SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
GIANCARLO PAJETTA

Pittoresco, grande oratore, sarcastico fino in fondo

 

 

IL 
"RAGAZZO ROSSO"
DEL PCI 

di LUCA MOLINARI

 

Torinese, nato nel 1911, GIANCARLO PAJETTA � stato sicuramente il pi� pittoresco e caratteristico esponente del Partito Comunista Italiano per tutto il secondo dopoguerra. Arrestato dalla polizia fascista alla giovane et� di diciassette anni per attivit� antifascista, rimase in carcere undici anni, fino all'8 settembre 1943 quando, uscito di carcere dopo la caduta di Mussolini, entr� nelle brigate Garibaldi per partecipare attivamente alla guerra di liberazione di cui fu uno dei pi� importanti comandanti.

Nel 1948 viene eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del Pci e vi rimane fino al giorno della morte. Nello stesso anno entra a far parte della segreteria nazionale del partito di via delle Botteghe Oscure. Rester� membro di tale organo fino al 1986, anno in cui assumer� la presidenza della commissione di garanzia del partito.
In questi anni fu anche responsabile esteri del Pci ed ebbe modo di crearsi una fitta rete di conoscenze e di contatti con tutto il mondo sovietico di cui fu, nell�ultima fase della sua vita, un critico rimproverando a Bresnev ed ai suoi successori di aver mentito al mondo intero e soprattutto ai �compagni� dei �partiti fratelli� sulle reali condizioni dell�Urss e del comunismo sovietico. 

Tutte queste esperienze e tutti i suoi ricordi relativi ad esse, sono contenuti nel libro autobiografico Le crisi che ha vissuto, racconto e diario della sua intensa attivit� diplomatica svolta in quasi oltre cinquant�anni di attivit� politica. 

Fu parlamentare assiduo e, in un Parlamento dove assenteisti saltuari e cronici non sono certamente una rarit�, sarebbe gi� di per s� un motivo di merito, ma l�aspetto pi� interessante della vita da parlamentare condotta da Pajetta era il modo con cui partecipava alle sedute. 
Attento, sempre informato e preparato sugli argomenti in discussione ed all�ordine dell�Assemblea ed all�attenzione dei colleghi deputati, era solito, fino a quando l�et� lo ha reso possibile, saltare come un falco sui banchi del centro e delle destre per fare valere le proprie ragioni di oppositore. Tutto questo senza mai ricorrere alla violenza od all�offesa gratuite: non si cade mai, quando il ragazzo rosso del Pci entrava in azione, nella rissa, ma, tutt�al pi� si continuava a fare polemica politica in una maniera poco convenzionale, il tutto con un grande e profondo senso delle istituzione, quelle istituzioni che proprio il giovane resistente Giancarlo Pajetta aveva contribuito a creare.

Quando il passare degli anni cominciarono ad impedirgli di compiere le sue �incursioni� fra i banchi delle maggioranze governative, Pajetta punt� tutta la sua attivit� di oppositore sulla sua proverbiale e celeberrima capacit� oratoria: con una battuta o una sola frase era capace di far sgretolare completamente il ragionamento di un avversario: il suo schietto e brillante sarcasmo incenerivano all�istante. Ci fu poi l�avvento della televisione con le prime trasmissioni di propaganda politica diretta (ad esempio la Tribuna politica di Gianni Granzotto)
Questa polemiche, oltre che civili e senza mai cadere nella volgarit�, riguardavano argomenti di notevole spessore: un esempio per tutti fu il duro ed aspro scontro con il democristiano Paolo Bonomi, presidente dell�organizzazione degli agricoltori Federconsorzi, che Pajetta accusava di una non cristallina amministrazione interna. (In seguito poi scoppi� proprio lo scandalo dei consorzi. La bancarotta che nell'anno 2000 non � ancora del tutto stata chiarita. Come al solito pagheranno gli italiani. Ndr.) 

Nel Pci fu sempre un battitore libero, rispettava, ma non stimava Togliatti e Berlinguer (al cui funerale tenne l�orazione funebre ufficiale) e non ebbe mai timori reverenziali nell�esprimere le proprie opinioni anche quando queste erano in disaccordo con la linea ufficiale del partito alla cui disciplina e alle cui linee guida generali, per� si atteneva scrupolosamente: poteva essere un protestante verso la casa madre comunista, ma mai un eretico della dottrina ufficiale.

Per la sua schiettezza e la sua onest� era molto apprezzato nella �base� del Pci. All�inizio degli anni �90 si oppose, lui che da sempre era stato sul posizioni riformiste (quelle di Giorgio Amendola prima e, poi, di Giorgio Napolitano), al cambio del simbolo e del nome del Partito Comunista Italiano che Achille Occhetto voleva, e riuscir� con successo, trasformare in Partito Democratico della Sinistra, rimpicciolendo l�antico simbolo del partito, la falce, martello e stella su bandiera rossa e tricolore, e facendolo sormontare da una grande Quercia. 

Diede origine, con alcuni degli altri capi storici del partito (Pietro Ingrao, Alessandro Natta, Armando Cossutta e Aldo Tortorella) al cosiddetto fronte del NO che si oppone al cambiamento del nome e del simbolo del Pci. 
Con la solita schiettezza d�animo espressa con grande arguzia e ironia, in questo caso, malinconica, in un�intervista, rilasciata al l�Unit� il 9 marzo 1990, l�ormai anziano Giancarlo Pajetta, nei cui occhi si intravedeva ancora l�antico spirito ed a cui solo l�et� avanzata impediva di continuare a scavalcare i seggi della Camera, afferm�: �Ce lo vedo male un robot al posto della falce e martello. E spero che sia rossa la bandiera che mi accompagner� nell�ultimo viaggio�. 

In un cero senso sar� cos�: Pajetta morir� il 12 settembre dello stesso anno (1990) senza assistere alla fine del suo amato partito e sar� accompagnato nel suo ultimo viaggia verso l�ignoto, lui che diceva di essere �nato in una famiglia atea, ma profondamente religiosa�, oltre che dall�affetto e dal cordoglio di tanti compagni ed avversari di un tempo (come ad esempio il Presidente del Consiglio in carica, il democristiano Giulio Andreotti, uno dei bersagli preferito del Pajetta anni �50 o del Ministro della Difesa in carica, l�on. democristiano Virginio Rognoni che ne ricorder� l�azione di combattente per la libert� durante la Resistenza) dalla sua bandiera con falce e martello il tutto sulle note dell�Internazionale e di Bandiera Rossa. 
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  Luca Molinari

 


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