STORIA
SOCIETA'


FRA ISLAM E CRISTIANESIMO

GIHAD: LA GUERRA SANTA

Prof. Giovanni De Sio Cesari
http://www.giovannidesio.it/

Struttura:
KAMIKAZE E MARTIRI - CORANO E VANGELI - MEDIO EVO
NEL MONDO D'OGGI - PUNTI DI VISTA - NOTA ORTOGRAFICA

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KAMIKAZE E MARTIRI

Assistiamo al fenomeno drammatico e per noi occidentale pressocchè incomprensibile di credenti nell'Islam che in attentati suicidi cercano di uccidere il maggior numero possibile di "nemici", spesso civili inermi. Per tali persone noi usiamo il termine del tutto improprio, di "Kamikaze": tale termine si riferisce propriamente a fatti avvenuti alla fine della 2° guerra mondiale in Asia. Quando infatti i Giapponesi stavano ormai per perdere la guerra tentarono di fermare gli Americani con operazioni suicide dei loro combattenti: questi si lanciavano con gli aerei (ma anche a volta con navi) contro navi nemiche cercando ci arrecare il maggior danno possibile. Si riprese allora il ricordo di un fatto avvenuto sei scoli prima: i Mongoli avevano tentato di invadere il Giappone ma una tempesta aveva disperso la loro flotta e il Giappone fu salvo. I Giapponesi del tempo interpretarono il fatto come un intervento divino e la tempesta fu denominata Kamikaze (vento degli dei) . Nel ricordo di queste antiche vicende il nome fu rinnovato: Il fenomeno durò però solo qualche mese e terminò con la fine della guerra.

Il termine Kamikaze è del tutto improprio per indicare quindi il fenomeno attuale dei combattenti suicidi islamici sia perchè si riferisce a un contesto culturale del tutto diverso sia perchè si tratta di fatti molto diversi: i giapponesi agivano in un contesto di guerra "regolare" mentre i combattenti islamici colpiscono civili in un contesto che definiamo generalmente "terrorismo" ma che potremmo anche dire " guerra non convenzionale".

Nel mondo islamico il termine usato e quello di "SHAHID" e va inquadrato nella GIHAD (guerra santa ): "SHAHID" è termine arabo coranico che significa "testimone" e ha lo stesso significato originario del termine cristiano di "martire" e in questo modo viene tradotto correttamente dall'arabo. Il "martire" cristiano infatti è colui il quale "testimonia" la sua fede anche se ciò comportava la morte di fronte all'autorità romana.

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MARTIRIO NEL CORANO E NEI VANGELI

Il termine arabo "SHAHID" ha il suo fondamento nel Corano

SURA Al-Fâtiha (L'Aprente)
"...Secondo un commento di Ibn 'Abbas (che Allah sia soddisfatto di lui) coloro che hai colmato dei Tuoi doni" sono i Sinceri (siddiqûn), quelli che hanno avuto il MARTIRIO TESTIMONIANDO LA FEDE (SHAHADÂ), i Devoti (salîhûn). �

Viene promesso inoltre il paradiso sia a quelli che vincono sia a quelli che cadono nella guerra santa:

"Sura :An-Nisâ' (le donne) ""Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l'altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso,daremo presto ricompensa immensa"

Non si accenna quindi al suicidio che invece è proibito dal Corano. Il combattente islamico non intende suicidarsi (cosi come anche il martire cristiano) ma accetta di cadere in battaglia come il martire cristiano si lascia condannare a morte.

Ciò che stride alla nostra sensibilità è che mentre il combattente islamico è uno che non esita a uccidere anche dei civili inermi, il martire cristiano è un non violento, diremmo un pacifista senza "ma" e senza "se" che accetta le conseguenze del suo gesto secondo le prescrizioni evangeliche :

Luca 21:12-13 "Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe, e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza".
Matteo 5:11 - Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia".

