SCHEDA
  BIOGRAFICA 

PIO XII - PAPA PACELLI  (3)


Lettera enciclica

Roma, presso San Pietro, il giorno 22 del mese di Agosto dell'anno 1950, XII del Nostro Pontificato. 

Humani generis

"Ai venerabili fratelli Patriarchi
Primati Arcivescovi Vescovi 
e agli altri Ordinari aventi 
con l'Apostolica Sede pace e comunione
"


�Circa alcune false opinioni che minacciano di sovvertire
i fondamenti della dottrina cattolica� 



PIO PP. XII 
SERVO DEI SERVI DI DIO 

Venerabili fratelli 
Salute e apostolica benedizione

Introduzione

I dissensi e gli errori degli uomini in materia religiosa e morale, per tutti gli onesti, soprattutto dei i sinceri e fedeli figli della Chiesa, sono sempre stati origine e causa di fortissimo dolore, ma specialmente oggi, quando vediamo come da ogni parte vengano offesi gli stessi principi della cultura cristiana. Veramente non c'� da meravigliarsi, se fuori dell'ovile di Cristo sempre vi sono stati questi dissensi ed errori. Bench� la ragione umana, assolutamente parlando, con le sue forze e con la sua luce naturale possa effettivamente arrivare alla conoscenza, vera e certa, di Dio unico e personale, che con la sua Provvidenza sostiene e governa il mondo, e anche alla conoscenza della legge naturale impressa dal Creatore nelle nostre anime, tuttavia non pochi sono gli ostacoli che impediscono alla nostra ragione di servirsi con efficacia e con frutto di questo suo naturale potere. Le verit� che riguardano Dio e le relazioni tra gli uomini e Dio trascendono del tutto l'ordine delle cose sensibili; quando poi si fanno entrare nella pratica della vita e la informano, allora richiedono sacrificio e abnegazione. Nel raggiungere tali verit�, l'intelletto umano incontra ostacoli della fantasia, sia per le cattive passioni provenienti dal peccato originale. Avviene che gli uomini in queste cose volentieri si persuadono che sia falso, o almeno dubbio, ci� che essi "non vogliono che sia vero". Per questi motivi si deve dire che la Rivelazione divina � moralmente necessaria affinch� quelle verit� che in materia religiosa e morale non sono per s� irraggiungibili, si possano da tutti conoscere con facilit�, con ferma certezza e senza alcun errore. (Conc. Vat. D. B. 1876, Cost. "De fide Cath.", cap. II, De revelatione). Anzi la mente umana qualche volta pu� trovare difficolt� anche nel formarsi un giudizio certo di credibilit� circa la fede cattolica, bench� da Dio siano stati disposti tanti e mirabili segni esterni, per cui anche con la sola luce naturale della ragione si pu� provare con certezza l'origine divina della religione cristiana. L'uomo infatti, sia perch� guidato da pregiudizi, sia perch� istigato da passioni e da cattiva volont�, non solo pu� negare la chiara evidenza dei segni esterni, ma anche resistere alle ispirazioni che Dio infonde nelle nostre anime. Chiunque osservi il mondo odierno, che � fuori dell'ovile di Cristo, facilmente potr� vedere le principali vie per le quali i dotti si sono incamminati. Alcuni, senza prudenza n� discernimento, ammettono e fanno valere per origine di tutte le cose il sistema evoluzionistico, pur non essendo esso indiscutibilmente provato nel campo stesso delle scienze naturali, e con temerariet� sostengono l'ipotesi monistica e panteistica dell'universo soggetto a continua evoluzione. Di quest'ipotesi volentieri si servono i fautori del comunismo per farsi difensori e propagandisti del loro materialismo dialettico e togliere dalle menti ogni nozione di Dio. Le false affermazioni di siffatto evoluzionismo, per cui viene ripudiato quanto vi � di assoluto, fermo ed immutabile, hanno preparato la strada alle aberrazioni di una nuova filosofia che, facendo concorrenza all'idealismo, all'immanentismo e al pragmatismo, ha preso il nome di "esistenzialismo" perch�, ripudiate le essenze immutabili delle cose, si preoccupa solo della "esistenza" dei singoli individui. Si aggiunge a ci� un falso "storicismo" che si attiene solo agli eventi della vita umana e rovina le fondamenta di qualsiasi verit� e legge assoluta sia nel campo della filosofia, sia in quello dei dogmi cristiani. In tanta confusione di opinioni, Ci reca un po' di consolazione il vedere coloro che un tempo erano stati educati nei princip� del razionalismo, ritornare oggi, non di rado, alle sorgenti della verit� rivelata, e riconoscere e professare la parola di Dio, conservata nella Sacra Scrittura, come fondamento della Teologia. Nello stesso tempo per� reca dispiacere il fatto che non pochi di essi, quanto pi� fermamente aderiscono alla parola di Dio, tanto pi� sminuiscono il valore della ragione umana, e quanto pi� volentieri innalzano l'autorit� di Dio Rivelatore, tanto pi� aspramente disprezzano il Magistero della Chiesa, istituito da Cristo Signore per custodire e interpretare le verit� rivelate da Dio. Questo disprezzo non solo � in aperta contraddizione con la Sacra Scrittura, ma si manifesta falso anche con la stessa esperienza. Poich� frequentemente gli stessi "dissidenti" si lamentano in pubblico della discordia che regna fra di loro nel campo dogmatico, cosicch�, pur senza volerlo, riconoscono la necessit� di un vivo Magistero. Ora queste tendenze, che pi� o meno deviano dalla retta strada, non possono essere ignorate o trascurate dai filosofi e dai teologi cattolici, che hanno il grave compito di difendere le verit� divine ed umane e di farle penetrare nelle menti degli uomini. Anzi, essi devono conoscere bene queste opinioni, sia perch� le malattie non si possono curare se prima non sono bene conosciute, sia perch� qualche volta nelle stesse false affermazioni si nasconde un po' di verit�, sia infine, perch� gli stessi errori spingono la mente nostra a investigare e a scrutare con pi� diligenza alcune verit� sia filosofiche che teologiche. 

