "L'Uomo senza Qualita".

Ma lo troviamo quell'isolamento confermato anche in testi di Scienza della medicina antropologica che riportano gli studi di queste zone di prolungato isolamento. Oltre che creare consanguineit� nella popolazione con le conseguenze di trasmissioni di carattere genetico che non portano sicuramente a miglioramenti ma a peggioramenti ereditari (si trascinano dietro le tare peggiori), c'era carenza nella popolazione di quelle sostanze minerali importantissime nella nutrizione umana, e prima di tutte quelle dello iodio e del cloruro di sodio (il sale) che o presenti nella alimentazione vicino alle coste marine o da queste fatte arrivare nelle pianure e nelle valli montane danno quell'apporto importantissimo per non provocare endemie gravi per profonda carenza iodica che causano segni di ipotiroidismo, diminuzione della funzionalit� di quei ruoli fondamentali nella regolazione di tutti i processi del metabolismo e dei processi di crescita.
E l'ipotiroidismi in queste zone ha altissimi valori in percentuali rispetto ad altre, anche se in quasi tutti i paesi montani rimasti isolati hanno tale propensione a questa carenza che provoca come si sa in certi casi il vistoso gozzo. Era fino a pochi anni fa questa deficienza ghiandolare endemica.

Castel Tesino con quella strada romana importante prima aveva in transito il salgemma che proprio dalla cosiddetta Via del Sale che esisteva gia' prima dei romani (e ancora prima di questa la Via dell'Ambra) proveniva da Sali-sburgo da circa 2000 anni e penetrava in tutta l'Italia. Aveva Castel Tesino quella fortuna: il passaggio di uno dei piu' importanti beni che prima delle monete era considerato danaro sia perch� era ed � necessario nella alimentazione umana sia perch� fu la prima soluzione ideale per conservare le carni.
Dopo la caduta dell'Impero romano, isolandosi, perdendo il traffico dei prodotti e della legioni che prima  attraversavano il suo territorio, le conseguenze furono endemiche e patologiche. Solo con il ripristino delle comunicazioni e dei contatti umani - e la Chiesa a questo contribu� quando vi sal� nel 1436 a spazzare via il diavolo (diremmo dalla tiroide) - anche se poi bisogner� arrivare al 1980 per far sparire del tutto la malattia con le terapie intensive nelle manifestazioni temporanee, o per tamponare con coadiuvanti complementari di sintesi, come la Tiroxina, quelle croniche.

Abbiamo fatto un tuffo nel passato, ma ora riprendiamo gli avvenimenti..........

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