I GRANDI DISASTRI IN ITALIA
Sezione a cura di Michele Squillaci e Francomputer
( e altri gratuiti contributi di scrittori e giornalisti )


Anno 1910

La cometa Halley e la fine del mondo - L'eruzione dell’Etna –
Terremoto in Irpinia - Epidemia di Colera – Alluvioni


1 – Premessa

Nel 1910 scienziati ed astronomi si prepararono, con tutta la loro tecnologia all’appuntamento fissato 76 anni prima dalla Cometa di Halley. Per l’occasione, oltre le normali notizie sull’avvenimento scientifico, uscirono anche notizie catastrofiche, diffuse ad arte da giornali, profeti e pseudo scienziati annunciando terribili catastrofi e la fine del mondo entro il mese di maggio 1910.

Due le teorie preannunciate: secondo l’una, la cometa si sarebbe schiantata sulla terra distruggendo conseguentemente il pianeta; secondo l’altra, i gas tossici trasportati dalla sua immane coda ne avrebbero cancellato ogni forma vitale. Tanto per tenere su …… il morale della gente alcuni “menagrami” profetizzarono, nella certezza di non sbagliare, il verificarsi a breve di grandi disastri e calamità naturali.
La Cometa… la fine del mondo annunciata…! Alcuni fecero finta di non sapere e di non sentire ma nel loro intimo si preoccuparono, guardarono moglie e figli e, con la loro angoscia nascosta, tornarono al lavoro. Alcuni si accostarono alla religione, si recarono in chiesa, si raccomandarono, accesero ceri, articolarono litanie, si confessarono, si comunicarono, poi con assoluta e meditata convinzione aderirono a nuove e vecchie Arciconfraternite. Il tutto nella speranza che il Santo protettore di turno li rendesse immuni da malattie e disgrazie.
I più duri trattarono con indifferenza la notizia, risero, si guardarono intorno con sufficienza e preferirono vivere al meglio in attesa di un eventuale disastro cosmico ed esistenzialmente conclusivo. Approfittarono dell’eventuale ultima occasione a loro concessa per divertirsi, dilapidando e sperperando, ove disponibili, grandi e piccoli patrimoni. Gli scienziati analizzarono le notizie pervenute, avanzarono teorie, discussero del problema, litigarono.. e come al solito, nell’ignoranza generale, diedero risposte solo a loro stessi. I più poveri guardarono il cielo plumbeo oppure arrossato, anche per loro nulla di nuovo, un’altra estate o un altro inverno difficile e carico di duri sacrifici. In Sicilia, a Messina, ed in Calabria, a Reggio, non si diede granché peso ai presagi negativi…cosa poteva succedere oltre quanto già accaduto alla fine del 1908? Alcuni stanchi di tutto……piegati dagli eventi, pensando al non roseo passato ed all’avvenire ancor più cupo prepararono i bagagli…Chissà !

In realtà ogni volta, sin da tempi remoti, alla apparizione delle comete ed in particolare a quella di Halley, più volte osservata nel corso dei secoli, gli studiosi collegarono all’apparizione fenomeni naturali di vario genere. Anche il 1910 non fece eccezione al teorema più o meno definito. Superate le giornate critiche ed andate fortunatamente a vuoto le profezie riguardanti la fine del mondo, restarono comunque in essere quelle previste da astrologhi, chiromanti e predicatori di varia natura “…gravi sventure…”, attribuite da loro in parte al negativo comportamento del genere umano ed in parte alla malefica influenza della cometa.

I responsi dei negromanti, in verità abbastanza facili, ebbero poi da parte di chi vi prestò fede un riscontro pratico, infatti in breve successione temporale si ebbero un’eruzione sull’Etna, un terremoto in Irpinia, focolai di infezione colerica in Puglia ed in altre regioni d’Italia tra cui Calabria, Sicilia e Sardegna; seguirono inondazioni ad Ischia, nella zona di Messina e nel mantovano.

