RELAZIONE DEL GENERALE HENRY A. ARNOLD
Comandante in Capo dell'Aviazione dell'Esercito degli Stati Uniti e Capo delle Operazioni Aeree



GLI UOMINI


In nessuna parte del mondo le vite dei singoli individui dipendono a tal punto l'una dall'altra, quanto in un bombardiere in azione. Il pilota dev'essere svelto, coraggioso e prudente al tempo stesso; gli addetti alle armi debbono mirare ad ombre che passano loro davanti come un razzo alla velocità di 800 km. all'ora; l'ufficiale di rotta ha nelle sue mani la sorte dell'apparecchio dal primo all'ultimo momento: basta che devii di un minuto dalla rotta prestabilita, perchè la probabilità che egli ed i suoi compagni ritornino alla base diminuisca di esattamente 60 secondi. Se il bombardiere sbaglia la mira, la sortita è stata inutile: egli assume il controllo dell'apparecchio al momento del massimo pericolo, quando l'aeroplano dev'essere in volo orizzontale e non impegnato in azione evasiva. Durante il bombardamento, l'aeroplano deve seguire una rotta diritta, con velocità ed altitudine costanti. Nè un motore messo fuori combattimento nè i lamenti di un compagno che abbia perduto una gamba debbono disturbare il bombardiere al traguardo di puntamento.

Nei rapporti militari si parla dei soldati come di "effettivi" o di "fattore umano:" seguiamo pure quest'abitudine, ma non dimentichiamo che quei soldati sono uomini.
La tensione nervosa a cui essi sono costantemente sottoposti è molto maggiore di qualsiasi fatica fisica: dopo un certo periodo di voli di combattimento, l'efficienza media di ogni membro dell'equipaggio comincia a decrescere: a questo punto bisogna sostituirlo non solo per il bene suo, ma anche per quello dei suoi compagni e dell'apparecchio.

Le carte, i grafici e la strategia non avrebbero alcun valore senza lo spirito di sacrificio e di emulazione dei nostri equipaggi. La stampa non ha mancato di fare al pubblico numerosi fantastici racconti di come vivono questi uomini e di quello che fanno, descrivendo episodi eroici in cui, con tre motori fuori uso e con un'ala asportata, rientrano ugualmente alla base, con l'altra ala, un solo motore ed una preghiera. Ma purtroppo ci vogliono sempre due ali per ritornare, e generalmente due motori: gli equipaggi sono fatti di uomini, ed è come uomini -e non come eroi- che debbono combattere questa guerra. Ed è una brutta guerra, più brutta di qualsiasi altra.

Siano essi eroi o semplicemente uomini, certo è che i nostri equipaggi hanno compiuto gesta eroiche. Soldati, sergenti e generali, rischiano la vita non con incoscienza, come credono alcuni, ma sapendo perfettamente a che cosa vanno incontro.

Sui campi di allenamento degli Stati Uniti altri equipaggi compiono un altro genere di sacrifici. Aviatori di prim'ordine essi stessi, non hanno altro desiderio che di andare a combattere; dei giovani a cui essi hanno insegnato a volare ternano in patria carichi di onori e talvolta con un grado più alto del loro. Ma ogni apparecchio tedesco o giapponese abbattuto è un tributo all'opera di questi uomini; sono essi gl'istruttori.

Ci sono metereologi stazionati in solitarie basi aleutine, uomini addetti alle comunicazioni in tutte le parti del mondo; uomini del genio militare che costruiscono piste di atterraggio in zone dove nessun piede umano è ancora penetrato, equipaggi della marina che hanno trasportato e consegnato rifornimenti sotto la continua minaccia degli apparecchi Zero giapponesi: tutti uomini che hanno contribuito nè più nè meno dei piloti a mantenere in efficienza la nostra aviazione.

Dietro ad essi e dietro ad ogni soldato ci sono gli uomini e le donne che lavorano nelle nostre fabbriche d'aeroplani, i contadini che coltivano i campi per provvedere i soldati di viveri, i minatori che estraggono i minerali, le donne che fanno i paracadute, i 600.000 volontari che hanno prestato servizio di osservazione anti-aerea fino al momento in cui poterono essere lasciati liberi per altri lavori di guerra.

Ma l'ultimo tributo va necessariamente agli aviatori che, misurano la loro stessa vita, la loro abilità tecnica e la potenza delle loro armi contro la vita, l'abilità tecnica e la potenza delle armi nemiche. Sono essi infatti che più di tutti gli altri combattono questa guerra.

 

H. H. ARNOLD
Generale dell'esercito degli Stati Uniti Comandante in Capo dell'Aviazione Americana.

4 gennaio 1944


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