La riforma Ue sulle accise punta a uniformare la tassazione, coinvolgendo anche nuovi prodotti e prevedendo aumenti graduali
In Italia si prepara un nuovo incremento delle accise, previsto dalla manovra finanziaria e destinato ad entrare in vigore a partire dal 2026. Nel frattempo, a Bruxelles, la Commissione europea – sotto la presidenza di Ursula von der Leyen – ha appena concluso la consultazione pubblica per una riforma complessiva della tassazione sui prodotti.
L’obiettivo dichiarato è quello di uniformare le imposte in tutti gli Stati membri, in linea con la strategia europea di salute pubblica e con il rafforzamento del mercato unico.
La riforma europea sulle accise
La riforma in discussione riguarda la revisione della Direttiva 2011/64/UE, che regola da oltre un decennio le aliquote minime delle accise sui prodotti del tabacco. Coordinata dalla Direzione Generale per la Fiscalità e l’Unione Doganale della Commissione, questa iniziativa si inserisce nel più ampio contesto del Europe’s Beating Cancer Plan, che mira a ridurre significativamente il consumo di tabacco entro il 2040.

Stangata su sigarette e tabacco – (cronologia.it)
L’analisi pubblicata nel 2020 dalla Commissione europea aveva evidenziato alcune criticità importanti: le differenze sostanziali tra le tassazioni nazionali che hanno indebolito l’efficacia delle aliquote minime, l’esplosione del mercato nero e del turismo del tabacco causati dalle forti disparità di prezzo, e l’obsolescenza normativa che non contempla i nuovi prodotti a base di nicotina. Nel corso degli ultimi tre anni, Bruxelles ha raccolto pareri da governi, associazioni di categoria, organizzazioni sanitarie e cittadini, per definire una proposta legislativa che dovrebbe prevedere un innalzamento delle accise minime, un’armonizzazione fiscale e sistemi di monitoraggio più efficaci per il tabacco grezzo.
In Italia, dove un pacchetto di sigarette costa mediamente tra i 5 e i 6 euro, il riallineamento alle soglie europee più elevate potrebbe tradursi in un aumento fino a 3 euro a confezione. Tuttavia, questi livelli resterebbero inferiori rispetto a Paesi come Irlanda e Norvegia, dove il costo di un pacchetto può superare i 13 euro. A livello nazionale, la manovra prevede un aumento graduale delle accise sul tabacco di circa 60 centesimi in tre anni a partire dal 2026, con incrementi medi di 15-20 centesimi nel primo anno e rincari minori nei due successivi. Anche il tabacco trinciato subirà un rincaro di circa 80 centesimi entro il 2028, mentre sono previsti aumenti contenuti per prodotti riscaldati e cigarillos. Al momento, non sono invece previste variazioni per i sigari.
L’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) aveva proposto un aumento ancora più elevato, suggerendo un incremento di 5 euro per pacchetto con lo scopo di disincentivare il fumo, principale causa del 90% dei tumori polmonari, e nel contempo finanziare il Servizio Sanitario Nazionale con un gettito stimato in 13 miliardi.
La Federazione Italiana Tabaccai (FIT), che rappresenta oltre l’80% delle tabaccherie italiane, ha sollevato forti critiche nei confronti della proposta di riforma europea. La FIT contesta in particolare l’aumento delle accise e la delega illimitata alla Commissione europea per aggiornare periodicamente le aliquote, ritenendoli contrari ai principi di sussidiarietà e proporzionalità. La federazione denuncia inoltre l’equiparazione fiscale tra prodotti tradizionali e quelli senza combustione, che contraddice la normativa italiana.
Secondo la federazione, solo un modello di tassazione ponderato potrà tutelare gli oltre 200mila lavoratori italiani impegnati nell’industria e nella distribuzione del tabacco. Inoltre, la FIT sottolinea come l’aumento eccessivo dei prezzi abbia già provocato in altri Paesi europei un’espansione incontrollata di contrabbando e contraffazione, con gravi ricadute economiche e sanitarie.

Arrivano rincari enormi previsti dall'Europa - (cronologia.it)











