STALIN
STALIN (acciaio)
(pseudonimo di JOSIF VISSARIONIVIC DZUGASVILI) (* Chi era: vedi in basso)
  prende il potere


Dopo la morte di Lenin, STALIN tessè abilmente la sua trama per prenderne il posto. Agendo per anni nell'ombra era riuscito a guadagnarsi un grosso seguito all'interno del partito. Il suo programma del "socialismo in un solo paese" era quello che piu' solleticava gli umori dei quadri bolscevichi.

(Con pagine a parte, riportiamo il suo intervento all'Università Sverdlov, a tre mesi dalla morte di Lenin, quando nella prima settimana di Aprile del 1924, illustrò i "principi dello Stalinismo".)

Stalin, come abbiamo visto, offriva traguardi gloriosi senza che si dovessero attendere improbabili rivoluzioni europee o che si dovesse continuare a rafforzare i kulak o i nepmany, sempre meno sopportati dalla base del partito. E proprio all'interno del partito Stalin agi' cercando di sfruttare gelosie ed inimicizie che covavano da anni fra i dirigenti ed a stento tenute nascoste con Lenin ancora vivo, vista la sua assoluta contrarieta' a qualsiasi scissione. Da tempo infatti, Kamenev e Zinovev, rispettivamente dirigenti delle sezioni del partito di Mosca e Pietrogrado, mal sopportavano Trockij ed il prestigio che era andato assumendo, considerando che si era unito definitivamente ai bolscevichi solo nel 1917, mentre loro erano militanti di vecchia data.

Cosi' Stalin, dapprima si avvicino' ai due, capendo che nell'immediato, il suo avversario principale per la successione a Lenin era Trockij. I rapporti fra questo "triumvirato" e Trockij divennero ben presto molto tesi. Stalin agi' con diabolica astuzia, lasciando a Kamenev e Zinovev in quel momento il compito di condurre una propaganda ostile a Trockij.

Cosi' quello che era stato il principale collaboratore di Lenin venne duramente attaccato, spesso con accuse false e meschine. Intanto Stalin si preoccupava di far convergere intorno a se l'intero partito. E con colpevole ritardo Kamenev e Zinovev si accorsero che essi stessi rischiavano l'emarginazione, e che il controllo di Stalin sui quadri del partito stava diventando enorme.

Kamenev disse "noi ci opponiamo a che si possa creare una teoria del Capo; il compagno Stalin non puo' ritenere di raccogliere sotto di se' tutto lo Stato Maggiore Bolscevico".
Solo adesso Kamenv e Zinovev decisero di riavvicinarsi a Trockij. Ma Stalin disse a Bucharin che non era sua intenzione di intraprendere una guerra contro il mondo contadino. Considerando poi l'attrito che esisteva fra Bucharin e Kamenev e Zinovev, il gioco era fatto: Stalin aveva trovato un nuovo alleato. Fu allora facile per Stalin accusare Kamenev, Zinovev e Trockij di spirito di fazione e disfattismo fino ad emarginarli politicamente. Del resto una salda collaborazione fra loro tre non c'era mai stata.

Il 15� congresso del partito nel 1927 segno' il trionfo di Stalin, che divenne il capo assoluto, Bucharin restava sullo sfondo. Con l'avvio della politica dell'industrializzazione accellerata e della collettivizzazione forzata, Bucharin si distacco' da Stalin dicendo che quella politica avrebbe generato conflitti terribili col mondo contadino. Bucharin divenne oppositore di destra, mentre Trockij, Kamenev e Zinovev erano oppositori di sinistra. Il centro naturalmente era Stalin. Egli al congresso condanno' qualsiasi deviazione dalla sua linea. Ora poteva operare la totale emarginazione dei suoi avversari (o ex-alleati).
Trockij, che restava sicuramnete il piu' temibile per Stalin, venne prima espulso dal partito, poi per renderlo innocuo venne cacciato dal paese. Kamenev e Zinovev avevano preparato il terreno dell'esautorazione di Trockij, per poi pentirsene; e così Stalin concluse "l'opera".

