LA CINA ALLA CONQUISTA DEI MARI
(ANNI 1400-1450)

I VIAGGI DI ZHENG HE

Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/ )


Indice introduzione - momento storico - i protagonisti - i viaggi - fine delle imprese - cinesi ed europei - conclusione - scoperta dell'America.

 

INTRODUZIONE

Nella prima metà del XV secolo, quasi un secolo prima delle scoperte geografiche europee, una grande flotta cinese veleggiò per trenta anni nei mari, dalla Cina fino all’Africa orientale, stabilendo una sorta di egemonia cinese in quei mari. Ma nel 1434 la corte cinese prese la storica decisione di non continuare più tali spedizioni navali, anzi fu proprio proibito di costruire navi adatte ad affrontare grandi viaggi oceanici.

La Cina, quindi, si rinchiuse nel proprio ambito territoriale tornando al proprio tradizionale e orgoglioso isolamento. Intanto gli europei scoprivano il resto del mondo non conosciuto alle civiltà, colonizzavano immensi territori, creavano giganteschi imperi coloniali.
Solo alla fine del ‘800 i Cinesi dovettero accettare la dolorosa e sconvolgente verità che non erano più il centro del mondo, come avevano sempre creduto, fermamente, da migliaia di anni.

Ma che cosa sarebbe successo se invece alla corte cinese fosse prevalsa la decisione di insistere nelle spedizioni marittime? Forse il posto degli occidentali sarebbe stato preso dai Cinesi e avrebbero essi colonizzato il resto del mondo, in America si parlerebbe il cinese e il cinese, e non l’inglese, sarebbe divenuta la lingua internazionale .

Ovviante non possiamo sapere quale sarebbe stata la catena degli eventi storici se i Cinesi avessero continuato nelle loro spedizioni marittime: tuttavia in questo lavoro ci riproponiamo di esaminare l’impresa marittima cinese per esaminarne i caratteri e confrontarla con le esplorazioni europee che unirono il mondo per la prima volta circa un secolo dopo.


IL MOMENTO STORICO

Nella prima meta del ‘200 la Cina aveva subito la devastante invasione mongola guidata da Gengis Kan, la cui famiglia divenne in seguito la dinastia imperiale cinese conosciuta con il nome di Yuan (1279-1368).
Ad essa apparteneva quel Kubilai khan, nipote di Gengis khan, della cui magnificenza raccontava stupito Marco Polo. In realtà era pur sempre una dinastia straniera contornata da barbari stranieri sia pure civilizzati.
Nella seconda meta del 1300 la dinasta mongola fu rovesciata e sostituita con quella dei Ming ( 1368- 1644) e iniziò il periodo di maggiore splendore della civiltà cinese.
In Cina si ebbe quindi un periodo che può essere paragonato al Rinascimento europeo che, per un caso, si manifestava quasi nello stesso tempo.

Si tornò alla antica filosofia confuciana che era una sorta di religione laica dello stato, fiorirono le scuole filosofiche dei “Principi Universali" e quella dello "Spirito Universale", si affermarono le arti e la poesia. In realtà, quando parliamo di civiltà cinese, ci riferiamo soprattutto a questo periodo.

La Cina consolidò le sue frontiere allargando il suo dominio per controllare quelle terre da cui potevano eventualmente scaturire altre invasioni. Si inviarono anche ambascerie in terre lontane come il Tibet, la Persia, l’India per poter mantenere rapporti diplomatici e politici.
In questo quadro si situa una serie di spedizioni marittime durate trenta anni, dal 1405 al 1434, in quello che noi chiamiamo Oceano Indiano e che per i Cinesi era l’Oceano Occidentale: una grandiosa flotta, grande quanto nessuno aveva mai visto e nessuno ancora vedrà fino a tempi recentissimi, solcò quei mari al comando dell’ammiraglio cinese Zheng He portando il nome, la civiltà, e la potenza cinese in terre lontane.


I PROTAGONISTI

Zheng He nacque nello Yenan, in una etnia, probabilmente quella degli Hui, di religione mussulmana che, pur facendo parte dell’imperò cinese, non era quella largamente maggioritaria gli Han che noi occidentali chiamiamo propriamente “cinesi”.