Se i nostri cultori di filosofia e di teologia da queste dottrine, esaminate con cautela, cercassero solo di cogliere i detti frutti, non vi sarebbe motivo perch� il Magistero della Chiesa avesse a interloquire. Ma, bench� Noi sappiamo bene che gli insegnanti e i dotti cattolici in genere si guardano da tali errori, � noto per� che non mancano nemmeno oggi, come ai tempi apostolici, coloro che, amanti pi� del conveniente delle novit� e timorosi di essere ritenuti ignoranti delle scoperte fatte dalla scienza in quest'epoca di progresso, cercano di sottrarsi alla direzione del sacro Magistero e perci� sono nel pericolo di allontanarsi insensibilmente dalle verit� Rivelate e di trarre in errore anche gli altri. Si nota poi un altro pericolo, e tanto pi� grave, perch� si copre maggiormente con l'apparenza della virt�. Molti, deplorando la discordia e la confusione che regna nelle menti umane, mossi da uno zelo imprudente e spinti da uno slancio e da un grande desiderio di rompere i confini con cui sono fra loro divisi i buoni e gli onesti; essi abbracciano perci� una specie di "irenismo" che, omesse le questioni che dividono gli uomini, non cerca solamente di ricacciare, con unit� di forze, l'irrompente ateismo, ma anche di conciliare le opposte posizioni nel campo stesso dogmatico. E come un tempo vi furono coloro che si domandavano se l'apologetica tradizionale della Chiesa costituisse pi� un ostacolo che un aiuto per guadagnare le anime a Cristo, cosi oggi non mancano coloro che osano arrivare fino al punto di proporre seriamente la questione, se la teologia e il suo metodo, come sono in uso nelle scuole con l'approvazione dell'autorit� ecclesiastica, non solo debbano essere perfezionate, ma anche completamente riformate, affinch� si possa propagare con pi� efficacia il regno di Cristo in tutto il mondo, fra gli uomini di qualsiasi cultura o di qualsiasi opinione religiosa. Se essi non avessero altro intento che quello di rendere, con qualche innovazione, la scienza ecclesiastica e il suo metodo pi� adatti alle odierne condizioni e necessit�, non ci sarebbe quasi motivo di temere; ma alcuni, infuocati da un imprudente "irenismo", sembrano ritenere un ostacolo al ristabilimento dell'unit� fraterna, quanto si fonda sulle leggi e sui princip� stessi dati da Cristo e sulle istituzioni da Lui fondate, o quanto costituisce la difesa e il sostegno dell'integrit� della fede, crollate le quali, tutto viene s� unificato, ma soltanto nella comune rovina. Queste opinioni, provenienti da deplorevole desiderio di novit� o anche da lodevoli motivi, non sempre vengono proposte con la medesima gradazione, con la medesima chiarezza o con i medesimi termini, n� sempre i sostenitori di esse sono pienamente d'accordo fra loro; ci� che viene oggi insegnato da qualcuno pi� copertamente con alcune cautele e distinzioni, domani da altri, pi� audaci, viene proposto pubblicamente e senza limitazioni, con scandalo di molti, specialmente del giovane clero, e con detrimento dell'autorit� ecclesiastica. Se di solito si usa pi� cautela nelle pubblicazioni stampate, di questi argomenti si tratta con maggiore libert� negli opuscoli distribuiti in privato, nelle lezioni dattilografate e nelle adunanze. Queste opinioni non vengono divulgate solo fra i membri del clero secolare e regolare, nei seminari e negli istituti religiosi, ma anche fra i laici, specialmente fra quelli che si dedicano all'educazione e all'istruzione della giovent�. 

