I GRANDI DISASTRI IN ITALIA
Sezione a cura di Michele Squillaci e Francomputer
( e altri gratuiti contributi di scrittori e giornalisti )


Anno 1908 - 28 dicembre
Il grande Terremoto in Calabria e in Sicilia

1 - Premessa
Che cosa succede?

Questa probabilmente fu la domanda che girò in tempo reale nel mondo, secondo i parametri e la strumentazione dell’epoca, non appena i sismografi registrarono il verificarsi di un terremoto di grande magnitudo, inquadrabile settorialmente in una zona probabilmente ubicata in Italia. Nessuna ulteriore informazione disponibile, solo le tracce marcate dai pennini sui tabulati degli osservatori sismici che gli studiosi cominciarono velocemente ad analizzare ed interpretare. I telegrafi cominciarono a ticchettare in attesa di ottenere e scambiare notizie. Così….prima di ottenere una qualsivoglia comunicazione ufficiale molte nazioni del mondo e l’Italia stessa, furono informate attraverso la strumentazione scientifica del terremoto del 1908 che devastò Messina e Reggio Calabria.
I sismografi misero in evidenza solo la grande intensità delle scosse senza consentire però agli specialisti di individuare con altrettanta certezza la specifica localizzazione e solo di immaginare, ovviamente, i possibili danni provocati da un sisma di quella intensità. Gli addetti all’osservatorio Ximeniano annotarono: “stamani alle 5,21 negli strumenti dell'Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione Le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 40 centimetri”.

2 - I Luoghi

Messina città portuale della Sicilia, di antichissima origine, è situata sulla costa occidentale dell'omonimo stretto e dista circa 6 km dalla sponda calabra. Nel corso della sua storia fu soggetta a molte vicissitudini, alcune epidemie fecero strage dei suoi abitanti ed il terremoto del 1783 distrusse gran parte della città. Ricostruita, subì poi gravi danni nel periodo risorgimentale a causa dei bombardamenti cui fu soggetta da parte borbonica. Esclusi i bombardamenti anche Reggio Calabria subì più o meno analoghe disavventure rimanendo anch’essa pressoché distrutta dal terremoto del 1783 che determinò la successiva riedificazione di molti dei suoi quartieri secondo un nuovo piano regolatore e con criteri innovativi.

3- Gli avvenimenti

Il 28 dicembre 1908, lunedì, alle ore 5,21 del mattino, nella piena oscurità e con gli abitanti in parte immersi nel sonno, un terremoto, che raggiunse il 10° grado della scala Mercalli, accompagnato da maremoto, mise a soqquadro le coste calabro-sicule con numerose scosse devastanti. La città di Messina, con il crollo di circa il 90% dei suoi edifici, fu sostanzialmente rasa al suolo. Gravissimi i danni riportati da Reggio Calabria e da molteplici altri centri abitati del circondario. Sconvolte le vie di comunicazione stradali e ferroviarie nonché le linee telegrafiche e telefoniche. L’illuminazione stradale e cittadina venne di colpo a mancare a Messina, Reggio, Villa San Giovanni e Palmi, a causa dei guasti che si produssero nei cavi dell’energia elettrica e della rottura dei tubi del gas.

A Reggio Calabria andarono distrutte fra le altre, la villa Genoese-Zerbi e i palazzi Mantica, Ramirez e Rettano, nonché diversi edifici pubblici. Caserme ed ospedali subirono gravi danni, 600 le vittime del 22° fanteria dislocate nella caserma Mezzacapo, all'Ospedale civile, su 230 malati ricoverati se ne salvarono solo 29.
A Bagnara di Calabria crollarono numerose case. A Palmi andò distrutta la chiesa di San Rocco. A Trifase nei pressi di Catanzaro si ebbero molti danni ma fortunatamente pochi gli scomparsi data la modesta dimensione delle abitazioni. In Sicilia si ebbero crolli a Maletto, Belpasso, Mineo, S. Giovanni di Giarre, Riposto e Noto. A Caltagirone crollò per metà il quartiere militare.
A Messina, maggiormente sinistrata, rimasero sotto le macerie ricchi e poveri, autorità civili e militari. Nella nuvola di polvere che oscurò il cielo, sotto una pioggia torrenziale ed al buio, i sopravissuti inebetiti dalla sventura e semivestiti non riuscirono a realizzare immediatamente l’accaduto. Alcuni si diressero verso il mare, altri rimasero nei pressi delle loro abitazioni nel generoso tentativo di portare soccorso a familiari ed amici. Qui furono colti dalle esplosioni e dagli incendi causati dal gas che si sprigionò dalle tubature interrotte. Tra voragini e montagne di macerie gli incendi si estesero, andarono in fiamme case, edifici e palazzi ubicati nella zona di via Cavour, via Cardines, via della Riviera, corso dei Mille, via Monastero Sant'Agostino.
Ai danni provocati dalle scosse sismiche ed a quello degli incendi si aggiunsero quelli cagionati dal mare.

Improvvisamente le acque si ritirarono e dopo pochi minuti almeno tre grandi ondate aggiunsero al già tragico bilancio altra distruzione e morte.
Onde gigantesche, alte oltre 10 metri, raggiunsero il litorale spazzando e schiantando quanto esistente. Nel suo ritirarsi la marea risucchiò barche, cadaveri e feriti. Molte persone, uscite incolumi da crolli ed incendi, trascinate al largo affogarono miseramente.

