ANNO 1971 (provvisorio) (parte Seconda)

La "fiat-rivoluzione culturale" italiana "maoista-leninista"

CON LA DISAFFEZIONE 
NASCE LA "TERZA ITALIA"
Alberoni li chiama
" i negrieri del sommerso "

*** Sicilia -Veneto 1970 a confronto)

Anche se i sindacati hanno avuto nel corso dell'anno grosse polemiche  al loro interno per il sofferto "patto federativo" (a parte, vedi SINDACATO ANNO 1971 ) il fenomeno di mancanza di interesse per il lavoro, la disaffezione degli italiani, non � per nulla dovuta alle agitazioni sindacali (interne ed esterne), ai malumori delle singole categorie in lotta (ora anche dentro l'impiego pubblico) ma viene fatto risalire a diversi ordini di cause.

Primo imputato: La fabbrica moderna, le tayloristiche (o fordiste) tecniche produttive, i ritmi vertiginosi delle macchine, le catene di montaggio, gli orari sfibranti, gli straordinari, i turni di notte alternati a quelli di giorno, i processi metabolici alterati, i pasti affrettati e disordinati, e infine una affettivit� familiare e un vivere sociale in una continua compromissione, sempre disorganizzata; che sono per alcuni psicologicamente insostenibili. La societ� e' cambiata � diventata pi� articolata e frammentaria. Il mondo del lavoro centrato sulla fabbrica sta improvvisamente cessando di plagiare l'organizzazione sociale.

Ed eccoci alla cifre. Per tutto il periodo del "boom" e fino al 1965, il tasso medio di assenze nelle fabbriche era stato del 5%, poi inizi� a salire. In questo 1971, � del 13% poi salir� ancora; all'Alfa Sud si tocc� un giorno il 40%. Alla Fiat ogni giorno 20.000 operai risultano assenti, 35-40 milioni sono le ore perdute nel corso dell'anno.
Gli industriali danno la colpa alle troppe garanzie dell'art. 5 dello Statuto dei lavoratori e ai medici della Mutua troppo zelanti nel rilasciare certificazioni.
Ricordiamo che prima dello Statuto, le ispezioni al dipendente assente malato venivano effettuate da personale - guardie o fattorini - dello stesso datore di lavoro. Se riscontravano che era una simulazione o assente da casa poteva procedere all'immediato licenziamento.
Ma i medici "zelanti" dell'INAM si difendono. "Le diagnosi? � vero, non sono grandi malanni, ma sono specifiche patologie causate dai ritmi e dal tipo di lavoro alienante, malattie a risolvere le quali � spesso sufficiente un breve periodo di riposo; che non � un regalo, ma una seria necessit� fisica e psichica del lavoratore "malato". Non occorre necessariamente che stia a letto o debba avere per forza la febbre"
Un luminario dell'INAM polemicamente aggiunse "Non si possono togliere sette milioni di contadini dalle campagne e immetterli in un ciclo altamente tecnicizzato senza che si verifichino conseguenze per la salute" (aveva ragione allora Wiener che abbiamo citato pi� volte in questi anni "chi vuol trasformare in formiche gli uomini, non conosce ne' le formiche ne' gli uomini!"

"Condannare un uomo a svolgere funzioni limitate e ripetitive, come una formica, costituisce una degradazione della natura stessa dell'uomo. Inoltre si commette un grave errore, non si avra' mai una formica e mai un uomo.  Ogni societa' efficiente che crede a un certo punto di aver trasformato l'uomo e l'intera sua societa' in efficiente formicaio, fallisce perche' non ha studiato e non ha osservato ne' le formiche ne' gli uomini.
"Non sono affatto abnormi e inutili tutti quei comportamenti umani che non hanno la razionalit�, la meccanicit� e la produttivit� dei meccanismi autoregolantisi (comprese quelli politici ed economici). Se si vogliono trarre conclusioni sull'uomo bisogna studiarlo e accettarlo complicato com'e'". (Wiener, Introduzione alla cibernetica, Ed. Boringhieri)

Quindi il secondo imputato di questa disaffezione non � solo la fabbrica ma � il modello di societ�; il fenomeno del "posto vuoto" si va allargando, ingigantendo;  L'ASSENTEISMO contagia tutti i settori di attivit�, in quello privato e in quello pubblico; negli uffici e nelle scuole, nel commercio e nel credito, anche se in questi ultimi comparti in minor misura per i rapporti pi� ravvicinati.