I

Per quanto riguarda la Teologia, certuni intendono ridurre al massimo il significato dei dogmi; liberare lo stesso dogma dal modo di esprimersi, gi� da tempo usato nella Chiesa, e dai concetti filosofici in vigore presso i dottori cattolici, per ritornare nell'esporre la dottrina cattolica, alle espressioni usate dalla Sacra Scrittura e dai Santi Padri. Essi cos� sperano che il dogma, spogliato degli elementi estrinseci, come essi dicono, alla divina rivelazione, possa venire con frutto paragonato alle opinioni dogmatiche di coloro che sono separati dalla Chiesa e in questo modo si possa pian piano arrivare all'assimilazione del dogma con le opinioni dei dissidenti. Inoltre, ridotta in tali condizioni la dottrina cattolica, pensano di aprire cosi la via attraverso la quale arrivare, dando soddisfazione alle odierne necessit�, a poter esprimere i dogmi con le categorie della filosofia odierna, sia dell'immanentismo, sia dell'idealismo, sia dell'esistenzialismo o di qualsiasi altro sistema. E perci� taluni, pi� audaci, sostengono che ci� possa, anzi debba farsi, perch� i misteri della fede, essi affermano, non possono mai esprimersi con concetti adeguatamente veri, ma solo con concetti approssimativi e sempre mutevoli, con i quali la verit� viene in un certo qual modo manifestata, ma necessariamente anche deformata. Perci� ritengono non assurdo, ma del tutto necessario che la teologia, in conformit� ai vari sistemi filosofici di cui essa nel corso dei tempi si serve come strumenti, sostituisca nuovi concetti agli antichi; cosicch� in modi diversi, e sotto certi aspetti anche opposti, ma come essi dicono equivalenti, esponga al modo umano le medesime verit� divine. Aggiungono poi che la storia dei dogmi consiste nell'esporre le varie forme di cui si � rivestita successivamente la verit� rivelata, secondo le diverse dottrine e le diverse opinioni che sono sorte nel corso dei secoli. Da quanto abbiamo detto � chiaro che queste tendenze non solo conducono al relativismo dogmatico, ma di fatto gi� lo contengono; questo relativismo e poi fin troppo favorito dal disprezzo verso la dottrina tradizionale e verso i termini con cui essa si esprime. Tutti sanno che le espressioni di tali concetti, usate sia nelle scuole sia dal Magistero della Chiesa, possono venir migliorate e perfezionate; � inoltre noto che la Chiesa non � stata sempre costante nell'uso di quelle medesime parole. � chiaro pure che la Chiesa non pu� essere legata ad un qualunque effimero sistema filosofico; ma quelle nozioni e quei termini, che con generale consenso furono composti attraverso parecchi secoli dai dottori cattolici per arrivare a qualche conoscenza e comprensione del dogma, senza dubbio non poggiano su di un fondamento cos� caduco. Si appoggiano invece a princip� e nozioni dedotte da una vera conoscenza del creato; e nel dedurre queste conoscenze, la verit� rivelata, come una stella, ha illuminato per mezzo della Chiesa la mente umana. Perci� non c'� da meravigliarsi se qualcuna di queste nozioni non solo sia stata adoperata in Concili Ecumenici, ma vi abbia ricevuto tale sanzione per cui non ci � lecito allontanarcene. Per tali ragioni, � massima imprudenza il trascurare o respingere o privare del loro valore i concetti e le espressioni che da persone di non comune ingegno e santit�, sotto la vigilanza del sacro Magistero e non senza illuminazione e guida dello Spirito Santo, sono state pi� volte con lavoro secolare trovate e perfezionate per esprimere sempre pi� accuratamente le verit� della fede, e sostituirvi nozioni ipotetiche ed espressioni fluttuanti e vaghe della nuova filosofia, le quali, a somiglianza dell'erba dei campi, oggi vi sono e domani seccano; a questo modo si rende lo stesso dogma simile a una canna agitata dal vento. Il disprezzo delle parole e delle nozioni usate dai teologi scolastici, di per s� conduce all'indebolimento della teologia speculativa, che essi ritengono priva di una vera certezza in quanto si fonda sulle ragioni teologiche. Purtroppo questi amatori delle novit� facilmente passano dal disprezzo della teologia scolastica allo spregio verso lo stesso Magistero della Chiesa che ha dato, con la sua autorit�, una cosi notevole approvazione a quella teologia. 

