3. ORIGINE DELL'UOMO

La questione dell'origine dell'uomo é la chiave della cognizione del suo vero essere; aveva pienamente ragione Huxley, chiamandola nel 1863 la «questione delle questioni». Una risposta razionale e scientifica a un problema simile può esser data solamente dalla dottrina dell'evoluzione. Contrariamente a questo quasi tutte le opere storiche dei tempi così antichi come recenti (quest'ultime come a voler chiudere gli occhi alla scienza) cercarono di darle una risposta per mezzo dei miti sulla creazione, attenendosi per lo più alle (tante) dottrine dogmatiche della religione dominante, e ognuna nel proprio paese diversa. Così nel mondo civile europeo continuò a prevalere il mito della creazione, quale é esposto nel primo libro di Mosé. Ma anche in molte storie universali moderne occidentali si comincia ancora dalla creazione con un sommario della storia mosaica. Mentre altri quattro quinti della popolazione umana la iniziano con un altro sommario completamente diverso. Ognuno crede di avere il monopolio della verità. E su questa ne hanno costruite altre mille di verità, ognuno aggiungendo ciò che la sua fantasia gli dettava. Poco più di cento anni fa, vi era ancora la credenza che "Dio ha creato il mondo alle ore 9 del mattino del 26 ottobre del 4004 a.C." Così affermava il teologo Lightfoot con tutta la sua " matematica certezza" (!!!).

La scienza critica e priva di preconcetti ci ha ora persuasi che questi miti soprannaturali della creazione, al pari di molti miti simili dei tempi più antichi e di quelli più recenti, appartengono interamente al dominio della poesia (ma alcuni direbbero che è un dominio dell'ignoranza, e perfino un ostinato rifiuto della conoscenza e della scienza - ed è troppo semplicistico affermare che chi ha la propria fede non deve cercare altre risposte).
La nostra dottrina moderna dell'evoluzione ha sostituito a queste creazioni poetiche della fantasia la storia delle stirpi organiche o filogenia. Il suo teorema più importante, la tanto combattuta e cosiddetta «discendenza dell'uomo delle scimmie», é una legge speciale, che per necessità logica deriva per deduzione dalla legge generale della teoria della discendenza, che si é ottenuta per induzione. Noi dobbiamo quindi esaminare prima le fonti e i documenti, sui quali si fonda la storia delle stirpi ed anche la sua applicazione all'uomo: le testimonianze morfologiche dell'anatomia comparata e dell'ontogenia, le prove storiche della paleontologia e della preistoria, i documenti fisiologici della consanguineità e della psicologia.

Documenti anatomici. - Struttura del corpo umano. L'anatomia comparata, studiando la struttura del corpo degli animali, distingue un piccolo numero di gruppi principali o tipi, caratterizzati dalla situazione e dalla disposizione speciale delle parti più importanti de corpo, ai quali tipi si possono riferire tutte le innumerevoli forme animali, quasi fossero le variazioni di un solo tema. Cuvier, il fondatore dell'anatomia comparata, distinse dapprima quattro divisioni o rami principali del regno animale (1812); più tardi il loro numero fu elevato al doppio e al triplo. Uno di questi tipi è il ramo dei vertebrati (vertebrata); differisce in modo così evidente dagli altri, che non vi é neppure una forma animale, per la quale possiamo dubitare se appartenga ai vertebrati o agli invertebrati. In tutti i vertebrati, da quelli infimi privi di cranio e dai pesci salendo fino all'uomo, è uguale la situazione reciproca degli organi e la composizione del corpo per mezzo di essi. Ma il loro sviluppo varia per gradi in molti modi e ci permette di distinguere nel tipo da sei a otto classi molto differenti. La classe superiore e più compiuta è tra essa quella dei mammiferi .

