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GRECIA - 1556 - 510 a.C.

IL GOVERNO DI SPARTA - LE ISTITUZIONI

(Testo integrale di William Robertson
"Istoria dell'Antica Grecia")

Le istituzioni Spartane possono essere considerate in due distinti modi. Primo: In quanto esse riguardano il pubblico governo dello Stato. Secondo: In quanto esse riguardano la vita privata dei cittadini.
Il governo di Sparta era amministrato da due re, da un senato, dal popolo, e dagli Efori. Tutti questi partecipavano contemporaneamente alla natura della principale forma di governo, cioè, Monarchico, Aristocratico e Democratico.
Il civile potere dei due re di Sparta era assai limitato. In tempo di pace godevano poco più che il nome di re, ed erano, per vero dire, non più che due principali uomini del Senato. Non avevano libertà alcuna per se medesimi di intraprendere alcun affare pubblico, essendo ognuno di questi determinato dalla pluralità delle voci in Senato. In tempo di guerra erano rivestiti di un'assoluta autorità in qualità di generali, ma erano responsabili delle loro operazioni. La loro condotta era soggetta all'investigazione, e pur essendo regali persone, se commettevano reati gravi, erano soggetti alle pene come tutti gli altri.
Noi possiamo pertanto comprendere facilmente che i due re di Sparta non facevano se non una meschina figura durante il tempo di pace.

Il Senato fu la grande istituzione creata da Licurgo. Esso era diretto a controbilanciare il potere dei re da una parte, e quello del popolo dall'altra. Era composto di trenta membri, compresi i due re. L'intera legislativa autorità stava riposta nelle loro mani, ed ogni punto era discusso e determinato con la pluralità delle voci.
Tuttavia il potere del popolo con Licurgo fu molto diminuito. Il suo principale privilegio era quello di scegliere i membri del Senato. Inoltre il suo assenso era necessario per la sanzione delle leggi. Ma non gli era permesso di ragionare o deliberare sopra quelle tali materie che gli erano poste davanti, essendo destinato semplicemente ad approvare o a rigettare l'opinione propostagli dal Senato.

Le assemblee del popolo erano in ogni caso in gran parte soggette al Senato, il quale poteva convocarle e discioglierle a suo piacimento.
Questa era la base sopra la quale aveva stabilito Licurgo il governo di Sparta, ed in questa forma continuò fino a cento trent'anni dopo la sua morte.

Intorno a questo periodo fu creduto necessario di imporre qualche freno al potere del Senato, il quale sembrava essere troppo assoluto e anche troppo grande. Con questi intenti, e di conseguenza, furono creati gli Efori al tempo del Re Teopompo.
Questi magistrati erano cinque di numero, scelti dal popolo e nel suo ceto, e continuavano soltanto un anno nel loro ufficio. Avevano una gran somiglianza ai noti tribuni del popolo Romano. La loro autorità era grandissima. Potevano obbligare i magistrati inferiori e perfino gli stessi re, a render conto della loro amministrazione, e potevano arrestare ed imprigionare tanto le persone dei Senatori come i Re. Un esempio con questo potere è riscontrato nel caso di Pausania.
Il più importante articolo riguardante la privata polizia degli Spartani, fu l'eguale distribuzione delle terre. Licurgo all'inizio della sua riforma trovando l'intero territorio dello stato nelle mani di pochi ricchissimi cittadini, spesso non produttivi, e fece ogni sforzo per persuadere quelli di abbandonare i loro possedimenti e acconsentire ad un'eguale ripartizione delle terre fra tutti i membri della Repubblica. In quest'ardua impresa fu abbastanza felice di raggiungere il fine. Tutto il territorio di Laconia fu distribuito in trentamila porzioni ed assegnato agli abitanti del paese; le franchigie di Sparta furono allo stesso modo divise in novemila porzioni, poi date a sorte agli abitanti della città. Ciascuna porzione conteneva tanta terra, quanta era giudicata sufficiente per la sussistenza di una famiglia, la quale si calcolava a circa settanta moggi di grano e di una proporzionata quantità di vino e di olio.
Per togliere analogamente, per quanto era possibile, tutte le pretese di distinzione che potevano sorgere sul punto degli effetti mobili, Licurgo proibì l'uso dell'oro e dell'argento, e obbligò gli Spartani a ristringersi alla sola moneta di rame; che sia per il bassissimo peso e sia per il suo piccolo intrinseco valore doveva renderne l'uso piuttosto difficile.

Licurgo con questi mezzi bandì il lusso e la magnificenza, portò le ricchezze al disprezzo, e fece costantemente celebrare e onorare la modestia e la semplicità. Sarebbe inutile pretendere di filosofare circa la ragionevolezza di queste scelte di Licurgo, poiché lui era certo che se Sparta conservava il disprezzo delle ricchezze, solo così -senza mollezze- poteva continuava ad essere potente e gloriosa.