Questo Magistero viene da costoro fatto apparire come un impedimento al progresso e un ostacolo per la scienza; da alcuni acattolici poi viene considerato come un freno, ormai ingiusto, con cui alcuni teologi pi� colti verrebbero trattenuti dal rinnovare la loro scienza. E bench� questo sacro Magistero debba essere per qualsiasi teologo, in materia di fede e di costumi, la norma prossima e universale di verit� (in quanto ad esso Cristo Signore ha affidato il deposito della fede - cio� la Sacra Scrittura e la Tradizione divina - per essere custodito, difeso ed interpretato, tuttavia viene alle volte ignorato, come se non esistesse, il dovere che hanno i fedeli di rifuggire pure da quegli errori che in maggiore o minore misura s'avvicinano all'eresia, e quindi "di osservare anche le costituzioni e i decreti. con cui queste false opinioni vengono dalla Santa Sede proscritte e proibite" (Corp. Jur. Can., can. 1324; Cfr. Conc. Vat. D. B. 1820, Cost. "De fide cath.", cap. 4, De fide et ratione, post canones). Quanto viene esposto nelle Encicliche dei Sommi Pontefici circa il carattere e la costituzione della Chiesa, viene da certuni, di proposito e abitualmente, trascurato con lo scopo di far prevalere un concetto vago che essi dicono preso dagli antichi Padri, specialmente greci. I Pontefici infatti - essi vanno dicendo - non intendono dare un giudizio sulle questioni che sono oggetto di disputa tra i teologi; � quindi necessario ritornare alle fonti primitive, e con gli scritti degli antichi si devono spiegare le costituzioni e i decreti del Magistero. Queste affermazioni vengono fatte forse con eleganza di stile; per� esse non mancano di falsit�. Infatti � vero che generalmente i Pontefici lasciano liberi i teologi in quelle questioni che, in vario senso, sono soggette a discussioni fra i dotti di miglior fama; per� la storia insegna che parecchie questioni, che prima erano oggetto di libera disputa, in seguito non potevano pi� essere discusse. N� si deve ritenere che gli insegnamenti delle Encicliche non richiedano, per s�, il nostro assenso, col pretesto che i Pontefici non vi esercitano il potere del loro Magistero Supremo. Infatti questi insegnamenti sono del Magistero ordinario, di cui valgono poi le parole: "Chi ascolta voi, ascolta me" (Luc. X, 16); e per lo pi�, quanto viene proposto e inculcato nelle Encicliche, � gi� per altre ragioni patrimonio della dottrina cattolica. Se poi i Sommi Pontefici nei loro atti emanano di proposito una sentenza in materia finora controversa, � evidente per tutti che tale questione, secondo l'intenzione e la volont� degli stessi Pontefici, non pu� pi� costituire oggetto di libera discussione fra i teologi. � vero pure che i teologi devono sempre ritornare alle fonti della Rivelazione divina: � infatti loro compito indicare come gli insegnamenti del vivo Magistero "si trovino sia esplicitamente sia implicitamente" nella Sacra Scrittura o nella divina tradizione. Inoltre si aggiunga che ambedue le fonti della Rivelazione contengono tali e tanti tesori di verit� da non potersi mai, di fatto, esaurire. Le scienze sacre con lo studio delle sacre fonti ringiovaniscono sempre; al contrario, diventa sterile, come sappiamo dall'esperienza, la speculazione che trascura la ricerca del sacro deposito. Ma per questo motivo la teologia, anche quella positiva, non pu� essere equiparata ad una scienza solamente storica. Dio insieme a queste sacre fonti ha dato alla sua Chiesa il vivo Magistero, anche per illustrare e svolgere quelle verit� che sono contenute nel deposito della fede soltanto oscuramente e come implicitamente. E il divin Redentore non ha mai dato questo deposito, per l'autentica interpretazione, n� ai singoli fedeli, n� agli stessi teologi, ma solo al Magistero della Chiesa. Se poi la Chiesa esercita questo suo officio (come nel corso dei secoli � spesso avvenuto) con l'esercizio sia ordinario che straordinario di questo medesimo officio, � evidente che � del tutto falso il metodo con cui si vorrebbe spiegare le cose chiare con quelle oscure; anzi � necessario che tutti seguano l'ordine inverso. Perci� il Nostro Predecessore di imperitura memoria Pio IX, mentre insegnava che � compito nobilissimo della teologia quello di mostrare come una dottrina definita dalla Chiesa � contenuta nelle fonti, non senza grave motivo aggiungeva le seguenti parole: "in quello stesso senso, con cui � stata definita dalla Chiesa". 

