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CRONOLOGIA

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ANNO 183 d.C.

QUI riassunto del PERIODO: DA COMMODO A GIULIANO (dal 180 al 193)



*** VITA DIFFICILE PER COMMODO
*** LA PRIMA CONGIURA 

*** TEOFILO DI ANTIOCHIA (e La Trinit� cristiana)

Sono passati appena 2 anni da quando COMMODO ha ricevuto dopo la morte del padre la effettiva  nomina a imperatore, eppure del giovane 22enne, gi� a Roma qualcuno pensa di sbarazzarsene.

Dopo il rientro dalle operazioni di guerra che Commodo aveva concluso a suo modo, cio� con una pace sulla base di precedenti trattati che erano quasi tutti dei semplici compromessi che suo padre Marco Aurelio nell'emergenza aveva frettolosamente concluso, prima di morire, nel momento meno felice della sua campagna con i Marcomanni, i Quadi , i Buri, i Vandali e altri.
Commodo che odiava le fatiche della guerra alla morte del padre  aveva confermato quei trattati in fretta e furia,  ne aveva fatti degli altri ancora peggiori e se ne era ritornato subito a Roma a godersi la vita in mezzo ai suoi piaceri.

Dopo tredici anni di sacrifici di tanti soldati, quando con la vittoria e la sottomissione dei popoli ribelli ci si avviava (forse) al trionfo definitivo, le esaudenti condizioni che il giovane Commodo dett� ai nemici erano cos� blande e amichevoli che sembravano rinnegare la volont� del padre, che lo aveva indicato come il "continuatore dell'opera" (degli stermini?) e "l'astro nascente".

Marco Aurelio nell'affidargli lo scettro, sembra impossibile che non conoscesse suo figlio; che non aveva nessuna voglia di fare quello che lui stava facendo da dieci anni. Spirato lui lo dimostr� subito con i fatti 
I suoi consiglieri e i suoi generali dovettero inchinarsi alla sua volont� di mettere fine alla "missione" paterna. Del resto Commodo era atterrito da quell'eredit� cos� scomoda ma anche inconcludente; il padre vi aveva dedicato gli ultimi anni ma i risultati non erano incoraggianti, visto che bisognava continuamente combattere ora in una parte ora nell'altra, per poi ricominciare un'altra volta.  I generali quindi  presentarono all'esercito il giovane imperatore e si misero il cuore in pace. Tutta una campagna militare durata dieci anni veniva cancellata. Alcuni che conoscevano la situazione (continuamente in ebollizione) si chiesero che cosa ora sarebbe accaduto ai confini.

Ci si � sempre chiesto come mai Marco Aurelio, l'imperatore che era stato prima un saggio filosofo e poi uno straordinario condottiero, abbia potuto mettere in mano a suo figlio una eredit� cos� grande e complessa, che perfino Adriano aveva rinunciato, tanto era gravosa. Perch� non aveva affidato a un esperto generale le operazioni belliche. E perch� aveva voluto incoronare imperatore Commodo quando aveva sedici anni. Possibile che non avesse previsto che se lui moriva, quel ragazzo non poteva certo continuare -fra l'altro senza esperienza- una campagna cos� difficile.

Commodo era nato quando suo padre era imperatore; la fanciullezza l'aveva vissuta tutta nella mondanita della corte; era stato giovanissimo promosso a partecipare al potere, poi era stato presentato come successore, ed era infine  morto lui, era diventato a 19 anni unico imperatore.

Ma Commodo non aveva nulla del primo Marco filosofo, e neppure aveva qualcosa del Marco successivo che si era trasformato in un condottiero. Appena rientrato a Roma si conquist� i favori della plebe con vari donativi, cominci� a comportarsi in un modo poco tradizionale come principe e imperatore, e il senato che aveva confermato i suoi diritti si comport� in un modo alquanto ambiguo, servile e adulatore. A qualcuno faceva comodo il ragazzo; come al solito il senato composto ancora dalla vecchia aristocrazia  romana guardava questa situazione di carenza del potere forte, come una ottima occasione per tornare a fare i propri affari, e per riprendersi l'autorit�.

Poi c'erano altre soggetti ambigui, ed erano i vecchi consiglieri e statisti che molte volte consigliandogli di agire con maggiore accortezza e dignit�, Commodo li beffeggiava, e stanco dei loro severi e antiquati consigli, alla fine toglieva loro le cariche per affidarle a dei suoi favoriti, spesse volte ai plebei che lui non disdegnava di frequentare. Su questo era un democratico a tutto tondo.

Questo modo di agire di Commodo poteva sembrare la bizzarria di un ragazzo, ma solo pi� tardi ci accorgeremo che era una politica che toglieva il prestigio a dei burocrati; quelli che erano cresciuti da padre in figlio dentro il Palazzo e che normalmente svolgendo la loro opera vivevano di intrallazzi.