Inoltre per togliere il desiderio delle ricchezze e tutti gli incitamenti al lusso, Licurgo proibì l'esercizio di tutte le arti superflue o non necessarie a Sparta, e tutti i pubblici spettacoli, affinché i suoi cittadini non si abituassero a desiderare oggetti superflui, condannati dalle leggi, né a dare ascolto ad una indiretta giustificazione di delitti e di sregolate passioni.

Invece di tali occupazioni e divertimenti, la caccia e gli esercizi corporei furono incoraggiati, e costituivano l'ordinario intrattenimento degli Spartani. I locali più diffusi a Sparta erano appunto le palestre.
Per perfezionare questo sistema di uguaglianza che Licurgo deliberava di stabilire fra i suoi concittadini, l'ultima e la più efficace sua istituzione fu quella delle pubbliche mense alle quali tutti i cittadini ricchi e poveri promiscuamente, erano obbligati a mangiare gli stessi cibi. Ogni tavola conteneva quindici persone, in ciascheduna nelle quali veniva somministrava una certa quantità di vivande. La mensile assegnazione ad ogni membro era uno staio di fior di farina, otto galloni di vino, cinque libbre di formaggio, due libbre e mezzo di fichi, unitamente ad una piccola somma di moneta per comprare un poco di carne e di pesce e per cuocere le vivande. Nessun nuovo individuo poteva essere ammesso a queste tavole senza il consenso dell'intera compagnia.

Erano banditi tutti i cibi delicati e di lusso, e il loro consueto e più stimato nutrimento era una specie di "brodo nero".
Dionisio tiranno di Siracusa avendo sentito questo straordinario apprezzamento degli Spartani per questo brodo nero, si ricorda che fece venire un cuoco da Sparta, espressamente perché glielo preparasse. Ma il tiranno nell'assaggiarlo, avendone mostrato disgusto, il cuoco, con la forte espressione del suo nativo laconismo, disse a Dionisio, che "per acquistare il vero gusto di questo brodo, conveniva prima bagnarsi nell'Eurota". Volendo in questo modo significare che bisognava vivere con tale austera sobrietà ed abituarsi ad un simile violento esercizio, come usavano gli Spartani, per sentire il vero sapore del loro brodo favorito.

Incontrò quest'ultimo regolamento molta opposizione, e fu causa anche di una violenta sedizione nella quale fu cavato un occhio a Licurgo. Ma la dolcezza con cui egli trattò l'autore di questa sua sventura, gli fece aumentare la generale stima, ed il regolamento non fu più toccato. Le pubbliche mense presto divennero altrettante scuole di temperanza e d'istruzione per la gioventù.

E parlando di gioventù, di tutte le istituzioni di Licurgo, la più straordinaria forse e la più saggia fu quella che regolava proprio l'educazione della gioventù, la quale egli giustamente guardava come il fondamento e la base di tutto il suo sistema di governo. La sua cura per questa parte di popolo, non iniziava solo dalla nascita dei fanciulli ma fin dal loro concepimento, con l'assidua attenzione e impegno nel procurare loro sane e vigorose madri.
Cosi questa visione le giovani donne Spartane erano dai loro più teneri anni addestrate ad un corso di duri e faticosi esercizi, proprio per dare vigore al corpo, come la lotta, la corsa, il lancio del giavellotto. Questi esercizi infondevano loro uno spirito di emulazione e nel tempo stesso perfezionavano le loro menti non meno che i loro corpi. Quindi il gentil sesso, il quale nelle moderne nazioni, sembra essere irrinunciabile il desiderio di ornamenti esteriori e di abbigliamenti per attrarre l'ammirazione dell'altro sesso, a Sparta aspirava a più maschie doti. Qui la loro mascolina educazione le rendeva capaci delle più eroiche virtù; e fino a tal punto che l'amore del loro paese invalidava sovente i potenti legami del naturale affetto.
La madre, che udiva esser suo figlio morto nel servizio della sua patria, ansiosamente ne esaminava il corpo per vedere dove aveva ricevuto le ferite, se davanti o dietro.
Nel primo caso si rallegrava, e nel secondo piangeva.

Non era permesso alle fanciulle Spartane di maritarsi fin quando non erano giunte nel fiore della loro età. - Questa singolare sagacità del legislatore nell'ordinar le cose in tal modo fece in modo che i matrimoni fossero quasi tutti prematuri e clandestini, spesso celebrati dopo un ratto, e non una formale unione. Con questi mezzi gli abboccamenti delle nuove coppie nell'età prescritta erano ovviamente pochi, difficili e brevi.