Il suo nome originario era Ma Ho: “Ma” è la versione cinese di Maometto, in arabo fu conosciuto come Hajji Mahmud. Fu anche chiamato Ma Sanbao (grandi risorse). Fu compagno di infanzia e poi consigliere del principe, Zhu Di, che in seguito a complesse lotte dinastiche divenne imperatore con il nome Yongle e fu uno dei piu gradi sovrani della storia cinese


Yongle assegnò a Ma Ho il nome onorifico di “Zheng “ che fu quindi conosciuto dalla storia con il nome Zheng He, lo nominò Grande Eunuco (una specie di sovrintendente alla casa imperiale) e quindi gli affidò il comando della grandiosa flotta che si andava costruendo per percorrere i mari .
Dal 1405 fino 1434 Zheng He percorse i mari in sette lunghi viaggi e morì durante il ritorno dal settimo viaggio nel 1434 e seppellito in mare.
In suo onore fu eretto un monumento funebre in Nanchino che è stato recentemente ricostruito: costituito da sette scalini in pietra che simboleggiano i suoi sette viaggi, reca l’iscrizione in arabo “ Allah Akbar (Allah è grande).


A Zheng He si affiancò dal terzo viaggio, nel 1413, Ma Huan, altro musulmano di una etnia islamica compresa nell’impero. Buon conoscitore anche dell’arabo, appreso forse dai mercanti musulmani con cui era stato in rapporto, questi redasse una serie di descrizione molto particolareggiata dei luoghi visitati indicando per ciascuno di essi ordinamenti, usi, costumi, prodotti, mercanzie e tutto ciò che gli sembrava comunque notevole.
In tutto furono redatti 20 capitoli ognuno dei quali dedicato a una delle località visitate: la trattazione è sistematica, comincia dall’est con Champa ( Viet nam) per terminare con La Mecca, nell’estremo occidente La sua opera è stata per secoli la principale fonte di conoscenza dei Cinesi per il mondo esterno, fino all’arrivo degli europei nell’800. Del suo libro è stato redatto in tempi recenti una edizione critica e annotata da studiosi Cinesi e quindi è stata pubblicata una traduzione inglese, recentemente ristampata, alla quale rimandiamo i lettori eventualmente interessati:
Ying-yai Sheng-lan, The Overall Survey of the Ocean's Shores 1433 by Ma Huan, translated by J.V.G.Mills , with foreword and preface, Hakluyt Society, London 1970; reprinted by the White Lotus Press, Bangkok 1997.”

Potrebbe essere paragonata al Milione di Marco Polo: ma si tratta di cosa molto diversa in quanto, mentre il Milione è opera di un singolo oscuro, viaggiatore incontrollata e incontrollabile, tanto che non pochi dubitano del fatto stesso che Marco Polo sia stato veramente in Cina, il libro di Ma Huan invece è una relazione ufficiale per la corte imperiale, nata da viaggi certamente effettuati e riporta notizie controllabili da tutte le migliaia di persone che vi avevano preso parte.


I VIAGGI

Le flotte che compirono i viaggi erano imponenti oltre ogni nostra immaginazione. Le navi erano centinaia, gli uomini imbarcati fra venti e i trenta mila. Vi erano navi che portavano mercanzie preziose come porcellane e sete, altre portavano rifornimenti di cibo e acqua, alcune erano enormi con nove alberi, altre agili e veloci per i servizi .
Erano delle giunche, tipiche navi Cinesi fatte con legno di bambu leggero e resistente. Le immense vele erano issate con grandi argani, si usavano carte piuttosto sommarie nelle quali si vedeva il profilo delle terre, si faceva il punto nave con la bussola facendo riferimento alle stelle con l’aiuto di carte apposite. La velocità era misurata da galleggianti ai lati delle navi, il tempo dal bruciare di stecche di incenso di misura preventivata.

La velocità di una flotta cosi imponente era molto bassa, 4 o 5 nodi.
Vi erano imbarcati fino a trenta mila persone fra marinai, soldati, commercianti , funzionari dello stato.
Si trattava quindi di una grande spedizione militare e civile, non adatta alle esplorazioni di terre nuove. Infatti essi si limitarono a seguire le rotte gia note ai naviganti Cinesi. Costeggiarono l’Indocina, la Malacca quindi si diressero nell’oceano indiano (Oceano occidentale per i Cinesi ) arrivando in India, in Arabia e quindi nell’Africa orientale.

