LA MARINA DEGLI STATI UNITI IN GUERRA

RELAZIONE DELL'AMMIRAGLIO ERNEST J. KING
Comandante in Capo della Flotta degli Stati Uniti e Capo delle Operazioni Navali
al ministro della Marina degli Stati Uniti
"sulla Marina americana in tempo di pace e in tempo di guerra
comprese le operazioni di guerra fino al 27marzo 1944".

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* Lettera di presentazione dell'Ammiraglio al MInistro della Marina


27 marzo 1944
Egregio Signor Ministro:
Data l'importanza e la complessità delle nostre operazioni navali e data l'enorme espansione di tutta la nostra organizzazione dal giorno in cui entrammo in guerra, mi permetto di presentarle una relazione sui progressi compiuti.

E interessante notare che la data della presente relazione coincide col 150.mo anniversario dell'approvazione da parte del Congresso di una legge che autorizzava la costruzione delle prime grandi unità della flotta americana, e precisamente le fregate Constitution, United States, Presidente e Chesapeake, armate di 44 bocche da fuoco, e le fregate Constellation e Congress, armate di 36 cannoni.
La presente relazione comprende le nostre operazioni belliche fino al 1° marzo 1944.
Non vedo ragione per cui non possa essere divulgata al pubblico.

ERNEST J. KING Ammiraglio della Flotta degli Stati Uniti
Comandante in Capo della Flotta Americana e Capo delle Operazioni Navali


INTRODUZIONE


Da più di due-anni gli Stati Uniti si trovano impegnati in una guerra mondiale. La nostra posizione geografica, la nostra ricchezza, le nostre risorse e la nostra potenza industriale, unite ad una fermissima volontà di vincere a qualsiasi costo, hanno ormai fatto del nostro paese una delle potenze dominanti delle Nazioni Unite. Per conseguenza, ci siamo trovati strettamente legati ai nostri alleati in tutti i problemi militari, politici, ed economici che sono parte integrante della guerra moderna.

Mentre, nel corso della storia, sono rari gli esempi di guerre condotte in perfetta armonia da diversi alleati, le Nazioni Unite, negli ultimi due anni, hanno offerto una prova senza precedenti non solo di una guerra condotta con successo, ma anche di una collaborazione efficace e priva di attriti di qualsiasi genere. Gli Stati Uniti, quale una delle Nazioni Unite, hanno ragione di essere orgogliosi anche degli aspetti interalleati della guerra di questi, ultimi due anni.
Dal punto di vista dello sforzo nazionale collettivo, la guerra ha dimostrato che tutte le imprese militari dipendono direttamente dalla collaborazione di tutto il paese, nei vari campi dell'organizzazione, della produzione, della finanza e del morale. Alle nostre forze armate non è mai mancato l'entusiastico consenso della nazione.

Anche la marina ha avuto la schietta collaborazione da parte del paese per ciò che riguarda il contingente necessario di uomini, il personale della nostra marina regolare, che, in tempo di pace, costituisce semplicemente un nucleo attorno al quale deve effettuarsi l'espansione in tempo di guerra, rappresenta oggi una piccolissima parte del numero complessivo di ufficiali e marinai. Circa il 90 percento dei nostri ufficiali e l'80 percento dei marinai appartengono alla riserva navale e si sono in un tempo relativamente breve adattati benissimo alle necessità del servizio attivo. Grazie alla loro instancabile attività, alla loro esperienza, ed al loro desiderio di servire il paese, essi hanno compiuto tutti magnificamente il loro dovere e sono divenuti parte indispensabile dei nostri successi.

Quanto all'aspetto puramente militare della guerra, abbiamo appreso soprattutto una lezione: la guerra moderna può essere combattuta soltanto in stretta ed efficace collaborazione delle tre armi, che costituiscono la potenza militare di un paese, e cioè delle forze di terra, di mare e dell'aria. La presente relazione svolge soprattutto la parte avuta in questa guerra dalla marina, ma sarebbe una imperdonabile, se pure involontaria distorsione dei fatti, se non esprimessimo a questo punto la nostra sincera gratitudine per l'appoggio eroico ed entusiastico dato alla marina dalle forze di terra, dall'aviazione e dai reparti servizi dell'esercito: senza questa collaborazione, grande parte dei successi riportati dalla nostra marina sarebbero stati impossibili.