II
Ritorniamo ora alle teorie nuove, di cui abbiamo parlato prima: da alcuni vengono proposte o istillate nella mente diverse opinioni che sminuiscono l'autorit� divina della Sacra Scrittura. Con audacia alcuni pervertono il senso delle parole del Concilio Vaticano con cui si definisce che Dio � l'Autore della Sacra Scrittura, e rinnovano la sentenza, gi� pi� volte condannata, secondo cui l'inerranza della Sacra Scrittura si estenderebbe soltanto a ci� che riguarda Dio stesso o la religione e la morale. Anzi falsamente parlano di un senso umano della Bibbia, sotto il quale sarebbe nascosto il senso divino, che �, come essi dichiarano, il solo infallibile. Nell'interpretazione della Sacra Scrittura essi non vogliono tener conto dell'analogia della fede e della tradizione della Chiesa; in modo che la dottrina dei Santi Padri e del Magistero dovrebbe essere misurata con quella della Sacra Scrittura, spiegata, per�, dagli esegeti in modo puramente umano; e non piuttosto la Sacra Scrittura esposta secondo la mente della Chiesa, che da Cristo Signore � stata costituita custode e interprete di tutto il deposito delle verit� rivelate. Inoltre il senso letterale della Sacra Scrittura e la sua spiegazione elaborata, sotto la vigilanza della Chiesa, da tali e tanti esegeti, dovrebbe, secondo le loro false opinioni, cedere il posto ad una nuova esegesi, chiamata simbolica e spirituale; secondo quest'esegesi i libri del Vecchio Testamento, che oggi nella Chiesa sono una fonte chiusa e nascosta, verrebbero finalmente aperti a tutti. In questo modo - essi affermano - svaniscono tutte le difficolt� alle quali vanno incontro soltanto coloro che si attengono al senso letterale delle Scritture. Tutti vedono quanto tutte queste opinioni si allontanino dai principi e dalle norme ermeneutiche giustamente stabilite dai Nostri Predecessori di felice memoria: da Leone XIII nell'Enciclica "Providentissimus Deus", da Benedetto XV nell'Enciclica "Spiritus Paraclitus", come pure da Noi stessi nell'Enciclica "Divino afflante Spiritu". Non deve recare meraviglia che tali novit� in quasi tutte le parti della teologia abbiano prodotto i loro velenosi frutti. 

Si mette in dubbio che la ragione umana, senza l'aiuto della divina Rivelazione e della grazia, possa dimostrare con argomenti dedotti dalle cose create, l'esistenza di un Dio personale; si afferma che il mondo non ha avuto inizio e che la creazione del mondo � necessaria, perch� procede dalla necessaria liberalit� del divino amore; cos� pure si afferma che Dio non ha prescienza eterna ed infallibile delle libere azioni dell'uomo: tutte opinioni contrarie alle dichiarazioni del Concilio Vaticano (Cfr. Conc. Vat. Cost. "De fide cath.", cap. 1: De Deo rerum omnium creatore). Da alcuni poi si mette in discussione se gli angeli siano persone; se vi sia una differenza essenziale fra la materia e lo spirito. Altri snaturano il concetto della gratuit� dell'ordine sovrannaturale, quando sostengono che Dio non pu� creare esseri intelligenti senza ordinarli e chiamarli alla visione beatifica. N� basta; poich�, messe da parte le definizioni del Concilio di Trento, viene distrutto il vero concetto di peccato originale e insieme quello di peccato in genere, in quanto offesa di Dio, come pure quello di soddisfazione data per noi da Cristo. N� mancano coloro che sostengono che la dottrina della transustanziazione, in quanto fondata su un concetto antiquato di sostanza, deve essere corretta in modo da ridurre la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia ad un simbolismo, per cui le specie consacrate non sarebbero altro che segni efficaci della presenza di Cristo e della sua intima unione nel Corpo mistico con i membri fedeli. Certuni non si ritengono legati alla dottrina che Noi abbiamo esposta in una Nostra Enciclica e che � fondata sulle fonti della Rivelazione, secondo cui il Corpo mistico di Cristo e la Chiesa cattolica romana sono una sola identica cosa. Alcuni riducono ad una vana formula la necessit� di appartenere alla vera Chiesa per ottenere l'eterna salute. Altri infine non ammettono il carattere razionale dei segni di credibilit� della fede cristiana. � noto che questi errori, ed altri del genere, serpeggiano in mezzo ad alcuni Nostri figli, tratti in inganno da uno zelo imprudente o da una scienza di falso conio; e a questi figli sono costretti a ripetere, con animo addolorato, verit� notissime ed errori manifesti, indicando loro con ansiet� i pericoli dell'errore.

III

Tutti sanno quanto la Chiesa apprezzi il valore della ragione umana, alla quale spetta il compito di dimostrare con certezza l'esistenza di un solo Dio personale, di dimostrare invincibilmente per mezzo dei segni divini i fondamenti della stessa fede cristiana; di porre inoltre rettamente in luce la legge che il Creatore ha impressa nelle anime degli uomini; ed infine il compito di raggiungere una conoscenza limitata, ma utilissima, dei misteri (Cfr. Conc. Vat. D. B. 1796). Ma questo compito potr� essere assolto convenientemente e con sicurezza, se la ragione sar� debitamente coltivata: se cio� essa verr� nutrita di quella sana filosofia che � come un patrimonio ereditato dalle precedenti et� cristiane e che possiede una pi� alta autorit�, perch� lo stesso Magistero della Chiesa ha messo al confronto con la verit� rivelata i suoi princip� e le sue principali asserzioni, messe in luce e fissate lentamente attraverso i tempi da uomini di grande ingegno.

