SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
ALMERICO MEOMARTINI

Insigne architetto, urbanista, archeologo, storico

Figlio di Giuseppe Nicola e di Donna Luisa Giampietro ALMERICO MEOMARTINI nacque nell'antico palazzo di Reino il 3 marzo del 1850. E'stato senza dubbio tra i più illustri membri della famiglia, noto e stimato nell'intera regione, nonchè in Italia ed anche all'estero per aver dato importantissimi contributi all'architettura e all'archeologia nel Sannio.
Negli anni dell'infanzia visse a Colle Sannita ove gli venne impartita l'istruzione elementare; in seguito compì i suoi studi in Benevento ove frequentò la scuola privata del sacerdote Paolo Schinosi, illustre studioso e letterato del tempo che Almerico Meomartini volle ricordare nella sua monografia 'Benevento', per aver salvato molti documenti antichi, conservandoli nella sua biblioteca.

Conseguita in Napoli, presso il Liceo Classico 'Vittorio Emanuele' la Licenza Liceale si iscrisse alla Scuola di Applicazione, conseguendo la laurea in ingegneria il 27 settembre del 1875, con il plauso della commissione per la sua tesi 'Sulla bonifica dei terreni', in seguito pubblicata (Del Prete, Napoli, 1875).
Dopo la laurea, essendo dotato di vasta cultura, ed aperto a ogni tipo di esperienza, si dedicò a studi di vario genere; fu autore di una monografia 'Sulla interpretazione dell'articolo 564 del codice civile' e di una poesia, 'Charitas', pubblicata su una strenna album a beneficio dei terremotati di Ischia, cui partecipò anche Nicola Nisco.

Nel 1880 si ritirò in Benevento per dedicarsi alla sua professione. Qui conobbe e sposò donna Celeste Parenti, originaria di Ceppaloni e parente di Onofrio Parenti, dotto e stimato naturalista, fondatore del Liceo Giannone. Dalle loro nozze, celebrate il 17 luglio del 1880, non nacquero figli.

Costantemente impegnato per la sua terra occupò, sempre con decoro e prestigio innumerevoli cariche, tra cui: membro della Commissione del credito agrario del Banco di Napoli, del Consiglio Sanitario Provinciale, del Comitato Forestale, della commissione per le Imposte Dirette e della Commissione Provinciale di Beneficienza. Fu inoltre Presidente della Giunta di Vigilanza dell'Istituto Tecnico, del Patronato Provinciale per orfani dei contadini morti in guerra e dell'Orfanatrofio Maschile Vittorio Emanuele III.

Notevolissimo il suo contributo in campo architettonico ed urbanistico del quale rimane cospicua traccia in Benevento e provincia: curò infatti personalmente il rifacimento di quasi tutte le strade più importanti della Provincia e lasciò la sua impronta in molti edifici della città da lui progettati, tra cui i palazzi Carrano, Palombi, Meomartini, la casa a Porta Gloriosa, di proprietà del duca Matino, la Cappella della Società Operaia nel Cimitero Comunale, i monumenti funebri dell'Arcivescovo Bonazzi e del Cardinale di Rende nella chiesa di S. Clementina al Ponte Leproso, e la palazzina Meomartini a Piazza Castello. Si occupò inoltre del riassetto urbanistico della zona circostante al palazzo del Governo (si deve a lui anche l'inagurazione dello stesso), del restauro di alcuni altari del duomo poi distrutti dai bombardamenti, e alcuni progetti per l'assetto definitivo della facciata del Liceo Giannone in Piazza Roma, oggi Convitto Nazionale, per il quale eseguì un miglioramento estetico onde renderla più gradevole in quanto : "l'animo dei giovanetti si educa al bello pascendo l'occhio e la fantasia nelle linnee armonicamente disposte, secondo i precetti dell'arte".

Su incarico dell'Arcivescovo Bonazzi, e per espressa volontà del defunto Cardinale Di Rende, fu Almerico Meomartini nel 1903 progettò il nuovo altare basilicale del Duomo di Benevento, che disegnò ispirandosi agli antichi altari basilicali degli inizi del cristianesimo. Il 3 novembre di quell'anno fu iniziato l'abbattimento dei vecchi altari e il giorno di capodanno del 1904 fu inaugurato il nuovo, poi distrutto dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale.