Dall'estero Trockij lotto' senza posa contro Stalin, scrisse il libro "La Rivoluzione tradita", ma ben presto nell'URSS, il nome di quello che fu il braccio destro di Lenin divenne sinonimo di spia e di traditore. Nel 1940 poi Trockij, finito in Messico, venne ucciso da un emissario di Stalin con un colpo di piccozza.

Ma una grama sorte doveva toccare, come vedremo, anche sgli ondivaghi Kamenev, Zinovev e Bucharin.
E' stato giustamente sostenuto che se l'opposizione si fosse compattata, se avesse superato i suoi conflitti, per Stalin sarebbe stato difficile spuntarla, nonostante il suo programma fosse stato accettato da larga parte dei quadri bolscevichi.


NEL SUCCESSIVO PEZZO   ILLUSTREREMO  L'AVVIO DEI PIANI QUINQUENNALI E DELLA POLITICA DI INDUSTRIALIZZAZIONE ACCELLERATA.

(by GIACOMO PACINI)


Chi era Stalin

STALIN, che significa "acciaio", è l'ultimo di vari pseudonomi assunti durante la clandestinità rivoluzionaria da JOSIF VISSARIJONOVIC DZUGASVILIJ


Tutti i futuri capi bolscevichi provenivano dalla nobiltà, dalla borghesia o dall'intelligenzija.

STALIN invece  nasce  a Gori un piccolo borgo rurale non lontano da Tiblisi in Georgia il 21 dicembre 1879, da  una miserabile famiglia di contadini servi. Su questo lembo dell'impero russo che fa quasi parte del vicino Oriente, la popolazione - quasi tutta cristiana - contava  non più di 750.000 anime. La Georgia  sotto gli zar, era soggetta a una progressiva russificazione.

Come quasi tutti i georgiani, anche la famiglia DZUGASVILI erano poveri, senza istruzione, analfabeti,  ma non avevano conosciuto la schiavitù che opprimeva tanti russi, poichè non dipendevano da un singolo padrone, ma dallo Stato. Quindi pur essendo servi, non erano una proprietà privata di qualcuno. Il nonno e il padre erano nati braccianti, poi si misero a fare i ciabattini. Quanto alla madre, EKATERINA GELADZE, pare che non fosse georgiana, perchè -cosa rarissima nella zona- aveva i capelli rossi. Pare che appartenesse agli Osseti, una tribù montanara di origine iraniana. Nel 1875 la coppia lasciò la campagna e si stabilì a Gori, un villaggio di circa 5000 abitanti. In affitto occuparono un tugurio, un unica stanza con una sola finestra.  L'anno dopo misero al mondo un figlio, ma morì subito dopo, ne nacque un altro nel 1877 ma mori anche questo in tenera età;  più fortuna l' ebbe il terzo figlio, Josif.

Nella più peggiore indigenza questo unico figlio cresce in un ambiente miserabile. Il padre invece di reagire diventa un alcolizzato e nei momenti d'ira picchia senza ragione moglie e figlio, che benchè fanciullo in una di queste liti non esitò a lanciargli addosso un coltello da cucina. Per due volte mentre il fanciullo  faceva le elementari gli impedì due volte di frequentarla per fargli fare anche a lui il ciabattino. La situazione divenuta in casa insostenibile spinse il dissoluto uomo a cambiare aria. Se ne andò di casa a lavorare a Tiflis in una fabbrica di scarpe e pare che di soldi a casa non ne mandava di certo.   Se li beveva tutti, e la sua dipartita terrena non poteva che concludersi in una osteria, in una rissa fra ubriachi qualcuno il coltello invece di lanciarlo (come aveva fatto suo figlio)  lo mise in mezzo al suo costato.

