Analisi e contributi critici allo studio della storia italiana     L�ITALIA DEL 1922-1936     
 e la crisi mondiale in Italia
    Le origini, i debiti, le spese, la realt� della vita economica


 * VICENDE ECONOMICHE ITALIANE 
* POI ARRIVA L'ANNO FATALE : IL 1929

Abbiamo parlato della crisi mondiale in genere con qualche accenno qua e l� all'Italia; vogliamo ora esaminare partitamente le ripercussioni che essa ha avuto nella nostra vita economica. Sar� opportuno gettare uno sguardo sulle vicende dell'economia italiana dallo sconvolgimento della guerra al turbamento della crisi.

Tutti gli Stati travolti da quel flagello sentirono il bisogno di studiare e preparare i provvedimenti che si ritenevano pi� efficaci per il passaggio allo stato di pace. Anche in Italia fu costituita la Commissione reale per il dopoguerra, che si ripart� in diverse sezioni, alle quali fu affidato il compito di vagliare le questioni pi� ardenti della vita economica e giuridica, amministrativa e politica.

La sezione finanziaria dimostr� poi che il considerevole inasprimento dei prezzi delle derrate e delle merci all'interno trovava la causa fondamentale nell'aumento dell'emissione della carta moneta, ed emise il voto che, nella ricostituzione dell'economia di pace, si procedesse ad un razionale risarcimento della circolazione da attuarsi in un periodo non superiore a cinque anni. Il voto fu emesso in sulla fine del 1918, ma la complessiva circolazione , che al 31 dicembre 1918 era di 13 miliardi 874 milioni di lire, and� aumentando fino a toccare i vertici di 22 miliardi al 31 dicembre 1920, e si mantenne intorno ai 21 miliardi e mezzo negli anni successivi.

La stessa Commissione, della quale facevano parte i pensatori pi� noti del Paese, accost� il problema della nostra espansione commerciale ai grandi mutamenti politici che la guerra veniva a determinare; le correnti internazionali del commercio avevano gi� subito profondi spostamenti durante la guerra, ed era facile prevederne i turbamenti nuovi, specialmente per l'Italia che aveva perduto i migliori mercati per la esportazione dei suoi prodotti agricoli nei due ex-imperi dell'Europa centrale e che doveva dare ai traffici un orientamento affatto diverso:

Questi fenomeni di circolazione di prezzi, di movimento commerciale sono legati fra loro e in rapporto di dipendenza col cambio. Avanti guerra si parlava poco di cambio, perch� le monete dei singoli Stati grandi e piccoli, avevano la parit� aurea o vi si avvicinavano; durante la guerra si sono cominciate a verificare le divergenze, e dopo si sono avuti sbalzi impreveduti, addirittura fantastici.
Fino al 1914 il commercio internazionale aveva un solo svolgimento, il credito privato: si pu� dire che non si conosceva il denaro, e i pagamenti si facevano con assegni bancari, il cui valore variava da mercato a mercato. La guerra ha frantumato questa unit� economico-finanziaria mondiale, e ha dato alla struttura del commercio un ordinamento nuovo.Tutti gli Stati ricchi e poveri, si sono abbandonati a una emissione sregolata di carta moneta.
Il 10 aprile 1922 si tenne a Genova una conferenza, nella quale si discusse la proposta di creare una cooperazione permanente fra i grandi istituti di emissione allo scopo di regolare i rapporti monetari internazionali: ma ogni Stato tendeva a migliorar la propria posizione economica a finanziaria all'infuori di qualsiasi prospettiva di vincolo internazionale, per la qual cosa anche la conferenza di Genova rimase puramente un contributo teorico.

La crisi del 1920-21 segn� in Italia la catastrofe di due grandi societ� metallurgiche, l'Ilva e l'Ansaldo, e di uno dei maggiori istituti di credito, la banca Italiana di Sconto. La depressione dell'industria continu� nel 1922 e si ebbero sbalzi disordinati nel movimento dei cambi: la sterlina che registrava 109,25 nel gennaio 1921, discese a 70,93 nel maggio per risalire a 101,64 in ottobre; la ritroviamo a 81,64 nell'aprile del 1922 e a 111,82 nell'ottobre; la bilancia del commercio d� un'eccedenza massima dell'importazione di 15 miliardi di lire nel 1920 e una minima di 6 miliardi 463 milioni nel 1922.
L'avvento del Fascismo al Governo diede un aspetto nuovo alla vita italiana: non c'erano pi� scioperi, si era ripristinato lo spirito di disciplina nelle officine, migliorati i rapporti fra i datori di lavoro e i prestatori d'opera, diminuita la frequenza delle oscillazioni dei cambi. E l'esercizio finanziario, che si era chiuso nel 1921-22 con un disavanzo di 15 miliardi 761 milioni di lire, nel 1923-24 ridusse il disavanzo a 418 milioni di lire. Cominci� pure a ridursi la circolazione dei biglietti di banca, e se ne ebbero le ripercussioni benefiche nelle condizioni generali del Paese: l'industria della seta segn� un esito soddisfacente per il rendimento dei bozzoli, l'industria del cotone ebbe un notevole risveglio per la riduzione dei prezzi della materia prima, che le consent� di esaurire le scorte esistenti, l'industria della lana riprese l'esportazione nei suoi vari rami.