Dovunque attraccavano si consideravano i messaggeri del grande imperatore e pretendevano l’ossequio e i tributi dei governanti locali. Qualcuno considerato un po troppo riottoso fu addirittura arrestato e portato in Cina: così avvenne a un principe di Sumatra e a uno dello Sri Lanka.
Si intrecciarono anche commerci con i locali. Tuttavia i regali vennero considerati come tributi per l’imperatore da parte di vassalli: in particolar ebbero molto successo nella corte imperiale animali esotici come le giraffe e le zebre mai conosciuti prima in Cina: furono eseguiti dipinti dagli artisti di corte che sono giunti fino a noi .

Vediamo in particolare gli itinerari dei sette viaggi
Il primo viaggio iniziò nel 1405: la spedizione visitò Champa in Vietn-am. la Malacca, Giava, Aceh in Sumatra, lo Sri Lanka, in India toccò Calcutta e Quilon nel Kerala.
La seconda spedizione fra il 1407 e il 1409 segui più o meno lo stesso itinerario della prima visitando la Thailandia, Giava Sumatra e il Kerala in india.
Nella terza spedizione nel 1411 si aggiunse anche Ma Huan : gli itinerari furono simili ai precedenti: si toccò il Viet nam , Giava , Malacca, Sumatra, Ceylon, e in india Quilon, Cochin e Calcutta . In questa spedizione furono arrestati e condotti in Cina prigionieri prìncipi di Sumatra e di Ceylon che non volevano riconoscere la alta sovranità cinese.

Il quarto viaggio iniziato nel 1413 si diresse invece vero mete più lontane: costeggiò i mari del Medio Oriente, il Golfo Persico, Ormuz, Aden e si inoltrò anche nel Mar Rosso. Gli abitanti furono molto impressionati dalla grandezza delle flotte Cinesi e inviarono all’imperatore ambascerie e doni .

Il quinto viaggio. iniziato nel 1417 raggiunse le coste dell’africa orientale vistando Mogadiscio, Mombasa e Zanzibar.
Il sesto viaggio iniziato nel 1421 raggiunse anche l’africa occidentale ripercorrendo le stesse rotte del precedente
Il settimo viaggio partì dopo la morte dell’imperatore Yongle, nel 1431: raggiunse Calcutta: quindi una parte della flotta si fermò con Zheng he e un’altra parte invece prosegui per il Golfo Persico e il Mar Rosso. In africa: alcuni raggiunsero anche la Mecca con Ma Huan che potè quindi fare il suo pellegrinaggio rituale. Durante il ritorno Zheng He, all’eta di 60 anni, morì e fu seppellito in mare.


FINE DELLE IMPRESE

L’impresa si arrestò bruscamente. Morto Yongle, il nuovo imperatore Hung Hsi, nel 1434 ordinò la fine dei viaggi, che non furono più ripresi. Si dispose anzi che non si costruissero piu navi tanto grandi da poter sfidare l’oceano.
Per questa decisone che sembra sorprendente possiamo considerare due cause fondamentali, una più contingente di carattere economico e una più generale attinente in generale alla cultura e alla politica della Cina.

Dal punto di vista economico l’impresa apparve fallimentare. Le immense spese necessarie a muovere una flotta di tali dimensioni non potevano certo essere ricompensate da qualche utile nel commercio che pure ci fu, specie poi se consideriamo il breve periodo
La causa più generale però era nella mentalità propria della Cina. I Cinesi erano convinti che nulla di veramente importante e utile si potesse trovare al di fuori dell’imperò che non potesse esser fatto meglio nell’ambito dell’impero stesso. La Cina è circondata infatti da terre inospitali da cui periodicamente vengono fuori popoli nomadi o seminomadi (i barbari) che si lanciano contro l’impero mettendone in pericolo la stabilità e la prosperità.