Alcune navi alla fonda furono danneggiate, altre riuscirono a mantenere gli ormeggi entrando in collisione l’una con l’altra ma subendo danni limitati. Il villaggio del Faro a pochi chilometri da Messina andò quasi integralmente distrutto. La furia delle onde, spazzò via le case situate nelle vicinanze della spiaggia anche in altre zone. Le località più duramente colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Riposto, S. Alessio, Briga e Paradiso su quelle siciliane.
Gravissimo il bilancio delle vittime. Messina che all’epoca contava circa centotrentamila abitanti ne perse circa 80.000, Reggio Calabria circa 15.000 su di una popolazione di quarantacinquemila abitanti. Altissimo il numero dei feriti. Catastrofici i danni materiali.
Numerosissime scosse di assestamento si ripeterono nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909.

4 – Prime notizie e soccorsi

A Messina, sede della 1° squadriglia torpediniere della Regia Marina, si trovarono ancorate nel porto la torpediniere “Saffo”, “Serpente”, “Scorpione”, “Spica” e l'incrociatore “Piemonte”; a bordo di quest’ultimo un equipaggio di 263 uomini tra ufficiali, sottufficiali e marinai. Alle otto del mattino della stessa giornata del 28, la torpediniera “Saffo”, riuscì ad aprirsi un varco fra i rottami del porto. I suoi uomini e quelli della R.N. “Piemonte” sbarcarono dando così inizio alle prime opere di soccorso. Raccolte immediatamente oltre 400 persone, tra feriti e profughi, le stesse furono successivamente trasportate via mare a Milazzo.
Non fu possibile ritrovare vivo il comandante della “Piemonte”, Francesco Passino, sceso a terra nella serata precedente per raggiungere la famiglia e deceduto unitamente alla stessa a causa dei crolli.

A bordo dell’incrociatore, raggiunto da alcuni ufficiali dell’esercito sopravissuti al disastro ed in accordo con le autorità civili, furono assunti i primi provvedimenti per raccogliere ed inquadrare il personale disponibile, informare dell’accaduto il Governo e chiedere rinforzi.

Allo scopo l’incarico fu attribuito al tenente di vascello A. Belleni che con la sua torpediniera, la “Spica” ed altre unità lasciò il porto di Messina, malgrado le cattive condizioni del mare, raggiungendo alcune ore dopo Marina di Nicotera da dove riuscì a trasmettere un dispaccio telegrafico. Dello stesso fu poi data comunicazione anche al ministro delle marina: "Oggi la nave torpediniera Spica, da Marina di Nicotera, ha trasmesso alle ore 17,25 un telegramma in cui si dice che buona parte della città di Messina è distrutta. Vi sono molti morti e parecchie centinaia di case crollate. È spaventevole dover provvedere allo sgombero delle macerie, poiché i mezzi locali sono insufficienti. Urgono soccorsi, vettovagliamenti, assistenza ai feriti. Ogni aiuto è inadeguato alla gravità del disastro. Il comandante Passino è morto sotto le macerie".

5– Azione del Governo e della Marina italiana e straniera

La prima notizia ufficiale del disastro giunse quindi col telegramma trasmesso da Marina di Nicotera dal comandante della torpediniera Spica. Altre ne seguirono da diverse località e strutture dando un’idea approssimativa della catastrofe. Nella stessa serata del 28, riunito d’urgenza il Consiglio dei ministri, l’On. Giolitti esaminò la situazione emanando di concerto le prime direttive del Governo.
Il Comando di Stato Maggiore dell’esercito diffuse ordini operativi mobilitando gran parte delle unità presenti sul territorio nazionale. Il ministro della marina fece comunicare alla divisione navale in navigazione nelle acque della Sardegna, composta dalle corazzate "Regina Margherita", "Regina Elena", "Vittorio Emanuele" e dall’incrociatore "Napoli", di cambiare rotta e dirigersi verso la zona disastrata. Il ministro dei Lavori Pubblici On. Piero Bertolini partì subito per Napoli da dove, imbarcatosi sull’incrociatore "Coatit", raggiunse Messina. Anche il re e la regina partirono il 29 per Napoli. Saliti poi sulla "Vittorio Emanuele", in sosta per caricare a bordo anche materiale sanitario e generi di conforto, raggiunsero la Sicilia nelle prime ore della giornata successiva.
Ma già nella mattinata del 29, la rada di Messina cominciò ad affollarsi. Una squadra navale russa alla fonda ad Augusta si diresse a tutta forza verso la città con le navi “Makaroff”, “Guilak”, “Korietz”, “Bogatir”, “Slava”, “Cesarevitc”. Subito dopo fecero la loro comparsa le navi da guerra inglesi “Sutley”, “Minerva”, “Lancaster”, “Exmouth”, “Duncan”,” Euryalus”.
Alcuni equipaggi scesi a terra furono immediatamente impiegati nelle operazioni di soccorso caricando a bordo sfollati e feriti e concorrendo generosamente ad azioni di salvataggio e di polizia. Subito dopo arrivarono le navi italiane che si ancorarono ormai in terza fila. Malgrado la sorpresa, nessuno…se la prese più di tanto anche se, qualche tempo dopo, la stampa intervenne polemicamente.

