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GRECIA - I SETTE SAVI (2)

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PERIANDRO, TALETE
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PERIANDRO

PERIANDRO - Periandro si rese celebre per la sua tirannia. Pare quasi impossibile che un uomo il quale dava delle massime eccellenti di morale, dovesse poi condurre una vita viziosissima; e sembra egualmente incredibile che i Greci, testimoni della sua condotta, abbiano potuto onorarlo col nome di Sapiente.

PERIANDRO discendeva dalla famiglia degli Eraclidi; nacque in Corinto e divenne tiranno della sua patria. Prese in sposa LISIDE, figlia del principe di Epidauro. Dimostr� sempre molto amore per essa, e cambi� il suo nome di Lidide, in quello di MELISSA; da questo matrimonio ebbe due figli. Cipsele, il primogenito era tardo di ingegno e sembrava quasi stupido; ma Licofroone, il minore, era di ingegno elevato ed assai atto al governo del regno. Trovandosi Melissa incinta, alcune donne che vi avevano interesse, procurarono di dare ombra della condotta di lei a Periandro, e gli fecero dei rapporti che lo indussero nella pi� furiosa gelosia, in una lite, nell'atto ch'ella scendeva una scala, con un calcio che le diede nel ventre la rovesci�; cosicch� precipitando dalla medesima rest� morta con il figlio che portava.
Egli si pent� subito di questa atrocit�, ed abbandonandosi alla pi� grande disperazione, sfog� il suo sdegno sulle donne che gli avevano fatto nascere questi sospetti; le fece prendere e bruciare vive.
PROCLEO, padre dell'estinta, essendo stato informato del crudele trattamento fatto alla sua cara figliola, mand� a cercare i suoi due nipoti che amava teneramente. Li tenne presso di s� per qualche tempo onde consolarsi; ed allorquando li rimand�, disse loro abbracciandoli: "Mie figlioli, voi conoscete l'uccisore di vostra madre".

Il maggiore non pens� al significato di queste parole; ma il cadetto ne fu s� vivamente commosso, che quando fu di ritorno a Corinto non volle mai pi� parlare a suo padre, n� rispondere a ci� che esso gli domandava. Il padre fece molte interrogazioni a Cipsele, per sapere ci� che gli aveva detto Procleo; ma questi per la sua poco felice memoria aveva gi� dimenticato ogni cosa, Periandro, lo sollecit� tanto che finalmente Cipsele si ricord� delle ultime parole che aveva intese da Procleo raccontandole al padre.

PERIANDRO ben comprese ci� che si era voluto dire ai suoi figli. Procur� egli dunque di mettere l'altro suo figlio, Licofroone, nella necessit� di ricorrere a lui; proib� a coloro che lo alloggiavano di non pi� tenerlo nella loro casa. Licofroone vedendosi cos� perseguitato, si present� in molte altre case, ma dappertutto veniva cacciato per timore delle minacce del padre: trov� alla fine alcuni amici che ebbero compassione del suo stato, che lo ricevettero in casa col pericolo di attirarsi l'indignazione del re. Periandro fece pubblicare, che chiunque lo ricevesse o gli parlasse solamente sarebbe stato punito di morte.
Il timore di un s� rigoroso castigo, spavent� tutti i cittadini; nessuno osava parlargli o avere relazioni. Licofroone passava le notti sotto i portici delle case; tutti lo fuggivano, come se fosse una fiera. Quattro giorni dopo Periandro che lo vide quasi morto di fame e di miseria, fu commosso, gli si avvicin� e gli parl� in questi termini: "Licofroone, quale sorte � pi� desiderabile; quella forse di condurre una vita miserabile come fai tu, o quella di disporre della mia possanza e di essere interamente il padrone dei tesori che io posseggo? Tu sei mio figlio e principe della florida citt� di Corinto; se � accaduto qualche sinistro accidente, io ne ho dei risentimenti tanto pi� vivi in quanto ne sono causa io medesimo. In quanto a te poi, ti sei attirate tutte queste disgrazie irritando colui che dovevi rispettare; ma ora che tu conosci cosa sia l'ostinarsi contro il padre, ti permetto di ritornare in casa mia".