Ancor più importante fu il contributo di Almerico Meomartini nel campo archeologico e storico: eseguì personalmente numerosi scavi e si battè a lungo per l'apertura di un museo Archeologico (il Museo del Sannio), per la raccolta e l'esposizione degli stessi. Scoprì preesistenze romane nella struttura della Rocca dei Rettori e soprattutto lavorò a lungo sugli avanzi noti come 'Grottoni di Mappa', ove aveva rilevato una pianta geometrica, e dimostrò come essi facessero parte di un Teatro romano e non di un anfiteatro come molti studiosi avevano in passato sostenuto; a seguito della diffidenza mostrata verso la sua tesi volle dimostrarla facendo eseguire i lavori di scavo a sue spese nel 1899, riportando così alla luce il teatro Romano. Gli scavi vennero anche visitati dal Ministro Baccelli e, terminati alcuni anni dopo la sua morte restituirono alla città uno dei suoi maggiori monumenti.

Con Regio decreto del 7 novembre 1889 fu nominato Ispettore dei Monumenti e Scavi e membro della Commissione Esaminatricve dei Monumenti, meritando il plauso del Direttore Generale per le antichità e le Belle Arti, Fiorilli, il quale invitò tutti i funzionari ad imitarne lo zelo.
Scrisse articoli su svariate riviste, tra cui 'Arte e Storia' di Firenze e per la R. Accademia dei Licei, per la quale scrisse una relazione sui resti di una piscina in C.da Odi, in Faicchio. Di particolare rilievo anche i suoi scritti sui resti di un temoio di Iside in Benevento e su un Sarcofago romano presso la Chiesa di San Pietro.

A coronamento dei suoi studi e delle sue ricerche pubblicò il libro 'I Monumenti e le opere d'arte della Citta' di Benevento', in cui illustra tutti i monumenti della città, molti dei quali riscoperti da lui stesso, e nel quale non esita a confutare tesi e opinioni di illustri studiosi.
Il libro gli diede grande popolarità e ottenne lusinghieri giudizi da illustri studiosi e uomini di cultura dell'epoca, quali ad esempio Matilde Serao, Camillo Boito, Enrico Panzacchi, Tomas Hodgkin dell'Università di Oxford, Emanuele Gianturco, Ettore Ximenes, Guido Podrecca, Adolfo Avena ed altri. Dal cardinale di Rende, al quale dedicò il libro, Almerico Meomartini ricevette in segno di stima una preziosa tabacchiera cesellata in oro, con pietra preziosa.

Partecipò inoltre a due congressi Nazionali a Napoli nel 1905 e a Roma nel 1913 ove sostenne maggiore autonomia per le Province, che voleva fossero esonerate dalle spese per il mantenimento dei Ginnasi e Licei. Nel 1912 partecipò al Congresso Internazionale di Archeologia, ove discusse svariati argomenti e ove ebbe modo di farsi conoscere ed apprezzare da non pochi studiosi, che spesso ricorrevano a lui per consigli e pareri; tra questi ricordiamo Abele De Blasio, Orazio Marucchi, Adolfo Venturi, Corrado Ricci, Michelangelo Scherillo, Alfredo Melani, gli storici tedeschi Thomas Asbby, W. Weber, Petersen e Pflungk e gli scrittori francesi Georges Rohault de Fleury, X Barbier de Montault, Enroi de Villefosse e Eugenènie Strener.
Scrissero inoltre di Almerico Meomartini le riviste 'L'Architettura Pratica', 'American journal of Archaeology' e 'Arte e Storia'.