2 - Eruzione dell’Etna


Il 23 marzo del 1910, dopo la piccola eruzione dell’aprile 1908 che interessò la Valle del Bove, la montagna entrò nuovamente in attività. Un altissimo pennacchio di fumo misto a ceneri visibile a chilometri di distanza, si innalzò dal cono del vulcano accompagnato da fasi esplosive. Apertosi un largo squarcio lungo più di 2 km nei pressi dei Monti Silvestri alle quote poste tra i 2.350 ed i 1.950 metri di altezza ne uscì una colata lavica, caratterizzata dalla sua particolare fluidità e da uno spessore medio di circa 8 metri, che cominciò a scorrere velocemente verso il versante sud. La contestuale emissione di ceneri vulcaniche trasportate dal vento, pericolose per gli esseri umani, per le strade e per l'agricoltura, raggiunse Catania causando disagi anche ed in particolare alle popolazioni dislocate sulle falde della montagna che subirono altresì quelli provocati dalla lava ormai in inesorabile avanzata.

La fase successiva, nella sua spettacolarità, fu osservata da tutti i paesi dell’area Etnea. Salvatore S. agiato commerciante, salì sul punto più alto della sua casa, situata a Gravina di Catania sull’Etna - 10 Km. circa da Catania - e se ne preoccupò.. ..non più di tanto……solo un poco! Guardò il vulcano ed il bagliore lontano della lava e degli incendi, scese al livello inferiore e coprì accuratamente l’apertura della grande cisterna dell’acqua situata sulla terrazza del primo piano e poi ancora quella situata più in basso. In giardino si impensierì per le sue coltivazioni di mandarini, aranci ed altro. Non guardò nemmeno la siepe di fichi d’india posta al limite della proprietà, loro, i fichi d’india, non ne avrebbero granché sofferto….. abituati ormai da secoli ad affrontare problemi simili! Disse una sola parola in siciliano, masticata con un minimo di rabbia: “..ruttau”. Poi indossata la giacca di fustagno più logora, bardato il cavallo e salito sul calesse andò a trovare amici e parenti per portare il suo aiuto e dare nello stesso tempo un’occhiata alle sue proprietà per verificare i danni; non accese il sigaro…pur avendone voglia anche perché non fumava. La moglie rimasta casa, più o meno tranquilla, radunò i figli. Per almeno uno di essi, in collegio a Catania, non ebbe di che preoccuparsi.
Minore serenità e certamente maggiore apprensione dimostrarono gli abitanti dei centri abitati posti ai piedi delle ultime propaggini collinari del versante sud dell'Etna, l’eruzione infatti minacciò e da vicino i loro poderi, le sciarre, le abitazioni principali e secondarie. Nei giorni successivi, la lava molto fluida continuò ad avanzare lungo il suo fronte ad una discreta velocità, scendendo fino a circa 700 metri di quota. Incendiò frutteti e vigneti, distrusse case ed abitazioni di campagna si avvicinò a Belpasso, uno dei centri più caratteristici del comprensorio etneo e, più ancora, raggiunse i pressi all’abitato di Borrello, piccolo insieme urbano facente a suo tempo parte del preesistente nucleo abitato di Guardia di Malpasso.

Si risvegliarono le antiche tradizioni, i sacerdoti indossarono i paramenti sacri, dalle chiese uscirono statue e reliquie. Furono conseguentemente organizzate con largo afflusso popolare messe e processioni. Tutti contribuirono con le loro forze e con i loro mezzi per far fronte alle vicende locali lavorando instancabilmente secondo necessità e per quanto in loro potere. Non mancarono gli episodi di solidarietà da parte degli abitanti del circondario che accolsero con fraterna sollecitudine gli sfollati delle zone considerate più a rischio, ospitandoli ed approvvigionandoli.
Dopo 26 giorni di attività vulcanica, di agitazioni e di ansietà da parte delle popolazioni che incisero, anche ed ovviamente, sull’attività delle autorità civili e militari, l’eruzione ebbe finalmente il suo termine. Sull’Etna la colata di lava non più alimentata fermò il suo corso, si consolidò ed a seguito dell’eruzione nacquero nuovi crateri indicati poi anche come “Monti Recupero”. Gli abitanti delle località sfiorate dal disastro incombente tirarono infine un sospiro di sollievo e la vita tornò poi lentamente e per alcuni ancora più poveramente a scorrere nella sua normalità quotidiana. Molti uomini, malgrado la congiuntura del momento, aprirono……segretamente la loro borsa ed in conseguenza altrettante donne velate di nero si avvicinarono agli altari facendo donazioni, accendendo ceri di ringraziamento ed in ogni caso, nel genuflettersi, pregarono con la speranza di ottenere in futuro un più prospero avvenire.