Ogni fanciullo che nasceva dall'unione era subito esaminato dal più vecchio uomo della sua tribù, il quale se lo giudicava troppo delicato e debole di costituzione, lo condannava alla morte. Ed è forse per quest'immediata cinica selezione che i fanciulli Spartani erano notoriamente tutti diritti, ben proporzionati e belli. Le nutrici erano riputate molto diligenti e così esperte nel prendersi cura dei fanciulli che erano caldamente ricercate dai principali popoli degli altri stati della Grecia. Si narra che Alcibiade fu allattato da una Spartana.

Siccome l'educazione dei fanciulli era riputata un fatto troppo importante per essere affidato ai genitori, i quali con degli emotivi affetti li viziano spesso, lo Stato prese interamente questa compito nelle sue mani. Un cittadino di distinta integrità ed abilità era nominato principale sovrintendente all'educazione della gioventù.
All'età di sette anni i fanciulli erano sottratti ai loro padri e distribuiti in differenti classi dove erano addestrati a una vita dura, esposti agli eccessi del freddo e del caldo, obbligati a passeggiare scalzi, con la testa rasa e scoperta, ed infine educati alla più gran semplicità e frugalità nel vitto.

All'età di dodici anni erano trasportati in un'altra classe, dove si sottoponevano ad un'ancora più severa disciplina. Là imparavano l'obbedienza alle leggi ed ai magistrati, e la riverenza per i loro vecchi. Per infondere loro coraggio e renderli esperti negli esercizi della guerra, erano obbligati a combattere l'un l'altro.
In questi contrasti erano abituati a combattere con una tale furia e ostinazione, che spesso alcuni di loro rimanevano storpiati, ed erano alle volte perfino uccisi. Per renderli arditi ed accorti, era loro permesso di rubare qualunque cosa piacesse, o dai giardini o dalle pubbliche sale di trattenimento, a condizione che compissero il furto senza essere scoperti; ma se erano colti sul fatto, la punizione era molto severa, non certo per l'azione ma per non esserne stato capace a compierla con destrezza.

Era similmente riputata una degna dote nei giovani Spartani, l'essere capaci di soffrire senza lagnarsi; famosa era una certa festa in onore di Diana, quando essi si sottoponevano a così tante percosse fin quando dalle loro ferite sgorgava copioso il sangue.

Le loro menti erano coltivate, più dalla conversazione dei saggi uomini, che non dallo studio e dalla lettura. Era fondamentalmente insegnato a dare le risposte con il minor numero possibile di parole. E fu proprio questo forma concisa della conversazione, che attribuì il nome a quello stile detto laconismo. Fino al punto che - fra i Lacedemoni- era sufficiente una sola sillaba per fornire una risposta.

L'amore della Patria era il principale sentimento che gli Spartani si affaticavano di inspirare alla loro gioventù; e la scienza della guerra era quasi il loro unico studio. La manifesta intenzione di Licurgo era quella di formare una nazione di soldati. Non per stimolarli allo spirito di conquiste, o incitarli a prendere con tali mezzi la strada delle ambizioni e delle ingiustizie, semmai si propose di prevenire queste tendenze col proibire di far uso di alcuna forza navale offensiva; affinché potessero esser capaci di mantenere la pace e la libertà della loro patria loro contro i turbolenti ed ambiziosi vicini.
La loro prima e principale lezione nell'arte della guerra era "non fuggire mai" anche quando il nemico era superiore di numero, a "o vincere o morire".

Quelli che fuggivano in una battaglia erano resi infami per sempre, e potevano essere impunemente insultati da qualunque persona. Un'altra singolare massima osservata dagli Spartani in guerra, era: "Non inseguire un nemico Vinto, oltre il campo di battaglia".
Per questa ragione i loro avversari essendo sicuri di trovar la salvezza nella fuga, spesso con meno ostinazione combattevano.

La guerra invece che una fatica, era considerata dagli Spartani come una ricreazione; dal momento che, in nessun altro momento, l'estremo rigore e la severità del loro consueto corso di vita, era proprio in guerra in buona parte mitigato.

Dobbiamo qui osservare che vari eminenti scrittori, antichi e moderni, alcuni costumi e istituzioni Spartane sono state molto criticate e sono a molti sembrate biasimevoli.
Certe pubbliche mostre delle loro giovani donne sono censurate perché indelicate. E un certo grado di libertà, concesso alle loro donne maritate, è condannato come cosa immorale, sovvertitore di uno dei più potenti legami del paterno e del figliale affetto.