L’idea quindi comune dei Cinesi era che essi costituivano non UNA delle civiltà ma propriamente LA civiltà avendo anche scarsa consapevolezza e considerazione delle altre civiltà che pure fiorivano in altre parti dl mondo (Europa, India, Medio-Oriente).
Da questo punto di vista non si vedeva quindi la utilità di continuare una impresa cosi costosa: anche se si fosse riusciti a stabilire il proprio predominio nell’ Oceano Occidentale, non si vedeva quale utile poteva poi venirne alla Cina. Molto più opportuno concentrarsi nella difesa dei confini terrestri ad est e a nord da cui potevano scaturire le invasioni barbariche. e pattugliare i mari presso le coste per difendere i trasporti dai pirati che avevano base in Giappone.

Le imprese di Zheng He costituirono una eccezione mai più ripetuta, una anomalia della politica cinese che nella sua millenaria storia non si è mai spinta molto al di fuori dei suoi confini e soprattutto non ha mai tentato di espandesi di là dei suoi mari : non se ne ravvisava la utilità, il senso.

CINESI ED EUROPEI


Grandi differenza intercorrono fra le spedizioni Cinesi e quelle degli navigatori europei di alcuni decenni dopo.
Quando nel 1498 Vasco de Gama con i suoi vascelli apparve nell’oceano indiano non pochi di quegli abitanti pensarono che i Cinesi fossero tornati. Ma in realtà si trattava di qualcosa di molto diverso.
Le motivazioni innanzi tutto erano molto diverse. I portoghesi, piccola nazione periferica dell’Europa non pretendevano certo, come i Cinesi, di essere il centro del mondo e le loro intenzione erano di commerciare e non di crearsi un impero.
Esclusi dal mediterraneo in cui da sempre passavano i commerci, i Portoghesi sognavano di commerciare circumnavigando l’africa, raggiungendo direttamente l’Oriente, evitando quindi la intermediazione araba. Non volevano territori da governare ma basi navali, empori, cosi come avevano le repubbliche marinare italiane in Medio-Oriente.

Per questo Enrico il navigatore fece ogni sforzo e alla fine i Portoghesi riuscirono realmente a raggiungere direttamente l’Oriente. I Cinesi invece non avevano alcuna intenzione di aprire nuove strade non conosciute. Non si diressero infatti verso il mare che avevano di fronte, l’Oceano Pacifico perchè non vedevano nessuna utilità nell’esplorare quelle terre barbare e primitive. Seguirono invece le rotte gia conosciute, non scoprirono alcuna terra non nota alla civiltà gia prima.
Per i Cinesi poi il motivo dei commerci, fondamentale per i Portoghesi, era abbastanza secondario rispetto a quello di stabilire un supremazia politica nell’ Oceano Occidentale
Le navi portoghesi erano piccoli vascelli: ci meravigliamo quando ne vediamo le ricostruzioni come navi così piccole potessero sfidare gli oceani; potevano misurare intorno ai 30 o 40 metri di lunghezza mentre l’ammiraglia di Zheng He ne misurava 140.

La flotta cinese era una specie di città galleggiante, poderosa ma incapace di percorrere le immense distanze come le piccole navi europee.
I Portoghesi però, come i Cinesi, furono alla fine delusi dai risultati economici. E’ vero che riuscirono a portare in Europa mercanzie orientali a prezzi concorrenziali rispetto a quelle delle marinerie del mediterraneo: tuttavia le spese per sostenere le flotte su distanze così enormi e per condurre difficili guerre per debellare la concorrenza araba finirono con il sorpassare gli utili stessi anche se si tiene presente che poi un maggiore afflusso di merci finiva con farne diminuire il prezzo.
L’impero portoghese, infatti, in realtà non portò benefici duraturi al Portogallo, anzi in qualche modo contributi alla sua decadenza .
D’altra parte le scoperte geografiche non portarono grandi vantaggi economici a nessuna nazione, almeno nel breve periodo. Solo un caso fortuito fece per qualche tempo ricca la Spagna: infatti in America si trovarono quei metalli, oro e argento, che in Europa venivano usati come moneta di scambio per la loro rarità: ma in America essi erano molto più comuni e non usati per la monetazione. Per questo i Conquistadores e la Spagna si arricchirono ma era pure ricchezza momentanea in quanto solamente monetaria e svanì presto lasciando la Spagna più povera di prima.