Rimase solo la madre a provvedere alla sopravvivenza del suo unico figlio, orfano a 11 anni, che fra l'altro si ammalò prima di vaiolo (che lascia i terribili segni) , poi,   per un incidente si prese una terribile infezione del sangue che fu curata alla meno peggio, lasciandogli dei postumi nel braccio sinistro, che rimase offeso. Il ragazzino sopravvisse alla prima malattia e uscì dalla seconda in un modo stupefacente,   addirittura divenne bello e robusto, tanto che con un certo orgoglio il ragazzo scherzandoci sopra iniziò a dire che lui era forte, era d'acciaio ( stal - stalin).

D'acciaio era però stata la madre. Rimasta sola, prima iniziò a cucire per qualche vicino,  per guadagnarsi da vivere, poi (la donna che aveva dato alla luce l'uomo contro l'accumulo del capitale) iniziò ad "accumulare un capitale" fino al punto da comprarsi una modernissima macchina da cucire che gli fece aumentare ulteriormente il capitale e naturalmente ad avere qualche ambizioni per il figlio. Riuscì così, finite le quattro classi elementari - che il ragazzo impiegò sei anni per terminarle - a fargli frequentare la scuola religiosa ortodossa di Gori,  l'unica scuola "superiore" esistente nel villaggio,  riservata a pochi.

L'ambizione della madre trasferì al figlio una volontà anche questa d'acciaio. Il ragazzo dagli altri alunni della scuola subito si distinse nei cinque anni di frequenza per intelligenza , volontà, memoria, e come per incanto anche in prestanza fisica. O la miseria o la disperazione provata da fanciullo compirono questo miracolo della volontà.   Ne fu colpito anche il direttore della scuola di Gori, che suggerì alla madre (che non desiderava altro che solo questo, pensarlo prete)  di farlo entrare nell'autunno del 1894 (a quindici anni) al seminario teologico di Tiflis, che il ragazzo frequentò fino al  maggio del 1899, quando - con tanta disperazione della madre (nel 1937 prima di morire non se ne dava ancora pace - famosa una sua intervista )  - ne fu espulso.  Il futuro capo di un immenso Paese che diventerà "L'Impero dei senza Dio" (Pio XII), e che farà chiudere tutte le chiese,  non aveva di certo la vocazione per fare il prete.

Il giovane  dopo aver speso una buona dose di quella forte determinazione  che aveva in corpo  per dimenticare il suo ambiente di miseria e disperazione adolescenziale, iniziò ad usare questa volontà per quelli che erano nelle medesime condizioni. Mentre frequentava il seminario si era introdotto nelle riunioni clandestine dei lavoratori della ferrovia di Tiflis. Una città che stava diventando il centro del fermento nazionale di tutta la Georgia,  con gli ideali politici liberali della popolazione presi a prestito dall'Europa occidentale.

Nel 1888, uno studioso inglese, sir Wardrop, così descrisse la nascita di questo nazionalismo in Georgia: "Non vi é nessun altro esempio di un popolo -se si eccettua il Giappone- che passi direttamente dal feudalesimo al liberalismo". E per liberalismo intendeva nazionalismo (quello che poi si chiamerà socialismo georgiano);  é questo il movimento che il giovane Stalin incontrò nelle riunioni clandestine mentre frequentava il seminario; iniziò a parteciparvi, ne divenne un militante, poi quando si trasformò in un evidente agitatore (col nome di battaglia il Koba) con una scusa, per liberarsene,  nella primavera del 1899  fu cacciato   dal seminario.
L'intera evoluzione nella formazione del giovane era però già avvenuta nei due anni   precedenti. Al "credo" evangelico e a quello "socialista georgiano" si era infiltrato il "credo" di Marx e di Engels. Soprattutto proprio nei giovani  e a capo di questi neofiti  l'ex seminarista, ora votato più solo alla politica attiva, perfino brutale. 

 La conversione all'ideologia marxista   del ventenne Stalin, fu immediata, totale e definitiva.  Proprio per la giovane età lui la concepisce  a suo modo: grossolana ma  in un modo così sanguigno che si infervorisce fino al tal punto che, a pochi mesi dalla cacciata dal seminario, viene  sbattuto fuori anche dall'organizzazione del  movimento nazionalista georgiano. E si racconta,  per avere calunniato i capi  -più anziani di lui- dell'organizzazione (Una tattica che il ventenne, futuro "dittatore", non abbandonerà più).