Che l'uomo debba esser posto in questa classe superiore fu già stabilito da Linneo, in quanto l'ordine dei primati, di sviluppo più perfetto, comprendeva così l'uomo e le scimmie antropomorfe, come le altre scimmie e le proscimmie. Il paragone più accurato di tutti i loro singoli organi condusse già Huxley (1863) a stabilire l'importante principio (pitecometra): «le differenze anatomiche tra l'uomo e le scimmie antropomorfe ad esso più affini (antropoidi) - gorilla, scimpansé, orang, gibbone - sono minori, delle diferenze corrispondenti fra queste scimmie antropomorfe e le scimmie inferiori». Per essere persuasi della verità di questo principio fondamentale, che vale per tutti i singoli organi, basti il paragonare gli scheletri.

Le stesse 200 ossa, nella medesima disposizione e coi medesimi legami, compongono lo scheletro dell'uomo e delle scimmie antropomorfe; i medesimi 300 muscoli servono al loro movimento. Le differenze di forma e di grandezza che si verificano nelle singole parti si spiegano con l'adattamento loro a differenti maniere di vita mentre la corrispondenza dell'intera struttura si può spiegare soltanto con la loro derivazione da una forma-stipite comune, con l'eredità da un primate primordiale (archiprimate) ora estinto.

Documenti embriologici. - Storia dell'embrione umano. Non soltanto nella struttura macroscopica e microscopica del suo corpo, ma anche nello sviluppo di questo da un'ovo-cellula fecondata l'uomo concorda pienamente con le scimmie antropomorfe.

E poiché secondo la legge fondamentale biogenetica la storia dell'embrione (ontogenia) rappresenta un compendio o una ricapitolazione di quella della stirpe (filogenia), noi possiamo soltanto da questo fatto fondamentale dedurre la comune derivazione di tutti questi primati superiori da una serie di primati inferiori e poi ancora di mammiferi più antichi. Ma anche i singoli gradi principali della formazione ontogenetica, percorsi dall'embrione umano successivamente entro il corpo della madre, ci permettono di fare delle conclusioni filogenetiche, che ci conducono assai lontano nella lunga serie dei suoi antenati animali. Il fatto che ogni singolo uomo trae la sua origine da una semplice ovo-cellula - da una sfera nucleata di plasma del diametro di mm. 0,2 - dimostra che anche i più antichi progenitori dell'uomo (come di tutti gli altri animali) erano organismi unicellulari. Le fenditure branchiali sui lati del collo dell'embrione umano c'insegnano che noi proveniamo dai pesci, i quali respiravano nell'acqua. E fino in uno studio posteriore della formazione dell'embrione, quando già le cinque vescicole cerebrali e i tre organi superiori dei sensi (naso, occhio, vescichette auditive) e due paia di arti pinniformi sono situati presso la grossa testa di un embrione caudato, la concordanza nella struttura del corpo embrionale dell'uomo e di altri animali amniotici (mammiferi, uccelli, rettili) è così compiuta che appena si possono tra loro distinguere.

Documenti fossili. - Paleontologia dell'uomo. Se nella questione sull'origine dell'uomo, dal punto di vista rigoroso dell'indagine storico-critica, si dà un gran peso ai documenti materiali e palpabili della sua discendenza, su tutte le altre fonti hanno la precedenza i resti pietrificati dei suoi progenitori estinti. E i resti fossili degli uomini preistorici e degli uomini scimmie, e molto più in là quelli dei primati più antichi e meno elevati, fanno testimonianza immediata ed evidente della storia della sua stirpe nell'epoca terziaria. Se poi da questa risaliamo all'epoca secondaria ed a quella primaria ancora più antica, la successione nel tempo delle classi dei vertebrati, in tutto corrispondente alla scala del loro sviluppo storico, ci fornisce immediatamente i monumenti fossili, che fanno sicura testimonianza dei gradi principali nella storia della stirpe dei vertebrati e quindi anche della catena più antica di progenitori dell'uomo.
Che questi documenti paleontologici per note ragioni siano sommamente incompleti, non diminuisce il valore inestimabile dei loro dati positivi.
Allo stato in essere, non dobbiamo avere la presunzione di aver già capito tutto; solo da qualche decina di anni sappiamo qualcosa di come è composto il principale organo di ogni essere vivente, il cervello, e sappiamo che sono gli ioni delle nostre sinapsi che ci permettono di ricevere o non ricevere le informazioni, e sono proprio le particelle subatomiche e solo queste, che ci permettono di indagare sull'universo come sull'uomo. Ci siamo permessi perfino di manipolarle queste particelle. Basta infatti uno dei tanti banalissimi farmaci per mettere in disordine o in ordine la mente del più sapiente uomo, sia esso uno scienziato, sia esso un religioso. Siamo oggi appena agli inizi della neuroscienza. Cerchiamo dunque di ricordare spesso la già citata frase di Maxwel "Le uniche leggi della materia sono quelle che la nostra mente deve architettare e le uniche leggi della mente sono architettate per essa dalla materia" (Maxwell)