Nell'antichità infatti i cristiani mai presero le armi contro i loro persecutori: anzi si affermò il concetto "Sanguis martyrum, semen christianorum," : il sangue dei martiri era seme dei cristiani, le persecuzioni erano lo strumento della diffusione del Cristianesimo: come scriveva Tertulliano :

« Voi potete ucciderci, torturarci, condannarci... La vostra ingiustizia è la dimostrazione della nostra innocenza... A nulla serve la vostra crudeltà .... Più noi siamo da voi falciati, più il nostro numero aumenta: il sangue dei martiri è una semenza! » Tertulliano, Apologia, par. 50.

San Cipriano, vescovo e martire esaltava gli inermi soldati di Cristo, vittoriosi con le sole armi del coraggio:

"La moltitudine dei presenti, commossa, vide il celeste combattimento di Dio e la battaglia spirituale di Cristo; vide fermi i suoi servi, sentì la loro voce franca e coraggiosa, stupì di fronte all'incrollabile saldezza del loro animo, si meravigliò della forza divina che li sosteneva, constatò che, anche se indifesi contro gli strali di questo secolo, erano tuttavia armati delle armi dei credenti, cioé della fede. I torturati si alzarono più forti dei torturatori e le membra percosse e dilaniate vinsero gli artigli che percuotevano e laceravano....Oh di quale genere fu quello spettacolo del Signore, quanto sublime, quanto grande, quanto gradito agli occhi di Dio per la fedeltà e la devozione del suo soldato!
Si verificò quanto lo Spirito Santo dice e proclama nei salmi: «Preziosa agli occhi del Signore é la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 15). Preziosa é la morte di colui che acquista l'immortalità col prezzo del proprio sangue, che riceve la corona di Dio con l'estremo sacrificio".( S Cipriano,Epistola)

In tutto l'Islam è stato univeresalmente accettato nel passato la contrapposizione di DAR AL ISLAM (In arabo, regno dell�islam) e DAR AL HARB (regno della guerra) cioè dei non mussulmani da vincere con la GIHAD (guerra santa) :ai combattenti si assicurava naturalmente il Paradiso.

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NEL MEDIO EVO

Sin dall'inizio l'espansione dell'Islam è stato accompagnato dalla guerra, La predicazione del profeta si accompagnò sempre ad azioni di guerra. Poco dopo la sua morte i fedeli di Allah si rovesciarono armi in pugno sulle terre degli Safr (infedeli) e conquistarono quasi tutto il medio oriente, praticamente la maggior parte delle terre civili del tempo e in seguito continuarono la loro opera di espansione in Europa, Asia e Africa.

Tuttavia gli islamici non intesero convertire con la forza alla fede: dopo la conquista seguiva una opera intensa di conversione al credo islamico ma senza che esso fosse propriamente imposto .

Ciò spiega la presenza in tutto il mondo arabo di comunità cristiane come i Copti in Egitto, i Melkiti in Palestina, i Maroniti in Libano, i Caldei in Iraq (questi ultimi diventati improvvisamente notissimi perché ad essi apparteneva il vice premier iracheno Tareq Aziz) Nei paesi cristiani non venne ammesso invece il culto islamico e pertanto nei paesi "riconquistati" dai Cristiani (Spagna e Sicilia) non si trovano più comunità islamiche.

Anche nel mondo cristiano nel medio evo si assiste all'affermarsi della difesa armata della fede: in verità non si pensava, almeno in linea teorica, di diffondere il vangelo con le armi quanto di difendere il mondo cristiano dai suoi nemici.

Tuttavia in questo contesto veniva assimilato al martire anche il combattente per la cristianità, particolarmente nelle crociate.
Dante infatti fa dire al suo avo Cacciaguida , morto combattendo in una crociata:
"...e venni dal martiro a questa pace" (Paradiso, canto XV)

Molti partivano per le crociate per espiare propri peccati sicuri che avrebbero trovato certamente misericordia in quel Dio per il quale essi sentivano di combattere. Anzi fiorirono gli Ordini monastico-cavallereschi i cui membri si sentivano contemporaneamente monaci e guerrieri. Non stupisca troppo l'accostamento: nel medio evo sia il monaco sia il cavaliere si sentivano consacrati al servizio di Dio (cioé della giustizia, del bene) uno con la preghiera e l'altro con la spada : appariva quindi del tutto naturale che le due figure potessero fondersi.