Nel 1902 Stalin é' costretto ad abbandonare Tiflis. Si trasferisce a Batum, sul Mar Nero. Ricomincia a fare l'agitatore, ma guida un gruppetto di autonomi, scavalcando Ccheidze, il capo dei socialdemocratici georgiani. Nell' aprile del 1902 in  una manifestazione di scioperanti  degenerata   in una rivolta con scontri con la polizia, Stalin è accusato di averla  organizzata, e finisce in galera per un anno a Kutaisi, poi  nel 1903 viene deportato  ed esiliato in Siberia, a Novaja Uda, a più di 6000 chilometri dalla Georgia.

Nella permanenza in cella conosce un famoso agitatore marxista,  Uratadze, seguace del fondatore del marxismo georgiano   Zordanija. E se  all'agitatore  Koba, ora ventriquattrenne, dell'ideologia marxista,  gli mancava  qualcosa, in cella la trovò. Il compagno - che prima d'allora ne ignorava l'esistenza,  - ne rimase molto impressionato. " Piccolo  (1,63), il volto segnato  dal vaiolo, barba e capelli sempre lunghi, l'insignificante nuovo venuto era  un duro, energico, ma imperturbabile,  non si arrabbiava, non imprecava, non gridava, non rideva mai, aveva un carattere glaciale. Non era di certo l'affabile ed elegante Stalin che vedo ora" scriverà molti anni dopo Uratadze. Il Koba era già diventato Stalin, il "ragazzo d'acciaio" anche in politica!

Fra le altre cose,  legge   l'Inskra (la Scintilla) il famoso giornale clandestino con gli articoli di Lenin, e legge il suo opuscolo del 1902,  Che fare? , quello che doveva gettare le basi del Bolscevismo.
Nel 1903 si era già tenuto il secondo congresso del partito, con l'episodio  della defezione di un giovane ventitreenne, seguace  di Lenin, LEV TROCHIJ, che  passò nelle file degli avversari accusando Lenin di "giacobinismo".

Improvvisamente Stalin dalla Siberia ricompare libero all'inizio del 1904 in Transcaucasia. E' un inspiegabile ritorno.   Sia amici che nemici - iniziano a pensare che facesse parte della polizia segreta; che magari con un accordo era stato mandato in Siberia in mezzo ad altri detenuti solo per riferire cosa bolliva in pentola. 
Passano poche settimane  e Stalin  fa già parte della  fazione bol-scevica (maggioritaria) che fa capo a Lenin. L'altra fazione  era la men-scevica, cioè la minoritaria, che pure era in prevalenza  fatta di georgiani, cioè suoi amici marxisti prima  a Tiflis poi a Batum.
C'é poi  una fantomatica lettera al carcere di Lenin inviata proprio nel 1903 quando Stalin era in galera. (l'uomo in carcere aveva fatto velocissimi  progressi! - visto che l' amico di cella affermava che prima era del tutto sconosciuto). Lenin  gli comunicava che c'era stata una scissione e che bisognava scegliere tra le due fazioni. E lui scelse la sua.

Come accennato sopra, Stalin, dal carcere va in Siberia, dove ci sono i deportati politici, ci resta pochi mesi,  torna libero  e prepotentemente ricompare sulla scena politica. Passano pochi mesi e   come delegato partecipa alla conferenza nazionale del partito Bolscevico, in Finlandia. Qui avviene  l'incontro con Lenin, che cambierà totalmente la vita al Koba georgiano, e la farà cambiare  anche  alla Russia, che non dimentichiamolo, da  Paese arretrato e caotico come era la Russia zarista,  il dittatore lo  trasforma nella seconda potenza industriale del mondo. Su quella militare per vincere alla pari la "grande partita" contro il nazismo, ci restano due lapidari commenti di De Gaulle  "Senza di lui avremmo perso, e lui senza di noi non avrebbe vinto",  e quello di Churchill: "Per vincere  avevo una sola scelta: quella di allearmi col diavolo".