Questa stessa filosofia, confermata e comunemente ammessa dalla Chiesa, difende il genuino valore della cognizione umana, gli incrollabili princip� della metafisica cio� di ragion sufficiente, di causalit� e di finalit� ed infine sostiene che si pu� raggiungere la verit� certa ed immutabile. In questa filosofia vi sono certamente parecchie cose che non riguardano la fede e i costumi, n� direttamente n� indirettamente, e che perci� la Chiesa lascia alla libera discussione dei competenti in materia; ma non vi � la medesima libert� riguardo a parecchie altre, specialmente riguardo ai princip� ed alle principali asserzioni di cui gi� parlammo. Anche in tali questioni essenziali si pu� dare alla filosofia una veste pi� conveniente e pi� ricca; si pu� rafforzare la stessa filosofia con espressioni pi� efficaci, spogliarla di certi mezzi scolastici meno adatti, arricchirla anche - per� con prudenza - di certi elementi che sono frutto del progressivo lavoro della mente umana; per� non si deve mai sovvertirla o contaminarla con falsi princip�, n� stimarla solo come un grande monumento, s�, ma archeologico. La verit� in ogni sua manifestazione filosofica non pu� essere soggetta a quotidiani mutamenti specialmente trattandosi dei princip� per s� noti della ragione umana o di quelle asserzioni che poggiano tanto sulla sapienza dei secoli che sul consenso e sul fondamento anche della Rivelazione divina.

Qualsiasi verit� la mente umana con sincera ricerca ha potuto scoprire, non pu� essere in contrasto con la verit� gi� acquisita; perch� Dio, Somma Verit�, ha creato e regge l'intelletto umano non affinch� alle verit� rettamente acquisite ogni giorno esso ne contrapponga altre nuove; ma affinch�,, rimossi gli errori che eventualmente vi si fossero insinuati, aggiunga verit� a verit� nel medesimo ordine e con la medesima organicit� con cui vediamo costituita la natura stessa delle cose da cui la verit� si attinge. Per tale ragione il cristiano, sia egli filosofo o teologo, non abbraccia con precipitazione e leggerezza tutte le novit� che ogni giorno vengono escogitate, ma le deve esaminare con la massima diligenza e le deve porre su una giusta bilancia per non perdere la verit� gi� conquistata o corromperla, certamente con pericolo e danno della fede stessa. Se si considera bene quanto sopra � stato esposto, facilmente apparir� chiaro il motivo per cui la Chiesa esige che i futuri sacerdoti siano istruiti nelle scienze filosofiche "secondo il metodo, la dottrina e i principi del Dottor Angelico" (Corp. Jur. Can., can. 1366, 2), giacch�, come ben sappiamo dall'esperienza di parecchi secoli, il metodo dell'Aquinate si distingue per singolare superiorit� tanto nell'ammaestrare gli animi che nella ricerca della verit�; la sua dottrina poi � in armonia con la Rivelazione divina ed � molto efficace per mettere al sicuro i fondamenti della fede come pure per cogliere con utilit� e sicurezza i frutti di un sano progresso (A. A. S. vol. XXXVIII, 1946, p. 387). Perci� � quanto mai da deplorarsi che oggi la filosofia confermata ed ammessa dalla Chiesa sia oggetto di disprezzo da parte di certuni, talch� essi con imprudenza la dichiarano antiquata per la forma e razionalistica per il processo di pensiero. 

Vanno dicendo che questa nostra filosofia difende erroneamente l'opinione che si possa dare una metafisica vera in modo assoluto; mentre al contrario essi sostengono che le verit�, specialmente quelle trascendenti, non possono venire espresse pi� convenientemente che per mezzo di dottrine disparate che si completano tra loro, bench� siano in certo modo l'una all'altra opposte. Perci� la filosofia scolastica con la sua lucida esposizione e soluzione delle questioni, con la sua accurata determinazione dei concetti e le sue chiare distinzioni, pu� essere utile - essi concedono - come preparazione allo studio della teologia scolastica, molto bene adattata alla mentalit� degli uomini medievali; ma non pu� darci - aggiungono - un metodo ed un indirizzo filosofico che risponda alle necessit� della nostra cultura moderna. Oppongono, inoltre, che la filosofia perenne non � che la filosofia delle essenze immutabili, mentre la mentalit� moderna deve interessarsi della "esistenza" dei singoli individui e della vita sempre in divenire. Per�, mentre disprezzano questa filosofia, esaltano le altre, sia antiche che recenti, sia di popoli orientali che di quelli occidentali, in modo che sembrano voler insinuare che tutte le filosofie o opinioni, con l'aggiunta - se necessario - di qualche correzione o di qualche complemento, si possono conciliare con il dogma cattolico. Ma nessun cattolico pu� mettere in dubbio quanto tutto ci� sia falso, specialmente quando si tratti di sistemi come l'immanentismo, l'idealismo, il materialismo, sia storico che dialettico, o anche come l'esistenzialismo, quando esso professa l'ateismo o quando nega il valore del ragionamento nel campo della metafisica. Infine alla filosofia delle nostre scuole essi fanno questo rimprovero: che essa nel processo del pensiero bada solo all'intelletto e trascura la funzione della volont� e del sentimento.