Messe in mare le scialuppe anche gli equipaggi italiani furono sbarcati ed impiegati secondo le esigenze del caso. Il Re e la regina arrivarono all’alba del 30. Con una lancia a motore, accompagnati dai ministri Bertolini e Orlando, percorsero la costa per poi fare ritorno a bordo della loro nave. Data la gravità e le difficoltà della situazione, la regina rimasta sulla corazzata contribuì con grande impegno alla cura degli infermi mentre il Re raggiunse la terraferma per portare alle truppe italiane e straniere, impegnate nelle difficili operazioni di prima assistenza, le proprie espressioni di elogio e riconoscenza.
Le navi da guerra, trasformate ormai in ospedali e trasporti, caricati i feriti fecero poi la spola con Napoli ed altre città costiere occupandosi anche di trasferire le truppe già concentrate nei porti ed in attesa di destinazione. Cominciò l’afflusso di uomini tra cui i Carabinieri delle legioni di Palermo e di Bari e molteplici reparti dell’esercito. A chi arrivò di notte la città di Messina apparve illuminata dagli incendi che continuarono ad ardere per parecchi giorni.
La R.N. “Napoli” da Messina si trasferì a Reggio Calabria. Il suo comandante U.Cagni, assunto provvisoriamente il comando della piazza e delle operazioni di soccorso, sbarcò i marinai della nave per organizzare l’assistenza ed impiantare un primo ospedale da campo destinato alla medicazione dei feriti leggeri. Quelli più gravi furono trasportati a bordo. Il Cagni divise poi la città in varie zone assegnandole agli uomini della “Napoli” ed alle truppe dell’esercito già disponibili in loco tra cui i superstiti del 22° fanteria ed alcuni distaccamenti del 2° bersaglieri sopraggiunti nel frattempo. I marinai assieme ad alcuni nuclei di carabinieri organizzarono anche pattuglie di ronda con lo scopo di provvedere anche alle esigenze di Pubblica Sicurezza.
La stampa uscì con le prime edizioni dei giornali riportando dapprima dati sintetici e poi informazioni dettagliate con il sopraggiungere di notizie più certe e particolareggiate. L'Italia, sbalordita, seppe così che a Reggio, a Messina, interi quartieri erano crollati, che sotto le macerie di case, ospedali e caserme erano scomparsi interi nuclei familiari, malati, funzionari, guardie e soldati. Venne inoltre a conoscenza della meravigliosa gara di solidarietà internazionale apertasi tra navi straniere ed italiane per portare aiuto ai superstiti e trasportare sui luoghi colpiti dal sisma i materiali e gli uomini necessari.
Il mondo intero si commosse capi di Stato, di Governo ed il Papa, Pio X, espressero il loro cordoglio ed inviarono notevoli aiuti anche finanziari. Unità da guerra francesi, tedesche, spagnole, greche, e di altre nazionalità lasciarono i loro ormeggi e, raggiunte le due sponde dello stretto, misero a disposizione anche i propri equipaggi per provvedere a quanto necessario distinguendosi peraltro nel corso delle azioni cui presero parte. In tutta Italia, oltre agli interventi organizzati dalla Croce Rossa e dall'Ordine dei Cavalieri di Malta, si formarono comitati di soccorso per la raccolta di denaro, viveri ed indumenti. Da molte province, partirono squadre di volontari composte da medici, ingegneri, tecnici, operai, sacerdoti ed insegnanti per portare, malgrado le difficoltà di trasferimento esistenti, il loro fattivo sostegno alle zone terremotate. Anche le Ferrovie, ormai dello Stato, inviarono proprio personale tra questi Gaetano Quasimodo che raggiunse Messina portando al seguito la famiglia ed il figlioletto Salvatore di soli 7 anni futuro premio Nobel per la letteratura.

6 – Uomini, mezzi, materiali
Attività di Protezione Civile e di Pubblica Sicurezza