Insomma il "lavoratore" italiano (che non � pi� solo l'operaio proletario ma anche l'impiegato, pure lui ora sindacalizzato) ha mutato pelle; � crollata tutta una impalcatura che gli economisti i politici e gli industriali avevano costruito su di lui ("uomo formica laboriosa") soprattutto nella fabbrica taylorista, con l'organizzazione scientifica del lavoro, con l'organizzazione a catena o il cottimo, cio� quell'ideologia che secondo gli esperti spingeva il lavoratore ad accettare e adeguarsi a questo sistema perch� pungolato dall'incentivo economico che lo avrebbe trasformato in un buon Homo oeconomicus , cio� mosso soltanto dalla molla del guadagno monetario individuale; facendo ore straordinarie, accettando i cronometristi e il cottimo, i locali insalubri e pericolosi, e sobbarcandosi non solo i disagi ma anche pagando 1.633.559 infortuni e 4.360 morti sul lavoro in un anno. (11 infortuni al minuto, e 7 morti al giorno - sono i dati dell'anno 1971!!!!!!).

Ma era passato il '68, ed erano avvenuti (malgrado tanta confusione e pochi punti di riferimento) mutamenti di valori e di atteggiamenti che avevano determinato una generale atmosfera anti-industriale. La contestazione aveva s� esaltato comportamenti irrazionali da ogni parte criticati, ma aveva anche fatto scoprire a molti che l'uomo non � soltanto una formica. I contestatori avevano vissuto una sola "primavera abbagliante" ma molta di quella primavera anche quando se ne tornarono a casa era rimasta loro addosso; a tutti, a quelli non impegnati e a quelli impegnati anche se con tanti errori commessi. 
Putroppo Don Minzoni era stato profetico in un discorso a Torino il 20 dicembre 1922 " Non sono mai le masse che fanno le rivoluzioni e a loro profitto; ma sono le classi di dominio che si servono anche delle masse, ove occorra, per fare le rivoluzioni" E questo accadde subito dopo e anche in questo 1968-1971. Ma comunque qualcosa rimase!

Senza alcuna ripercussioni politico-ideologiche (salvo i dissociati gruppuscoli di estremisti) il loro slancio vitale, il loro stile giovanile divent� oggetto di ammirazione da parte degli adulti. Ed ecco il "miracolo" questa volta non economico ma quasi "biologico" e "psicologico"!

Se l'azione dei sessantottini non � riuscita ad abbattere il "sistema" ha comunque ottenuto una "rivoluzione della coscienza" dei padri, che improvvisamente si liberano delle loro tradizioni e si mettono a imitare i giovani. Si mettono anche loro i tanto deprecati teppistici jeans, e diventano anche loro anticonformisti come i giovani, s'impossessano della libert� sessuale dei giovani, della loro musica, scoprono la moda, iniziano a curare il corpo, e il tempo libero lo fanno diventare sacro; insomma tutti vogliono diventare giovani, e tutti scoprono l'individualismo tipico della giovent� (e non � biologico questo?), e lo fanno con una tale accelerazione che si liberano di venti anni di vita da formiche e intaccano i presupposti sociali e psicologici delle motivazioni al lavoro e della subordinazione. (me ne parleremo ancora nei prossimi anni)

Quello che per� manca ora a tutti, in questo riavvicinamento delle due generazioni (quasi una ubriacatura collettiva) sono i nuovi valori. Ora i padri dai figli (che ora cercano e cercheranno invano i propri figli come zattere di salvataggio) si aspettano da loro anche quelli; invece per entrambi c'e' solo il modello culturale della societ� dei consumi e quello edonistico che non guarda alle ideologie cattoliche o marxiste, ma propina modelli e comportamenti in piena autonomia senza porsi tanti problemi etici e morali; la sua sola  "missione" � creare un modello egualitarista tra le classi, tra i gruppi, e tra i singoli, e poi produrre e vendere loro qualcosa, possibilmente tanto; poi Stop! Finisce qui il loro compito e la loro "missione". I produttori e quelli del marketing mica sono nati per fare i pedagoghi, i filosofi e tantomeno i moralisti.

