DISCORSO DI JOZEF BECK*
AL PARLAMENTO POLACCO

5 Maggio 1939

Questa sessione del Parlamento mi dà l’opportunità di chiarire alcuni aspetti relativi all’attività politica da me svolta nel corso degli ultimi mesi. I diversi eventi internazionali che si sono verificati richiederebbero forse più interventi da parte di un Ministro degli Esteri invece della singola dichiarazione rilasciata alla Commissione Esteri del Senato.
D’altra parte è stato proprio questo rapido succedersi degli avvenimenti a consigliarmi di ritardare il pronunciamento di una dichiarazione ufficiale fino al momento in cui i principali problemi della nostra politica estera non avessero assunto un profilo più chiaro e definito.

L’indebolimento del potere esercitato dalle Istituzioni Internazionali e il radicale cambiamento nei rapporti tra le Nazioni, che già in diverse occasioni ho illustrato alle Camere, sono la causa primaria dei problemi sorti in varie parti del mondo e che hanno recentemente varcato anche i confini della Polonia.

Le relazioni tra le varie Potenze hanno assunto un carattere molto più individualistico data la specificità dei vari problemi che sono sul tappeto. I princìpi e le regole generali che hanno finora governato i rapporti internazionali, non risultano più applicabili ed ogni Nazione preferisce sempre più avere contatti diretti per raggiungere intese e concludere accordi con altri Paesi.

Per quanto ci riguarda sono accaduti recentemente eventi molto gravi. I nostri rapporti con alcune Potenze sono diventati più facili ed intensi, mentre con altre stanno sorgendo serie difficoltà. Considerando i fatti in ordine cronologico, vorrei innanzitutto parlare del nostro Accordo con la Gran Bretagna. Dopo ripetuti contatti diplomatici, nel corso dei quali sono stati definiti l’oggetto e le finalità delle nostre future relazioni, in occasione della mia ultima visita a Londra abbiamo raggiunto con il Governo Britannico un’intesa basata sul principio del reciproco aiuto qualora direttamente o indirettamente, sia minacciata l’indipendenza di uno dei nostri due Paesi.

La formula dell’Accordo vi è stata resa nota attraverso la dichiarazione del sig. Neville Chamberlain del 6 Aprile, mentre il relativo testo è stato congiuntamente redatto e concordato tra i due Governi. È mio dovere aggiungere che la forma e il carattere delle conversazioni svoltesi a Londra conferiscono all’Accordo un significato particolare. Vorrei che l’opinione pubblica Polacca sapesse che ho trovato da parte degli statisti Britannici non solo una profonda conoscenza dei problemi politici generali in Europa, ma anche un atteggiamento verso il nostro Paese tale da consentirmi di discutere con loro ogni problema vitale con franchezza e fiducia e senza alcuna riserva.

È stato possibile stabilire rapidamente i princìpi sui quali basare la nostra collaborazione, soprattutto perché le intenzioni di entrambi i Governi, relativamente ai fondamentali problemi dell’Europa, coincidono perfettamente. Inoltre abbiamo congiuntamente stabilito che né la Gran Bretagna né la Polonia hanno intenzioni aggressive di alcun tipo, ma che entrambe sono fermamente decise a difendere i princìpi basilari che regolano i rapporti internazionali.

Le contemporanee dichiarazioni dei leader politici Francesi confermano che il Patto di difesa tra Parigi e Varsavia non solo non può essere negativamente influenzato nella sua efficacia dai cambiamenti della situazione internazionale, ma al contrario costituisce uno degli elementi essenziali dell’assetto politico in Europa.

L’Accordo Polacco-Britannico è stato utilizzato dal Cancelliere del Reich Tedesco come pretesto per dichiarare unilateralmente nullo l’Accordo che egli concluse con noi nel 1934.
Prima di aggiornarvi sulla situazione attuale, permettetemi di rammentarvi a grandi linee la genesi di quell'Accordo.

Poiché ho avuto l’onore di partecipare attivamente alla formulazione e alla conclusione di quel Patto, ho il dovere di illustrarvene i contorni. Il Patto ha rappresentato un grande evento nel 1934. È stato un tentativo per modificare i rapporti storici tra due grandi Nazioni; una strada per uscire dalla malsana atmosfera di perenne discordia e ostilità e superare le animosità accumulate per secoli. Sono state così create le condizioni per ottenere il reciproco rispetto.

La politica condotta dalla Polonia nei momenti più critici della nostra storia recente, testimonia quanto ferma sia stata la nostra volontà di ispirarci a questi fondamentali princìpi.
Da questo punto di vista, l’annullamento di quel Patto non rappresenta un evento insignificante. Il valore di ogni trattato, però, si misura dai risultati che esso produce e se la politica e il comportamento dell’altra parte divergono dai princìpi contenuti nel trattato stesso, non c’è ragione di rammaricarsi se esso perde di efficacia e decade.