Durante tutto il periodo coperto dalla presente relazione anche la marina, come tutta la potenza militare del paese, ha operato come un complesso di elementi destinati a prestarsi reciproco aiuto. La flotta, i servizi di terra, la fanteria di marina, la guardia costiera, i reparti ausiliari femminili, i battaglioni di costruzione, tutti insomma hanno compiuto nobilmente il loro dovere. Ognuno di questi reparti si merita un "bravo!" individuale, ma da ora innanzi essi saranno tutti designati con una sola parola: "La marina."

I: LA MARINA SU PIEDE DI PACE

PRIMA DELLA GUERRA IN EUROPA

Lo scopo principale della politica navale degli Stati Uniti è quello di mantenere la marina in stato di efficienza e di preparazione adeguato a salvaguardare gl'interessi nazionali ed a difendere il territorio continentale degli Stati Uniti, nonchè i possedimenti americani in continente e oltremare.
In tempo di pace, quando la minaccia alla nostra sicurezza nazionale varia a seconda della potenza o dell'atteggiamento di altri paesi che vogliono farci la guerra e che sono o credono di essere abbastanza forti per farla, non è sempre facile determinare esattamente quante navi, quanti aeroplani ed uomini istruiti ci occorrano. Una cosa è affermare che dobbiamo avere e mantenere una marina che sia in grado di salvaguardare i nostri interessi e di difenderci contro potenziali nemici, ed un'altra è determinare la forza navale adeguata.

Negli anni che seguirono la Prima Guerra Mondiale, il nostro atteggiamento era chiarissimo: volevamo fare ogni sforzo possibile per conservare la pace nel mondo, eliminando le cause di guerra; qualora i nostri sforzi fossero riusciti vani, dovevamo fare il possibile per evitare di entrare in guerra noi, pur ammettendo che in questo assunto avremmo potuto fallire. Per parecchi anni la possibilità che noi fossimo coinvolti in una guerra nell'immediato avvenire sembrava piuttosto remota, e la nostra fortunata posizione geografica ci dava un ulteriore senso di sicurezza. In tali circostanze, ed anche nell'interesse dell'economia nazionale, l'opinione pubblica generalmente riteneva che una marina relativamente piccola fosse sufficiente ai nostri bisogni. Ciò voleva dire, per esprimerci in cifre, una media di circa 7900 ufficiali, tutti di carriera, e circa 100.000 marinai.
Il fatto che il pubblico avesse un concetto tanto modesto delle necessità di una marina adeguata ai bisogni degli Stati Uniti, imponeva alla marina stessa una responsabilità anche maggiore: si trattava infatti di mantenere sempre la massima possibile efficienza, tanto nel campo delle operazioni navali, quanto in quello del materiale, e di avere sempre un nucleo di uomini espertissimi, che potessero servire di base ad una eventuale espansione in tempo di guerra.

Per vent'anni, attuando il suo programma di preparazione intensiva, la nostra marina ha effettuato operazioni navali ed ha sottoposto il suo personale a corsi d'istruzione e ad ispezioni così minuziose, da battere tutte le altre marine dei mondo. Manovre con la flotta, esercitazioni tattiche, operazioni anfibie con la fanteria da sbarco e l'esercito, tiri dell'aviazione, servizi d'ingegneria e di comunicazioni erano tutti integrati in un intensissimo programma annuale. Oltre a ciò, avevamo istituito corsi speciali a terra ed a bordo, destinati a inculcare ai marinai le basi fondamentali dei loro doveri e dar loro allo stesso tempo quel saldo fondamento di esperienza tanto necessario alla multiforme tecnica della guerra navale. Una volta all'anno avevano luogo delle manovre navali, per stimolare l'amor proprio degli equipaggi e per dare agli ufficiali superiori la possibilità di esercitarsi in problemi di strategia e di tattica, che almeno in parte si avvicinassero a quelli di guerra.

Tutto questo programma d'istruzione, che richiese grande fatica e lunghe ore di accurata preparazione, doveva più tardi dare ottimi frutti. Ad esempio, sarebbe poco affermare semplicemente che la marina riconosceva l'importanza sempre crescente dell'aviazione: infatti, in un campo dopo l'altro (e non soltanto in quello dei modelli e dell'equipaggiamento, ma anche nell'uso delle navi portaaerei, nei bombardamenti in picchiata, in vari problemi di strategia e di tattica) la marina degli Stati Uniti ha fatto de suoi reparti aerei una forza di prim'ordine, sulla quale ogni altra aviazione navale è giudicata, ed ha potentemente contributo a fare dell'aviazione l'elemento sine qua non della guerra moderna. Si può senz'altro affermare, avendo riguardo soprattutto all'aviazione navale, che il costante successo di cui sono state coronate le nostre operazioni navali, è il risultato di tutta un'organizzazione basata sul convincimento che le operazioni aeree debbono essere progettate, dirette ed eseguite da ufficiali di marina, i quali siano anche aviatori, e che in un complesso di forze combinate l'aviazione navale dev'essere adeguatamente rappresentata nei comandi e nell'organizzazione dello Stato Maggiore.

