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IL TERZO STATO 

Allegoria del TERZO STATO oppresso da CLERO E NOBILTA'

Sulle date non ci sono dubbi, ma sulle categorie sociali che hanno preso parte alla Rivoluzione Francese, esistono due scuole di pensiero a confronto. 
(che abbiamo visto  in
LOTTA DI CLASSE E LOTTA FRA CLASSI ).

Il punto di partenza, quindi, � capire quali sono le classi che presero parte alla rivoluzione e se hanno avuto luogo delle lotte fra �ordini particolari�, oppure se questa visione � troppo riduttiva, o ancora, parte di un grande movimento di massa.
C
hi erano veramente i protagonisti di questi dieci anni di lotte? 
Anche qui pochi dubbi: aristocratici e monarchia assoluta da un lato e borghesia e masse contadine ed operaie dall�altro.
Ma sono veramente queste tre classi in lotta fra loro, oppure quest�interpretazione non � sufficiente?
Per Cobban, la rivoluzione francese era soltanto:
 �una lotta politica interna ai sopravvissuti ordini medievali�.

Da secoli la nobilt� Francese era divisa tra nobili di spada e nobili di toga; i primi erano i discendenti delle casate feudali mentre i secondi erano gli alti Magistrati dello Stato, soliti trasmettere di padre in figlio i propri uffici e le prerogative nobiliari ad essi connesse. Inoltre era andata consolidandosi la tradizione per cui i nobili di toga potevano dimostrare la loro immancabile insofferenza verso gli arbitr� della corte e le dissipazioni della corona. Tutt'altro che cordiali erano anche i rapporti fra la grande nobilt� e la piccola nobilt� delle province, ovvero la massa dei cadetti dell'aristocrazia, esclusi dalla successione a favore dei primogeniti, e costituenti quindi una vera e propria plebe nobiliare, r�sa dalla miseria e dallo scontento. A spingere, infine, una quantit� di nobili nel campo dei novatori avevano contribuito la propaganda degli Illuministi, accolta con applauso negli stessi salotti Aristocratici, e l'esempio suggestivo della vicina Monarchia Costituzionale di Inghilterra o di quella Repubblica degli Stati Uniti, per cui pi� di un nobile Francese - come il Marchese Lafayette ed i fratelli De Lameth - era accorso a combattere durante la Guerra d'Indipendenza.
(Peccato che ci siano pochi seri saggi (salvo ultimamente) sulla comparazione fra le due "rivoluzioni". In quella americana l'idea pi� ricorrente, fissatasi nella coscienza collettiva, � avvolta in una glorificazione liberale straordinaria. Che i "coloni" lottavano per l'indipendenza contro gli esosi cugini europei. In effetti i veri coloni (la plebe) coloni poi rimasero. La lotta si scaten� tra la nuova borghesia (proprietari terrieri, degli affari, delle professioni, della neo- industria) e la madre patria che li voleva tassare. Ma poi non dobbiamo dimenticare che fino alla guerra di secessione  (e la stessa guerra di secessione) la lotta (nei primi 13 Stati) fu interna  proprio fra i borghesi locali per accrescere ognuno a spese dell'altro  le proprie terre, i propri commerci, le proprie produzioni. La misera plebe (utilizzata nelle lotte) rimase plebe, i miseri coloni rimasero coloni, e (nella secessione) i miseri schiavi furono s� liberati (con lo spirito umanitario) ma poi furono ghettizzati.)

Torniamo in Francia. Non meno divisi erano gli ecclesiastici, fra l'alto clero, reclutato nell'aristocrazia e con lei solidale nelle idee e negli interessi, ed il basso clero, quasi sempre reclutato nel Terzo Stato, che di questo condivideva tutte le miserie e gli aneliti di giustizia. N� si erano ancora spente le dispute interne fra Gesuiti e Giansenisti, ovvero tra gli Ultramontani, sostenitori dell'assoluta potest� del Papa, ed i Gallicani, fautori dell'autonomia da Roma del clero Francese. 

Di fronte a 300.000 privilegiati stava invece la massa enorme del Terzo Stato, unanime nel proprio sdegno e nella propria richiesta di riforme. Di esso il grosso, dal punto di vista numerico era formato da contadini, la vera bestia da soma della societ� Francese, su cui tutti i pi� pesanti carichi venivano a gravare, dalle imposte del Re alle decime del Clero, dai censi alle corv�es della nobilt�. A causa appunto di questo sfruttamento i campagnoli Francesi, conducevano in genere una vita assai grama, quantunque fossero passati, quasi dovunque, dallo stato di servi della gleba a quello di liberi affittuari. Universale, pertanto, ne era lo spirito di ribellione ed il desiderio di raggiungere un tenore di vita sopportabile, magari divenendo proprietari della terra lavorata. Misere erano anche le condizioni degli operai e degli artigiani.

 A fine  '700, erano comunque rare le grandi fabbriche, e quindi la maggior parte degli operai si trovava sparpagliata in un'infinit� di piccole imprese semi-artigianali e tale dispersione, unita alla mancanza di tradizione politica e di organizzazione del proletariato Francese, faceva s� che contassero poco nella vita pubblica. Solo in pochi centri come Parigi, esistevano notevoli masse operaie capaci di far sentire la propria voce con imponenti manifestazioni di piazza. Di tutto il Terzo Stato, dunque, la parte pi� colta, politicamente matura e molta influenzata dall'esempio Americano e dalle idee Illuministiche, era la borghesia degli affari e delle professioni liberali. Attiva, intraprendente, non di rado diventata in breve tempo ricca, essa era al  tempo stesso sufficientemente colpita nei propri interessi dall'anacronistico sistema politico-sociale vigente, ma anche  sufficientemente forte e preparata per reagire. Proprio alla borghesia, pertanto, doveva spettare l'iniziativa pi� vivace del movimento rivoluzionario e della sua guida politica.

(Era la stessa iniziativa presa dai "coloni" dei 13 Stati americani; ma con il vantaggio di essere distanti dalla madre patria e di essere riusciti (strumentalizzandoli con un innovativo spirito patriottico) a far lottare al proprio fianco i veri coloni, i loro salariati, e nel sud -nella successiva  guerra di secessione- anche i neri).


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