Una categoria dipendenti si prepara a ricevere aumenti salariali che potranno toccare fino a 664 euro l’anno.
Il governo ha infatti messo a punto un pacchetto che combina la riduzione dell’Irpef con la detassazione del salario accessorio, offrendo così un sostanziale incremento del potere d’acquisto a quasi tre milioni di lavoratori del settore pubblico, in particolare alle fasce di reddito medio.
A partire dal 1° gennaio 2026, entrerà in vigore la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%. Questa misura interessa tutti i contribuenti, compresi i pensionati, ma avrà un impatto più significativo per coloro che rientrano nella fascia di reddito tra 28.000 e 50.000 euro annui, cioè la cosiddetta “classe media” dove si concentra la maggior parte dei dipendenti pubblici.
Gli effetti concreti di questa riduzione fiscale variano in base al reddito percepito:
– Per chi guadagna 30.000 euro lordi annui, il risparmio sarà di circa 144 euro l’anno.
– A 40.000 euro, il vantaggio sale a 384 euro annui.
– A 50.000 euro, si arriva a un risparmio di 440 euro l’anno.
Un esempio pratico riguarda un funzionario amministrativo con un reddito lordo di 36.000 euro: potrà contare su un incremento netto di circa 28 euro al mese. Sebbene l’aumento mensile non sia elevato, si tratta di un beneficio costante che consolida nel tempo la capacità di spesa.
Le categorie che ne trarranno maggior vantaggio sono quelle tradizionalmente più penalizzate, come il personale della scuola (docenti e personale ATA) e le funzioni locali (Comuni e Regioni), le cui medie salariali si aggirano intorno ai 33.000-34.000 euro lordi annui. Al contrario, il personale sanitario e quello delle funzioni centrali (ministeri, INPS, INAIL, Agenzie fiscali), che mediamente guadagnano rispettivamente 43.000 e 41.000 euro, beneficeranno comunque di un aumento, soprattutto grazie alla detassazione del salario accessorio.
Detassazione del salario accessorio: incentivi alla produttività
Oltre al taglio Irpef, la Legge di Bilancio 2026 introduce la detassazione del salario accessorio per i dipendenti pubblici con redditi fino a 50.000 euro annui. Questo intervento, del valore complessivo di circa 380 milioni di euro, mira a favorire la produttività e a ridurre la pressione fiscale sui premi e le indennità erogate dalle amministrazioni pubbliche.
In particolare, le somme legate al salario accessorio – come premi di risultato o indennità variabili – saranno tassate con un’aliquota agevolata del 15%, invece dell’ordinaria aliquota Irpef. È previsto un limite massimo di 800 euro annui su cui applicare questa agevolazione.
Nonostante la soglia sia inferiore alla media dei premi erogati nella Pubblica Amministrazione (circa 1.200 euro), il beneficio rimane significativo. Le stime indicano un vantaggio fiscale fino a 144 euro annui per redditi medi e fino a 224 euro per chi percepisce 50.000 euro l’anno.

Incrementi salariali nel 2026: importi e categorie interessate
-cronologia.it
Combinando la riduzione dell’Irpef con la detassazione del salario accessorio, il risultato in busta paga sarà un aumento netto mensile che varia in base alla retribuzione:
– Per un lavoratore con 35.000 euro lordi annui, l’incremento sarà di circa 24 euro netti al mese.
– Chi guadagna 40.000 euro potrà contare su un aumento di circa 32 euro mensili.
– A 50.000 euro lordi, gli aumenti potranno raggiungere fino a 56 euro al mese, equivalenti a 664 euro l’anno.
Questi aumenti si sommano ai futuri incrementi contrattuali, rappresentando un passo avanti significativo per il potere d’acquisto dei dipendenti statali, in particolare nei settori dove i premi di produttività sono più diffusi, come la sanità e le funzioni centrali. Al contrario, in ambiti come la scuola e gli enti locali, dove la componente accessoria è storicamente più limitata, l’impatto sarà meno marcato ma comunque positivo.
Nuovi fondi per il rinnovo contrattuale 2025-2027
Il 2026 sarà anche l’anno in cui prenderà avvio la nuova stagione contrattuale per il pubblico impiego. Il governo ha stanziato risorse specifiche per i rinnovi del triennio 2025-2027, con finanziamenti aggiuntivi destinati a settori chiave:
– 150 milioni di euro per incrementare le indennità del personale degli enti locali.
– 220 milioni di euro per docenti e personale ATA della scuola.
Questi stanziamenti rappresentano un segnale concreto dell’intenzione di garantire stipendi più equi e adeguati al ruolo svolto dai lavoratori pubblici, andando a integrare le misure fiscali con miglioramenti contrattuali sostanziali.

Riduzione dell’Irpef (www.cronologia.it)