Gli ordini emanati raggiunsero immediatamente le Grandi Unità dipendenti. Ufficiali, sottufficiali e soldati inquadrati nei loro reggimenti raggiunsero quindi da tutte le città d’Italia le zone di adunata per trasferirsi senza indugio e senza interruzione nei settori assegnati nei pressi di Reggio e di Messina. Per il trasporto delle truppe, dei viveri e di tutti gli altri generi di soccorso, unità ospedaliere, attrezzature da lavoro, materiali da campo, cucine etc. si provvide con le navi della Marina Militare che contribuì all’azione di soccorso con 69 unità di varia tipologia e tonnellaggio nonché con i molti piroscafi civili requisiti o resi disponibili per la specifica necessità. Diverse colonne di soccorso, ripristinate le linee ferroviarie, raggiunsero con treni speciali le zone disastrate mentre altri contingenti, più vicini, si trasferirono “per via ordinaria” con i mezzi a propria disposizione. Al personale della Sanità militare che si premurò di predisporre gli ospedali da campo fornendo personale medico e paramedico specialistico, si unirono contingenti di volontari della Croce Verde, della Croce Bianca, di organizzazioni umanitarie e degli ospedali civili. La Croce Rossa e l’Ordine dei Cavalieri di Malta misero in funzione anche dei “Treni Ospedale” occupandosi della cura dei feriti e del loro trasferimento in altre città al fine di non intasare le strutture sanitarie locali.
A Messina ed a Reggio Calabria, entrati in funzione i Comandi, ed individuati con certezza i grandi settori di intervento si provvide a rivedere e ripianificare lo schema operativo iniziale. Uomini e materiali furono dislocati nelle località maggiormente colpite dal disastro e quindi smistati nelle zone di Messina, Reggio, Villa S. Giovanni, Pellaro, Palmi, Monteleone e Catanzaro. Da questi centri di raccolta i soccorsi si irradiarono anche nei comuni più piccoli e nelle frazioni minori. Alle truppe giunte nei primi giorni del gennaio 1909, se ne aggiunsero poi numerose altre. Complessivamente furono impiegati 55 reggimenti di fanteria, il 1° reggimento granatieri, 4 reggimenti bersaglieri, 7 reggimenti alpini, 3 di artiglieria, 5 del genio oltre all’intera brigata ferrovieri. Le brigate Brescia, Livorno, Napoli, Torino, Venezia, Verona, Salerno, Regina, Cremona, Pisa, Pistoia, Bologna, Ferrara, Parma, Sicilia, Ancona, Roma, Basilicata, Messina, Granatieri di Sardegna, Bergamo, Aosta ed i reggimenti del genio, degli artiglieri e degli alpini raccolsero nuovi allori ed altre onorificenze oltre quelle già numerose assegnate alle rispettive bandiere. Parteciparono quindi alle operazioni oltre 20.000 uomini dell’esercito di cui circa 12.000 operarono a Messina mentre gli altri furono impiegati a Reggio Calabria e nel suo circondario. A questi raggruppamenti si unirono consistenti reparti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza che oltre a collaborare nell’azione di soccorso si distinsero anche nell’assolvimento dei loro compiti istituzionali.
Il personale già presente e quello sopraggiunto, anche seguendo il principio della rotazione, fu impiegato nel difficile compito di spegnere incendi, ricercare feriti, soccorrere quanti seppelliti da detriti e macerie, distribuire viveri, recuperare valori e documenti da case, edifici pubblici e banche, trasportare materiali da costruzione, erigere baracche, tendopoli ed ospedali da campo, riattare strade, acquedotti ed illuminazione pubblica, proteggere linee e stazioni ferroviarie dall’assalto della popolazione in fuga. Molti contingenti del genio ebbero tra l’altro l’ingrato compito di provvedere all’individuazione di aree sufficientemente capienti per la predisposizione di fosse comuni provvedendo alla raccolta ed alla successiva inumazione dei cadaveri.

Moltissimi i piccoli centri abitati raggiunti dalle squadre di soccorso sia in Sicilia che in Calabria. Tra questi quelli di Gazzi, Tremestieri, Galati, Ponte Schiavo, Scaletta, Roccalumera, S. Teresa di Riva, Salice, Villa S. Giuseppe, Rosalì, S.Alessio, S. Stefano d’Aspromonte, Melito, Condofuri, San Lorenzo, Roccaforte del Greco, Bagaladi, Bova, Africo, Scilla, Bagnara, Favazzina, La Guardia, Cannitello, Scaletta Zanclea, S. Lucia del Mela, Castroreale, Milazzo, Venatici, Spadafora. Bauso. Dappertutto furono raccolte vittime, distribuiti viveri ed assicurata l’assistenza necessaria.
Oltre ai servizi più specificatamente attinenti alla protezione civile, soldati, carabinieri e marinai furono inoltre impegnati nella predisposizione di pattuglie di ronda notturna per impedire il saccheggio di quanto abbandonato e disperso da parte di bande di sciacalli. Questo fenomeno fu posto in evidenza sin dai primi giorni a Messina dagli uomini della “Saffo”, in perlustrazione con marinai russi, che sorpresero alcuni malviventi intenti alla spoliazione dei cadaveri ed alla raccolta di oggetti abbandonati. Nuove significative segnalazioni pervennero poi da Reggio Calabria e da altre zone sinistrate.
Visto l’intensificarsi del fenomeno e l’esigenza di porvi freno il Tenente Generale Francesco Mazza, comandante del XII° Corpo d’Armata di Palermo e nominato Commissario Straordinario per i circondari di Messina e Reggio Calabria, richiese ed ottenne provvedimenti durissimi. Con decreti del 4 e del 7 gennaio 1909 fu proclamato lo stato d'assedio, nei comuni e nei circondari di Messina e di Reggio Calabria, ed istituiti appositi tribunali militari. Tra le pene previste: quella di morte mediante fucilazione. Furono aumentati i controlli e le ronde. Qualcuno.. preso con le mani nel sacco pagò con la vita il suo squallido gesto. Il provvedimento fu poi ritirato nel febbraio 1909.

7 – Elogi del Re alle truppe - Accuse della stampa al Governo

Il Re rientrato a Roma dopo aver visitato i luoghi sinistrati della Sicilia e della Calabria, ritenne opportuno indirizzare in data 5 gennaio 1909 un proprio ordine del giorno di elogio al personale italiano e straniero, sempre impegnato con grave sacrificio nell’adempimento dei compiti assegnati.

