SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
LUCA POSTIGLIONE

Celebre pittore e insigne poeta

Nato a Napoli nel 1876 LUCA POSTIGLIONE fu stimatissimo nell’ambiente culturale napoletano e si onorò dell’amicizia dei più noti poeti e letterati del tempo che con assiduità frequentavano la sua casa. Salvatore Di Giacomo gli scriveva senza mai dimenticare il titolo di Cavaliere, anche se egli non aveva mai ricevuto questa onorificenza, ma era considerato tale all’unanimità dai suoi estimatori. Assiduo frequentatore della redazione del ‘Mezzogiorno’, quotidiano della città, Postiglione fu anche apprezzato poeta, e le pubblicò nel volume intitolato Poesie, edito da Giannini.

Pittore spontaneo, ironico e divertito Postiglione ritrasse senza fare troppa teoria i volti e gli aspetti più significativi della Napoli a lui contemporanea. La sua cultura artistica ancora legata ai canoni ottocenteschi permeava le sue opere, conferendogli però un fascino inconsueto.
Lui stesso, ed anche altri personaggi, una volta ritratti perdevano la consistenza reale e diventavano come immaginari, avvolti da trasparenze ambrate e caratterizzati da sguardi malinconici. Figure vere e contemporanee diventavano sulle sue tele personaggi lontani, quasi immaginari e come filtrati dalla memoria, acquistando il fascino dell’immagine di un ricordo.

Di Luca Postiglione sono famosi gli autoritratti, un ritratto di Salvatore Di Giacomo seduto in giardino ed altri soggetti, spesso femminili, da cui egli particolarmente attratto.
Gioviale, simpatico e fine umorista, Postiglione ritrasse anche una sua modella che era nota per i suoi atteggiamenti disinibiti; si divertì perciò a immortalarla vestita da suora, ma lasciandole però i capelli arruffati fuori dal velo ed un marcato rossetto rosso, che contrastano decisamente con uno sguardo mistico e assorto e con una grande palma intrecciata che la religiosa sorregge con mani fin troppo curate.

Oltre a questo sono numerosissimi gli aneddoti sul celebre pittore, tramandati dalla tradizione napoletana; si racconta tra l’altro che un giorno Postiglione era seduto nella bottega del suo barbiere, don Antonio Grieco, che era intento a tagliargli i capelli; ad un tratto entrò un avventore che, vedendo il cliente avvolto in un panno bianco con il volto grasso e roseo sormontato da un’ampia chierica, lo scambiò per un alto prelato e avvicinandosi gli disse ossequioso. ‘bacio le mani, Monsignore’. A questo Postiglione alzò la mano destra, gli impartì una benedizione e poi gli disse: ‘Jatevenne cu Gesù e Maria’.

Nella stessa bottega un giorno Greco, mentre faceva la barba al pittore, involontariamente gli tagliò il volto: subito dopo gli tamponò la ferita profferendo mille scuse, implorando il perdono di Postiglione, il quale gli rispose: ‘Siente Totò, n’ata vota porta nù rasulo lattante’. ‘Lattante?’ si stupì il barbiere, e il pittore di rimando disse: ‘Si totò, nu rasulo can un ha miso ancora ‘e diente’.

Lontano da ogni accademismo, convinto dell’effimera durata dei valori e delle convenzioni, Postiglione dipinse per tutta la vita le donne, il vino e l’amore, convinto del fatto che gli uomini ameranno sempre la vita allegra, spensierata e felice, e quindi l’arte che la ritrae.

Le sue opere ebbero, ed hanno tuttora, parecchi estimatori, e anche quando era in vita vendeva i suoi quadri con facilità. Amava però la vita larga e quindi la moglie che lo adorava, per assecondarlo, gli faceva credere di trarre dalla vendita dei dipinti ottimi proventi, rendendosi invece responsabile di forti ammanchi in un’amministrazione scolastica, che a lungo e faticosamente riuscì ad occultare.

Don Luchino Postiglione morì a Napoli nel 1936.


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