La “Gente dell’Etna” restò tranquilla per quasi un anno poi nel settembre 1911, a seguito di una serie di scosse sismiche con imponenti manifestazioni vulcaniche di natura esplosivo-effusiva, si formò un'ampia frattura che sconvolse il lato Nord-Est del vulcano. Una duplice colata arrivò a minacciare il fiume Alcantara dando origine ad una nuova bocca chiamata poi del Cratere Nord-Est.

3 - Terremoto in Irpinia

Mentre in Sicilia si iniziò a fare il primo bilancio dei danni provocati dall’eruzione del marzo 1910 ormai esaurita, nel giugno, in Irpinia - regione storico-geografica della Campania centrale - la terra cominciò a tremare. Nella giornata del 6 giugno, fu avvertita una lieve scossa che non destò preoccupazioni e non causò alcun danno. In quella successiva invece il sisma, con epicentro a Calitri in provincia di Avellino, fece registare circa 40 vittime. Gravi i danni all'abitato, quasi integralmente lesionato, che subì anche il crollo di circa il 30% delle case.


Calitri in una antica stampa

Il terremoto non interessò solo Calitri; anche in altre 40 località dell’Irpinia, la scossa causò lesioni, fenditure, caduta di cornicioni e di muri. Il sisma fu avvertito anche a Napoli, in Puglia, in Sicilia e fino al confine meridionale del Lazio e dell'Abruzzo. Crolli ed ingenti danni alle opere d’arte, in particolare a chiese e monumenti, si ebbero a Nusco, San Nicola Baronia, San Sossio e Zungoli. Nei paesi di San Fele, Carife e Ruvo del Monte vi furono cedimenti di abitazioni. Altre gravi lesioni furono riscontrate negli edifici di Ascoli Satriano, Castel Baronia, Flumeri, Guardia dei Lombardi, San Nicola Baronia, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei Lombardi e Vallata. Si verificarono inoltre frane, ed avarie alla rete stradale ed a quella idrica, in molti fiumi e sorgenti fu altresì notato l’intorbidamento delle acque ed una riduzione della loro portata. Complessivamente risultarono danneggiati 53 comuni: di cui 41 in provincia di Avellino e 12 in provincia di Potenza.

A seguito delle richieste di aiuto inoltrate dal prefetto di Avellino confluirono a Calitri i carabinieri di Sant'Angelo dei Lombardi. Seguirono, gli uomini della brigata Cagliari, di stanza a Salerno, che inviò in soccorso delle popolazioni il 63° fanteria; i suoi tre battaglioni, operarono a Bagnoli Irpino, Sala Consilina, Bisaccia, Calitri, S. Andrea di Conza, Ariano di Puglia, Fontanarosa, ed a S. Angelo dei Lombardi. Il 1° battaglione del 64° fanteria invece fu integralmente utilizzato a Calitri. In questa località si affiancarono nella stessa giornata del 7 giugno, altre squadre di volontari provenienti da Lioni, da Montella, da Avellino, da Napoli e da altre località limitrofe. I primi interventi di natura sanitaria furono poi prestati direttamente sul posto da clinici locali. Materiali di soccorso giunsero successivamente con un treno della Croce Rossa Italiana insieme a medici, infermieri ed ospedali da campo. Al problema degli alloggi si fece fronte tramite l’invio e la distribuzione, a cura delle autorità militari, di tende e quant’altro necessario.
Nella giornata dell’8 giugno, diffusasi la notizia, anche il Re Vittorio Emanuele III e la regina Elena giunsero a Calitri con un treno speciale. Quasi contemporaneamente il coordinamento dei soccorsi, secondo le scelte operate dal Governo, fu affidato al ministero dell'Interno, a quello dei Lavori pubblici e del Genio civile.
Alle truppe già presenti sul posto ed in sostituzione del 64° fanteria rientrato nelle sue sedi, fu inviato a Calitri il XXXIII° battaglione dell’11° bersaglieri di stanza a Nocera e successivamente reparti del 30° reggimento di fanteria Pisa che, peraltro, rimasero in loco fino ai primi giorni di agosto. La zona colpita fu anche raggiunta da una sezione del Genio civile che iniziò a sviluppare con energica risolutezza le attività di propria competenza; furono abbattute le case crollate ed in parte le antiche mura disposte a suo tempo a difesa della cittadina in quanto eccesivamente lesionate, si provvide conteporaneamente a puntellare e rispristinare gli edifici utilizzabili a fini abitativi.