Alla fin del 1924 e al principio del 1925 assistiamo a una sfrenata speculazione dei titoli azionari , che si lanciano a prezzi favolosi. Basti ricordare che le azioni dell'industria del cotone e della seta, i cui numeri indici erano, rispettivamente di 345,1 e 355,9 nel 1921, salirono a 1773,6 e 1073,3 nel febbraio 1925. 

Il Governo fren� queste speculazioni elevando il saggio ufficiale dello sconto: era del 5,5 per cento nel 1923-24 e fu portato gradatamente al 6, al 6,50, al 7 per cento dal marzo al giugno 1925; s'introdussero norme restrittive nel funzionamento delle borse. Avvenne, cos�, una precipitazione nei titoli, con perdite forti dei risparmiatori e con diserzione delle borse.
Nel 1926 il Governo concentr� l'emissione dei biglietti in un solo istituto, la Banca d'Italia; ritir� i biglietti da 25 lire circolanti a debito diretto del Tesoro nella somma di 400 milioni di lire, trasform� in pezzi d'argento del valore convenzionale di 5 e 10 lire i biglietti di Stato di questi due tagli, gi� emessi per un totale di 1700 milioni di lire; alla coniazione di nuove monete d'argento si destinarono gli spezzati da 1 e da 2 lire che erano stati ritirati dalla circolazione e si conservavano nelle tesorerie dello Stato. Il bilancio dello Stato chiuse l'esercizio 1925-26 con una eccedenza attiva di 2268 milioni di lire.

A questa promettente situazione finanziaria non corrispondevano, per�, le condizioni economiche del Paese: l'andamento generale delle industrie fu nel 1926 meno proficuo di quello verificatosi nell'anno precedente; si ebbe una contrazione nella domanda paesana dei prodotti e una rarefazione del capitale circolante; nelle aziende commerciali si lamentarono difficolt� d'incassi, dilazioni di pagamento. E la svalutazione della lira, malgrado i provvedimenti adottati dal Governo Nazionale, continu� ad accentuarsi: la sterlina sal� a 120 e fece qualche sbalzo fino a superare le 150 delle nostre lire; il dollaro si spinse a 24,80 per toccare 30,54; il franco svizzero raggiunse le 480 per lanciarsi a 590,27. Il 18 agosto 1926 il capo del Governo, Mussolini, insorse contro questa tendenza minacciosa e pronunci� a Pesaro un discorso che � rimasto storico per il suo accento di fierezza: "non infligger� mai questo popolo meraviglioso, l'onta morale e la catastrofe economica del fallimento della lira. La nostra lira, che rappresenta il simbolo della Nazione, il segno della nostra ricchezza, il segno delle nostre fatiche, dei nostri sforzi, dei nostri sacrifici, va difesa, e sar� difesa":

Subito dopo, per un fenomeno suggestivo, i cambi discesero con una continuit� ininterrotta, e cos� pure l'indice dei prezzi: il corso dell'oro che era salito fino a un massimo di 610 alla fine di luglio 1926, cadde a 421 il 13 dicembre e si mantenne intorno a 427 alla fine dell'anno. E nel 1927 l'Italia entr� nel novero delle Nazioni a valuta risanata e a moneta avente per base l'oro: un decreto-legge del 5 agosto istitu� la Cassa per l'ammortamento del debito interno; e un decreto-legge del 21 dicembre 1927 restaur� la convertibilit� del biglietto di banca e fiss� la nuova parit� della lira italiana, che port� a questa misura: 19 lire per il dollaro, 92,46 per la sterlina, 3,666 per ogni antica lira-oro, o franco svizzero.

Dal secondo semestre del 1926 al secondo semestre del 1928 si riscontra una riduzione del 14 per cento nella circolazione cartacea, ma il corso dell'oro � diminuito del 29 per cento, il livello dei prezzi all'ingrosso � disceso del 26 per cento, il costo della vita ha subito una riduzione del 19 per cento e anche la misura dei salari si � ridotta del 15 per cento. La stabilizzazione monetaria ha fatto cessare anche quelle oscillazioni dei prezzi delle merci e dei servizi che avevano assunto forme violente nel periodo di stabilita.

* POI ARRIVA L'ANNO FATALE : IL 1929

Siamo cos� arrivati all'anno fatale. Nel 1929 l'Italia aveva condotto, ad un punto augurale l'assestamento della sua economia, stava superando tutti gli ostacoli che la rivalutazione della lira aveva frapposto al suo progressivo sviluppo industriale, ma, alla fine di quell'anno e all'inizio del 1930, fattori di carattere internazionale la turbarono profondamente.
Il ribasso dei corsi dei titoli fiduciari e dei prezzi all'ingrosso delle merci fu anche da noi il primo segno della crisi: il miglioramento verificatosi nel 1927-29 aveva consentito prospettive di estensione in diversi impianti industriali, e di bonifiche agrarie, ma se ne dovette sospendere l'esecuzione. Diamo alcuni indici sintomatici.