FORZE E COMPOSIZIONE DELLA MARINA

Le limitazioni imposte dai trattati all'espansione della nostra marina sono troppo note per richiedere più che un cenno fugace. Nel 1922, giusta le disposizioni della Conferenza di Washington per il Disarmo, si venne ad un accordo circa le limitazioni nella costruzione di grosse unità e di navi porta-aerei: la proporzione era di cinque per gli Stati Uniti, cinque per l'Inghilterra e tre per il Giappone. In obbedienza al trattato, gli Stati Uniti disarmarono alcune corazzate, ma furono autorizzati a convertire la Lexington e la Saratoga, due incrociatori da battaglia allora in costruzione, in navi porta-aerei. Prescindendo dalle altre conseguenze del trattato, questo provvedimento andò a nostro vantaggio, perchè quelle due navi, come incrociatori, sarebbero oggi antiquate, mentre come porta-aerei, costituivano entrambe, e la Saratoga costituisce anche oggi, unità importanti della nostra flotta.

Nel 1930, a Londra, le parti che avevano concluso il trattato del 1922 si accordarono su ulteriori limitazioni, concernenti questa volta gl'incrociatori, i caccia-torpediniere ed i sommergibili. In seguito a questi due trattati, che riflettevano le condizioni mondiali di quel tempo, ed anche perchè avevamo deciso di mantenere la forza della nostra marina ad un livello pure più basso di quello autorizzato dai trattati, le costruzioni navali subirono un parziale arresto, che sconvolse tutto il nostro programma di costruzione di piccole unità. Ad eccezione di qualche incrociatore, durante quel periodo vennero ad aggiungersi alla nostra flotta solo pochissime unità da guerra (e fra queste nè corazzate nè caccia torpediniere), mentre ce n'erano pochissime in costruzione. La forza della nostra flotta rimase perciò stazionaria, con alcuni tipi che stavano diventando ormai antiquati. Oltre a ciò, non potevamo progredire nella scienza di costruzioni navali, perchè non avevamo la possibilità di sperimentare i nuovi modelli. La nostra potenza navale toccò il livello più basso nel 1927.

L'arresto nelle costruzioni navali costituì uno sbaglio che si spera non sarà mai ripetuto. Quando si cessa di costruire un certo tipo di navi per un periodo relativamente lungo e non esiste la possibilità di procedere per tentativi, correggendo man mano gli errori commessi, i nostri progettisti si trovano intralciati nel loro lavoro e le conseguenze si perpetuano per anni e anni.
Nel 1924, ed ancora una volta nel 1929, porgendo ascolto alle proteste di chi faceva osservare che la scarsità di incrociatori era pericolosa perfino in tempo di pace, il Congresso autorizzò la costruzione di un certo numero d'incrociatori. I fondi vennero stanziati di volta in volta come pure i fondi per altri tipi di navi (ma non corazzate); in genere una o due per volta.

Nel 1933, il nostro programma di costruzioni navali ricevette un forte impulso, essendo stata autorizzata la costruzione di due navi porta-aerei, quattro incrociatori, venti caccia torpediniere e quattro sommergibili. Le due navi porta-aerei erano molto differenti, come modello, da quelle costruite precedentemente. Gli altri tipi rappresentavano un'evoluzione anche maggiore quanto a nuove caratteristiche, tranne forse gl'incrociatori del tipo Brooklyn, che erano, in un certo senso, una modificazione dei vecchi incrociatori leggeri, essendo rimasti molto simili il modello di nave e l'armamento. Questi incrociatori avevano dei cannoni da 152 mm., che ad una costruzione leggera ma forte accoppiavano la possibilità di una carica molto rapida: in tal modo essi venivano ad avere una potenza di fuoco molto maggiore di qualsiasi altro incrociatore leggero di allora-od anche di oggi.