“All'Esercito ed all'Armata,

"Nella terribile sciagura che ha colpito una vasta plaga della nostra Italia, distruggendo due grandi città e numerosi paesi della Calabria e della Sicilia, una volta di più ho potuto personalmente constatare il nobile slancio dell'esercito e dell'armata, che accomunando i loro sforzi a quelli dei valorosi ufficiali ed equipaggi delle navi estere, compirono opera di sublime pietà strappando dalle rovinanti macerie, anche con atti di vero eroismo, gli infelici sepolti, curando i feriti, ricoverando e provvedendo all'assistenza ai superstiti.
Al recente ricordo del miserando spettacolo, che mi ha profondamente commosso, erompe dall'animo mio e vi perdura vivissimo il sentimento di ammirazione che rivolgo all'esercito ed all'armata.
Il mio pensiero riconoscente corre pure spontaneamente agli ammiragli, agli ufficiali ed agli equipaggi delle navi russe, inglesi, germaniche e francesi che, mirabile esempio di solidarietà umana, recarono tanto generoso contributo di mente e di opera".

VITTORIO EMANUELE

In data 8 gennaio si riunì la Camera dei Deputati per esaminare alcuni provvedimenti urgenti di natura giuridica e finanziaria a favore delle località danneggiate. Accolte le misure proposte tra cui quelle inerenti nuove imposte e stanziamenti importanti da destinare alla ricostruzione, il 12 gennaio il Senato approvò a sua volta all’unanimità il progetto di legge a favore di Messina e di Reggio. Associandosi poi alle parole del Re emanò a sua volta un proprio ordine del giorno:
“Il Senato nell’intraprendere, col pensiero alla patria, l’esame dei provvedimenti intesi a risollevare le sorti delle province di Messina e di Reggio Calabria, rende omaggio e riverente plauso alle LL.MM. il Re e la Regina, a S. Maestà la Regina Madre ed ai Principi Reali, primi a portar sollievo al luogo del disastro; al Governo, all’esercito, alla nostra marina, alle Nazioni ed alle marine straniere, che con generosa abnegazione si adoprarono a riparare l’immensa sciagura che commosse tutte le genti civili”.
Non mancarono comunque polemiche. Alcune testate giornalistiche, criticando i provvedimenti finanziari adottati ed in particolare l’inasprimento delle tasse, accusarono il governo di aver speso molto e destinato male i fondi raccolti in occasione dei terremoti degli anni precedenti senza peraltro portare benefici alle popolazioni danneggiate.
Altri giornali, tra cui il “Tempo”, attribuirono poi ai Comandi militari gravi colpe: parziale incapacità nella gestione degli interventi di soccorso, confusione burocratica e ritardi nella distribuzione locale delle risorse, inefficienza e ritardi anche nelle azioni di recupero e riconoscimento delle salme. Ulteriori attacchi furono portati contro la Marina italiana in quanto giudicata meno sollecita e pronta ad affrontare gli eventi rispetto alla capacità ed alla funzionalità dimostrata dalle squadre navali straniere, facendo in ciò esplicito riferimento a quelle russa, inglese, francese e tedesca. Il “Giornale di Sicilia” lamentò anche manchevolezze nella distribuzione di viveri e di generi di conforto nonché difficoltà procedurali nell’erogazione degli aiuti.
Il Presidente del Consiglio On. Giolitti, pur non negando eventuali e possibili disfunzioni nella catena di comando e nella organizzazione dei soccorsi, difese le strutture e portò a propria ed a loro scusante l’immensità del sinistro, peraltro imprevedibile anche nei suoi effetti collaterali. Il ministro Mirabello, nel tutelare l’operato della Marina, dichiarò calunnioso e strumentale ogni paragone con gli interventi anche di natura umanitaria che distinsero l’azione ampiamente riconosciuta come meritoria da parte di ufficiali e marinai del naviglio straniero.
Nel contempo al ministro della guerra, Casana, fu richiesto di recarsi a Reggio, a Messina, a Palmi e nel circondario per verificare di persona le accuse mosse dalle agenzie di stampa contro l’operato dell’esercito. Al suo rientro il 16 gennaio 1909, al fine di cancellare il discredito portato alle risorse umane ancora duramente impegnate per far fronte alle varie necessità dei luoghi disastrati, aggiunse il suo elogio a quello già precedentemente espresso dal Re e dal Parlamento.
“Al momento di lasciare questi luoghi terribilmente provati dalla sventura, invio a tutti gli appartenenti all'esercito, che hanno qui dato il generoso concorso dell'opera loro, il mio generoso saluto.
“A quanti, superstiti al disastro, hanno concorso fino dal primo momento e con sereno eroismo alla grave e pietosa opera di soccorso, dimostrando all'evidenza che le più terribili prove non abbattono l'animo del soldato italiano, non ne diminuiscono l'energia e non gli tolgono la fede nell'avvenire, giunga il tributo della mia viva ammirazione.
“Ad essi e a coloro che, inviati qui da ogni parte d'Italia, hanno fatto a gara, col più generoso entusiasmo, per rispondere all'appello della patria, siano di giusto premio la lode di S.M. il Re ed il plauso della Nazione, di cui fu autorevole interprete il Parlamento.
“Un esercito nel quale sono così profondamente radicati il sentimento della fratellanza nazionale ed una illimitata abnegazione nell'adempimento del dovere, dà giusta ragione di una piena fiducia nei destini avvenire d'Italia".
Il Ministro CASANA

Successivamente furono forniti, in maniera più o meno ufficiale, dati e statistiche sulle persone ritrovate vive sotto le macerie per un totale di circa 17.000 persone di cui: 13.000 circa salvate dai militari italiani, 1.300 dai russi, 1.100 dagli inglesi e 900 dai tedeschi. Con riguardo alle operazioni di trasporto della Marina militare le informazioni trasmesse diedero per certo, alla data del 2 gennaio 1909, il trasferimento nei vari ospedali di circa 10.300 feriti mentre altri 1.200 furono movimentati dalla marina inglese e circa 1.000 da quella russa. Altre informazioni riguardarono le numerose perdite subite dal personale dell’esercito, della Marina e di altre armi alcune delle quali avvenute nel corso delle operazioni di soccorso: complessivamente circa 1.000 uomini di cui un centinaio della Marina.