Licofroone, insensibile come una rupe ai discorsi di suo padre Periandro, gli rispose freddamente: "Voi medesimo meritate la pena di cui avete minacciato gli altri, poich� voi mi avete parlato". Quando Periandro vide che era assolutamente impossibile vincere la fermezza di suo figlio, prese il partito di allontanarlo dai suoi occhi, e lo rileg� a Corcira che era un paese a lui soggetto. Periandro irritato contro Procleo che credeva autore della disunione tra lui e suo figlio, lev� molte truppe alla testa delle quali si pose egli medesimo per andare a fargli guerra. Tutto le riusc� felicemente. Dopo essersi reso padrone della citt� di Epidauro, lo fece prigioniero e lo custod� presso di s� senza dargli morte.

PERIANDRO qualche tempo dopo quando cominciava gi� a divenir vecchio, mand� a Corcira a cercare Licofroone per rinunziare in suo favore il sovrano potere, a pregiudizio del primogenito che non era atto alla condotta degli affari.
Ma Licofroone non volle dare risposta all'invito di Periandro; questi, che amava teneramente suo figlio, non si diede per vinto: diede ordine a sua figlia di andare a Corcira, sperando nella sua influenza sullo spirito di suo fratello. Dal momento che questa giovane principessa fu giunta presso Licofroone, lo scongiur� cercando di commuoverlo e vincere la sua ostinazione: "Volete, gli disse , che il regno tocchi ad uno straniero piuttosto che a voi? Nostro padre � vecchio e prossimo alla morte; se voi non venite presto, la nostra casa perir� certamente. Pensate dunque di non abbandonare ad altri le grandezze che vi aspettano e che legittimamente vi appartengono. Licofroone l'assicur� che finch� viveva il padre, egli non sarebbe ritornato mai a Corinto.

Quando la principessa torn� dal re, suo padre, gli narr� il rifiuto di Licofroone. Periandro a Corcira invi� una terza ambasciata per far sapere a suo figlio che egli poteva venire quando voleva a prendere possesso di Corinto; e che in quanto a lui aveva deciso di andare a terminare i suoi giorni a Corcira. Licofroone vi acconsent�; si disposero ambedue a cambiar paese. I Corciresi ne vennero avvertiti, e n'ebbero tanto spavento che trucidarono Licofroone per timore che Periandro andasse a dimorare fra di essi.

PERIANDRO disperato per la morte di suo figlio fece tosto prendere trecento figliuoli delle migliori famiglie di Corcira e li mand� ad Aliatte per farne degli eunuchi. Il vascello che li trasportava fu costretto ad approdare a Samo. Quando gli abitanti di questa citt� conobbero il motivo e il destino che si dava a questi infelici n'ebbero la pi� gran compassione; li consigliarono segretamente di ricoverarsi nel tempio di Diana: quando vi furono entrati, non vollero permettere ai Corinti di riprenderli, asserendo che i fanciulli erano sotto la protezione della Dea. Trovarono poi il mezzo di farli sussistere senza dichiararsi apertamente nemici di Periandro: mandavano tutte le sere i loro giovani a ballare vicino al tempio e questi ne approfittavano per gettare dentro il tempio delle focacce. I giovani corciresi le raccoglievano e se ne nutrivano.

PERIANDRO adirato di non aver potuto vendicare la morte di suo figlio come desiderava, determin� di non pi� vivere; ma siccome non voleva che si sapesse ove fosse il suo corpo, immagin� questa invenzione, per nasconderlo. Fece venire a s� due giovani ai quali mostr� una strada abbandonata ed impose loro di passeggiarvi nella notte seguente, di uccidere il primo che vi incontrassero e seppellire al momento il corpo del morto. Licenzi� questi, e ne fece venire quattro altri, ai quali comand� pure di passeggiare nella stessa strada e di uccidere due giovani che avrebbero incontrato. Licenziati pure questi, ne fece venire un maggior numero ai quali impose egualmente di uccidere gli altri quattro e seppellirli sul luogo. Dopo che egli ebbe cos� disposto ogni cosa come desiderava non manc� di trovarsi all'ora prescritta nel luogo remoto, ove fu ucciso dai primi due che lo incontrarono.