Nell'anno precedente erano stati posti in cantiere dieci caccia torpediniere del tipo Farragut. Questi erano i primi di una lunga serie di nuovi modelli, che erano stati sempre successivamente migliorati fino all'ultimo tipo messo in cantiere nel 1943. Il programma di costruzioni del 1933, che a quel tempo appariva considerevole, adoperava il tipo di armamento del Farragut non soltanto per i caccia torpediniere, ma anche per le batterie di bordata delle navi più grosse: il cannone da 127 millimetri aveva infatti un doppio scopo, giacchè la sua potenza, sicurezza ed estrema rapidità di carica ne facevano il migliore cannone anti-aereo di quel calibro.

Nel marzo 1934 il Congresso autorizzò la costruzione di tante navi fino a raggiungere il numero permesso dai trattati, ma non i fondi necessari.
Nel 1935, mentre ci preparavano a fare certe sostituzioni autorizzate dai trattati, cominciammo a disegnare un tipo di corazzate della classe della North Carolina. I disegni originari (terminati nel 1937 comprendevano varie caratteristiche, che poi si dimostrarono importantissime in guerra e precisamente: maggiore protezione contro le bombe ed il fuoco d'artiglieria, protezione contro gli spezzoni intorno ai più importanti posti di comando, moderni cannoni anti-aerei da 127 mm., buona protezione contro i siluri, velocità, e ottimi congegni di guida per rapide manovre. I disegni, in base ai quali furono conclusi i contratti per le navi tipo South Dakota e Iowa, furono completati rispettivamente nel 1938 e 1939; e la maggior parte di queste navi non entrarono in servizio se non dopo la dichiarazione di guerra.
Gl'incrociatori tipo Atlanta da 6000 tonnellate, muniti di poderose batterie anti-aeree, furono disegnati nel 1937.

Nel 1938, prevedendo il pericolo dei sottomarini, fu iniziato un programma sperimentale per navi di perlustrazione. Contemporaneamente fu iniziata una serie di esperimenti per costruzione di motosiluranti.

Nel 1938 divenne evidente, che, nonostante gli sforzi degli Stati Uniti di venire ad un accordo circa la limitazione degli armamenti, stabilendo in tal modo almeno la possibilità di una pace mondiale, c'erano altri paesi che andavano sempre più aumentando la loro marina. A quel tempo, benchè quasi tutti i popoli del mondo avessero il sincero desiderio di vivere in pace, circa un quarto della popolazione mondiale era impegnata in operazioni di guerra, mentre migliaia di borghesi venivano cacciati dalle loro case ed erano soggetti a bombardamenti aerei. In vista di questa situazione, il Presidente, nel suo Messaggio al Congresso, raccomandò un aumento del 20 percento della nostra forza navale, oltre alle sostituzioni autorizzate dalla Legge Vinson-Trammel del 1934. Nel maggio 1938 il Congresso autorizzò e raccomandò il suddetto programma, concedendoci almeno sulla carta, quello che poteva ragionevolmente sembrare una forza navale sufficiente.

Il cosiddetto Patto di Monaco era tale da richiedere una revisione, ed un aumento delle forze armate necessarie alla difesa del nostro paese. Gli avvenimenti del 1939, che portarono allo scoppio della guerra europea, non solo confermarono la predetta necessità, ma diedero un carattere di estrema urgenza a tutto il nostro programma di difesa. Ebbe inizio a quel tempo una grande attività nel campo dei disegni per nuovi modelli navali, in preparazione di futuri piani di costruzione. La possibilità di guerra non era più molto remota.

INFLUENZA DELLA GUERRA EUROPEA

La guerra in Europa incominciò il 3 settembre 1939; l'invasione della Polonia da parte della Germania segnò l'ultimo atto di una politica di espansione tedesca, basata sull'aggressione politica, militare ed economica. Mentre la nostra posizione, per il momento, non era ancora chiara, era tuttavia evidente che la guerra avrebbe avuto le sue ripercussioni sull'America, fino al punto da coinvolgerla forse in un conflitto, in cui la sua stessa esistenza sarebbe stata in giuoco.