Uguali favori di critica ebbe il libro 'La Battaglia di Benevento tra Manfredi e Carlo d'Angiò', ove ne illustrò alla perfezione luoghi e modalità, meritandosi giudizi positivi da T. Casini, che gli scrisse il 4 ottobre 1885, comunicandogli che avrebbe tenuto conto della sua opera in un libro di illustrazione della Divina Commedia al quale stava lavorando e se ne sartebbe avvalso per i suoi studi danteschi.
Almerico Meomartini scrisse inoltre il volume 'Benevento', per la collezione monografica illustrata edita dalle Arti Grafiche di Bergamo, compilò una 'Guida di Benevento', curò l'edizione aggiornata del libro 'I Comuni della Provincia di Benevento', opera del defunto suo fratello Alfonso e fu autore di scritti minori sulla viabilità in epoca romana
Appassionato di Araldica e studioso di numismatica, fu Socio Onorario del Circolo Numismatico Napoletano.

Fu attivamente impegnato anche in politica, entrando a far parte nel 1882 del Consiglio Provinciale al posto dello zio Gennaro Meomartini, come rappresentante del mandamento di Colle Sannita. In tale veste si prodigò per la costruzione della strada 'Bebiana', i cui lavori erano stati iniziati nel 1851, e che per sua iniziativa ripresero nel 1884. Ricoprì con fermezza e dedizione, la carica di Deputato Provinciale dal 1902 e quella di Presidente della Deputazione Provinciale dal 1910 al 13 gennaio del 1923, quando si dimise per l'incalzare della malattia che lo avrebbe condotto alla morte. In tale veste favorì l'istituzione dell'Archivio Storico Provinciale e teorizzò la creazione di una regione Sannio, con capitale Benevento, riprendendo una idea Cavouriana.

Ancora in vita ebbe una grande popolarità e ricevette molte onorificenze: fu nominato Cavaliere, Grand'Ufficiale della Corona d'Italia e, nel 1893, Socio 'ab epistulis inter viros eximios et de litteris monumentis quaetatis antiquae' dell'Istituto Archeologico Germanico, con sedi in Berlino, Roma e Atene .

Mutilato di una mano in seguito ad un incidente di caccia, distrutto da una lenta malattia Almerico Meomartini si spense in Benevento alle 16. 30 dell'11 aprile del 1923 assistito dalla moglie e dal fedelissimo segretario Ludovico Viglione. Giunsero alla famiglia messaggi di cordoglio da moltissimi personaggi di spicco dell'epoca tra i quali l'illustre clinico Leonardo Bianchi, Orazio Giuffrida, Vittorio Spinazzola e Clino Ricci. Nel corso dei solenni funerali che si tennero il 13 aprile, Federico Rossi, Giuseppe Abatino, Gaetano Sborselli, Luigi Basile, Luigi Lapolla e Luigi Meomartini fu Francesco, ricordarono ed esaltarono le doti e le qualità dell'illustre scomparso, che tanto aveva dato alla sua città ed alla sua terra. Almerico Meomartini fu sepolto, accanto al fratello Alfonso nell'Ipogeo della Cappella del ss. Sacramento presso il Cimitero di Benevento, opera da lui progettata.

Il Comune di Benevento ha dedicato ad Almerico Meomartini la strada che collega viale Mellusi con viale degli Atlantici, ed il prolungamento di essa dalla Chiesa dei Cappuccini a via Alfredo Paolella. Presso il Municipio di Reino e custodito un suo busto bronzeo, realizzato nel 1922 dallo scultore Vincenzo Puchetti. Sempre a Reino, una targa posta sulla fontana di fronte al palazzo Meomartini, ricorda la donazione di quel terreno ove essa si trova da parte di Almerico Meomartini, che vi fece pure condurre l'acqua dalla Fonte S: Elia.

E' piuttosto nota la diceria che Almerico Meomartini portasse sfortuna, in quanto un giorno, entrato nella Sala ove si svolgeva il consiglio della Deputazione Provinciale, notò che era stato sostituito il vecchio lampadario con uno nuovo, che dopo pochi minuti cadde sfracellandosi sul pavimento. Vera o falsa che sia questa diceria, Almerico Meomartini resta uno dei più colti e vivi ingegni post-risorgimentali che contribuirono alla crescita di Benevento e della sua Provincia, con fede e passione autentiche.

Estratto in sintesi dal volume: Andrea Jelardi, Giuseppe Moscati e la scuola medica beneventana, Realtà Sannita, Benevento, 2004.


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