Ampio risalto fu poi dato anche all’impegno profuso da Re, dalla famiglia reale, ed in particolare a quello assistenziale reso nell’occasione dalla regina Elena. Le cronache scandalistiche e le accuse in esse riportate, per lo più legate alla evidenziazione di fatti probabilmente veri ma legati ad avvenimenti temporalmente limitati, si ridussero in poco tempo a poche righe marginali per poi esaurirsi del tutto in mancanza di ulteriori elementi su cui fondare la critica. Forse…anche perché nello stesso periodo di tempo circolarono notizie ricavate dal Danzer’s Armée Zeitung, giornale viennese vicino agli orientamenti dei vertici militari imperiali, che in un articolo sostenne che l’Austria avrebbe dovuto trarre occasione dalla difficile situazione, causata dal terremoto di Reggio e Messina, per scatenare una guerra preventiva contro l’Italia.

L’incidente si risolse diplomaticamente in breve tempo ma alcuni circoli austriaci, oltre a non dimostrare alcun sentimento umano, si rivelarono peggiori di molti degli sciacalli fucilati sul campo. Tempo al tempo…pensò qualcuno!

8 – Interventi per la ricostruzione, premi e decorazioni

Assicurate attraverso i dispositivi di legge le risorse finanziarie e giunti importanti aiuti da varie parti del mondo furono analizzate le ipotesi di intervento per una riedificazione. Ad una primo suggerimento di demolire completamente quanto rimasto di Messina e costruirla in altra zona si ribellarono gli abitanti. Abbandonato il progetto fu iniziato lo sgombero delle macerie, la demolizione degli edifici inagibili, il ripristino dei servizi essenziali e delle case ancora in parte od in tutto abitabili. Istituite apposite commissioni fu rivisto il piano di urbanizzazione identificando criteri più idonei per le nuove edificazioni e richiedendo tra l’altro l’adozione di metodologie costruttive antisismiche. Per Messina non furono provvedimenti del tutto nuovi….il governo di Ferdinando IV di Borbone si era comportato analogamente a seguito del grande terremoto del 1783.

Per far fronte ai più immediati fabbisogni della popolazione si diede avvio alla costruzione di baracche di legno che sostituirono o si aggiunsero alle tendopoli. Sorsero quindi quartieri del tutto provvisori denominati americano, lombardo, svizzero, tedesco, etc. in segno di riconoscenza verso i paesi che con i loro tangibili aiuti ne agevolarono la realizzazione; un quartiere fu intestato anche alla Regina Elena. I lavori non andarono avanti speditamente dando origine a nuove polemiche contro il Governo ed a nuovi corsivi dei giornali tra cui anche quelli pubblicati dalla “Domenica del Corriere” che uscì nel febbraio 1909, lamentando lentezze burocratiche ed illustrando come sempre la sua edizione con una delle prestigiose tavole di A. Beltrame.


Le baracche però fecero bella mostra di se per lungo tempo prima che il processo di vera e propria ricostruzione fosse completato. Quasi trent’anni! A cancellare quasi del tutto quanto salvato dal cataclisma del 1908 e quanto rimasto dopo la fase di ricostruzione pensò poi la seconda guerra mondiale.

Come in altre occasioni, nel maggio 1909 il Governo decise di ricompensare con specifica attestazione, civili, militari, enti ed organizzazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso testimoniando così le particolari benemerenze acquisite dalle stesse nell’opera assistenziale svolta a favore dei terremotati. Vittorio Emanuele III, emanò quindi in data 6 maggio 1909, con il numero 338, un decreto con il quale furono fissate le modalità di concessione di una speciale medaglia di benemerenza, in due formati diversi ed in tre gradi, da attribuire ad enti, nel formato grande, ed alle persone nel formato piccolo, in quanto segnalate e riconosciute meritevoli della concessione da una speciale commissione all’uopo nominata.
L’art. 3 del R.D. fu poi variato con quello del decreto del 21 ottobre 1909 n. 719, che modificò i colori del nastro di sospensione precedentemente stabiliti nella nuova tonalità verde orlata di bianco.