LO STATO DI LIMITATA EMERGENZA

Il primo passo fatto dagli Stati Uniti a quel tempo fu la dichiarazione dello Stato di Limitata Emergenza, proclamato dal Presidente l'8 settembre 1939. Per ciò che riguarda la marina, l'immediato risultato di tale dichiarazione fu di fissare la cifra dell'effettivo autorizzato delle forze navali a 191.000 uomini, invece di 131.485 e di autorizzare il richiamo in servizio attivo di ufficiali, marinai ed infermiere a riposo o di riserva nei ruoli della marina e della fanteria di marina.
Un'altra conseguenza diretta si ebbe nel fatto che si poteva più rapidamente provvedere alle forniture di equipaggiamento e di materiale e più facilmente adibire dei terreni alle necessità militari. Si sarebbe potuto inoltre, qualora apparisse conveniente, ed in base ad un ordine presidenziale, incorporare la guardia costiera nella marina. In via più indiretta, lo stato di limitata emergenza permise delle revisioni nei sistemi di contratti, eliminando le aste tra gli appaltatori, e permise altresì la sospensione di certe regole imposte dai contratti di lavoro riguardanti il numero delle ore di lavoro nelle costruzioni governative.

LA NEUTRALITÀ

Il 2 ottobre 1939 la Conferenza delle Repubbliche Americane, radunatasi a Panamà, venne ad un accordo, che stabiliva una zona neutrale intorno a tutta l'America, ad eccezione del Canadà, fino ad una distanza media di 300 miglia. In base a questa deliberazione, bisognava impedire che le navi ed i sottomarini di stati belligeranti operassero in vicinanza dell'Emisfero Occidentale, come avevano fatto nella Prima Guerra Mondiale; si temeva infatti che, qualora di svolgessero operazioni belliche in quelle zone, gli Stati Uniti ed i paesi dell'America Latina avrebbero potuto trovarsi coinvolti nel conflitto. Poichè la marina degli Stati Uniti era l'unica forza armata capace di mantenere un efficace servizio di pattuglia in tutta quella vastissima zona, era chiaro a chi sarebbe toccata la responsabilità principale di attuare i termini dell'accordo. Infatti, il servizio di pattuglia fu assunto dagli Stati Uniti, ed alcuni dei 111 cacciatorpediniere in disarmo furono rimessi in armamento per farli tornare in servizio.

In seguito ad appassionate discussioni, in cui c'era chi sosteneva che noi, senza sufficienti ragioni, stavamo abbandonando la nostra tradizionale politica di libertà dei mari, la Legge sulla Neutralità entrò in vigore il 4 novembre 1939; in base ad essa, alle navi ed ai cittadini americani era vietato l'accesso delle zone di guerra. La legge stabiliva anche il sistema del "Cash and carry" (Paga e trasporta) per il quale tutti i belligeranti dovevano trasportare coi loro mezzi la merce acquistata negli Stati Uniti, e pagarne il prezzo prima di ricevere il permesso di portarla via. Essa autorizzava inoltre il Presidente a mettere delle restrizioni sull'uso dei porti e sull'entrata nelle acque territoriali degli Stati Uniti da parte di sottomarini o navi da carico di potenze straniere (il Presidente proibì poi infatti l'uso dei porti e l'entrata nelle acque territoriali di sottomarini appartenenti a stati belligeranti, eccetto in casi di forza maggiore).

Era altresì vietato l'uso dei porti degli Stati Uniti come basi di rifornimento di uomini e materiali a navi di potenze belligeranti in vicinanza dei porti. Le Legge sulla Neutralità servì anche a rimettere in vigore certe leggi già esistenti, che avevano come scopo principale il mantenimento della neutralità stessa: tra queste ricordiamo quella che prevedeva opportune misure per il fermo di navi armate o evidentemente costruite per scopi bellici o facilmente convertibili in navi da guerra. C'erano anche delle disposizioni concernenti l'uso dei nostri porti da parte di navi straniere, con riguardo soprattutto al periodo di soggiorno nei porti.

ESPANSIONE NAVALE

In vista di questa situazione, presentammo nuovamente al Congresso, nel gennaio 1940, la relazione sulle nostre necessità navali. A quell'epoca, la parte che l'America sarebbe stata chiamata ad assumere nella guerra non era ancora chiara; ma, considerando le esigenze della sicurezza nazionale ed il fatto che certi paesi aggressori tenevano in non cale trattati ed accordi, con relativi improvvisi mutamenti nella situazione internazionale, il Congresso riconobbe che la misura della nostra sicurezza poteva esser data soltanto dalla nostra capacità di difenderci adeguatamente. Ci trovavamo in una situazione di grande incertezza, e bisognava riconoscere che anche in passato era stato motto difficile prevedere gli sviluppi della situazione internazionale. Infatti nel 1939 molti osservatori intelligenti erano sicuri che non sarebbe scoppiata la guerra in Europa, mentre ce n'erano altri che prevedevano che almeno noi saremmo riusciti a restarne fuori.