Anche Nietzsche diceva "non chiedetemi di fare l'uomo, io non sono un ingegnere, sono un filosofo" figuriamoci se lo potevano fare i media, i produttori e i commercianti, questo non era compito loro.

Alberoni nel 1975 scriveva cos� riferendosi a questo 1971 gi� lontano "I modelli culturali della societ� dei consumi penetravano nella societ� a poco a poco, come comportamenti di fatto non integrati con i valori tradizionali. La gente si comportava in modo diverso, ma cercava di continuare a credere in modo tradizionale. La trasformazione economico-sociale era cio� avvenuta secondo una modalit� di "aggregato", attraverso tante e tante decisioni individuali, senza dare luogo a rielaborazioni collettive e a nuovi campi di solidariet�".

Ma come avrebbero potuto farlo? Ci si poteva cambiare abito, ma mica potevano cambiare la testa con quella cristallizzata pseudo-educazione arcaica e medioevale che c'era ancora dentro in ogni famiglia. I valori tradizionali erano ancora legati a certe superate concezioni della vita che perfino a una mente limitata -appena si affacciava alla finestra- apparivano anacronistiche, alcune perfino indegne della dignit� umana (es. il mondo femminile). Eppure nonostante queste disimpegnate riflessioni si butt� con l'acqua sporca (e com'era sporca!) anche il bambino.

 
Nell'arco di dieci anni tutta l'impalcatura istituzionale e culturale tradizionale appare quindi trasformata, sconvolta. Il venire meno delle certezze tradizionali non era compensato dal sorgere di nuove istituzioni politiche e culturali che davano la stessa fiducia di quelle antiche. Ne' se le potevano creare dal basso da soli queste istituzioni. Ci provarono in Francia alla Rivoluzione a coltivare i nuovi 
"Culti della Ragione" il nuovo  Culto trinitario, il nuovo  "Culto dei dodici apostoli martiri"; ma -nonostante l'illuminismo di tanti dotti-  fallirono miseramente. Fu un patetico scimmiottare ciò che volevano a tutti i costi abbandonare. Nulla di creativo, nulla di nuovo.

Oltre a questo, in Italia si aggiunsero poi dieci anni di incertezze economiche e altrettanti dieci anni di terrorismo, che non spaventarono pi� di tanto, ma crearono solo una maggior spinta all'individualismo ("il riflusso" fu chiamato) che non si arrester� pi�. (Ancora nel 1998 una indagine dell'Ist. Poster nel Nord-Est, rivela che il 75% della popolazione rifiuta le relazioni sociali e crede che sia opportuno badare anzitutto ai propri interessi).

Ma � un decennio questo dove comunque, scoperte altre "virt�", in Italia nasce un'altra penisola dove pur bagnata da mari di intrallazzi, corruzioni e dalle spregiudicatezze di uomini pronti a tutto per la loro ascesa, gli italiani con questo individualismo -che a ben guardare non vi si scorge che l'amore per il proprio io- (e questo lo avevano frustrato con l'evangelica rassegnazione) paradossalmente salvano l'Italia dal disastro economico. Lavorano molto, alle ore che vogliono, nei sottoscala, nei garages, di notte e di giorno, al mare ai monti e al piano, sono degli sfruttati e sanno di esserlo; ma hanno fatto una scelta libera e non la scambierebbero mai con quella collettivistica leninista o maoista.

