SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
RAIMONDO DI SANGRO

PRINCIPE RAIMONDO DI SANGRO DI SANSEVERO
eclettico inventore, anatomista, chimico

In uno stretto vicolo della Napoli antica, a pochi passi da piazza San Domenico Maggiore, aleggia ancora oggi un alone di suggestivo mistero, creatosi intorno alla figura del Principe RAIMONDO DI SANGRO di Sansevero, che qui abitò, e a cui dal 1976 la strada è intitolata.
L’aura di mistero e di suggestione è pure alimentata dalla presenza, poco distante, di alcuni laboratori per la produzione di bare, in napoletano Tavuti, nel vicolo che i napoletani chiamano per questo da sempre vico dei Tavutari.

Uno dei maggiori tesori d’arte della città di Napoli si trova proprio in questa strada, ed è appunto la cappella della Pietatella dei Sangro, che fu di proprietà del Principe Raimondo, carismatico personaggio vissuto a Napoli nel XVIII secolo.

Nato a Torremaggiore, in provincia di Foggia nel 1710, Raimondo di Sangro si trasferì a Napoli nel 1730, con il titolo di Principe di Sansevero ereditato dal nonno, e fu qui nominato Grande di Spagna e Gentiluomo di Corte. Dedicatosi alla vita militare partecipò alla battaglia di Velletri con il grado di colonnello, pubblicando anche un’opera sugli esercizi militari. Personaggio intelligente e versatile, inventò un nuovo tipo di archibugio ed un sistema che permetteva di sparare un colpo ogni quattro secondi; portò inoltre a termine uno studio accuratissimo sull’alfabeto ‘cromatico’ dei peruviani e si dedicò a ricerche ed esperimenti di chimica, idraulica e meccanica.

Con le sue invenzioni Raimondo di Sangro stupì tutti i suoi contemporanei: produsse reagenti che indurivano sostanze molli, mise a punto una carrozza marina, progettò una macchina tipografica per la stampa contemporanea di più colori e realizzò inoltre un tessuto impermeabile con cui fece confezionare una mantella, per se e per il Re Carlo di Borbone, con cui passeggiava sotto la pioggia tra lo stupore dei napoletani. Inoltre il principe studiò un nuovo modo per filare la seta ed alcuni sistemi per colorare il marmo bianco, dandogli un incredibile effetto e facendolo sembrare una pietra preziosa; studiò infine anche il processo inverso, riuscendo a decolorare i lapislazzuli. Inoltre, sul ponte che collegava il suo palazzo alla cappella, andato distrutto nel 1889, collocò un orologio animato, a forma di drago, che indicava ore, minuti, giorni della settimana, nomi dei mesi e fasi lunari.

Raimondo di Sangro fu quindi un personaggio sospetto e difficile nella Napoli del ‘700 e suscitava stupore e meraviglia, non solo nei suoi concittadini, ma anche nei viaggiatori stranieri, che non mancavano di riportare le loro impressioni nei racconti di viaggio; fu proprio grazie alla benevolenza del Re, che incoraggiava la libertà di ricerca scientifica ed artistica nella propria città, che il Principe riuscì a sfuggire a condanne e persecuzioni comuni a quell’epoca per ricercatori e letterati che operavano fuori da schemi tradizionali.

Grazie ai suoi esperimenti in campo chimico il Principe riuscì a mettere a punto un sistema di ‘metallizzazione’ del sistema venoso, che applicò a due cadaveri, con l’aiuto del medico palermitano Antonio Salerno, creando le straordinarie e per certi aspetti inquietanti ‘macchine anatomiche’, costituite da due scheletri, di un uomo e una donna, con vene ed arterie perfettamente integre.

Per la cappella di famiglia il Principe commissionò ai maggiori artisti del tempo una serie di capolavori di enorme pregio: statue, bassorilievi ed affreschi ricchi di simboli di complessa interpretazione, riconducibili al criptico linguaggio della Massoneria, a cui egli era affiliato. Tra le opere più famose il Cristo Velato opera dello scultore Giuseppe Sammartino, vero prodigio di raffinatezza artistica, che oggi si trova al centro della cappella, ma doveva essere collocato nella cripta, ove furono invece esposte le macchine anatomiche prima custodite nel palazzo, e poi trasferite in chiesa, forse proprio allo scopo di attirare i visitatori.

Il Principe Raimondo morì nel 1771, e divenne da subito un personaggio misterioso e leggendario, nell’immaginario popolare. Nel testamento raccomandò di riservare grandi cure alla ‘sua’ cappella. E si può dire con sicurezza che è stato accontentato.


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