Il 9 luglio si riunì il Consiglio dei ministri sotto presidenza dell’on. Luigi Luzzatti. Esaminata la situazione in essere nel territorio sinistrato ed assunte le informazioni necessarie, approvò un disegno di Legge, destinando risorse finanziarie ed agevolazioni fiscali a favore dei terremotati. I mezzi, posti a disposizione dei molti - troppi - comuni danneggiati si rivelarono insufficienti quindi i provvedimenti del dispositivo di legge furono ampliati e reiterati nel 1911. In ogni caso l'economia prevalentemente agricola della regione, non si risollevò rapidamente anche a causa dell'abbandono delle campagne da parte di molte famiglie coloniche che preferirono trasfersi altrove.

4 - Epidemia di Colera

Cometa o non cometa…l’anno continuò a dimostrarsi particolarmente sfortunato.

Oltre ai danni ed alle vittime provocate dall’eruzione dell’Etna e dal terremoto dell’Irpinia, il terribile morbo del colera fece la sua riapparizione dopo circa 26 anni dalla sua ultima manifestazione. Il colera infatti individuato in Italia nel 1837, colpì nuovamente la penisola nel 1854, nel 1866 ed ancora nel 1884 dando luogo ad un bilancio, con riguardo alla perdita di vite umane, decisamente spaventoso.

Nel 1910 la situazione complessiva in ambito sanitario fu più fortunata rispetto a quella che caratterizzò il secolo precedente, isolato da lungo tempo il vibrione, conosciute le cause della malattia ed ormai consolidate le modalità curative su base scientifica, risultò più facile combattere l’epidemia riducendo il numero delle vittime e la sua diffusione. La certezza delle diagnosi nei casi segnalati, la migliorata organizzazione dei cordoni sanitari ed un’assistenza medica meno empirica rispetto al passato, consentì di isolare il fenomeno evitando l’espandersi del contagio ad un numero più vasto di comuni e regioni d’Italia. Ciò nonostante nel corso del 1911 l’infezione, debellata in Puglia, fece la sua ricomparsa in Sicilia, in Calabria ed in Sardegna provocando ancora numerosi decessi.

Nell’agosto 1910 alcuni casi dell’infezione furono segnalati in vari comuni delle Puglie. Le autorità civili allarmate chiesero aiuti ed interventi immediati. Personale paramedico in forza all’Ospedale Militare di Bari raggiunse quindi i luoghi contagiati ad Adria, a Barletta, a Trani ed a Spinazzola. In tali località gli infermieri operarono in aiuto al personale della Croce Rossa già presente ed impegnato nella cura degli ammalati nei lazzaretti all’uopo predisposti.

Furono ovviamente mobilitati anche i responsabili dei presidi sanitari locali, tra questi anche Michele A. giovane medico della zona, con moglie e tre figli di cui una ultima nata. Chiamato a prestare la sua assistenza nelle zone colpite dal morbo e trasferita la famiglia nella propria casa di campagna, si allontanò con preoccupazione e dispiacere dalla stessa raggiungendo i vari luoghi dove fu destinato. Intervenne quindi nelle operazioni di soccorso accettando gli incarichi assegnati, pur non avendo particolari esigenze di mettersi in vista, ma onorando così il “Giuramento di Esculapio” a suo tempo prestato nella sua qualità di medico. Essendo una persona caratterialmente e costituzionalmente forte non subì particolari danni. Contrariamente la moglie, debilitata dal recente parto ed ammalatasi, non sopravvisse.

In soccorso delle popolazioni pugliesi furono inviate truppe anche nel mese di novembre. Infatti reparti di formazione del 91° del 92° reggimento di fanteria e del 3° reggimento alpini raggiunsero Brindisi, Ostuni e Francavilla Fontana per portare soccorsi alla popolazione ed espletare di concerto con nuclei di carabinieri anche servizi di cordone sanitario.