Documenti fisiologici. - Consanguineità dell'uomo. Mentre finora per investigare la storia della stirpe umana si traeva preferibilmente profitto dei tre citati documenti morfologici, forniti dalla paleontologia, dall'anatomia e dalla ontogenia, anche la fisiologia comparata e sperimentale ci ha fatto dono recentemente di un documento di altissimo valore.


Documenti psicologici. - Affinità psichiche dell'uomo. L'efficacia dimostrativa dei documenti morfologici e fisiologici da noi citati é così grande che ora l'origine dell'uomo da una serie di primati, e anche più oltre di mammiferi inferiori estinti, è considerata dalle persone colte e scevre da preconcetti come un fatto storico; almeno per quello che riguarda la formazione del corpo. Invece furono ancora espresse di frequente delle difficoltà od anche un deciso rifiuto per quanto concerne l'attività dello spirito. La vita spirituale altamente sviluppata degli uomini civili pare anche oggi a molti un'attività così straordinaria e meravigliosa da non potere essere derivata dallo sviluppo di una vita psichica inferiore dei primati.

Ma anche per questa difficilissima e spinosa questione della «storia universale», quando si faccia un paragone spregiudicato, vale la «legge pitecometra» di Huxley. Anche riguardo a tutte le singole
attività psichiche la differenza tra l'uomo e le scimmie antropomorfe é minore della differenza corrispondente fra le ultime e i primati inferiori, le proscimmie e i loro più antichi avi mammiferi. La psicologia comparata, appoggiandosi ai progressi dell'etnografia moderna ci fa inoltre conoscere la lunga scala di forme di sviluppo della vita psichica nei limiti stessi del genere umano.

Le opere intellettuali di un uomo civile di sviluppo superiore, di un Goethe e di uno Schiller, di un Shakespeare e di un Darwin, di un Laplace, di un Lamarck, di un Giordano Bruno, sono tanto più elevate della vita psichica animalesca dei barbari inferiori e dei selvaggi che questi ultimi stanno più vicini alle scimmie antropomorfe che a quegli eroi dello spirito. E furono proprio i creazionisti fino a poco tempo fa ad affermare con la loro (acquisita) presunzione che con quelli (i cosiddetti "selvaggi" i "barbari") non c'era nulla da fare, che non bisognava fare nessun sforzo e che solo metter loro la catena era l'unico rimedio possibile per renderli "utili" al cosiddetto "uomo superiore", cioè farli loro schiavi.

Inoltre vale anche qui la legge fondamentale biogenetica. Difatti lo sviluppo graduale dell'attività psichica nei primi anni della vita di ogni bambino
ripete nei suoi grandi tratti lo stesso processo evolutivo percorso in milioni di anni da quei nostri antenati vertebrati, salendo dai pesci fino ai primati. I documenti dell'anatomia comparata e dell'ontogenia integrano anche qui quelli della fisiologia e della psicologia. Difatti il cervello, quale strumento di tutte le funzioni psichiche, nella scala dai vertebrati inferiori ai superiori anche oggi ci lascia riconoscere tutte le tappe del suo perfezionamento; e il "fronema" (od organo pensante), cioé quella parte della corteccia cerebrale, che é il vero «strumento della conoscenza» (o se vogliamo dirlo in termini umani dello "spirito"), soltanto nei mammiferi superiori raggiunge il suo pieno sviluppo.

4. FILOLOGIA DELL'UOMO >

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