Il carbon fossile e l'energia elettrica sono elementi base di tutta l'attivit� industriale e commerciale; il loro consumo fu di 190  nel 1929 rispetto all'indice 100 del 1913, discese a 180 nel 1930, e questa diminuzione misura l'arresto del movimento economico di tutto il Paese. L'acciaio ha acquistato un'importanza grandiosa in tutte le sue applicazioni; facendo sempre il confronto coll'indice 100 del 1913 si ha una produzione di 217 nel 1929, di 179 nel 1930, e anche questa sensibile diminuita produzione che si verifica nel primo anno di crisi � indice manifesto di depressione economica. Il cotono greggio � la materia prima di tutta l'industria manifatturiera, e l'Italia, come tutti gli Stati d'Europa, non produce cotone greggio, ma lo deve importare per dare lavoro ai cinque milioni e mezzo dei fusi di filatura dei suoi opifici; l'importazione del 1929 che ebbe un indice di 127, che discese a 107 nel 1930; la sua diminuita importazione si traduce in un freno all'industria cotoniera.

Prendiamo un'altra serie di indici riferendoci sempre alla stessa base dell'anteguerra; e troveremo ancora un'eccedenza delle entrate sulle spese nel bilancio dello Stato per il 1929: ,a essa diminuisce nel 1930, come pure si attenua il rapporto fra l'esportazione e l'importazione, perch� tutto il movimento commerciale comincia ad affievolirsi. Il debito pubblico interno che segnava nel 1929 un indice di 576 rispetto al 100 del 1913, sale a 582 nel 1930, e questo costituisce un peso; la circolazione bancaria diminuisce a 726 a 701, seguendo il programma di governo; i prezzi all'ingrosso risentono una riduzione sensibilissima, passando da 418 a 411, e questo aggraver� la depressione della propriet� agricola e delle grandi imprese industriali.

La violenta perturbazione dell'economia mondiale assottiglia in Italia le correnti del traffico turistico, indebolisce notevolmente le rimesse degli emigranti, riduce l'ammontare dei noli percepiti dai nostri armatori per trasporti marittimi internazionali, tende a restringere la domanda di merci italiane all'estero.

Il risparmio italiano si accresce, perch� il denaro si � impaurito di ogni investimento rischioso, e questo ostacola l'afflusso del capitale straniero, non solo, ma i titoli italiani, che erano stati emessi o venduti all'estero, ritornano in patria.

A questi disagi, che si possono considerare come elementi d'importazione dall'estero, se ne aggiungono altri di carattere interno. Comincia a manifestarsi, specie nel secondo semestre del 1930, una contrazione dei consumi; in ogni forma di attivit� economica la difficolt� di proporzionare i prezzi di vendita ai costi di produzione riduce i profitti; il saggio d'interesse del denaro si � elevato, i fidi e finanziamenti a lunga scadenza si sono ridotti, e ne abbiamo la ripercussione in notevoli dissesti commerciali; il peso degli oneri fiscali genera sofferenze in tutte le categorie, in tutti i rami.

Ci � grato, per�, rilevare che, fin dal primo anno della depressione, l'Italia a differenza di altri Stati, ha qualche raggio di sole nelle tenebre dell'orizzonte economico: il 1930 ebbe un andamento proficuo nell'industria saccarifera e una produzione abbondante. Un quello stesso anno la Banca d'Italia, ritenendo pletorico il numero delle aziende di credito che funzionavano nel regno, assecondo i concentramenti, favorendo la riduzione delle spese generali e attenuando la concorrenza per l'accaparramento dei depositi; e la Cassa d'ammortamento, che era stata istituita nel 1927, annull� al 31 dicembre 1930 ben 789 milioni di lire in titoli pubblici, 649 dei quali in consolidato.

Malgrado tutti i provvedimenti del Governo, concreatati in opere di vigilanza, di tutela , di assistenza alla produzione industriale e all'attivit� commerciale del Paese, la depressione si rese acuta; e ne abbiamo una manifestazione specifica nell'alta frequenza dei dissesti. Nel 1930 furono dichiarati 13.610 fallimenti: � stato calcolato che giornalmente, in media, nel 1930 si sono avuti 7 fallimenti e 290 protesti cambiari in pi� dell'anno precedente:

Dalla statistica del commercio speciale, pubblicata mensilmente dal MInistero delle Finanze, ricaviamo che l'importazione italiana fu valutata 21 miliardi 907 milioni nel 1929 e discese a 17 miliardi 432 milioni nel 1930: una diminuzione di quasi 4 miliardi e mezzo di lire; l'esportazione fu di 15 miliardi 246 milioni di lire nel 1929 e discese a 12 miliardi 123 milioni nel 1930; abbiamo qui una diminuzione di oltre 3 miliardi di lire. Si nota, cio�, complessivamente, un movimento commerciale di 37 miliardi 153 milioni di lire nel 1929, che discende a 29 miliardi 555 milioni nel 1930.

NEL PROSSIMO CAPITOLO LA VITA ECONOMICA DAL 1931 AL 1934 

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