Le due civiltà si sono confrontate alternando periodi e spazi di pace e di cambi con altri di guerra e distruzione: a Lepanto a Vienna e in cento altre battaglie, masse di cristiani e mussulmani si sono affrontati sanguinosamente, sicuri tutti di lottare per il vero Dio. Tuttora si celebra la supplica alla Vergine la prima domenica di ottobre in ricorrenza della vittoria di Lepanto.

Nel mondo cristiano poi il concetto di crociate si estese anche alle lotte contro cristiani di confessione diverse (eretici e poi Riformati): ad esempio una delle maggiori chiesa di Praga è dedicata a Panna Maria Vitezna (Madonna della vittoria) in ricordo della battaglia di Bila Hora ( Montagna bianca) nella quale nel 1620 i cattolici sconfissero i Riformati.

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NEL MONDO D'OGGI

Una lunga tradizione laica si è affermata in Europa fra il 1700 e il 1900 e con essa l'idea della coincidenza fra il bene e una fede religiosa particolare è tramontata. Con essa anche la idea di Crociata nel senso guerriero originario del termine è stato definitivamente abbandonato.

Il termine "crociata " ha assunto semplicemente il significato di lotta in generale contro il male (crociata contro l'alcolismo, la droga, lo sfruttamento dei minori) da cui la famosa "gaffe" di Bush che parlando di lotta al terrorismo usò il termine di "Crusade" (crociata) nel senso laico ormai consolidato da secoli in Europa ma che nei paesi islamici conserva l'antico significato di aggressione dei Cristiani contro i mussulmani: cosi involontariamente Bush dava pienamente ragione a Bin Laden.

Anche il termine di "martire" in occidente ha assunto accanto a quello religiosa una connotazione anche laica: il martire è colui che si sacrifica per una causa ritenuta giusta e superiore. Abbiamo cosi il" Martiri" dell'indipendenza italiana e perfino si parlò di "Martiri fascisti" . Nel mondo cristiano il termine è tornato all'antico significato non violento abbandonando ogni indebita estensione guerresca.

Diversa è stata invece l'evoluzione del termine nel mondo islamico dove non si sono avuti secoli di laicismo come da noi.

Nel mondo contemporaneo si è ricominciato a parlare di "SHAHID"( Martire) islamico nella guerra Iran e Iraq degli anni Ottanta: fra gli iraniani un certo numero di giovanissimi avanzavano sui campi minati contro gli iracheni saltando sulle mine: sui loro passi avanzavano i soldati regolari iraniani. Il fatto destò orrore in Occidente ma nell'Iran di Komeini questi giovani furono onorati come "Martiri" e grande prestigio si riversava anche sulle loro famiglie. La pratica poi è dilagata fra i palestinesi: in questo caso però non si trattava piu di una guerra regolare e si uccidevano prevalentemente civili e quindi in occidente si parla di "terrorismo"

Infine si è passati quindi a colpire anche militari americani con numerosi attentati e infine il caso più clamoroso è stato certamente l'attacco alle torri di New York e al Pentagono del 11 settembre 2001: in questi ultimi casi non c'era nemmeno poi nessuna guerra in atto (come invece avviene in Palestina).

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DIVERSI PUNTI DI VISTA

Un punto di vista che gli occidentali non possono condividere ( e che non riescono proprio a comprendere) è la riduzione di lotte politiche a lotte religiose. Agli occhi di un occidentale la lotta fra palestinesi e israeliani è una lotta politica. I sostenitori dei Palestinesi magari possono interpretarla come una aggressione dell'imperialismo e del capitalismo ma il fatto che gli israeliani siano di religione ebraica e i palestinesi mussulmani non assume rilevanza.

