DISCORSO DI LORD HALIFAX* ALLA CAMERA DEI LORDS

20 Marzo 1939

Come è stato prima spiegato dal nobile Lord e successivamente dal nobile Marchese, è indiscutibilmente vero che i recenti accadimenti hanno rappresentato un profondo shock sia per i cittadini di questo Paese che per quelli del resto del mondo. Ritengo sia utile da parte mia riassumere brevemente la storia di quanto è realmente avvenuto negli ultimi giorni, in modo da avere tutti una visione completa e corretta della situazione.

L’occupazione militare della Boemia e della Moravia è iniziata la mattina del 15 Marzo ed è stata completata, a quanto ne sappiamo, senza gravi incidenti. Va tuttavia sottolineato, e il fatto non è sicuramente senza significato, che le città di Mährisch-Ostrau e Vitkovice sono state occupate da alcuni distaccamenti delle SS Tedesche la sera del 14 Marzo, proprio mentre il Presidente e il Ministro degli Esteri della Cecoslovacchia erano in viaggio verso Berlino per iniziare i negoziati.

Il 16 Marzo, Hitler ha emesso un decreto, al quale il nobile Marchese si è appena riferito, proclamando il territorio cecoslovacco occupato, "Protettorato di Boemia e Moravia" e ponendolo di fatto sotto il controllo del Reich.

Non è necessario ricapitolare i termini di quel decreto, ma vale la pena notare che mentre viene dichiarato che il Capo dell’Amministrazione avrà il rango di Capo di Stato e il protettorato sarà autonomo, il “Reich Protektor” tedesco è già a Praga con potere di veto su ogni attività legislativa. La politica estera e la protezione dei residenti all’estero vengono delegate al Governo Tedesco che manterrà nel Protettorato presidi militari e strutture operative. Il Protettorato farà parte dell’Unione delle Dogane Tedesche ed inoltre il Governo Tedesco potrà emettere decreti e adottare ogni misura che riterrà necessaria per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza.

Per sintetizzare la situazione, cito un breve articolo del suddetto decreto che così recita:

"Il Protettorato di Boemia e Moravia eserciterà il diritto alla propria sovranità in consonanza con l’importanza politica, economica e militare del Reich."

In Slovacchia l’indipendenza è stata proclamata il 14 Marzo, ma su richiesta del Dr. Tiso, Capo dello Stato Slovacco, Hitler ha assunto l’impegno di porre la regione sotto la protezione della Germania, ordinandone conseguentemente l’occupazione militare. Per quanto riguarda la Ruthenia, le truppe Ungheresi hanno raggiunto la frontiera Polacca il 16 Marzo e hanno virtualmente completato l’occupazione di quella provincia. Dopo queste azioni militari, lo smembramento della Cecoslovacchia può dirsi concluso.

La causa immediata dell’attuale crisi nell’Europa Centrale è stata la richiesta di aiuto avanzata dal dimissionario Primo Ministro Slovacco al Governo Tedesco che è quindi intervenuto. Come sapete bene, dopo Monaco la Slovacchia aveva già ottenuto l’autonomia in seguito all’accordo raggiunto tra i vari Partiti Slovacchi e il Governo Centrale Ceco e trovo quindi difficile credere che l’improvvisa decisione di alcuni leader Slovacchi di staccarsi da Praga, presa quasi in concomitanza con l’appello rivolto al Reich per avere protezione, non sia stata influenzata in modo determinante da interventi esterni.

È stato affermato che l’intervento del Reich in Cecoslovacchia è stato giustificato dall’oppressione che la minoranza tedesca subiva ormai da molto tempo ma, sempre alla luce dei fatti, occorre sottolineare che la stampa tedesca iniziò la sua campagna contro le presunte brutalità commesse dai Cechi ai danni dei cittadini tedeschi, solo poco prima dell’ultimatum di Hitler al Presidente Ceco. In realtà la minoranza Tedesca, costituita da circa 250,000 persone, per effetto dell’Accordo di Monaco, era in una situazione che potremmo definire privilegiata. Nonostante il diritto di opzione concesso dall’Articolo 7 di tale Accordo, i membri della minoranza Tedesca furono incoraggiati dal proprio Leader a rimanere in Cecoslovacchia in modo da rappresentare un utile punto di riferimento per le attività di propaganda della Germania Nazista in quella regione.