VITTORIO EMANUELE III
per grazia di Dio e per volontà della Nazione
RE D'ITALIA
"Sulla proposta del Nostro ministro, segretario di Stato per gli affari dell'interno; Sentito il Consiglio dei ministri;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1
"È istituita una medaglia per gli enti e per le persone che, in modo eminente, in occasione del terremoto, avvenuto in Calabria ed in Sicilia, del 28 dicembre 1908, hanno acquistato titolo di pubblica benemerenza; sia prodigando personalmente assistenza, cure, od aiuto ai superstiti; o concorrendo con cospicue elargizioni in loro favore; sia provvedendo ai servizi di salvataggio o sanitari, od amministrativi ovvero ai bisogni materiali o morali dei danneggiati dal disastro.
Rimangono ferme le disposizioni del R. decreto 30 aprile 1851, n. 1168".
Art. 2
La medaglia sarà d'oro, d'argento o di bronzo secondo il grado di merito. Se questo non sia tale da essere ricompensato con medaglia, potrà al benemerito essere concesso un attestato di menzione onorevole.
Art. 3
La medaglia porterà da un lato la Nostra effigie con la scritta intorno: "Vittorio Emanuele III"; dall'altra una corona di quercia con la leggenda: "Terremoto 28 dicembre 1908 in Calabria e in Sicilia".
La medaglia per gli enti avrà il diametro di quattro centimetri, per le persone di tre centimetri e mezzo; ed avrà un nastro di colore verde orlato di rosso. La larghezza del nastro sarà di trentasei millimetri, quella degli orli di sei millimetri per ciascuno.
La medaglia sarà portata dalle persone decorate al lato sinistro del petto.
Art. 4
Il conferimento della medaglia o della menzione onorevole sarà da Noi fatto con la concessione del relativo diploma, su proposta del ministro dell'interno,
in seguito a parere di una Commissione così composta:
a) di un consigliere di Stato, presidente, designato dal ministro dell'interno;
b) del direttore generale dell'Amministrazione civile;
c) del direttore generale della sanità pubblica;
d) del direttore generale della pubblica sicurezza;
e) del direttore generale dei servizi speciali al Ministero dei lavori pubblici;
f) di un generale designato dal ministro della guerra;
g) di un ufficiale ammiraglio designato dal ministro della marina;
h) del comandante del Corpo dei vigili di Roma.
L'ufficio di segretario della Commissione sarà disimpegnato da un funzionario del Ministero dell'interno.
Art. 5
Gli atti meritori di cui all'art. 1 dovranno essere accertati, entro il corrente anno, con attestazione delle autorità politiche locali o anche delle rappresentanze municipali, o mediante atti di notorietà su testimonianza di persone degne di fede.
Art. 6
Le disposizioni degli articoli 4 e 5 non sono applicabili nel caso previsto dal R. decreto 11 ottobre 1884, n. 2706. In tal caso la medaglia potrà essere conferita da Noi, su semplice proposta del Nostro ministro dell'interno.
Art. 7
Insieme al diploma verrà consegnata agli enti ed alle persone decorate la medaglia coniata a spese dello Stato.
Art. 8
I nomi dei decorati saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale del Regno. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addì 6 maggio 1909.
VITTORIO EMANUELE V.
Il Guardasigilli: Orlando - Giolitti


Le operazioni di soccorso naturalmente proseguirono per buona parte del 1909, quindi oltre alla medaglia di “Benemerenza” di cui sopra, nel 1910 fu deciso di coniare e distribuire una medaglia “Commemorativa” in argento, questa volta da attribuire, a ricordo dell'opera prestata a chi avesse prestato servizio nei luoghi devastati dal terremoto nel periodo compreso tra il 28 dicembre 1908 fino a tutto il mese di marzo 1909. Vittorio Emanuele III ne dispose quindi la concessione con Regio Decreto del 20 febbraio 1910 n. 79. Anche in questo caso i colori del nastro, furono modificati con successive disposizioni, R.D. del 7 luglio 1910 n. 497, stabilendone definitivamente i colori in verde con tre fasce bianche disposte al centro ed ai lati. Anche in questo caso una specifica Commissione stabilì il diritto ed i titoli di merito alla concessione.

 