In seguito ad una proposta del Ministero della Marina e ad un attento esame della situazione mondiale, il Congresso autorizzò un aumento dell'11 percento per le nostre navi da guerra, ed il Presidente appose la sua firma alla legge il 14 giugno 1940.

Intanto i paesi aggressori erano riusciti ad imporsi a molte nazioni europee: la Germania aveva messo la Francia fuori combattimento, aveva invaso l'Olanda, il Belgio, la Norvegia, la Danimarca e la Polonia, ed era arrivata alla Manica, donde si preparava ad attaccare in forza la Gran Bretagna. Data la situazione allarmante, il Congresso approvò la cosiddetta "Legge per la Protezione Navale dei Due Oceani" (Two Ocean Navy Bill), che fu firmata dal Presidente il 19 luglio 1940. L'aumento di forza navale autorizzato da questa legge era di 1.325.000 tonnellate di navi da guerra, e costituiva la più grande espansione navale che fosse mai stata autorizzata. Seguirono a tempo debito i necessari stanziamenti, e così si andava a poco a poco creando una marina adeguata ai nostri bisogni.

SCAMBIO DI CACCIATORPEDINIERE CON BASI NAVALI

Durante l'estate del 1940, la battaglia della Gran Bretagna era ancora agli inizi e la guerra sottomarina tedesca proseguiva con successo. Al principio della guerra l'Inghilterra aveva subito gravi perdite navali; aveva perduto specialmente moltissimi cacciatorpediniere nella campagna di Norvegia e nella ritirata da Dunquerque. Per far fronte a questa situazione, l'Inghilterra stipulò quindi un accordo con gli Stati Uniti, in base a cui 50 dei nostri vecchi cacciatorpediniere, non più adatti a compiere il servizio per cui erano stati disegnati, ma abbastanza buoni per fare servizio anti-sommergibile, furono ceduti all'Inghilterra in cambio di certi diritti a noi concessi in varie località della zona Atlantica, dove fosse possibile stabilire delle basi navali e che fossero considerate come essenziali alla difesa nazionale. In aggiunta alle basi ottenute in cambio dei 50 cacciatorpediniere, l'Inghilterra ci concesse "liberamente e senza corrispettivo" diritti della stessa natura per l'eventuale affitto di basi a Terranova ed a Bermuda.

Questo accordo estendeva di parecchi centinaia di miglia i nostri confini navali nell'Atlantico, avvicinandoli ai nostri potenziali nemici; e poichè le basi ci erano state date in affitto per 99 anni, potevamo usufruire della loro importanza strategica non solo in quel momento, ma anche per molti anni successivi alla crisi che aveva provocata il suddetto accordo.
Le basi da noi ottenute sono le seguenti:

Località ---- Impianto eseguito
Antigua - Indie Occidentale Britanniche- (Posto d'aviazione navale)

Guiana Britannica (Sud America)
(Base di idrovolanti)
Giamaica (Indie Occidentale Britanniche) id. id.
Santa Lucia ( id. id.)
Bermuda ( id. id.)
Great Exuma (Bahamas) (id. id.)

Terranova (Base di operazione navale)
--- " -------- (Posto d'aviazione navale)
--- " -------- (Base di idrovolanti Aereoporto)

Trinidad (Base di operazione navale)
--- " ----- (Posto d'aviazione navale)
--- " ----- (Base di idrovolanti)
--- " ----- (Base per dirigibili)
--- " ----- (Stazione radio)

LA LEGGE DI PRESTITO E AFFITTO

L'11 marzo 1941 il Presidente firmò la cosiddetta Legge di Prestito e Affitto (Lend-Lease Act). Gli articoli della legge ed i risultati da essa ottenuti sono troppo noti per richiedere elaborati commenti. Evidentemente, non volevamo che gran parte del materiale costruito con le nostre fatiche e col nostro danaro fosse colato a picco prima di arrivare a destinazione. Non ci rimaneva perciò altra via, che quella di aiutare l'Inghilterra nello scortare i convogli che partivano dai porti americani fino al limite delle acque territoriali nord-americane.

Durante lo stesso periodo e precisamente il 9 aprile 1941, gli Stati Uniti firmarono anche un accordo con la Danimarca per la difesa della Groenlandia, e lo stesso giorno la nostra fanteria di marina sbarcò in Groenlandia, per impedire che fosse usata da navi dell'Asse. Il battello della guardia costiera Cayuga vi aveva già sbarcato un gruppo di tecnici, incaricati di studiare le possibilità di impiantare aeroporti, basi di idrovolanti, stazioni radio, stazioni meteorologiche, ecc. ed il 1° giugno furono organizzati i primi reparti in Groenlandia, composti in gran parte di naviglio e personale della guardia costiera.