La polemica fra De Rita e Alberoni � rimasta famosa. Il primo che aveva capito con anni di anticipo l'inarrestabile fenomeno  premeva i politici ad interessarsene (si form� anche una inutile costituente), mentre il secondo lo accusava di predicare la "filosofia del disordine", "la legge degli espedienti" (era la Terza Italia!) , di "incitare i negrieri al sommerso".  Alberoni lo si pu� giustificare; lui scriveva dentro uno studio asettico, fuori non c'era mai stato, De Rita s�. Alberoni insegnava a Trento, sociologia (quando insegnava- perch� l� nel '67-68 nacquero i primi fermenti rossi (!?) e neri  (!?) - c'era anche un principe! oltre tanti figli di pap�).
 Universit� sempre barricata. Vi studiavano Curcio e C. Quando non erano in sciopero li si poteva incontrare alla saletta rossa del bar del Teatro Sociale. Teorizzavano, ma nulla sapevano cosa stava effettivamente accadendo nel resto del Paese. Chi scrive (ispettore su tutto il territorio nazionale) durante la settimana percorreva 2500 chilometri in giro per l'Italia vivendo le vere realt�, e quando li incontrava il sabato o la domenica scambiando qualche opinione, loro di queste realt� non sapevano nulla. Erano lontani; leggevano i testi rivoluzionari dell'800. Inapplicabili alle nuove realt�, e ai nuovi italiani anni Settanta.

Ideologicamente questi italiani sono virtualmente con i contestatori, ma non fanno rumore; lavorano tutti a testa bassa. Sono in un certo senso tutti anarchici ma senza mettere bombe lavorano sedici ore. Forse votano poi per i comunisti, forse per i democristiani, ma sono lontani, estranei dalla mentalit� immobilista dei politici che nonostante tutto poi alle elezioni li vanno a votare. E questo sia nella Romagna rossa come nel Veneto Bianco.
Con gli esempi che vengono dall'alto, con le ideologie rosse a Rimini ci fanno una frittura mista e seguitano a costruire le pensioncine e gli alberghi  non per "il popolo" ma ognuno il suo. Mentre a Vicenza con le ideologie bianche ci fanno il baccal�, intanto seguitano a costruire le fabbrichette, non per la "comunita' evangelica" ma ognuno la sua. Nelle Marche padri, madri, figli, nonni e bisnonni "dal levar del sole" fino a notte inoltrata, cuciono scarpe, a Carpi fanno maglie notte e giorno alternandosi. 
Non sono "impegnati" come i "gruppuscoli" ma si sono impegnati - e molto - a difendere una sola cosa: il proprio individualismo, "Diventa opportuno badare anzitutto ai propri interessi"

E' l'anno 1971. Un anno che nel segno della crisi e "della nuova vita" si riapre la storia d'Italia.
I sindacati stanno litigando per l'unione, gli italiani per la disunione.

vedi anche SINDACATO ANNO 1971


SICILIA e VENETO A CONFRONTO

( non abbiamo preso un 1945, ne' un 1955, ma il 1970! )

Riportare impressioni servono a poco, sono le cifre che raccontano.
Prendiamo dunque queste due regioni che pur distanti tra loro, sono in questo inizio anno 1971 a pari condizioni demografiche, produzione agricola e industriale, risorse e reddito. Quindi una al Nord (da poco "rumoriana" e una al Sud. La Sicilia e il Veneto. Il Nord-Est anni Settanta!

SICILIA VENETO
abitanti 4.876.000 4.088.000
aziende agricole 557.000 312.000
media ha 4,2 4,8
aziende agricole private 417.000 279.000
media ha 2,7 3,3
aziende bestiame 236.000 203.000
imprese industriali 46.605 48.400
PIL 2.633 miliardi 3.104 miliardi
reddito per occupato 1.663.000 1.872.000
reddito totale 2.377 miliardi 2.820 miliardi
ferrovia 1739 km 1.234 km
autostrade e strade stat. 3.380 km 2.580 km
n. autovetture 534.000 568.000
forze lavoro 1.434.000 1.528.000
0ccupati 1.374.000 1.492.000
disoccupati 60.000 36.000
negozi alim. 43.988 35.164
negozi vari 43.524 44.022
ambulanti 26.088 20.143
sportelli bancari 853 810

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