Tutto quello che segue ora, in sintesi si trova su queste poche pagine, ma milioni di pagine di storia parlano di lui e altre milioni su di lui saranno scritte. Di volta in volta Stalin appare come un genio e come un mostro, uno spietato, ma capace riformatore e un sinistro sterminatore di popoli.

Sottraendo una valutazione dall'impeto delle opposte fazioni, è certo, che al di là di ogni discussione e di ogni giudizio, la personalità e l'opera di Stalin hanno avuto nel bene come nel male, una influenza determinante nel corso della storia contemporanea, pari alla Rivoluzione Francese e a Napoleone. Influenza che come è noto si è prolungata oltre la sua morte e la fine del suo potere politico.

Lo stalinismo, infatti,  fu   espressione di grandi forze storiche e di volontà collettive. Stalin rimase al potere trent'anni, e nessun capo può governare così a lungo se la società non gli assicura il consenso. Le polizie, i tribunali, le persecuzioni possono servire ma non bastano per governare così a lungo. La maggior parte della popolazione voleva lo Stato forte. Tutta l'intelligentija  russa (dirigenti, professionisti, tecnici, militari ecc.) che era stata ostile o estranea alla rivoluzione, riteneva Stalin un capo in grado di assicurare una crescita della società, e gli concesse  tutto l'appoggio. Non molto diverso da quell'appoggio che la stessa intelligentija e la grande borghesia tedesca diede a Hitler. ( Così come  in Italia a Mussolini)

Anche Stalin trasformò il potere in una dittatura, ma anche questo regime, come quello hitleriano,  fu grandemente favorito da comportamenti collettivi di.....  stampo fascista anche se era uno comunista e l'altro nazista.

L' Italia nel ventennio  non   fu immune  da un regime dittatoriale "stalinista" (il termine   divenne perfino  sinonimo di dittatura), ce lo conferma un autorevole personaggio; e chi meglio di lui! (che da Stalin aveva a sua volta  copiato il Capitalismo di stato e l'Autarchia")
. "Stalin davanti alla catastrofe del sistema di Lenin,   é diventato segretamente un fascista. Essendo lui un semibarbaro non usa ("come noi" - Ndr) l'olio di ricino, ma fa piazza pulita con i sistemi che usava  Gengis Kan. In un modo e nell'altro sta rendendo un commendevole servizio al fascismo". Lo scrive BENITO MUSSOLINI, sul Popolo d'Italia, il 5 marzo del 1938 !!!!
Con questa frase forse  abbiamo sicuramente dato un dispiacere sia ai fascisti che ai comunisti.

Quello che forse   non vogliono capire molti ingenui idealisti -di ogni ideologia-, é che tutti, anche i socialisti, i comunisti,  i proletari, possono dar vita a regimi fascisti, dittatoriali, tirannici, come i vecchi regimi, chiamati feudali,  monarchici, imperialistici,  cesaropapisti, papali, serenissimi, o come i nuovi....   chiamati liberali.
Karl Popper su quest'ultimo "regime",  esprimeva  il timore che nel mondo moderno possono  emergere  governanti solo potenti ma del tutto   incompetenti, e che alla fine anche loro non sapendo cos'altro fare per rimanere in sella al "nuovo moderno cavallo", con ogni mezzo (ad alcuni questi non mancano) si trasformano in dittatori, causando gravi danni ai popoli, nè più nè meno come i grandi tiranni; forse addirittura peggiori, e senza nemmeno compromettersi.
Con la potenza economica, alcuni  non  si sporcano nemmeno più le mani. Dietro le spalle hanno le impalbabili  "Società finanziarie", il "totalitarismo economico", i "monopoli della produzione e della informazione".  Dittatura è!

(by Francomputer)

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