Ci� non corrisponde a verit�. La filosofia cristiana non ha mai negato l'utilit� e l'efficacia che hanno le buone disposizioni di tutta l'anima per conoscere ed abbracciare le verit� religiose e morali; anzi, ha sempre insegnato che la mancanza di tali disposizioni pu� essere la causa per cui l'intelletto, sotto l'influsso delle passioni e della cattiva volont�, venga cosi oscurato da non poter rettamente vedere. Di pi�, il Dottor Comune ritiene che l'intelletto possa in qualche modo percepire i beni di grado superiore dell'ordine morale sia naturale che soprannaturale, in quanto esso esperimenta nell'ultimo una certa "connaturalit�" sia essa naturale, sia frutto della grazia, con i medesimi beni (Cfr. S. Thom., Summa Theol. IIa II�, qu�st. I, art. 4 ad 3; et qu�st. 45, art. 2, in c.); ed � chiaro quanto questa, sia pur subcosciente, conoscenza possa essere di aiuto alla ragione nelle sue ricerche. Ma altro � riconoscere il potere che hanno la volont� e le disposizioni dell'animo di aiutare la ragione a raggiungere una conoscenza pi� certa e pi� salda delle verit� morali, ed altro in quanto vanno sostenendo quei tali novatori: cio� che la volont� e il sentimento hanno un certo potere intuitivo e che l'uomo, non potendo col ragionamento discernere con certezza ci� che dovrebbe abbracciare come vero, si volge alla volont�, per cui egli possa compiere una libera risoluzione ed elezione fra opposte opinioni, mescolando malamente cos� la conoscenza e l'atto della volont�.

Non c'� da meravigliarsi che con queste nuove opinioni siano messe in pericolo le due scienze filosofiche che, per natura loro, sono strettamente collegate con gli insegnamenti della fede, cio� la teodicea e l'etica; essi ritengono che la funzione di queste non sia quella di dimostrare con certezza qualche verit� riguardante Dio o altro ente trascendente, ma piuttosto quella di mostrare come siano perfettamente coerenti con le necessit� della vita le verit� che la fede insegna riguardo a Dio, Essere personale, e ai suoi precetti, e che perci� devono essere accettate da tutti per evitare la disperazione e per ottener l'eterna salvezza. Tutte queste affermazioni e opinioni sono apertamente contrarie ai documenti dei Nostri Predecessori Leone XIII e Pio X, e sono inconciliabili con i decreti del Concilio Vaticano. Sarebbe veramente inutile deplorare queste aberrazioni, se tutti, anche nel campo filosofico, fossero ossequienti con la debita venerazione verso il Magistero della Chiesa, che per istituzione divina ha la missione non solo di custodire e interpretare il deposito della Rivelazione, ma anche di vigilare sulle stesse scienze filosofiche perch� i dogmi cattolici non abbiano a ricevere alcun danno da opinioni non rette.

IV

Rimane ora da parlare di quelle questioni che, pur appartenendo alle scienze positive, sono pi� o meno connesse con le verit� della fede cristiana. Non pochi chiedono instantemente che la religione cattolica tenga massimo conto di quelle scienze. Il che � senza dubbio cosa lodevole, quando si tratta di fatti realmente dimostrati; ma bisogna andar cauti quando si tratta piuttosto di ipotesi, bench� in qualche modo fondate scientificamente, nelle quali si tocca la dottrina contenuta nella Sacra Scrittura o anche nella tradizione. Se tali ipotesi vanno direttamente o indirettamente contro la dottrina rivelata, non possono ammettersi in alcun modo. Per queste ragioni il Magistero della Chiesa non proibisce che in conformit� dell'attuale stato delle scienze e della teologia, sia oggetto di ricerche e di discussioni, da parte dei competenti in tutti e due i campi, la dottrina dell'evoluzionismo, in quanto cio� essa fa ricerche sull'origine del corpo umano, che proverrebbe da materia organica preesistente (la fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create immediatamente sia Dio).

Per� questo deve essere fatto in tale modo che le ragioni delle due opinioni, cio� di quella favorevole e di quella contraria all'evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria seriet�, moderazione e misura e purch� tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa, alla quale Cristo ha affidato l'ufficio di interpretare autenticamente la Sacra Scrittura e di difendere i dogmi della fede (Cfr. Allocuzione Pont. ai membri dell'Accademia delle Scienze, 30 novembre 1941; A. A. S. Vol. , p. 506).