II 27 marzo 194i il Presidente proclamò lo Stato di Illimitata Emergenza Nazionale.

Il 7 luglio 1941 la fanteria di marina sbarcò in Islanda, rilevando parte delle truppe britanniche ivi stazionate.

L'11 agosto 1941 a bordo della nave americana Augusta, il Presidente ed il Primo Ministro Britannico fecero la famosa dichiarazione, concernente le questioni più importanti per i loro due paesi.
Per parecchi mesi. le nostre unità navali, per assicurare l'arrivo a destinazione di merci spedite in base alla Legge di Prestito e Affitto, avevano fatto servizio di pattuglia in prossimità delle rotte dei convogli, ed avevano segnalato per radio la presenza di navi nemiche. Il 4 settembre 1941, il caccia-torpediniere Greer era in rotta verso l'Islanda con un carico di posta, di merci e di passeggeri.
A circa 270 km. a sud dell'Islanda, avvistò un sommergibile: il sottomarino lanciò un siluro ma non colpì il Greer, che contrattaccò con bombe antisommergibili. Un altro siluro fu lanciato contro il Greer, ma anche questo andò a vuoto, e il Greer proseguì per l'Islanda. In seguito a questo incidente, il Presidente ordinò alle nostre unità navali di sparare contro qualsiasi nave tentasse di attaccare naviglio americano o naviglio straniero scortato da unità americane.

Il 15 ottobre un cacciatorpediniere americano di nuova costruzione, il Kearny, che con molti altri faceva servizio di scorta ai convogli tra l'Islanda e l'America Settentrionale, fu centrato da un siluro. Si ebbero undici morti e sette feriti tra l'equipaggio, e la nave fu gravemente danneggiata; essa riuscì tuttavia a riparare in porto.
Il 30 ottobre la nave cisterna americana Salinas fu colpita da due siluri a circa 1100 km. ad oriente di Terranova; non ci furono vittime e la Salinas giunse in porto sana e salva.
Il 31 ottobre, negli stessi paraggi, un altro vecchio cacciatorpediniere americano, il Reuben James, fu colpito in pieno da un siluro. La nave fu spezzata in due: la parte di prua colò subito a picco, ma la parte di poppa rimase momentaneamente a galla tanto da dare a 45 membri dell'equipaggio il tempo di raggiungere la coperta e calare le scialuppe, da cui furono tratti a salvamento. Si ebbe tuttavia un centinaio di vittime.

Qualunque fosse la situazione nell'Atlantico dal punto di vista legale, la marina nell'Atlantico la considerava da un punto di vista essenzialmente pratico. Durante il mese di novembre furono presi ulteriori provvedimenti, per permettere alle nostre forze navali di affrontare il pericolo che si andava aggravando di ora in ora. Il 1° novembre la guardia costiera fu incorporata nella marina, e presso a poco alla stessa epoca nove battelli della guardia costiera furono trasferiti alla Gran Bretagna. Il 17 novembre gli articoli 2, 3, e 6 della Legge sulla Neutralità del 1939 furono abrogati da una deliberazione del Congresso, per cui le navi mercantili degli Stati Uniti potevano ormai essere armate ed entrare in qualsiasi porto belligerante.

Un altro avvenimento della guerra europea, destinata ad avere enorme importanza per gli Stati Uniti, fu l'alleanza per cui, il 27 settembre 1940, il Giappone diveniva una della Potenze dell'Asse.
Si diceva e si aspettava da molti anni che la politica di espansione del Giappone avrebbe finito presto o tardi, per trovarsi in conflitto coi nostri interessi nel Pacifico. In riconoscimento di questa possibilità e della crescente forza navale nipponica, il Giappone era stato uno dei firmatari del trattato del 1922 sulla limitazione degli armamenti e di vari tratatti successivi.

Al tempo del Trattato del 1922, Pearl Harbor e Manilla erano basi fortificate, ed a Guam si stavano appunto allora eseguendo delle fortificazioni. Nessun altro dei nostri possedimenti nel Pacifico era fortificato. Per conseguenza, quando le parti contraenti decisero di mantenere le fortificazioni di certe isole del Pacifico allo stato quo, i lavori a Guam furono sospesi. In conformità degli articoli dei trattati, mantenemmo quindi lo stato quo a Guam e a Corregidor, e ci limitammo a rafforzare Pearl Harbor e le nostre basi della costa occidentale americana. Quando non eravamo più legati da alcun trattato, proponemmo di riprendere le fortificazioni di Guam, ma, dopo ampia discussione al Congresso, la proposta fu respinta.