L’Accordo Tedesco-Cecoslovacco per la protezione delle minoranze, conferì inoltre al Governo di Berlino il diritto di occuparsi direttamente degli interessi della popolazione di etnia Tedesca residente in Cecoslovacchia, la quale ottenne immediatamente il diritto di formare organizzazioni separatiste. Successivamente lo stesso Governo di Praga dette al Partito Nazista Tedesco operante in Cecoslovacchia, completa libertà di svolgere le proprie attività sia in Boemia che in Moravia.

È facile quindi concludere che il grosso degli incidenti avvenuti prima dell’invasione Tedesca sono stati provocati deliberatamente e i relativi effetti abilmente amplificati. Occorre ammettere per onestà, che le Autorità Cecoslovacche ricevettero l’ordine di agire ed agirono per porre un freno alle provocazioni, ottenendo però scarsi risultati.

Credo che non ci sia molto da dire riguardo all’affermazione secondo la quale il Presidente Cecoslovacco abbia volontariamente consentito il soggiogamento del suo popolo. Date le circostanze in cui si è recato a Berlino e con l’occupazione del territorio Cecoslovacco già in atto, ritengo che nessuno tra coloro dotati di buon senso possa pensare che ci fosse la minima possibilità di negoziare alcunché. Era invece lecito aspettarsi, come poi in realtà è avvenuto, che i rappresentanti di Praga sarebbero stati minacciosamente messi di fronte ad un ultimatum e costretti a capitolare per salvare i loro connazionali dall’orrore di un immediato e rovinoso bombardamento aereo.

È stato inoltre affermato che la Cecoslovacchia rappresentava un pericolo per la Germania, ma dubito che il Governo di Berlino pensasse seriamente a questa possibilità, data la netta superiorità militare Tedesca.
Date le circostanze, il Governo di Sua Maestà ha ritenuto necessario adottare alcuni provvedimenti come quello di sospendere immediatamente la visita a Berlino di più alti funzionari del Ministero del Commercio Estero, attraverso i quali il Governo intendeva intervenire direttamente nelle riunioni non ufficiali che si stavano svolgendo nella capitale tedesca tra i rappresentanti dell’Industria.

Abbiamo infatti ritenuto, come ho già avuto modo di dichiarare alcuni giorni fa, che data la situazione ogni iniziativa di collaborazione con la Germania fosse francamente fuori luogo e dovesse essere rinviata a data da destinarsi. Il Governo di Sua Maestà ha inoltre richiamato il suo Ambasciatore a Berlino che già ieri è tornato a Londra. Abbiamo anche presentato una protesta formale al Governo Tedesco attraverso la quale abbiamo ribadito che consideriamo gli avvenimenti di questi giorni in assoluto contrasto sia con i contenuti dell’Accordo di Monaco, sia con lo spirito con il quale i firmatari di quell’Accordo si impegnavano vicendevolmente a cooperare per raggiungere pacificamente un’intesa.

Abbiamo inoltre colto l’occasione per protestare contro i provvedimenti adottati in Cecoslovacchia dopo l’azione militare, sottolineando che per noi sono privi di ogni fondamento di legalità. In questo modo ritengo di aver chiarito al Governo Tedesco ogni dubbio circa l’atteggiamento assunto dal Governo di Sua Maestà e sebbene io non riponga eccessive speranze su ciò che potranno essere gli effetti di tali proteste, credo che le Vostre Eccellenze concordino sul principio che fosse doveroso per il nostro Governo presentarle.