Insomma possiamo anche comprendere che una fede prometta ai suoi aderenti la grazia divina se combattono per essa ( è avvenuta sempre anche da noi) ma non vediamo nelle lotte del medio oriente alcuna lotta religiosa: nè gli europei né tanto meno gli israeliani pensano minimamente di distruggere l'Islam, di convertire con la forza i suoi credenti.

Si aggiunga che la GIHAD viene bandita contro gente anch' esse mussulmane: gli iraniani proclamarono GIHAD contro gli iracheni pur essi mussulmani e i "talibani" contro altre fazioni afgane pure esse profondamente religiose.

Ma secoli di laicismo rendono ormai incomprensibile al mondo europeo una parte di quello musulmano quello che noi definiamo comunemente "fondamentalista". Si noti per inciso che il termine "fondamentalista" è stato coniato per indicare movimenti cristiani radicali soprattutto in USA.

Ma bisogna pure comprendere questo punto di vista con l'avvertenza che "comprendere" non significa certamente "condividere".

Il "fondamentalista " crede che l'influenza dell'Occidente abbia modificato sostanzialmente la vita religiosa dell'Islam perchè nemmeno una parola del Corano puo essere modificata in quanto parole diretta di Dio. Ritiene quindi che i governi arabi più o meno legati all'Occidente e le "elittes" culturali vicine alla cultura occidentali (di destra o di sinistra) abbiamo tradito il vero Islam che deve essere quindi ripristinato. Usando il linguaggio dell'Ayotallah Komeini la lotta contro l'America (prototipo della cultura laicista occidentale) è la lotta contro il "grande satana" e venne combattuta soprattutto contro il "piccolo satana " (l'iraq di Saddam degli anni Ottanta): si tratta di una GIHAD (di una guerra santa) contro i nemici dell'islam nella quale lo SHAID (martire ) è pienamente giustificato.

Leggiamo direttamente le parole di un autore islamico: riportiamo un brano da " Compendio della Dottrina Islamica" di Allàmah Tabatabai testo di recente composizione proposto e tradotto dalla comunità islamica scita Italiana.

Dei casi di GIHAD

L�Islam fa guerra alle seguenti categorie di persone:

1) i politeisti, ovvero coloro che non credono all�Unicità di Dio, alla Profezia e alla Risurrezione. Costoro devono prima essere invitati all�Islam e illuminati sulle sue verità in modo tale che non rimanga loro piú alcun dubbio e che non abbiano piú alcuna scusa. Ora, se si convertono, divengono fratelli degli altri Musulmani e restano solidali con loro nella buona e nella cattiva sorte. Se invece, dopo aver compreso chiaramente la verità, si rifiutano di accettarla e di convertirsi, l�Islam agirà verso di loro secondo il dovere religioso della gihàd.

2) Gli Ebrei, i Cristiani e gli Zoroastriani, che la religione islamica considera come detentori di una religione rivelata e un libro ispirato e credenti all�Unicità di Dio, alla Profezia e alla Risurrezione. L�Islam permette alle comunità ebree, cristiane e zoroastriane, pagando un annuale tributo (chiamato �gizyàh�) alla società musulmana, di godere della sua protezione. Piú precisamente, lo stato islamico, in cambio di un�irrisoria somma di denaro che essi sono tenuti ogni anno a pagare ai Musulmani, dà loro la possibilità di godere della sua tutela, permette loro di conservare la propria indipendenza, di praticare liberamente la loro religione e, al pari dei Musulmani, avere protetta la vita, l�onore e beni. Essi debbono tuttavia guardarsi dal fare propaganda antislamica o dall�aiutare i nemici dell�Islam o dal compiere qualsiasi altro atto sfavorevole ai Musulmani.

3) I ribelli e i corrotti, ovvero i Musulmani ribelli che lottano armi alla mano contro l�Islam e i Musulmani, massacrando la gente. La società islamica lotta contro di loro sino a che non si arrendono.