VITTORIO EMANUELE III
per grazia di Dio e per volontà della Nazione
RE D' ITALIA
Sulla proposta del presidente del Consiglio, ministro segretario di Stato per gli affari dell'interno;
Sentito il Consiglio dei ministri; Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1
È istituita una medaglia commemorativa dell'opera soccorritrice e delle azioni generose e filantropiche, compiute nei luoghi devastati dal terremoto del 28 dicembre 1908 in Calabria ed in Sicilia.
Art. 2
Tale medaglia sarà coniata in argento, avrà il diametro di 32 millimetri, recherà da una parte la Nostra Effigie con la scritta intorno: «Vittorio Emanuele III Re d'Italia»; dall'altra parte una corona di foglie di quercia con la leggenda: «Medaglia commemorativa Terremoto Calabro-Siculo 28 dicembre 1908».
Art. 3
La medaglia sarà portata appesa al lato sinistro del petto con un nastro di seta di colore azzurro cupo della larghezza di 33 millimetri con una fascia verticale bianca nello spazio centrale e larga 11 millimetri.
Art. 4
Avranno diritto di fregiarsi della medaglia tutte le persone nazionali e straniere che nei luoghi devastati dal terremoto e nel periodo di tempo dal 28 dicembre 1908 a tutto marzo 1909 prestarono opera soccorritrice per gli scopi indicati nell'art. 1 del R. decreto 6 maggio 1909, n. 338.
Art. 5
L'accertamento dell'opera, data dalle persone nei luoghi predetti, dovrà effettuarsi mediante attestazione:
a) dei capi locali delle varie Amministrazioni dello Stato e dei capi dei vari corpi militari per quanto concerne le persone appartenenti a tali Amministrazioni o Corpi;
b) del Comitato centrale dell'Associazione della Croce Rossa Italiana per le persone che fecero parte di squadre o Comitati, alla dipendenza dell'Associazione stessa;
c) del sindaco, col visto del prefetto della Provincia, per le persone che fecero parte di squadre o di Comitati, organizzati da Comuni, da altri enti o da privati.
Per le persone private, che non fecero parte di Comitati o di squadre di soccorso, l'accertamento dovrà farsi con atti di notorietà su testimonianza di persone degne di fede, rese innanzi al pretore.
Art. 5-bis
L'accertamento dell'opera soccorritrice, prestata nei luoghi devastati dal terremoto, dagli stranieri e dai cittadini italiani residenti all'estero, avverrà secondo le norme da stabilirsi con decreto del ministro degli affari esteri.
Art. 6
Il termine per presentare agli uffici competenti le attestazioni, di cui all'art. 5, è fissato al 31 maggio 1910.
Art. 7
Le attestazioni suaccennate danno diritto a un diploma di autorizzazione a fregiarsi della medaglia commemorativa.
Tale diploma - dopo riscontrata la regolarità delle autorizzazioni stesse - sarà rilasciato:
a) per i cittadini, residenti nel Regno, dal ministro dell'interno;
b) per gli stranieri e i cittadini italiani, residenti all'estero, dal ministro degli affari esteri;
c) per coloro che sono alla dipendenza delle varie Amministrazioni dello Stato, compresi i corpi militari, dai ministri, preposti alle singole Amministrazioni, dalle quali gli interessati rispettivamente dipendono.
Art. 8
Restano ferme le disposizioni del R. decreto 6 maggio 1909, n. 338.
Art. 9
La medaglia commemorativa sarà coniata dalla zecca di Roma. Dell'avvenuta coniazione sarà dato avviso nella Gazzetta ufficiale e, contemporaneamente, sarà pure indicato il relativo prezzo.
Art. 10
La medaglia sarà data gratuitamente, a spese dello Stato, agli stranieri, ai militari del R. esercito e della R. marina, alle RR. guardie di finanza, alle guardie di città e ai militi dell'Associazione della Croce Rossa italiana.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addì 20 febbraio 1910.
VITTORIO EMANUELE
V. Il Guardasigilli: Scialoja
Sonnino

Molte le decorazioni assegnate tra quelle stabilite con il R.D. del 1909 e molte le cerimonie pubbliche cui si diede luogo: furono decorate le bandiere di parecchie delle navi che presero parte all’impresa, quelle di numerose brigate dell’esercito e di altrettanto numerosi enti assistenziali italiani e stranieri tra cui la Croce Rossa. Notevolmente più numerose le concessioni a seguito del R.D. 1910; alcuni ufficiali e soldati cucirono sulla loro divisa il primo nastrino.

Anche l’Associazione Italiana della Croce Rossa al fine di premiare i propri volontari stabilì con Deliberazione del Consiglio Direttivo di concedere agli stessi una speciale medaglia...

... commemorativa estesa poi agli ufficiali ed ai marinai di alcune squadre navali straniere.

Seguì il Sovrano Militare Ordine di Malta che con deliberazione del 1912 stabilì di concedere oltre alle usuali onorificenze dell’Ordine, una speciale medaglia di benemerenza,

in argento per gli ufficiali e le dame ed in rame per la truppa, da attribuire a quanti si fossero resi benemeriti, operando nel servizio sanitario, sia all’epoca del terremoto del 1908 sia successivamente durante il corso della campagna di Libia del 1911-1912.

Alla assegnazione di croci, medaglie e diplomi, seguì il progressivo ritiro delle truppe a cui si sostituirono le organizzazioni civili destinate a portare avanti i lavori di ricostruzione. La popolazione, come già avvenuto nel passato più lontano, non fu assente ma organizzandosi contribuì con le proprie risorse e con il proprio duro lavoro al risorgere delle città e di quanto andato irrimediabilmente perduto.

Michele Squillaci
Bibliografia:

A. Gori - Il Popolo Italiano nella storia della Libertà e della grandezza della patria dal 1800 ai giorni d’oggi. Vallardi Editore 1928
L. Cappelletti – Storia d’Italia Dalla caduta dell’Impero romano d’occidente fino ai giorni Nostri (476-1900) Vallardi Editore - 1932
Denis Mack Smith – Storia d’Italia 1861-1969 – Milano 1984
Rivista Militare, Annata 1909
Le navi di linea italiane- Ufficio Storico della Marina – Roma 1966.
Le Torpediniere Italiane - Ufficio Storico della Marina – Roma 1964.
Navi e Marinai – Uomini ed avventure dell’Italia sul mare – C.G.E. – Milano
Collezionismo Italiano - C.G.E. – Milano 1979
Italia del XX secolo – Rizzoli - Milano 1977
E.Cataldi – Storia dei Granatieri di Sardegna – Ass. Naz. dei Granatieri di Sardegna, 1990
R. Sermonti – I Carabinieri nella storia d’Italiana – Centro Editoriale Nazionale , Roma – 1980.
P. Sezanne – Le Decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia – Uffici Storici Esercito-Marina Aeronautica. Roma 1992.
C. Scarpa-P. Sezanne – Le Decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia – Uffici Storici Esercito-Marina Aeronautica. Roma 1985.
Domenica del Corriere, anni 1908, 1909
Cronache, manifesti, e documenti vari.
Foto delle medaglie: da originali d’epoca – Collezione privata

I DISASTRI IN ITALIA

ritorno inizio anno 1908


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