Le cronache sono comunque avare di cifre sul numero, sulle località e sulla qualità dei servizi prestati dalla varie organizzazioni che si resero partecipi dell’opera di assistenza. In ogni caso, al personale civile, militare e della Croce Rossa impegnato nelle operazioni di soccorso fu attribuita, la medaglia ai “Benemeriti della Salute Pubblica” rinnovata, secondo il nuovo conio riportante l’effigie di Vittorio Emanuele III, e concessa sulla base dei criteri stabiliti all’art. 1 del Regio decreto del 28 agosto 1867 e successivi:
”Sarà coniata una medaglia destinata a premiare le persone che si rendono in modo eminente benemerite in occasione di qualche morbo epidemico pericoloso, sia prodigando personalmente cure ed assistenze agli infermi, sia provvedendo ai servigi igienici ed amministrativi, ovvero ai bisogni materiali o morali delle popolazioni travagliate dal morbo, e massimamente quando non ne correva loro per ragione d'ufficio o di professione un obbligo assoluto e speciale”.

Le modalità di assegnazione della decorazione nonché la composizione delle commissioni esaminatrici dei titoli di merito furono poi ridefinite dal Regio Decreto del 5 marzo 1914 n. 184 e dal decreto luogotenenziale del 25 novembre 1915 al n. 1711.

5 – Alluvioni: Ischia – Messina – Zona di Mantova

Anche nel 1910 quindi furono attribuiti, premi, decorazioni ed elogi solenni al personale civile e militare che prese parte alle operazioni dirette ad assistere ed aiutare le popolazioni in parte soggette alla rovina causata dalle varie calamità che si verificarono nel corso dell’anno. Per le autorità civili e per le organizzazioni di soccorso in tutte le sue molteplici tipologie, il 1910 però sembrò non avere mai termine. Cessata o quasi cessata un’emergenza ne subentrò immediatamente un’altra.

Nel mese di ottobre il maltempo provocò intense precipitazioni atmosferiche in particolare nella disgraziatissima Campania colpendo duramente l’isola di Ischia. Le zone abitate dell’isola ne furono in parte sconvolte. Danneggiata Casamicciola nonché servizi essenziali e comunicazioni. Anche in questo caso il genio civile e militare, la Croce rossa ed altre organizzazioni, inviarono immediatamente le proprie squadre di soccorso. Da Napoli giunsero contingenti dell’11° bersaglieri, da Roma, da Pavia e da Torino altri reparti del 2° bersaglieri e nuclei di zappatori. Anche in questo caso all’impegno umanitario profuso da tutti corrispose la riconoscenza degli abitanti e delle autorità locali.
A novembre le intemperie colpirono la Sicilia accanendosi in particolare su Messina dove il “quartiere americano”, costituito da baracche, fu gravemente alluvionato. La situazione dei sinistrati del terremoto del 1908 di per sé precaria si aggravò quindi improvvisamente facendo prospettare nuove situazioni di pericolo. La protezione civile e reparti del 1° reggimento del genio intervennero rapidamente costruendo canalizzazioni di scolo, riorganizzando i settori minacciati e mettendo ordine alle baracche danneggiate.
Nel mese di dicembre, su al nord Italia, le piogge insistenti provocarono lo straripamento del fiume Oglio danneggiando alcuni abitati tra cui quello di Commessaggio. Si resero ancora indispensabili interventi di sezioni della protezione civile tra cui anche quelli degli uomini del 72° reggimento fanteria “Puglie” inviati sui luoghi sinistrati dalle autorità militari di Mantova.
Ma la Cometa ………….portò veramente sfortuna?
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PS: - Salvatore S. e Michele A., sono persone realmente vissute nei luoghi e nel contesto citato. Ebbero poi occasione di conoscersi e frequentarsi in ben più liete circostanze, attribuibili ad eventi assolutamente casuali e da considerarsi conseguentemente come imprevedibili all’epoca dei fatti descritti.

Michele Squillaci

Bibliografia:
Siti internet - Comune di Calitri
Siti internet – Croce Rossa Italiana – Corpo Militare
P. Sezanne – Le Decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia –
Uffici Storici Esercito-Marina Aeronautica. Roma 1992.
Collezionismo Italiano - C.G.E. – Milano 1979
Italia del XX secolo – Rizzoli - Milano 1977
Touring Club Italiano – Sicilia – Milano 1933
Touring Club Italiano – Campania – Milano 1936
Touring Club Italiano – Puglia, Lucania e Calabria – Milano 1937
Cronache e documenti vari.
Foto delle medaglie: da originali d’epoca – Collezione privata

I DISASTRI IN ITALIA

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