Il Patto Polacco-Tedesco del 1934 è stato un trattato di reciproco rispetto e di buon vicinato e come tale ha dato un contributo positivo alla vita del nostro Paese, della Germania e dell’intera Europa. Ma poiché si è fatta strada la tendenza a considerarlo come fattore limitante della libertà della nostra politica o come strumento per pretendere da noi concessioni unilaterali contrarie ai nostri vitali interessi, esso ha perso il suo originario valore.

Il Reich Tedesco ha interpretato l’Accordo Anglo-Polacco che si sta discutendo, come motivo sufficiente per annullare il Patto del 1934. Diverse obiezioni giuridiche sono state avanzate da parte Tedesca in questo senso. Ho deciso quindi di affidare a dei giuristi il compito di redigere la nostra risposta al Memorandum Tedesco del 28 Aprile, che sarà consegnata a Berlino oggi stesso.

Il Governo del Reich, come si evince dal testo del suo memorandum, ha basato la sua posizione nei confronti dell’accordo Anglo-Polacco su resoconti giornalistici senza consultare, come avrebbe invece dovuto, né il Governo Polacco né quello Britannico. Non sarebbe stato difficile farlo perché al mio ritorno da Londra ho dichiarato la mia disponibilità a ricevere l’Ambasciatore Tedesco il quale, però, non ha inteso approfittare di tale opportunità.

Anche a coloro dotati del più semplice intuito risulterebbe chiaro che ciò che ha influito su quella decisione non è stato né il carattere, né la natura, né lo scopo dell’Accordo raggiunto, ma esclusivamente il fatto che sia stato concluso. Ciò è importante anche per valutare gli scopi della politica del Governo del Reich il quale, contrariamente a quanto sempre sostenuto nelle precedenti dichiarazioni, ha considerato il Patto di non aggressione Tedesco-Polacco del 1934, uno strumento per isolare la Polonia e impedirle la normale amichevole collaborazione con le altre Potenze Occidentali.

Per valutare la situazione in modo appropriato dovremmo prima rispondere ad una semplice domanda; quale è lo scopo di tutto ciò? Se non diamo prima una risposta a questo quesito non possiamo comprendere compiutamente il significato delle dichiarazioni Tedesche relativamente ai problemi riguardanti la Polonia. Ho già spiegato il nostro atteggiamento verso l’Occidente. Resta però sul tavolo la questione riguardante le proposte Tedesche sul futuro di Danzica, sulle vie di comunicazione tra il Reich e la Prussia Orientale attraverso la nostra provincia di Pomorze e le altre questioni di comune interesse che sono state sollevate.

Esaminiamo questi problemi nell’ordine.

Per quanto riguarda Danzica, vorrei prima trattare alcuni aspetti di carattere generale. La Città Libera di Danzica non è un'invenzione del Trattato di Versailles; essa esiste da molti secoli ed è il risultato della positiva interazione tra gli interessi della Polonia e quelli della Germania. I commercianti Tedeschi di Danzica assicuravano alla città lo sviluppo e la prosperità grazie al commercio estero della Polonia. La reale importanza di Danzica, però, è dovuta essenzialmente al decisivo fatto di essere situata alla foce dell’unico nostro grande fiume e di essere attraversata dalla linea ferroviaria che ci collega al Baltico. Questa è una realtà che nessuna nuova formula può cancellare. Oggi, la popolazione di Danzica è prevalentemente Tedesca ma la vita della città e la sua prosperità dipendono dal potenziale economico della Polonia.

Noi siamo stati e siamo tuttora fermamente decisi a difendere sia gli interessi del nostro mercato commerciale, nato e sviluppatosi sul mare, sia la nostra politica su Danzica. Non vogliamo esercitare alcuna pressione per impedire il libero sviluppo nazionale, ideologico e culturale della maggioranza Tedesca che vive nella città, ed è proprio per questo che stiamo cercando di identificare ragionevoli e concilianti soluzioni al problema.

Non intendo dilungarmi citando esempi in proposito. Essi sono ben conosciuti da tutti coloro che in qualche modo sono stati coinvolti nella questione. Ma quando, dopo ripetute dichiarazioni pronunciate dagli uomini di stato Tedeschi secondo le quali “questa città non costituirà motivo di conflitto tra la Polonia e la Germania”, sento avanzare la richiesta di annettere Danzica al Reich; e quando non ricevendo risposta alla nostra proposta del 26 Marzo atta a garantire i diritti e l’esistenza della Città Libera, vengo successivamente a sapere che la stessa proposta è stata considerata come un rifiuto a negoziare, non posso non chiedermi quale è lo scopo di tutto ciò!