POMPEIANO, che sul Danubio alla morte di Marco Aurelio, aspirava lui al trono, avendo sposato Lucilla, che era figlia di Marco Aurelio, vedova di Lucio Vero,  fratello dell'imperatore e quindi sorella anche di Commodo, voleva anche lui fare il consigliere, ma fu cacciato dall'imperatore in malo modo dal Palazzo, come generale, come suo consigliere e come suo parente. Mentre con la plebe, con i suoi pretoriani e gli uomini dell'esercito andava d'accordo, era generoso con i donativi e con loro aveva feeling, scorrazzava per Roma a bere insieme nelle osterie o in cerca di ragazze. Erano queste tre ultime categorie di uomini indubbiamente la sua forza. Ma era anche quella che non aveva in mano nessun potere di poter modificare le cose, n� di eliminare le critiche che venivano dall'alto.

Ma il biasimo continuava e quindi una certa opposizione benpensante si fece dura, soprattutto quando Commodo inizi� a mandare anche nelle province i suoi favoriti non certo nobili, scatenando gelosie e rancori tra gli aspiranti.  In mezzo a questi oppositori non poteva mancare Lucilla (la ex moglie di Lucio Vero, data in sposa proprio da Marco Aurelio al vecchio generale Pompeiano gi� citato sopra), che fino a pochi anni prima  era la moglie del correggente imperatore (quindi essa stessa imperatrice) e che ora improvvisamente si ritrovava fuori dal Palazzo, con accanto un vecchio generale in pensione, in vita ritirata, e senza la mondanit� della corte.

Far fuori Commodo, significava ritornare nella magnificenza. Il tarlo s'insinu�

Ed infatti parte da lei una congiura (forse capeggiata dal marito Pompeiano, che non fu accusato ma lo ritroveremo poi alla congiura del 193) e da un certo Quinziano , che doveva essere l'esecutore materiale del tirannicidio, ma che poi si tir� indietro. La congiura fall�; Commodo fece uccidere tutti i nobili che avevano congiurato, e in seguito anche la sorella, ma magnanimamente grazi� Quinziano. Lui  infatti platealmente gli don� la spada con la quale doveva ucciderlo e accompagn� il dono con  una frase sibillina che sarebbe poi costata una vera carneficina di senatori, "il Senato ti manda questa spada". L'allusione era chiara.

Guardingo e diffidente, da questo momento Commodo rompe con il Senato avendo scoperto con certezza che nella congiura c'era qualcuno di loro. Promuove prefetto, per fare una vera pulizia generale, TIGIDIO PERENNE. Un uomo deciso, ambizioso, senza scrupoli che bader� a fare  comodamente i suoi interessi a stimolare il suo imperatore  alla soddisfazione dei propri piaceri trasformandolo in uno strumento dei suoi obiettivi ancora lontani ma che porter� inesorabilmente verso la propria rovina Commodo. Perenne accentra su di se' ogni cura degli affari di governo, e della milizia,  sbarazzandosi di tutti quelli che trova sul suo cammino, mentre Commodo - in questa ambigua forma protettiva- prosegue spensieratamente nella sua vita dorata.

Con il pretesto dello scampato pericolo Commodo fece dei donativi alla plebe, festeggi� in mezzo a loro, e scese nell'arena perfino a combattere contro un leone, e come Ercole, lo uccise; la "sua" folla, and� in delirio, e qualcuno cominci� a dire che era il nuovo Ercole, il divino, l'immortale. E a lui queste cose non dispiacevano affatto, cos� tanto che alla fine inizi� a credere anche lui di essere un dio (o lo fece credere, prestandosi al gioco, visto che lo spettacolo gli procurava popolarit�) 

Ma fu proprio qui che Commodo inizi� a fare dei passi falsi, lasciando le cure del governo a gente ambiziosa, sbagliando giudizi sulle persone che sceglieva come persone fidate; invece alcuni lo consigliavano ma intanto intrigavano, come Perenne che impose un regime di terrore con un suo progetto ben preciso, che vedremo pi� avanti.........

TEOFILO DI ANTIOCHIA vescovo, fa la stesura di un importante documento cristiano, "Ad Autolico". In esso compare per la prima volta il termine "trias" (Trinit�); viene argomentata l'esistenza di Dio invisibile procedendo dalle sue opere visibili del creato. Padre, Figlio e Spirito Santo � l'unit� delle tre persone divine. Nel Cristianesimo delle origini la dottrina della Trinit� non era stata ancora formulata, bench� Ges�, malgrado la sua umanit�, fosse stato messo a fianco di Dio, e lo Spirito santo venisse  considerato come lo spirito di Dio. In occidente per� in modo indipendente si affront� il problema, dando un maggior risalto all'unit� della Trinit� come mistero cristiano riguardante la costituzione di Dio.

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