Per� alcuni oltrepassano questa libert� di discussione, agendo in modo come fosse gi� dimostrata con totale certezza la stessa origine del corpo umano dalla materia organica preesistente, valendosi di dati indiziali finora raccolti e di ragionamenti basati sui medesimi indizi; e ci� come se nelle fonti della divina Rivelazione non vi fosse nulla che esiga in questa materia la pi� grande moderazione e cautela. Per� quando si tratta dell'altra ipotesi, cio� del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono affatto della medesima libert�. I fedeli non possono abbracciare quell'opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l'insieme di molti progenitori; non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, � inerente in ciascun uomo come suo proprio (cfr. Rom. V, 12-19; Conc. Trident., sess. V, can. 1-4). V Come nelle scienze biologiche ed antropologiche, cosi pure in quelle storiche vi sono coloro che audacemente oltrepassano i limiti e le cautele stabilite dalla Chiesa. In modo particolare si deve deplorare un certo sistema di interpretazione troppo libera dei libri storici del Vecchio Testamento; i fautori di questo sistema, per difendere le loro idee, a torto si riferiscono alla Lettera che non molto tempo fa � stata inviata all'arcivescovo di Parigi dalla Pontificia Commissione per gli Studi Biblici (16 gennaio 1948; A. A. S., vol. XL, pp. 45-48). 

Questa Lettera infatti fa notare che gli undici primi capitoli del Genesi, bench� propriamente parlando non concordino con il metodo storico usato dai migliori autori greci e latini o dai competenti del nostro tempo, tuttavia appartengono al genere storico in un vero senso, che per� deve essere maggiormente studiato e determinato dagli esegeti; i medesimi capitoli - fa ancora notare la Lettera - con parlare semplice e metaforico, adatto alla mentalit� di un popolo poco civile, riferiscono sia le principali verit� che sono fondamentali per la nostra salvezza, sia anche una narrazione popolare dell'origine del genere umano e del popolo eletto. Se qualche cosa gli antichi agiografi hanno preso da narrazioni popolari (il che pu� essere concesso), non bisogna mai dimenticare che hanno fatto questo con l'aiuto dell'ispirazione divina, che nella scelta e nella valutazione di quei documenti li ha premuniti da ogni errore. Quindi le narrazioni popolari inserite nelle Sacre Scritture non possono affatto essere poste sullo stesso piano delle mitologie o simili, le quali sono frutto pi� di un'accesa fantasia che di quell'amore alla verit� e alla semplicit� che risalta talmente nei Libri Sacri, anche del Vecchio Testamento, da dover affermare che i nostri agiografi son palesemente superiori agli antichi scrittori profani. Veramente Noi sappiamo che la maggioranza dei dottori cattolici, dei cui studi raccolgono i frutti gli Atenei, i Seminari e i Collegi dei religiosi, sono lontani da quegli errori che apertamente o di nascosto oggi vengono divulgati, sia per smania di novit�, sia anche per una non moderata intenzione di apostolato. Ma sappiamo anche che queste nuove opinioni possono fai presa tra le persone imprudenti; quindi preferiamo porvi rimedio sugli inizi, piuttosto che somministrare la medicina quando la malattia � ormai invecchiata.

Per questo motivo, dopo matura riflessione e considerazione, per non venir meno al Nostro sacro dovere, ordiniamo ai Vescovi e ai Superiori Generali degli Ordini e Congregazioni religiose, onerata in maniera gravissima la loro coscienza, di curare con ogni diligenza che opinioni di tal genere non siano sostenute nelle scuole o nelle adunanze e conferenze, n� con scritti di qualsiasi genere e nemmeno siano insegnate, in qualsivoglia maniera, ai chierici o ai fedeli. Gli insegnanti degli Istituti ecclesiastici sappiano che essi non possono esercitare con tranquilla coscienza l'ufficio di insegnare che � stato loro affidato, se non accettano religiosamente le norme che abbiamo stabilite e non le osservano esattamente nell'insegnamento delle loro materie. Quella doverosa venerazione ed obbedienza che nel loro assiduo lavoro devono professare verso il Magistero della Chiesa le infondano anche nella mente e nell'anima dei loro scolari.

Conclusione

Cerchiamo con ogni sforzo e con passione di concorrere al progresso delle scienze che insegnano; ma si guardino anche dall'oltrepassare i confini da Noi stabiliti per la difesa della fede e della dottrina cattolica. Alle nuove questioni, che la cultura moderna e il progresso hanno fatto diventare di attualit�, diano l'apporto delle loro accuratissime ricerche, ma con la conveniente prudenza e cautela; infine, non abbiano a credere, per un falso "irenismo", che si possa ottenere un felice ritorno nel seno della Chiesa dei dissidenti e degli erranti, se non si insegna a tutti, sinceramente, tutta la verit� in vigore nella Chiesa, senza alcuna corruzione e senza alcuna diminuzione. Fondati su questa speranza, che sar� aumentata dalla vostra pastorale solerzia, come auspicio dei celesti doni e segno della Nostra paterna benevolenza, impartiamo di gran cuore a voi tutti singolarmente, come al clero e al popolo vostri, l'apostolica Benedizione. 

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 22 del mese di Agosto dell'anno 1950, XII del Nostro Pontificato. 

PIO Pp. XII


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