È la libertà della popolazione Tedesca che non è affatto minacciata? È una questione di prestigio? È la volontà di sbarrare alla Polonia l’accesso al Baltico?

Le stesse considerazioni possono essere fatte riguardo alla richiesta di avere vie di comunicazione attraverso la nostra provincia di Pomorze. Io insisto sul termine “provincia di Pomorze” perché la parola “Corridoio” è una artificiosa invenzione. Pomorze è un antico territorio Polacco dove vive una percentuale insignificante di coloni Tedeschi.

Abbiamo concesso al Reich Tedesco l’uso di tutte le linee ferroviarie, abbiamo permesso ai cittadini Tedeschi di viaggiare liberamente dal Reich alla Prussia Orientale senza passaporto e senza formalità doganali e abbiamo proposto di estendere tali condizioni anche al traffico stradale.
E qui sorge nuovamente la domanda: quale è lo scopo reale di tutto ciò?

Non abbiamo alcun interesse ad impedire ai cittadini Tedeschi il libero accesso alle loro province orientali, ma non abbiamo neanche alcun intenzione di rinunciare alla sovranità sui nostri territori.
Per il primo e secondo punto, cioè la questione del futuro di Danzica e le vie di comunicazione attraverso Pomorze, si tratta sempre di concessioni unilaterali che il Governo del Reich ci chiede, ma una nazione che si rispetti non farà mai concessioni unilaterali. Dov’è allora il principio di reciprocità? Nelle proposte Tedesche sembra essere un concetto molto vago.

Il Cancelliere del Reich, nel suo discorso del 28 Aprile, ha ipotizzato “un triplo condominio” in Slovacchia e devo ammettere che è stata la prima volta che ne ho sentito parlare. In alcuni precedenti colloqui si è accennato alla possibilità di discutere la questione della Slovacchia, ma solo nel contesto di un Accordo generale globale. Non abbiamo tentato di andare oltre su questo argomento poiché non è nostro costume mercanteggiare sugli interessi altrui. Neanche la proposta di prolungare la durata del Patto di non aggressione per altri 25 anni è stata avanzata in forma concreta nel corso dei nostri recenti colloqui, ma ne sono stati fatti solo accenni non ufficiali da parte di autorevoli esponenti del Governo del Reich.

Nel suo discorso il Cancelliere del Reich propone, come concessione personale, il riconoscimento definitivo delle attuali frontiere tra la Polonia e la Germania. Devo sottolineare che non si può offrire di riconoscere ciò che per noi è “de jure et de facto” definitivamente acquisito. Di conseguenza questa proposta non può modificare la mia convinzione che Danzica e una autostrada siano richieste unilaterali.

Alla luce di queste spiegazioni, la Camera si aspetta giustamente da me una risposta all’ultimo passaggio del Memorandum Tedesco che dice: "Qualora il Governo Polacco intendesse procedere ad una intesa con la Germania attraverso un nuovo Trattato, il Governo Tedesco sarebbe disponibile a discuterlo e a sottoscriverlo a condizione che sia chiaramente ed inequivocabilmente vincolante per entrambe le parti". Credo di aver già sufficientemente chiarito il nostro atteggiamento, ma vorrei cogliere l’occasione per ribadirlo.

La ragione per concludere un tale accordo sarebbe "la pace", parola che il Cancelliere non ha mancato di enfatizzare nel suo discorso. La pace rappresenta l’obbiettivo del difficile ed intenso lavoro della diplomazia Polacca. Due condizioni, però, sono indispensabili affinché questa parola assuma un reale valore: (1) intenzioni pacifiche e (2) metodi pacifici. Se il Governo del Reich è realmente orientato a rispettare queste due condizioni nei confronti del nostro Paese, allora ogni accordo diventa possibile.

Se le trattative inizieranno il Governo Polacco come sua abitudine, affronterà il problema con la massima obbiettività, tenendo sì presenti le recenti esperienze, ma con la più grande buona volontà.
La pace è un immenso valore. La nostra generazione che ha versato il proprio sangue in diverse guerre, merita sicuramente un periodo di pace. Ma la pace, come ogni altra cosa di questo mondo, ha il suo prezzo, che può essere anche alto ma ben definito. In Polonia non accettiamo il concetto di "pace ad ogni costo." C’è solo una cosa nella vita degli uomini, delle Nazioni e degli Stati che non ha prezzo ed è l’onore.

*Ministro degli Esteri del Governo Polacco.

Fonte del documento:
THE BRITISH WAR BLUEBOOK
Reso pubblico dal Governo Britannico nel 1997

© 1996 The Avalon Project

Traduzione di UGO PERSIANI

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