Finito cos� tragicamente e in questo modo oscuro comunque i Corinti gli eressero una tomba sulla quale incisero un epitaffio per onorare la sua memoria. Egli mor� in et� di 80 anni, dopo aver regnato quarant'anni. Periandro non si rese illustre senza dubbio per le sue azioni indegne di un uomo, non ch� di un sapiente; ma pure prescindendo da queste � ammirabile per i suoi morali precetti che senza prendersi molta pena di adempiervi egli stesso si contentava solamente di insinuare ad altri: eccone alcuni. Non si deve mai desiderare il denaro di ricompensa delle proprie azioni. Non vi � cosa pi� apprezzabile della tranquillit�. Quelli che fanno del male meritano di essere puniti egualmente che quelli dei quali � noto che sono disposti a farlo. I piaceri sono passeggeri ma la gloria � eterna. Bisogna essere moderato nella prosperit� e prudente nelle avversit�. Non si deve giammai rivelare il segreto che ci � stato confidato. Non conviene guardare se i nostri amici sono nella felicit� o nella infelicit�; conviene per altro verso di loro i medesimi riguardi in qualunque stato si trovano.
PERIANDRO amava i sapienti; scriveva agli altri filosofi della Grecia per invitarli ad andare a passare qualche tempo a Corinto, ove giunti faceva loro la pi� grande accoglienza.
La sua vita come abbiamo letto � invece una vera contraddizione della sapienza degli altri 6 Savi. Ma la Storia ne riserver� altre di personaggi simili.

TALETE

TALETE - Mileto nella Jonia fu la patria di Talete, uno dei sette Savi della Grecia. Dapprima egli si occup� nella magistratura, e dopo averne coperti con splendore i principali impieghi, decise di abbandonare ogni pubblico affare per dedicarsi allo studio. Come molti suoi dotti predecessori, viaggi� per acquistare cognizioni, specialmente nella Fenicia e nell'Egitto. Sulle sponde del Nilo soggiorn� nell'antica capitale per qualche anno conversando con i preti, della Citt� sacra di Menfi, depositari della scienza di quel tempo; si istru� nei misteri della loro religione, e si applic� particolarmente alla geometria e all'astronomia. Egli fece dei grandi progressi e nell'una e nell'altra scienza. In particolare la dimostrazione di diverse propriet� dei trinagoli e gli � anche attribuita l'introduzion nella tecnica nautica del metodo per misurare le distanze dalla spiaggia di una nave in alto mare. Noi sappiamo che sostenne all'inizio che la Terra era un disco (i suoi studi furono poi ripresi dal filosofo suo discepolo Anassimandro che formul� la prima teoria sulla forma della Terra come un disco al centro dell'universo). Interessanti anche le sue osservazioni sull'ombra meridionale di una grande stele (obelisco) piramidale.
Aggiunse all' astronomia delle ingegnose scoperte e fu il primo a intuire a cosa erano dovute le eclisse solari e lunari e con con qualche accuratezza a calcolarne la periodicit� e quindi la prevedibilit� contribuendo a renderle meno spaventose. Scopr� i solstizi e gli equinozi; ripart� il cielo in cinque zone � fiss� l'anno a 365 giorni, divisione che raccomand� di osservare e che poi fu universalmente adottata.

Ad eccezione dei sacerdoti di Menfi, dove pi� che sacerdoti erano veri e propri scienziati, non si mise mai sotto alcun maestro; egli non fu debitore che alle sue esperienze e alle sue profonde meditazioni, delle belle cognizioni con le quali ha arricchito la filosofia. Dotato dalla natura di uno spirito elevato rifletteva molto e parlava assai poco. A questa particolarit� univa una dolcezza di animo, rimarcata ancora da Giovenale con dei famosi versi.

TALETE terminati i suoi viaggi ritorno a Mileto eleggendo una vita ritiratissima non volle mai ammogliarsi. Aveva appena 23 anni quando la di lui madre lo sollecit� con grande impegno ad accettare un partito assai vantaggioso che si presentava. Ecco la risposta che Talete le diede: "Quando si � giovine non hai tempo di maritarti; quando si � vecchio � troppo tardi; e quando si � di media et� non si deve aver tempo sufficiente per poter pensare alla scelta di una sposa.
Talete di tre cose soleva ringraziare gli Dei: di esser nato ragionevole, anzich� bestia; uomo, anzich� donna; greco anzich� barbaro.