Alcuni apologisti Tedeschi tentano di giustificare l’azione del loro Governo con riferimenti alla storia passata dell’Impero Britannico. È inutile ricordare che il principio sul quale si fonda l’Impero Britannico è quello di sviluppare la cultura dell’autogoverno nei Paesi che di questo Impero fanno parte. Dovunque siamo stati nel mondo, abbiamo sempre lasciato una traccia di libertà. La nostra politica quindi non ha niente in comune con la soppressione dell’indipendenza di popoli il cui sviluppo politico già consente loro di governarsi autonomamente.

È stato inoltre obiettato che ciò che è avvenuto in Cecoslovacchia non deve interessare il nostro paese. È vero che abbiamo sempre riconosciuto, se non altro per ragioni geografiche, che la Germania dovesse sicuramente essere molto più interessata di noi alla Cecoslovacchia e all’Europa Sud Orientale, poiché rappresentano i territori naturali per la propria espansione commerciale, ma poiché i cambiamenti che avvengono in qualsiasi parte dell’Europa producono profondi effetti anche altrove, la nostra posizione è radicalmente mutata.

Ci siamo dovuti purtroppo confrontare improvvisamente con l’arbitraria soppressione di uno Stato sovrano e indipendente, condotta in violazione dei più elementari principi che regolano i rapporti internazionali.
Alla luce dei recenti eventi, risulta abbastanza naturale dire al Governo di Sua Maestà ciò che il nobile Lord ha già detto questo pomeriggio e cioè che la politica adottata a Monaco fu un tragico errore.

Naturalmente non posso criticare il nobile Lord per le opinioni che ha liberamente espresso e delle quali è certamente convinto, ma posso tentare di correggere una sua affermazione secondo cui quella perseguita dal Primo Ministro possa definirsi una politica personale. Se con questa affermazione intende dire che è stata una politica alla quale il Primo Ministro ha dedicato tutte le energie, la determinazione e la fantasia che egli possiede, non posso che essere d’accordo, ma se al contrario vuole significare che è stata una politica perseguita senza la piena collaborazione del sottoscritto come Segretario agli Affari Esteri, e di ogni altro membro del Governo di Sua Maestà, allora devo dissentire energicamente.

L’Intesa di Monaco che fu approvata da questa Camera, è stata sottoscritta dal Governo di Sua Maestà per raggiungere due distinti obbiettivi. Il primo era quello di arrivare ad un accordo che fosse il più equo possibile, date le circostanze estremamente difficili di allora, e affrontare e risolvere con urgenza un problema reale al fine di preservare la pace in Europa. Vorrei aggiungere che non ho mai avuto dubbi sul fatto che in quella situazione particolarmente critica il nostro Governo abbia agito correttamente, indipendentemente da ogni altra considerazione che possiamo fare oggi.

Il secondo scopo era quello di costruire un’Europa più sicura attraverso l’accettazione del principio secondo il quale ogni divergenza tra Stati dovesse essere affrontata e risolta con il metodo della consultazione. Purtroppo dobbiamo osservare che questo obbiettivo a lungo termine è stato disastrosamente cancellato dagli eventi di questi giorni. Abbiamo creduto troppo ottimisticamente alle assicurazioni date da Hitler che dichiarava di non avere nessuna ulteriore ambizione territoriale e di non voler incorporare nel Reich popolazioni che non fossero di etnia tedesca.

Il nobile Lord ha definito il Primo Ministro "troppo semplicista", ma posso assicurarvi che né il Primo Ministro, né il sottoscritto, né ogni altro Membro del Governo di Sua Maestà hanno mancato nel valutare adeguatamente in ogni momento la differenza tra la convinzione e la speranza. È stato sicuramente giusto e legittimo nutrire speranze, ma abbiamo anche agito nella consapevolezza che solo il tempo poteva trasformare la speranza in sicura convinzione.

Non vi è alcun dubbio che le promesse fatte da Hitler al fine di annettere alla Germania i territori ex tedeschi e quelli abitati da popolazione prevalentemente di lingua tedesca, non sono state mantenute; qualunque siano le giustificazioni che egli ora adduce. Fino all’Accordo di Monaco egli ha sostenuto i principi per i quali si batteva e cioè la riunificazione di tutti i Tedeschi e l’esclusione delle altre etnie dal Reich, ma avendo ora posto 8 milioni di Cechi sotto il dominio della Germania è venuto sicuramente meno a quei principi e alla filosofia che li aveva ispirati.