Al primo, noi sappiamo che può esser risposto con una certa classe di filosofi:
"Che quell'apparente licenza è unicamente la conseguenza della corruzione dei costumi di quelli che tale la stimano; mentre dall'altra parte è una prova della innocenza e semplicità delle Spartane costumanze".
Al secondo la risposta è più ovvia e forse più solida: "che a Sparta il figliale affetto era intenzionalmente deviato dal privato padre e diretto da tutto il sistema della loro educazione allo Stato, come padre comune di tutti i suoi membri".
Circostanza che distingue la Spartana politica da quella di ogni altra nazione che per quanto sappiamo, comparve mai sulla terra.
La loro crudeltà tanto come individui che come comunità, è uno degli altri argomenti di rimprovero contro gli antichi Spartani; e sembra infatti, non esserci scuse. Il sopprimere i loro figli perché giudicati troppo piccoli e deboli, era crudele, oltre che assurdo.

L'esperienza di oggi, poteva convincerli che un'apparente debole costituzione nei primi giorni di vita non corrisponde affatto a una minore forza corporea nella successiva fase di crescita.
Innumerevoli esempi giornalmente in ogni paese del mondo lo confermano.

Inoltre proprio gli Spartani guerrieri, pur addestrandosi alla forza corporea, sapevano benissimo che pur avendo un'atletica struttura, questa difficilmente poteva essere posta in competizione con il coraggio; il quale dipende più dalla mente che non dal corpo; e che anzi l'intelletto, la fantasia, la memoria e altri doti mentali, raramente sono elementi distintivi di un'erculea forma. E su questo ce ne fornisce una convincente prova l'illustre Agesilao (un minuto e gracile Re di Sparta, che succeduto al corpulento fratello Agide, con intelligente audacia riprese la guerra e vinse contro i Persiani (395 a.C.), vinse la lega antispartana a Coronea (394 a.C.) e affrontò la potenza tebana (371 a.C.).

Abbiamo poi ancora a loro sfavore la selvaggia barbarie verso gli Eloti (cittadini di Elo che ribellatisi e poi vinti dagli Spartani furono totalmente resi schiavi) i quali coltivavano i loro campi e dai quali, in conseguenza, da essi dipendevano per i mezzi di vita. Tutto questo urta l'umanità ed eccede ogni credenza. Erano non solamente obbligati a portare in tutte le occasioni, tanto negli abiti, quanto nel portamento, i più disonorevoli contrassegni di ignobile servitù, ma giornalmente erano insultati, battuti e storpiati anche senza provocazione e spesso nell'addestrarsi con le armi con queste li colpivano a morte.

Il divertimento della "Criptia" o "imboscata", non solamente era permesso, ma autorevolmente comandato alla gioventù come addestramento, ed è un esempio d'inaudita ed incredibile barbarie. Una parte dei più arditi Spartani, giovani armati di pugnali nascosti sotto le vesti, erano mandati a correre nelle campagne per scoprire gruppi di Eloti sparsi nei campi. Non li assalivano subito, ma sapendo che si riunivano in gruppi verso sera, si appostavano in una macchia boschiva (da qui "imboscata") e all'improvviso uscendo fuori dei loro nascondigli con i loro ferri, pugnalavano i poveri infelici fino all'ultimo uomo.

Nella sua sostanza sembra che la Spartana costituzione sia stata concepita per formare una nazione d'intrepidi e insensibili guerrieri. Ogni mezzo per giungere a questo fine era studiato e praticato, anche quando i mezzi erano ripugnanti al sentimenti del cuore umano.

Ma che non può fare il costume fra gli uomini? Cosa dire? Che purtroppo questi modi e questi mezzi per arrivare a un fine non li hanno applicati e usati solo antiche nazioni come Sparta, ma anche quelle nazioni in differenti epoche, fino a nostri giorni e tuttora; e pur vantandosi di essere nazioni civili, non sono poi tanto dissimili da quella che abbiamo appena menzionata, che da essa appresero e ne imitarono la tecnica; come fa un rozzo uomo, che osserva osserva fin quando anche lui è in grado di fare il saltimbanco e spiccare il triplice salto mortale; che però qualche volta gli è fatale.

Infatti, un così singolare popolo, si acquistò presto l'ammirazione dei suoi vicini e degli stranieri, e Sparta su tutta Grecia ottenne la supremazia. Gli altri Stati in tempo di guerra non aspiravano altro che avere uno Spartano come loro generale, e gli professavano la più assoluta obbedienza, ritenendolo un fuori del comune vantaggio.
Molti degli antichi filosofi furono di opinione che il governo di Sparta si avvicinava più di ogni altro alla perfezione; comprendeva tutti i vantaggi e tutti gli svantaggi escludeva di ogni altra forma di governo.
Un fatto è in ogni caso certo: mentre erano mantenute nel loro pieno vigore le istituzioni di Licurgo, a Sparta non vi scoppiò mai una sedizione; né alcun uomo privato s'impossessò con violenza del supremo potere; né alcun re assunse più autorità di quella dalle leggi permessa.

Dopo quello Spartano così singolare,


... passiamo ora a quello non meno singolare: quello Ateniese > > >

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