5) I nemici dell�Islam che attaccano con l�intento di distruggerne le basi o con l�intenzione di rovesciare il governo islamico. In questo caso ogni Musulmano ha l�obbligo di opporsi a tali nemici e di trattarli al pari dei miscredenti harbí. Se gli interessi dei Musulmani e dell�Islam lo rendono necessario, la società islamica può temporaneamente concludere con i nemici dell�Islam un patto di non aggressione; non ha però il diritto di stabilire con loro rapporti di amicizia tali che le parole e il comportamento di questi empi influenzino negativamente i Musulmani, corrompendo le loro menti e la loro condotta".

Si noti l'integrale ritorno alle origini dell'Islam con la distinzione fra "Gente della scrittura" e politeisti con diverso trattamento mentre si ignorano completamente gli atei, la pretesa del tributo (gizyàh) dal valore altamente simbolico e come i punti 4 e 5 allarghino il concetto di GIHAD ponendo le basi a qualunque interpretazione: chi stabilisce quale siano poi i "comportamenti empi che influenzano negativamente i mussulmani" ? Certamente rientra fra essi il gioco d'azzardo, l'alcolismo la prostituzione, in fondo sono vizi anche per noi: ma rientra fra di essi anche la libertà religiosa, la democrazia, la parità dei sessi?

Non tutto il mondo musulmano è su queste posizioni: molti fedeli mussulmani non vedono affatto nella civiltà occidentale il grande satana, credono nella possibilità dell'inserimento dell'islam nel quadro di una cultura occidentale e moderna.

Ma vi è anche un altro islam che interpreta la Gihad come resistenza pacifica ideale,culturale.

Leggiamo quindi da Tariq Ramadan, docente di islamistica nell'università di Friburgo :

"Si parla oggi di conflitti di civiltà ed è vero che in primo piano c'è la dimensione globale: non si tratta pertanto di guerre in senso fisico ma di conflitti in senso ideologico. Il che cambia completamente l'approccio ed i parametri: del resto, Gruppi radicalizzati vorrebbero portarci su questo terreno nella gestione del diritto islamico per mezzo di vecchi concetti come dar al-harb e dar al-islam che, esprimendo "lo spazio della guerra" e "lo spazio dell'islam", propongono una visione binaria del mondo. Questo spostamento di senso è illegittimo, monco e pericoloso. Le prescrizioni islamiche in materia di "diritto di guerra" non lo permettono. Di fronte all'invasione culturale dell'Occidente ed al famoso "scontro" di civiltà, la maggior parte dei movimenti islamici non risponde con le armi e non pensa in termini di guerra armata. Per loro c'è ovviamente il Gihad, ma questa resistenza passa attraverso la promozione dei loro valori, della loro identità, attraverso l'educazione, l'impegno sociale, l'iniziativa economica. Nel cuore delle nazioni soffocate dal peso della dittatura e del sottosviluppo, resistono lottando continuamente per il pluralismo, la libertà d'espressione e la solidarietà. Essi parlano veramente di GIHAD ed è proprio di questo sforzo e di questa resistenza che si tratta. (Tariq Ramadan Peut-on vivre avec l� Islam")

Noi riteniamo che il futuro del mondo dipende anche moltissimo da quale delle due tendenze riuscirà a prevalere nel dar al-islam (nel mondo musulmano).

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NOTA ORTOGRAFICA

La trascrizione dei termini arabi in caratteri latini appare sempre complessa. Innanzi tutto vi sono notevoli differenze fonetiche fra l'arabo e le lingue europee: per la prima infatti le vocali assumono un valore secondario che invece è fondamentale per le seconde, e inoltre vi sono suoni fortemente aspirati assenti nelle lingue europee (solo in spagnolo vi la "J" che ha un suono paragonabile) e che vengono resi in genere con una "H" .La trascrizione è avvenuta nel passato tenendo presente il francese e in seguito, piu recentemente l'inglese e infine negli ultimi anni lo sviluppo di comunità islamiche in Italia ha portato ala traduzione delle opere arabe direttamente in italiano con l'adozione quindi delle regole fonetiche dell'Italiano: ne nasce una non piccola confusione grafica . Noi ci siamo generalmente attenuti alla trascrizione fonetica Italiana (preferendo cosi GIHAD al più noto inglese "JIHAD)

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