Le nazioni europee in seguito alle esplorazioni conquistarono immensi territori, soprattutto nelle Americhe. Tuttavia si trattava di territori abitati da popoli piuttosto primitivi: anche le civiltà amerinde del Perù e del Messico, per quanto evolute, erano tuttavia indietro di millenni rispetto all’Europa.
La formazione di imperi coloniali fu anche esso un imprevisto per l’Europa: solo nell’800 invece le potenze europee si mossero proprio per crearsi imperi coloniali, anche in paesi di antiche civiltà come quelli islamici e indiani e infine anche nella stessa Cina che comunque non riuscirono mai a conquistare .

La spedizione cinese di Zheng He aveva invece proprio per scopo principale di stabilire la egemonia su tutti i popoli .
D’altra parte le esplorazioni europee furono essenzialmente opere di privati, spesso stranieri. Lo stato si limitava a patrocinarle, ad autorizzarle, qualche volta a finanziarle: ma quelli che si muovevano erano soprattutto dei privati mossi dall’ansia di arricchirsi o comunque del successo personale.
Solo in un secondo tempo gli stati intervenivano direttamente. Ad esempio, fino alla seconda meta dell’800, i domini inglesi in India appartenevano a un ente privato, la "Compagnia britannica delle indie" e non alla corona.

I viaggi Cinesi invece erano propriamente una espressione dello stato, guidati da un fiduciario personale dell’imperatore, organizzata da funzionari dello stato e tutto a spese comunque dello stato: i mercanti si aggregarono, ma solo in funzione secondaria.

CONCLUSIONE


In conclusione ci pare priva di fondamento l’idea che le imprese di Zheng He, anche se fossero state continuate, avrebbero portato la Cina al predominio nei mari e quindi sulle terre in tutto il mondo: l’idea di conquistare il resto del mondo era del tutto fuori della cultura cinese perché per essa il resto del mondo era senza valore. Solo nell’800 i Cinesi si accorsero, con stupito dolore, che gli europei non erano i soliti barbari incivili come tanti, precedentemente, nella millenaria storia della Cina .

Tuttavia bisogna considerare pure che se i Cinesi avessero mantenuto la loro egemonia nell’Oceano Indiano i Portoghesi si sarebbero trovati di fronte a una grande potenza e non avrebbero potuto cosi facilmente istaurare un loro predominio in quei mari.

 

NOTA SULLA SCOPERTA CINESE DELL’AMERICA


Un ex ufficiale di marina americano,Gavin Menzies, ha nel 2002 sostenuto in articoli vari e in un libro dal tiololo,"1421: The Year China Discovered the World" che Zheng He avrebbe anche raggiunto e esplorato l’America: si ipotizza pure che una carta di Zeng He sia arrivata, a mezzo di mercanti italiani, fino a Portoghesi che si sarebbero basati quindi su queste notizie per i propri viaggi. La affermazione si basa su un mappamondo cinese ritenuto dell’ epoca do Zheng He nel quale appare anche il disegno delle coste americane .

La tesi non solo non ha alcun fondamento ma appare assolutamente assurda ed è stata rigettata da tutti gli esperti, sia europei che Cinesi , ed è veramente sorprendente che abbia ricevuta tanta attenzione. Innanzitutto il mappamondo è una evidente copia cinese del 700 di una carta europea: appare addirittura la dicitura “america” che secondo l’autore sarebbe stata aggiunta in seguito. Appaiono chiaramente i contorni di tutto il continente americano cosa assolutamente inconcepibile anche se Zheng He avesse veramente, come ipotizza il fantasioso autore, oltrepassato il Capo di Buona Speranza e raggiunto in qualche punto il continente americano.

D’altra parte, come abbiamo visto,un resoconto di tutte le terre visitate fu redatto da Ma Huan e non si vede perchè questi avrebbe dovuto tacere di una scoperta cosi importante. A parte tutto però la scoperta dell’america contraddicerebbe proprio il senso dei viaggi di Zheng He: come abbiamo visto i Cinesi non intendevano affatto scoprire nuove terre ma stabilire una egemonia sulle terre gia conosciute: se avessero voluto scoprire nuove terre non si sarebbero dirette verso occidente ma ad est inoltrandosi nell’Oceano Pacifico: in questo caso di terre ne avrebbero scoperte tante e avrebbero prima o dopo raggiunto anche le Americhe.

Ma come abbiamo visto, i Cinesi non erano interessati al mondo al di là della Cina che, secondo la loro concezione, non poteva avere nulla di interessante

Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/ )

 

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