Il mondo non ha dimenticato che lo scorso Settembre Hitler si appellò al principio dell’autodeterminazione nell’interesse di 2 milioni di Tedeschi che vivevano nella regione dei Sudeti. Un principio questo, sul quale è stato costruito l’Impero Britannico e per il quale ci siamo sentiti conseguentemente obbligati ad accogliere le richieste della Germania. Ma ora quel principio è stato calpestato da una serie di atti che negano i diritti sui quali i Tedeschi sei mesi fa hanno basato il loro atteggiamento e qualunque sia la verità sul modo in cui verrebbero trattati i 250,000 Tedeschi in Cecoslovacchia, è impossibile giustificare come soluzione di quel presunto problema, il soggiogamento di 8 milioni di Cechi.

Quali conclusioni dobbiamo trarre dalla conquista della Cecoslovacchia? Dobbiamo ritenere che la politica Tedesca è entrata in una nuova fase nella quale non si mira più soltanto al consolidamento dei territori abitati prevalentemente da popolazioni di etnia Tedesca, ma anche al dominio di popoli di altre etnie? È una domanda molto seria che in ogni parte del mondo oggi tutti si pongono. L’azione tedesca in Cecoslovacchia è stata condotta seguendo nuovi metodi nei rapporti internazionali, cioè fare la guerra senza prima dichiararla, esercitare pressioni con la minaccia dell’impiego della forza e intervenire nelle contese interne di altri Stati sostenendo e incoraggiando il separatismo delle minoranze non nell’interesse di quest’ultime, ma piuttosto per realizzare le mire imperialiste della Germania.

Il denunciato maltrattamento delle minoranze di etnia tedesca all’estero, che qualche volta deriva da cause congenite, può anche essere il risultato di provocazioni fomentate dall’esterno e usate come pretesto per giustificare un intervento armato.
Alla luce della nostra lunga esperienza possiamo affermare che questi sono metodi semplici e inconfondibili. Abbiamo qualche garanzia che non saranno impiegati anche altrove? Ogni Paese confinante con la Germania è ora sicuramente incerto sul proprio futuro e teme che la propria identità nazionale e la propria sovranità possano essere minacciate dall’interno attraverso movimenti ispirati dall’esterno.

Durante gli ultimi giorni abbiamo registrato delle voci secondo le quali il Governo Tedesco starebbe assumendo un atteggiamento duro e intransigente nei negoziati in corso con il Governo Rumeno su vari temi economici. Sono lieto di dire che il Governo Rumeno ha negato l’esistenza di un rapporto che parlava di "ultimatum" Tedesco, ma anche se per la Romania non esiste una immediata minaccia, non saremmo affatto sorpresi se il Governo di Bucarest nutrisse dei brutti presentimenti in seguito agli avvenimenti di questi ultimi giorni.

Nel corso degli anni passati, il popolo Britannico ha fermamente desiderato di instaurare dei rapporti amichevoli con quello Tedesco. Esso non ha esitato a riconoscere che alcuni degli errori del Trattato di Versailles dovessero necessariamente essere corretti, ma ogni volta che sembrava esserci una possibilità per raggiungere un’intesa in questo senso, il Governo Tedesco ha compiuto qualche azione che ha impedito che questa intesa si concretizzasse. Recentemente, ad esempio, nonostante ci fossero ancora molte nuvole all’orizzonte, speravamo che si potesse raggiungere una più efficace collaborazione economica attraverso quelle visite in Germania di cui ho accennato qualche momento fa.

Questa iniziativa però è stata frustrata dall’azione intrapresa la settimana scorsa dal Governo Tedesco e diventa quindi difficile prevedere se e quando potrà essere ripresa.
In seguito a questi eventi sono stati sollevati diversi interrogativi che impongono sia al Governo di Sua Maestà che a quelli di altri popoli liberi, di rivedere il proprio atteggiamento nei confronti della Germania.