L'opinione che egli aveva della Divinit� era quella di una intelligenza che non aveva avuto mai principio e che non avrebbe mai fine. Un uomo gli domand� un giorno, se noi possiamo nascondere le nostre azioni agli Dei: gli rispose che perfino i nostri pi� intimi pensieri sono a loro noti.
Egli fu il primo fra i greci che insegnasse l'immortalit� dell'anima. Diceva che la cosa del mondo pi� grande � il luogo, perch� contiene tutti gli esseri; che la pi� forte � la necessit�, perch� essa ci fa riuscire in ogni cosa; che la pi� pronta � lo spirito; perch� in un istante percorre tutto l'universo; che la pi� saggia � il tempo, poich� scopre le cose le pi� oscure; ma che la pi� dolce e la pi� amabile � di fare la propria volont�.

TALETE fra le cose le pi� difficili egli reputava quella di conoscere se stesso: egli fu l'inventore di quella bella massima "Impara a conoscere te stesso". Che fu poi incisa su di una lamella d'oro e consacrata nel tempio di Apollo. Non ammetteva differenza tra la vita e la morte: gli fu allora pi� volte domandato perch� non si faceva ammazzare, ed egli sempre rispose "Perch� la vita e la morte essendo la stessa cosa, nulla pu� determinarmi a prendere un partito piuttosto che un altro".
In fisica non meno che in morale ebbe delle idee affatto originali. Egli credette che l'acqua il primo principio di ogni cosa; e perci�, secondo il suo sistema la Terra era un'acqua condensata, e l'aria un'acqua rarefatta: ammetteva che tutte le cose perpetuamente si cangiassero in altre, ma che in ultima analisi si sciogliessero in acqua. Gli effetti della calamita e dell'ambra gli fecero credere che tutto fosse animato; anzi ammise che in tutto l'universo esistevano degli esseri invisibili i quali ondeggiavano nello spazio.

TALETE fu sempre tenuto in grande venerazione, per cui il di lui parere era sempre ricercato su gli affari pi� importanti. Creso dopo aver intrapresa la guerra contro i Persiani, si avanz� alla testa di una forte armata fino al fiume Alis, ma si trov� imbarazzato per passarlo perch� mancanti di ponti e di battelli, ed il fiume non era guadoso. Talete s'incontr� in quel momento e lo assicur�, ch'egli avrebbe somministrato l'occorrente per far attraversare il fiume alla sua armata: fece scavare un gran fosso in forma di mezzaluna che incominciava da una delle estremit� del campo e terminava all'altra; il fiume si divise per questo mezzo in due bracci, i quali essendo ambedue guadosi tutta l'armata pass� senza alcuna difficolt�.

"TALETE, essendo gi� molto vecchio, si fece portare un giorno su di un terrazzo per godere lo spettacolo delle giostre nell'anfiteatro. L'eccessivo calore del sole gli cagion� un'alterazione cos� violenta che improvvisamente mor� nel luogo stesso all'et� di 96 anni. Gli abitanti di Mileto gli celebrarono degli splendidi funerali; e la sua memoria fu sempre onorata non solo come quella di un gran sapiente, ma come il fondatore della Scuola Jonica".

(Note: su questa antica opera, da dove abbiamo attinto questi testi, l'et� di Talete non � esatta. Non � nota la data di nascita, ma oggi, l'eclisse solare di Sole, che lui ha immortalato nei suoi studi (oggi tramite le simulazioni al computer) sappiamo che sul luogo quindi su questa coordinata (Menfi) il fenomeno si � verificata esattamente il 28 maggio dell'anno 585 a.C.. Da altre sue fonti sappiamo che durante il suo viaggio in Egitto era un uomo di circa quarant'anni, ed essendo morto nel 546 a.C. non poteva avere oltre 80 anni, e non 96 come afferma questo autore del '700)

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