La previdenza dimostrata nello sviluppare Pearl Harbor e le nostre basi della costa occidentale ha immensamente giovato alla condotta della guerra nel Pacifico. È naturalmente problematico se sarebbe stato possibile mettere Guam in condizione di resistere ad un attacco in forza da parte de nemico, ma almeno abbiamo avuto una buona lezione: se vogliamo avere dei possedimenti oltre oceano, dobbiamo essere preparati a difenderli.

Quando, nell'inverno 1935-36, il Giappone dichiarò che non intendeva più rispettare i trattati, nè prender parte ad ulteriori discussioni sull'argomento del disarmo, si cominciò a manifestare un certo disagio di fronte alla tendenza della politica giapponese. Disgraziatamente, il vero significato di quella dichiarazione non venne chiaramente alla luce se non molto più tardi.
Nel 1931 il Giappone si era imbarcato in una politica di aggressione con l'occupazione della Manciuria; questa fu seguita da altre conquiste territoriali in Cina ed accompagnata -come abbiamo appreso nel frattempo- dalla fortificazione espressamente vietata dai termini del trattato, di alcune isole affidate al Giappone in mandato dalla Società delle Nazioni. La storia completa dei nostri rapporti col Giappne durante gli anni 1931-1941 fu pubblicata dal Ministero degli Esteri nel cosiddetto "Libro Bianco," in data 2 gennaio 1943.

Continuando la sua politica di aggressione, il Giappone invase l'Indocina Francese nel 1940. Nel 1941 gli Stati Uniti protestarono contro questo ed altri atti illegali da parte dei Giappone. Mentre avevano luogo le conversazioni coi Giapponesi, l'offensiva tedesca in Russia proseguiva vittoriosa. È probabile che anche questo fatto abbia incoraggiato i giapponesi ad attaccare Pearl Harbor.

Qualunque ne fosse la ragione, mentre i rappresentanti giapponesi erano ancora a Washington e fingevano di discutere i mezzi per evitare la guerra, la mattina del 7 dicembre 1941 il Giappone attaccò le nostre navi a Pearl Harbor. Si trattava sopra tutto di un'incursione aerea, benché partecipassero all'attacco anche alcuni sommergibili da 45 tonnellate. I Giapponesi avevano certamente come obiettivo principale la distruzione delle nostre grosse unità ancorate nel porto; essi distrussero quindi i nostri aeroplani sul terreno, per evitare che questi potessero impedire l'attacco.

I danni arrecati al nostro naviglio leggero ed agli impianti industriali furono insignificanti. Delle otto corazzate in porto, l'Arizona fu affondata, l'Oklahoma si capovolse ed altre tre corazzate furono danneggiate così gravemente, che si adagiarono sul fondo. I danni alle altre tre furono relativamente lievi. Furono colpite 119 navi in tutto, compresi tre incrociatori leggeri, che subirono danni irrilevanti; tre cacciatorpediniere furono colpiti e gravemente danneggiati (più tardi tutti e tre ripresero servizio). Dei 202 apparecchi dell'aviazione della marina che quella mattina si trovavano sul terreno in perfette condizioni, soltanto 52 furono in condizioni di alzarsi in volo dopo l'incursione.
Il numero delle vittime fu in relazione ai danni materiali sofferti: la marina e il corpo della fanteria di marina subirono una perdita di 2117 ufficiali e soldati uccisi e 960 dispersi.
Le perdite giapponesi ammontarono a circa 60 aeroplani, di cui una buona parte fu colpita dalle nostre batterie antiaeree, mentre - altri, probabilmente per mancanza di benzina, non riuscirono a tornare alle navi porta-aerei, che componevano la formazione di combattimento.

Poche ore dopo, un attacco simile, ma meno disastroso, fu effettuato contro le Filippine. (La situazione in Estremo Oriente è descritta in altra parte di questa relazione).
Il giorno seguente dichiarammo ufficialmente l'esistenza dello stato di guerra, a cui gli Stati Uniti erano spinti dal Governo imperiale giapponese. L'11 dicembre fu pubblicata una dichiarazione simile che riguardava la Germania e l'Italia.


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