Dopo l’ultima guerra hanno preso corpo due tesi contrapposte per evitare futuri conflitti e creare sicurezza per tutte le Nazioni del mondo. La prima è quella di creare e sostenere un meccanismo fatto di consultazioni, conciliazioni, arbitrati e se possibile di sanzioni applicate da un esercito comune che coinvolga tutti gli Stati disposti ad accettare una serie di obblighi reciproci, e a sottoscrivere un accordo secondo il quale un attacco rivolto contro uno dei Paesi aderenti sia considerato come un attacco a tutti gli altri.

Questa è stata la tesi espressa dal Patto della Società delle Nazioni che ha prodotto una serie di accordi di mutua assistenza tra diverse Potenze.
La tesi opposta è sostenuta da coloro che considerano pericoloso quel sistema di sicurezza collettiva così come è stato formulato, perché implicherebbe l'assunzione di impegni non ben definiti e non proporzionati rispetto alla reale sicurezza che produrrebbero. Quelli che sostengono questa tesi sono persuasi che gli Stati che eventualmente aderissero all'intesa si tirerebbero prudentemente indietro e non onorerebbero gli impegni sottoscritti per evitare di essere coinvolti in una guerra che potrebbe minacciare i loro interessi vitali. In pratica sarebbero disposti ad intervenire soltanto qualora venissero direttamente attaccati.

Non ho alcun dubbio che nel confrontare queste due tesi, il giudizio di molti Stati sia influenzato dalla stima del rischio, ovvero dalle probabilità di venire direttamente attaccati. Nel caso in cui uno Stato considerasse scarse tali probabilità sarebbe estremamente difficile per il suo Governo decidere di entrare in un conflitto per difendere un altro Stato mettendo a repentaglio i propri interessi. Ma se e quando apparirà evidente ai vari Stati, che non esiste alcuna apparente garanzia contro attacchi diretti a turno contro chiunque possa potenzialmente sbarrare la strada a chi nutre ambiziosi piani di dominio, allora la bilancia penderà dall’altro lato e ci sarà molta più disponibilità ad accettare il principio dell’obbligo di reciprocità.

Il Governo di Sua Maestà ha naturalmente tratto da questi eventi ovvie conclusioni e non ha perso tempo nell’impegnarsi in varie consultazioni, non solo con i Dominions ma anche con altri Governi per affrontare tutti insieme una situazione che appare improvvisamente estremamente chiara e pericolosa.
Non è ancora possibile valutare le conseguenze dell’azione Tedesca. La storia è piena di tentativi mirati a dominare l’Europa ma tutti, presto o tardi, si sono rivelati disastrosi per coloro che li hanno compiuti. Non è stato mai possibile soffocare lo spirito dei popoli liberi.

Se la storia rappresenta un punto di riferimento, allora il popolo Tedesco deve rammaricarsi dell’azione compiuta in suo nome contro il popolo della Cecoslovacchia. Venti anni fa quel popolo ha riconquistato le proprie libertà con il supporto e l’incoraggiamento di gran parte del mondo, mentre oggi ne è stato nuovamente privato con la violenza. Nel corso della sua lunga storia, questa non è la prima volta che il tenace, valente e operoso popolo Ceco perde la propria indipendenza, ma non ha mai perso ciò che rappresenta il fondamento dell’indipendenza; l’amore per la libertà.

Dopo l’ultima guerra il mondo guardava all’emergenza della nazione Ceca così come oggi guarderà ai loro sforzi per mantenere intatta la propria identità culturale e soprattutto la propria libertà spirituale di fronte all’ultimo e più crudele colpo di cui è rimasto vittima.

* Ministro degli Esteri del Governo di Sua Maestà Britannica.

Fonte del documento:
THE BRITISH WAR BLUEBOOK
Reso pubblico dal Governo Britannico nel 1997

© 1996 The Avalon Project

Traduzione di UGO PERSIANI

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